Tra moglie e marito – Seconda parte Il rimbombo cupo del piedino e dello spostamento d’aria gli fanno capire di essere ancora vivo e così riapre gli occhi: si trova proprio tra i suoi piedi a mezzo metro da un minacciosissimo tallone semi sollevato che roteando si sposta lentamente sopra di lui. Valerio riesce a vedere le orizzontali e lucenti trame della licra nera avanzare verso il suo viso con forza schiacciante. Si salva rotolandosi velocemente sul fianco e urtando il membro indurito al suolo per poi rialzarsi in preda al panico e correre sotto il rifugio della credenza. La situazione spaventosa ed eccitante lo ha privato della prima parte della conversazione telefonica che, là in alto, comincia a farsi comprensibile. Non è il marito, eppure dal tono sembra che Cinzia aspettasse questa chiamata. - Stavolta c’è mancato poco, comunque... mi avrebbe casualmente schiacciato sotto il tallone! Pensavo di meritare anch’io almeno la punta!... Ma con chi cavolo sta parlando?... - Il tono della gigantessa è infatti sospettosamente caldo, seducente e confidenziale. Valerio ci mette poco a capire la tresca: i sospetti del marito sembrano proprio fondati! Mentre parla al telefono Cinzia si mette a rovistare nella borsetta e poco dopo ne estrae incuriosita il rimpicciolitore lasciando una frase troncata a metà. Il cuore del piccolo succube intanto ha un sobbalzo: Cinzia avvisa l’interlocutore di aver trovato uno strano oggetto nella sua borsetta... dice che non è suo e le sembra proprio... uno di quegli aggeggi illegali per rimpicciolirsi. Dopo molto silenzio la discussione riprende in tono più rapido e si conclude con l’invito di Cinzia a salire subito per aiutarla a trovare il possibile intruso. Dice di aver capito, che sa che può anche essere un ladro e non un semplice gigantessofilo ma che tanto, finché l’aggeggio è in mano sua il “piccolo verme schifoso” resta a terra e rimpicciolito. Poi saluta nervosamente e riaggancia il telefono. Osserva attentamente il quadrante del rimpicciolitore e la cifra al quarzo del display indicante le dimensioni dell’intruso a 1:100. - Ma bene, e così un piccolo insetto schifoso mi ha seguito fin qui... e magari sei stato anche a sentirmi al telefono... bravo, adesso abbiamo un piccolo segreto in comune... per fortuna sei anche tu ora molto piccolo... dì un po' verme, quanto sei alto? Un centimetro, un centimetro e mezzo? Più o meno come il ragno di prima? Hai visto che bella fine? Bene, è la stessa che capiterà a te... – e qui Cinzia sbatte il piedino a terra col tallone facendo tremare il suolo - Però se esci subito forse possiamo riparlarne un momento... Dai che tanto ti trovo, sei sicuramente sul pavimento perché un verme come te non può che strisciare! – A queste parole Valerio si nasconde dietro lo stipite della credenza e aspetta con il pene indurito dal tono sadico e mellifluo della gigantessa, la quale si china a terra mostrando le piante dei piedi avvolte nella licra mentre in decubito solleva la tela del rivestimento del divano per scrutarvi sotto. Stizzita si gira e si dirige sui ginocchi verso la credenza, Valerio ne intravede la cascata dei capelli a caschetto fare capolino da dietro lo stipite. Si sente eccitato ma anche al sicuro senonché a un tratto una lunga e armoniosa mano si insinua nella fessura e si dirige velocissima su di lui, che rimane stavolta impietrito dal terrore. Dapprima è un enorme dito anulare a palpargli il petto, seguito da una breve esclamazione di soddisfazione di Cinzia, la quale non si fa sfuggire la preda afferrandola per le spalle tra pollice e indice e portandola, con lento gusto sadico, fuori alla luce. Due enormi occhi azzurri gli si fissano in volto mentre la gigantessa rialzandosi lo solleva a centosessanta metri da terra... - Eccoti qua verme, allora aveva ragione mia figlia prima! Potrei sapere il motivo per cui ti sei spinto a rischiare tanto? Sei un ladro o un gigantessofilo?... Guarda che ti conviene rispondere... lo vedi quanto è alto quassù? Tra dieci secondi allargherò le dita e tu ti sfracellerai... del resto tu adesso conosci i miei piccoli cazzi e se ti lascio chi ne saprà più niente di te? Allora... mi soddisfi o no la curiosità? - - Mi sei piaciuta subito, dal primo momento che ti ho vista.... avevo il mezzo per seguirti... l’ho fatto! – - Ma che commovente!... Una dichiarazione d’amore, allora sei un gigantessofilo! E come preferiresti che io ti uccida? Sotto i piedi vero? Come uno schifoso scarafaggio? Come il ragno di prima magari? Ti accontento subito! - Già la mano si abbassa in direzione delle lucide e seriche caviglie nere della gigantessa quando Valerio le urla: - Aspetta! Perché mi vuoi ammazzare?.... Io non ti ho fatto niente, ho solo perso la testa per te! E’ una ricompensa crudele la tua! Tienimi con te! Potrei esserti utile col mio aggeggio!... – La mano risale verticalmente e lo sguardo indagatore e incuriosito di Cinzia lo penetra fino alle ossa. - Già... in teoria tu sei l’unico che ne possiede il codice!... Dimostramelo, caricalo di nuovo!... Lo farai? Non farmi pentire di essere stata così generosa un minuto fa... potrei ripensarci e magari mangiarti visto che sei già bello e nudo! Che ne dici? Non è proprio la morte migliore per un gigantessofilo no? – La gigantessa apre la bocca e dirige le dita che intrappolano la piccola vittima inerme verso una lucente fila di denti bianchi e trancianti. Valerio vi sta per essere deposto sopra e già una vampata di fiato caldo e neutro lo pervade interamente. - Fermati! Lo farò, ma tu allontanati... – Sogghignando deliziata, la gigantessa lo appoggia sulla mensola dove è riposto il marchingegno e si dirige in camera della figlia. Intanto, velocemente, aiutatandosi con tutta la forza delle sue minuscole braccia, Valerio affonda i palmi delle mani nei bottoni e ricarica l’aggeggio con il codice agli stessi parametri di statura di trasformazione. Cinzia è intanto tornata e subito lo prende in mano con mossa veloce e brutale. Nell’altra mano stringe una minuscola radiosveglia digitale nera. Gli ha appena chiesto con voce severa se ha fatto quello che doveva fare quando il suono del campanello pietrifica entrambi. La gigantessa corre verso il divano e mette Valerio dentro una pantofola, il piede lo sovrasta rapido e lo copre con la punta leggermente e morbidamente arcuata. - Fai semplicemente finta di fuggire e faccio di te una poltiglia sotto l’alluce... potrebbe essere eccitante per me anche se, personalmente, non ho ancora nulla contro di te! - La gigantessa si avvia ad aprire la porta. Una voce giovane le chiede con chi stesse parlando, lei risponde che si è confuso con la televisione e di non aver paura: il marito se ne andato una mezzoretta fa. Lui risponde che comunque non può restare a lungo e che lei è una stupida a chiamarlo sempre: presto o tardi qualcuno potrebbe accorgersene. Gli chiede di fargli vedere il marchingegno, lei glielo allunga e lui lo esamina attentamente. Una luce gli si accende negli occhi e gli chiede con voce incollerita se secondo lei un rimpicciolitore può essere stato fatto dalla Sony. E’ una comunissima sveglia. Lei sospira di sollievo e dice che deve essere sua figlia ad averlo messo nella borsetta per ricordarle di fargli cambiare le pile. Lui la tratta male, le dà dell’imbecille e le afferra con due mani il bel volto ovale. Contemporaneamente la spinge all’indietro e la fa sedere con forza su una seggiola. Le prende una mano e gliela appoggia su un monte ben indurito sotto la sua patta. Lei servizievole e un po' impaurita gliela sbottona e con gesto avvolgente inizia ad accarezzargli un’enorme erezione da sopra gli slip. Lui fa scattare col pollice l’elastico facendone guizzare fuori il pene mezzo indurito che va a sbattere contro le sue labbra lucide e piene. La prende per i capelli e inizia a tirarglieli. Lei subito con movimento ondulatorio lo masturba e inizia a succhiarglielo fino a metà sbrodolando abbondante saliva dalle labbra. Valerio intanto ha intuito ciò che accade cento metri più in alto e interamente sotto il caldo e morbido suggello dell’alluce di seta nera inizia anche per lui una violentissima erezione tale da essere avvertita dalla gigantessa, la quale eccitatissima dalla duplice situazione inizia a carezzare sotto l’alluce il minuscolo prigioniero a sua volta eccitato che lei ne avverta l’erezione e la masturbi sotto le sue seriche e micidiali dita invece di spiaccicare indispettita con una semplice pressione della punta quell’insolente scarafaggio che osa eccitarglisi sotto il piede. Ai mugoli di piacere finale dell’ospite e all’accelerazione della potente carezza dell’alluce, Valerio capisce che la gigantessa non ama lasciare l’opera a metà e vinto da un piacere perverso e totale eiacula per la terza volta in maniera liquidissima e abbondante. Poco dopo il ritmo dell’alluce diminuisce per poi rallentare fino ad esaurirsi in una calda staticità. Cinzia, fingendo di grattarsi un piede infila due dita dentro la pantofola, ne estrae il minuscolo prigioniero e lo serra nel palmo della mano alzandosi dalla sedia. Dice al giovane di voler andare un attimo in bagno e afferrata la borsetta depone delicatamente Valerio nel suo fondo. Il ragazzo la ferma e inizia a parlarle soffusamente ma deciso. Le parole arrivano a tratti a Valerio nella sua nuova oscura prigione. Lei alza il tono della voce con fare quasi isterico e gli dice di andarsene pure a quel paese... lei può trovare qualcun altro che la capisca veramente. In quel mentre le due voci si interrompono bruscamente... qualcuno sta girando le chiavi nella serratura della porta di casa! Cinzia afferra il rimpicciolitore, lo punta verso il giovane il quale è sbiancato visibilmente. Gli dice di non aver paura ma la frase è bloccata sul nascere dalla porta che ruotando sui cardini inizia velocemente ad aprirsi. Il marito entra con fare adirato e vedendo Cinzia lì immobile nell’ingresso, le chiede se si sia rincoglionita del tutto. Si avvicina alla sedia e, sotto gli occhi attoniti della moglie, schiaccia inavvertitamente il suo piccolo amante dopo solo pochi passi, sotto la suola del suo mocassino. Lo scricchiolio mette i brividi lungo la schiena della moglie che non riesce a staccare lo sguardo dal pavimento. Il marito impreca e solleva la scarpa fino al ginocchio osservandone la suola. A terra è rimasta una macchia di sangue e una pozzanghera di interiora che coprono un cerchiolino di un paio di centimetri di diametro... il resto del giovane deve essere rimasto, irriconoscibile, attaccato sotto la suola del marito che, disgustato si dirige minaccioso verso di lei. Le chiede ironicamente se le sia mancato, e se ha pensato bene a quello che doveva dirgli riguardo la questione dell’ assicurazione visto che a fare le pulizie, evidentemente, non ha pensato neanche, dal momento che a casa della gente normale non girano scarafaggi tanto tranquillamente... Cinzia ancora troppo sbigottita biascica qualche monosillabo senza significato e il marito la spinge con violenza verso il divano, dove questa rimane seduta. Ha ancora in mano il rimpicciolitore e fissa il vuoto mentre il marito le urla insolenze che fino a pochi mesi prima l’avrebbero ancora ferita... ora invece una fredda luce di determinazione si è accesa in fondo alle sue pupille azzurre. Mette il rimpicciolitore nella borsetta e avvicinato il viso all’apertura della borsetta dice a Valerio di ricaricarle subito l’apparecchio. Il marito la prende per i capelli con un gesto brutale e le chiede se è per caso impazzita visto che parla alla sua borsa. Lei gli risponde insensita che voleva solo vomitare e che sarebbe meglio per lei andare subito in bagno. Si alza e si dirige verso il corridoio. Il marito le corre dietro per fermarla, urla che non ha ancora finito con lei, gli dice di tornare al suo posto... lo dirà lui quand’è il momento di alzarsi. Lei ha già però raggiunto la porta del bagno che richiude a chiave appena in tempo in faccia al marito che inizia a dar calci alla porta masticando oscenità. Cinzia si china verso il pavimento e, incurante del baccano alla porta, rovescia delicatamente il contenuto della borsetta su di uno stuoino. - Hai fatto quello che ti ho chiesto? – chiede con voce dolce a Valerio. Lui annuisce in silenzio... lei afferra il rimpicciolitore, ripone ogni cosa con calma nella borsetta che appoggia su di uno sgabello. Con dolcezza prende in mano Valerio, lo sfiora con le labbra e lo ringrazia lasciandolo piacevolmente disorientato. Lo appoggia sulla mensola sopra il lavandino, accende le luci dello specchio e gli dice: - Mi raccomando... non te ne andare anche tu... non perderti questo spettacolo! – e si dirige verso la porta. La chiave gira nella toppa e il marito, stupito dall’improvviso ammanco di resistenza, cade a terra verso di lei. Si rialza e inferocito tende una mano verso il suo volto, ma le pareti cominciano ad innalzarsi a velocità spaventosa, il bagno del suo corridoio diventa un’immensa cattedrale illuminata e lui si ritrova spaesato ad afferrare il vuoto nella sua presa rabbiosa un metro e ottanta più in basso. Non ha neanche il tempo né il coraggio di chiedersi quello che sia successo: l’unica realtà è la gigantessa che lo osserva da un’altezza indicibile con aria divertita e sadica. Quella che fino a pochi secondi fa era sua moglie comincia ad avanzare verso di lui, il pavimento risuona dei colpi ovattati delle sue pantofole sempre più enormi. Il suolo trema al suo ultimo passo che si stampa, pesante e micidiale, poco distante da lui inerme e atterrito tra i suoi piedi. Cinzia, con fare sbarazzino, si libera di una pantofola facendola atterrare nel corridoio lasciando sollevato il lucido piedino avvolto nella licra nera proprio sopra di lui. - Non mi serve la pantofola... in fondo sei pur sempre mio marito! Sai... volevo esserti vicina in questi tuoi ultimi secondi! Hai un ultimo desiderio? Che ne so... una scopata del secolo colla gigantessa... qualcosa di meno impegnativo?... Che so... un pompino? Niente? Sicuro? Allora... consideralo un divorzio! - Il piedino si abbatte con fragore sulla vittima stritolandola con un “ciak” come di vescischette bagnate. Con un sorriso soddisfatto, Cinzia stacca quello che rimane del suo ex-marito con due dita da sotto il tallone... si avvicina alla tazza, solleva il coperchio lasciando cadere nello scarico un insensato groviglio di microscopici muscoli e ossa contorte. Spinge il bottone e l’acqua scroscia come una cascata alle orecchie di Valerio eliminando ogni residuo incomodo di una vita matrimoniale da incubo. Cinzia solleva il piede e contempla perplessa le macchie sotto il collant: - Mi sa che invece di cambiarle le butto proprio via ‘ste calze!... - infatti si sfila la calzamaglia e ci pulisce direttamente la macchietta lasciata dal marito sulla maiolica bianca del pavimento. Si dirige verso la mensola del lavandino e preso delicatamente il suo nuovo complice tra le dita gli dice: - Sto cercando un nuovo amico... fidato stavolta! Puoi consigliarmi qualcuno? - Valerio sorride e la gigantessa lo porta tra le sue turgide labbra dove una lingua, enorme calda e umida, inizia a divaricare con dolce prepotenza le sue piccole cosce di soldatino, su... sempre più su... Fine.