Tra Moglie e marito (prima parte) Mentre Cinzia, così l'aveva chiamata poco prima il tipo dietro il divano, si sfila la scarpetta lasciando vedere un affusolato piedino avvolto nella coprente licra nera, Valerio si dirige alle sue spalle verso il divanetto, dopo aver posizionato il rimpicciolitore a 1:100. La ragazza si china a sfilare la scarpa in prova tipo classico ma in pelle argentata di serpente. Negli attimi in cui lei non può vederlo, Valerio sposta la mano piegando il busto in avanti, sopra la borsetta aperta, con la quale impugna il rimpicciolitore e schiaccia il pulsante d’avvio. Dopo due secondi Valerio si ritrova nel ripido piano di lana verde del divanetto sull’orlo della caduta mentre il marchingegno è già sparito dentro l’apertura della borsetta. Valerio ha pochissimo tempo, inoltre ora, anche se miniaturizzato a 1,5 cm, potrebbe essere visto dalla bambina di Cinzia che si è voltata verso la mamma. Il bordo aperto della borsetta è appoggiato al piano dello schienale. Aggrappandosi alle matasse di lana, che sporgono ormai dal piano grandi come meloni, Valerio discende per qualche metro ma la mamma si è alzata e tra pochissimo se ne andrà e ciò potrebbe essere la fine per lui: il rimpicciolitore è infatti già dentro la borsetta! Decide allora di lasciarsi cadere e dopo un ruzzolone in parte attenuato dal piano, in parte dalle pieghe interne in cuoio della borsetta, eccolo in fondo all’accessorio di Cinzia. “Bingo!!” esclama eccitato. Pochi istanti dopo la fessura che lascia trapelare la luce al neon giallo-biancastra del centro commerciale viene chiusa. Valerio non ha avuto neanche il tempo di riconoscere nessuno degli oggetti che ora lo urtano o gli cadono sopra. Alcuni di essi sono piuttosto pesanti e grandi, fatti di materiale liscio e duro. Cinzia deve aver ripreso la borsetta e si deve essere messa a camminare. Probabilmente verso l’uscita perché si sente in maniera smorzata la voce del marito che deve averla raggiunta. In quel volteggiare di scatoloni e tra quegli imprevisti ammanchi di gravità una certa quiete viene raggiunta, accompagnata dal ronzio dell’auto che si dirige a casa della famiglia gigante. Qui la borsetta viene rudemente appoggiata sul divano della sala finendo rovesciata su un lato. Attratto dallo spiraglio di luce dell’apertura Valerio con non poca fatica si intrufola nella fessura ed esce carponi sulla soffice e sottile tela di rivestimento del divano. La sala appare vasta come una pista d’atterraggio e la tela del divano è ottima per la discesa come appiglio, infatti pochi minuti dopo Valerio inizia la traversata dello smisurato e chiaro parquet, obiettivo: intrufolarsi sotto il mobile con il bordo molto alto (15 dei suoi "vecchi" cm) a ridosso della parete ad almeno settecento dei suoi metri. Mentre si mette a correre con giusta lena verso la meta, gli arrivano le voci della famiglia dal corridoio illuminato che si apre sull’altro lato della parete. Si sentono le voci di Cinzia e del marito che arrivano distorte nell’aria, accompagnate dai tonfi soffocati e lontani dei loro passi. Due rotolii come di oggetti immani percuotono il pavimento con uno strano effetto d’eco di lontananza: due scarpe sono cadute a terra e Cinzia chiede al marito di accenderle la luce dello stanzino da fuori perché non vede le pantofole. “Bello spettacolo mi sono perso!” esclama Valerio che a 100 metri dall’obiettivo vede un’altissima ombra stagliarsi tra lui e il rifugio: la figlia lo sta osservando con disgusto dall’entrata del corridoio. In preda al panico la sua corsa si fa sfrenata. I colpi secchi delle scarpette della bambina gli si fanno vicinissimi in un baleno e si salva tuffandosi sotto lo stipite del mobile mentre una frazione di secondo più tardi il tonfo della scarpetta percuote pesantemente il suo percorso. Valerio deve la sua salvezza al gesto infantile che la bambina ha compiuto: nel cercare di schiacciarlo sotto la suola ha addirittura alzato il piedino fin sotto il ginocchio per sferrare un colpo stritolantissimo, dandogli così quell’attimo in più. La bambina irritata comincia a lamentarsi e a chiamare i genitori. Là sotto un vago chiarore contrasta con la luminosità della sala. Le scarpette della bimba sono lì fuori ad aspettarlo alla luce mentre la loro padroncina continua a richiamare l’attenzione del papà e della mamma con una vocina stridula e roboante: “Mamma, Papà... c’è un ragno come quello di ieri... questo però mi è fuggito... solo che sembrava un soldatino non un ragno!!”. La risposta incomprensibile della madre arriva da chilometri di distanza e si fa sempre più chiara in uno strano effetto Doppler di avvicinamento con un sottofondo di tonfi pesanti e ovattati: “...rto che vado io! Non sei neanche capace di accendermi la luce quando te lo chiedo!... un ragno tesoro?” Valerio si trova davanti a uno spettacolo che gli irrigidisce immediatamente il membro come una pietra: i due affusolati piedini inguainati nello spesso e coprente collant nero sono lì fuori accanto alle scarpette della bambina. Le dimensioni armoniose delle estremità affusolate di Cinzia sono messe in risalto dalla trama lucente della seta. “Un insetto, ma si muoveva come... sembrava quasi un omino! Ammazzalo tu mamma se no stanotte viene a pizzicarmi mentre dor...” “Va bene - risponde frettolosamente la gigantessa - vedrai che stavolta non ci saranno pizzicotti notturni... vammi a prendere la scopa di là in cucina per favore io sono scalza...” La bambina corre a fare quanto gli ha chiesto la mamma e il parquet risuona delle scudisciate secche delle sue suole in corsa che sono immediatamente di ritorno. “Grazie... Ecco qua! Adesso.... vedrai che... di ragni non... ce ne saranno... più!!” Valerio fa appena in tempo a rifugiarsi dietro lo spigolo dello stipite che sei o sette energiche raggiate del mastodontico attrezzo lambiscono il pavimento con uno scroscio come di getto d’acqua di una cascata colossale. Per ironia della sorte Valerio vede passare dinanzi a lui un groviglio di corda bianca e polverosa raccolto dalla scopa seguito dal rotolare di un corpo delle dimensioni di un grosso cane che una volta alla luce si distende in un’iride di sottili e lunghe zampe: “C’era davvero il ragno!” esclama Valerio a metà tra il divertito, l’impaurito e una fortissima eccitazione sessuale per l’incombente sorte di quell’animale dalle dimensioni uguali alle sue: “Anzi, dovevo esserci proprio io al suo posto adesso, grazie a quella stupida di una bambina!”. Cinzia con dita sapienti là in alto, dove Valerio non può vedere, ha già spezzato il filo della ragnatela allontanando l'invisibile groviglio nell’aria dietro di sè. Tra i suoi giganteschi piedini di seta nera la bestiola si divincola terrorizzata cercando di rimettersi sulle zampe. Eccitatissimo dallo spettacolo Valerio si libera velocemente di tutti i suoi abiti che lascia al suolo compresi gli slip che fanno vibrare, nello sfilarli, una turgida e violenta erezione che viene subito freneticamente masturbata dal suo stesso possessore. “Ecco l’omino-ragno che ti ha messo tanta paura amore... è meno che un microbo, non può farci niente... guarda come ha paura del mio piede...” Il ragno infatti, come conscio della sua sorte incombente, ha preso a dimenare le zampe sotto la schiacciante minaccia del piedino sinistro di Cinzia, la quale lo ha sadicamente sollevato fino a sovrastare, a poco più di 5 cm, il ragno inerme sotto le sue dita scolpite nella licra nera. “Eddai mamma cosa aspetti, può scappare di nuovo... pistalo!” “Subito tesoro... solo un momento ancora... che papà si è chiuso nel bagno...” Valerio al culmine dell’eccitazione, col glande in fiamme e la testa come vuota dal piacere, osserva la scena e ascolta il tuono della voce della gigantessa che chiede al marito le scarpe per schiacciare una bestiaccia in sala e la successiva e brusca risposta del consorte che le consiglia di arrangiarsi, così la prossima volta pulirà meglio invece di farsi i ditalini la mattina. Valerio, sbirciando dallo stipite, vede il bel volto lungo e ovale di Cinzia corrugarsi di rancore. “Mamma! Guarda! Cerca di mettersi dritto! Ma cosa aspetti? Vuoi farlo fuggire?... Mi raccomando... pistalo bene, non deve restarne più niente... e dai!?!” “E va beh, tanto dopo le cambio ‘ste calze ma vorrei pestare lui al posto del ragno....- e abbassa le dita di seta nera sulla vittima che scricchiola sotto il suo alluce, mentre il piedino incurvato ruota a destra e sinistra facendo spargere sul pavimento la piccola chiazza delle interiora del ragno sotto le dita della gigantessa "Ma guarda un po' tu che schifo! Contenta ora?” Nel suo volto però si è acceso un piccolo sorriso sadico di piacere, segno evidente che la considerazione di prima le ha toccato la fantasia per davvero. Valerio non resiste a tanto e viene rapito da un’estasi di libidine che cola infine nella sua mano. Il piedino fa leva per ripartire dalla chiazzolina, invisibile agli occhi della gigantessa, e si allontana lasciando a terra un involucro secco e svuotato di ciò che prima era un ragno. La bambina lo pista con gioia feroce e prende soddisfatta la via del corridoio dietro la madre. Valerio capisce che il momento è buono per spostarsi e in un minuto di corsa raggiunge l’apertura del corridoio il cui architrave in alto gli appare ben più svettante della Tour Eiffel. La porta dello stanzino si apre nera e seducente davanti a lui a un paio di centinaia dei suoi metri: è un ottimo rifugio. Oltrepassa il corridoio di buona lena ed entra nella semioscurità del ripostiglio. Un odore acre di chiuso e di cartone gli stuzzica le narici: negli scaffali degli enormi ripiani a muro, mastodontici scatoloni sono impilati uno sull’altro in un curioso gioco di luci in chiaroscuro nel riflesso biancastro della parete. Avanzando raggiunge due oggetti scuri di cui è difficile capire la similitudine per il fatto che uno dei due è rovesciato su un lato ma l’altro pur nelle sue colossali dimensioni appare subito agli occhi di Valerio come una delle nere scarpette tipo classico in pelle lucida nera di Cinzia: il tacco che si erge fino all’altezza di un secondo piano di un palazzo saldamente fisso al suolo nella sua stritolante mole. L’altra scarpetta, rovesciata sul lato, tenta subito Valerio nella sua forma di antro eccitante. Da quello che ha detto prima Cinzia però lì dentro dovrebbero esserci due caverne ben più seducenti per, non solo nascondersi, ma godere: le sue pantofole. Eccitatissimo nuovamente all’idea, Valerio si dirige verso l’interstizio tra la parete e lo scaffale: “Aribingo!” : eccole infatti! Le due cavità d’entrata si aprono nere nella semioscurità. Non bisogna neanche sforzarsi per entrare perché sono due vecchie pantofole interamente in panno, comprese le suole, di quelle di una volta con un velo di imbottitura leggerissimo tra le due superfici in panno e molto larghe. -Là dentro posso trovare un punto d’appiglio per restare fermo anche durante i suoi passi e non scivolarle sotto il piedino, magari davanti l’alluce: a 1:100 non può sentirmi! Magari posso anche farmi masturbare lì, fisso con mezzo busto sotto nella zona di non appoggio!– Pensa eccitatissimo Valerio che, nello scavalcare il panno della zona tallone si ritrova di nuovo lungamente in tiro. Sta ancora ragionando così che la luce si accende fulminea nello stanzino e gli ovattati tonfi dei piedini scalzi di Cinzia percuotono sordamente il parquet. Valerio corre fino alla punta della pantofola: le trame della stoffa non sono molto larghe ma sono piuttosto deformabili: si siede e vi inserisce le braccia appoggiando la schiena verso la punta. Dalla zona d’ombra in cui si è rifugiato si vedono i piedini di Cinzia appoggiarsi davanti agli archi d’entrata delle pantofole. “Ecco dov’erano finite... ci credo che non le trovavo al buio!” La punta del serico piedino nero, dalle proporzioni perfette, sembra travolgere l’arco della pantofola e si dirige sovrastante e rapida verso di lui fino a sovrastarlo di pochi dei suoi cm per poi riabbassarsi un po' indietro: le previsioni di Valerio si rivelano azzeccate: la punta gli si posa pesantemente sopra, senza però forza stritolante, coprendogli con l’alluce gambe e bacino e inchiodandogli il resto del corpo verso il panno con forza quasi soffocante. Un metro più avanti e sarebbe stato liquefatto dallo stesso sadico alluce che poco prima aveva stritolato il ragno. Il suo tocco caldo e setato stimola violentissimamente invece, l’erezione di Valerio ad ogni parte finale del passo della gigantessa che comincia a girare per casa masturbando così inconsciamente il minuscolo succube che, dopo pochi passi, viene di nuovo e abbondantemente aggiungendo un’altra minuscola macchia poco sopra quella dello sfortunato ragno. Poco dopo il su e giù si arresta e la punta del piedino di Cinzia si ritrae di un po' lasciandolo di nuovo nudo e scoperto. Seduta sul divano la gigantessa parla al marito: sta per accompagnare la bambina a passare il fine settimana dai nonni e tornerà tardi stasera... Cinzia dice di approfittarne per una pizza con le amiche ma subito e brutalmente il marito gli dice di approfittarne invece per pulire un po' la casa: il parquet deve essere lucido e senza polvere per essere bello... lei gli fa notare la lucentezza dello stesso ma lui con tono sempre più irritato le ordina di stare in casa... telefonerà più tardi, dice con tono duro e diffidente. Cinzia gli dice di aspettare un attimo, che gli vuole parlare finalmente di quell’argomento dell’assicurazione sulla vita che ha fatto stipulare ad entrambi: alla loro età non c’è tutta questa fretta e un po’ di soldi in più al mese farebbero proprio comodo... Non fa in tempo a terminare la frase che Valerio avverte uno scossone e quasi si rovescia sotto il micidiale piedino... il marito gliene deve avere suonata una bella forte... poco dopo il bruto riprende il discorso con tono sommesso dicendole di essersi seccato di una stronza come lei che vuol sputtanargli la vita, ci pensasse meglio la prossima volta invece di continuare a rompere i coglioni. Cinzia risponde con voce rotta dalle lacrime che è un bastardo, che lei lo denuncia se lui la picchia un’altra volta... : “Brava, fallo così io ottengo due piccioni con una fava: ti sbatto in mezzo alla strada così sarai costretta a smarchettare (cosa che secondo me ami) e in più non ti ho più tra le palle! Pensaci!” Lei risponde che è un bastardo, che lei non le ha fatto niente e lui non può trattarla così: “Sei un vigliacco, un verme... te la prendi con chi è meno grosso e forte di te! Solo perché sei un fallito!” Altro scossone. Lui replica con tono bisbigliato e asciutto di finirla che la bambina sta uscendo dalla sua camera... ne riparleranno domani, può starne certa. Poco dopo la bambina raggiunge la mamma ancora seduta, la bacia ed esce col papà. Il boato dell’enorme portale contrasta col silenzio dell’ambiente. Un silenzio troppo opprimente per la gigantessa che afferra il telecomando e accende la televisione. Da dentro la pantofola Valerio vede il piedino alzarsi ed estrarsi dall’antro con piccole scosse ondulatorie lasciando rifiltrare quasi direttamente la luce in quella prigione eccitante: i due piedini si appoggiano sul divano aderenti alle cosce vellutatissime e nere di Cinzia. Il momento è buono per uscire di nuovo, Valerio esce dalla pantofola e scruta verso l’alto: sa bene che non è per niente igienico farsi scoprire! Non si è mai sentito di un gigantessofilo arrestato infatti! Si liquidano in casa come scarafaggi. Sono solo pervertiti o ladri venuti per rubare... Niente sporge dal divano se non il gomito della gigantessa che, a giudicare dal rumore di solido rimescolio, sta cercando qualcosa nella borsetta dimenticata sul divano. Valerio capisce il momento di pericolo: Cinzia potrebbe trovare il rimpicciolitore e capire tutto o perlomeno sospettarlo fortemente! Comincia allora a correre verso un altro mobile che possa nasconderlo sotto il suo stipite. Parallelo alla porta che dà sul corridoio c’è una credenza, Valerio comincia a corrervi e sta per raggiungere l’oscura entrata quando il telefono prende a squillare lungamente. Come spaventata, la gigantessa balza in piedi per rispondere subito senza neanche rimettersi le pantofole e con la borsetta ancora in mano, fulminando di terrore l’uomo-insetto che vedendosela arrivare con passo stritolante e veloce contro riesce sì e no a distendersi supino cercando di muoversi il meno possibile per non farsi scoprire come un bambino con le mani sui cioccolatini. “Proprio il mobile del telefono dovevo scegliere!” - curiosamente questo è quanto la sua mente sconvolta dal terrore e dall’eccitante spettacolo riesce a partorire. Nella sua posizione supina la gigantessa è già entrata nel suo campo visivo e Valerio ha già nelle orecchie il check di vescica scoppiata che faranno le sue budella squizzandogli fuori sotto la pesante seta straziante del lucido piedino nero che si sta abbassando su li lui oscurando la luce della sala. Continua….