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Odio e Amore

Parte II inviata da Packy e caricata in data 28/Agosto/2004 16:27:11


Fortunatamente malgrado l’angusta posizione riuscii a prendere sonno, più passarono le ore il sudore prima caldo si tramuto in una umida e gelida prigione puzzolente, infatti, tutto l’ambiente venne pervaso in breve di una viscida condensa prodotta dalla forte umidità causata dal sudore dei piedi di Daniela.

Inoltre il penetrante odore della pelle con cui gli stivali erano stati confezionati si sommarono all’amaro puzzo, al respiro l’aria era acre e acidula, terribile, alla mattina mi svegliai di soprassalto, la mia prima sensazione fu quella di non aver assolutamente riposato, ero ancora rigido e indolenzito, per tutta la notte fui costretto in una posizione con la schiena curva. Il risveglio fu assai traumatico, un boato, feci per alzarmi in piedi, evidentemente il fatto che mi trovavo all’interno di una gigantesco stivale da signora in pelle l’avevo completamente dimenticato, picchiai violentemente il capo e rimbalzai a terra e a contatto con il fondo umido e puzzolente di sudore realizzai e mi ricordai di come la mia vita la sera prima avesse preso una svolta molto importante. Dicevo appunto del boato, forti vibrazioni e una voce femminile che viepiù si stava avvicinando come una locomotiva che arriva in stazione, ero spaventato, non era Daniela, bensì l’altra voce, l’ultima che avevo sentito, Vivian se ben ricordo, oramai la debole luce che filtrava dall’alto si oscurò, immediatamente dopo un terremoto, capii che la ragazza stava armeggiando con gli stivali prigione. Io cercai alla meno peggio di non scivolare più in basso, dove appunto la condensa si era raccolta formando una nauseabonda pozzanghera. Improvvisamente la voce di Vivian “Ehi zia, oggi posso usare i tuoi stivali, sai con la mini in pelle sono quelli che meglio si addicono…” un attimo di silenzio e in risposta “Prendili pure, tanto non li uso, oggi è una bellissima giornata ed è caldissimo…” io realizzai che Vivian non sapeva di me, e in alcun modo poteva sapere che io ero intrappolato sul fondo, feci per urlare, ma ahimè la voce fece cilecca, ero spacciato, in un attimo la luce esterna sparì, percepii lo struscio del piede della ragazza che lentamente e a stento stava entrando, evidentemente dovevano essere assai attillati. Io come ultima ratio mi rannicchiai nella punta, li era tutto appiccicaticcio, non vedevo niente, oramai la punta del suo enorme piede era a pochissimi centimetri, l’odore ne fu la conferma, io provai a graffiare uno dei suoi diti, niente, allora inizia a morsicare, il nylon che calzava non mi stava certamente aiutando. Oramai ero rassegnato, li in quella tana non sarei sopravvissuto a lungo, io continuavo a mordere. Uno strattone e un urlo, quello che ne conseguì fu indescrivibile, non so, ma in un attimo mi ritrovai a ruzzoloni a pancia in giù su una superficie dura e gelida, ero all’esterno, ansimante alzai la testa e vidi un enorme piede scalzo, un urlo mi stordì “Ahhhhh, zia c’era uno scarafaggio negli stivali,…ma non è uno scarafaggio, cazzo, ma…. Non è possibile..”, dicendomi questo un enorme dito mi raggiunse e mi diede una spintarella su un lato, voltandomi sulla schiena, io terrorizzato porsi le mani davanti alla mia faccia, a mò di difesa e Vivian continuò “..non è possibile, non ci credo, continuando a punzecchiarmi con il suo enorme indice, quasi come sincerarsi di quanto stava vedendo, ovvero un uomo minuscolo, il quale terrorizzato si era fatto ancora più piccolo. Nel frattempo, Daniela era sopraggiunta “Ahhh si mi ero completamente dimenticata di lui, eh eh…” rivolgendosi a me continuò “… ehi come va Giorgio, hai dormito bene nella tua nuova suite?”.

Aspettando una mia risposta, vana fu l’attesa, e scazzata lei mi raggiunse con l’alluce e giocherellando con me proseguì “Allora non rispondi, moscerino?”, Vivian quasi incredula  a quanto stesse assistendo sbottò “Ma zia cosa cazzo stai facendo? Lascialo stare non vedi che è spaventato a morte, a proposito mi vorresti spiegare cosa sta succedendo!”.

In quei brevi attimi venni accuratamente raccolto e riposto nel palmo della diciannovenne, la quale con cura e attenzione aveva iniziato a massaggiarmi delicatamente, mentre con stupore ascoltò quanto Daniela aveva da dire in merito, gli raccontò tutto con fedeltà, enfatizzò però la faccenda del fatto che io avessi intenzione di incastrarla, sia con la pozione magica come pure sul fatto che avevo raccolto materiale compromettente, non lo potevo negare, ma che io avessi veramente intenzione di passare alla via di fatto, assolutamente non era vero! A ripetute domande Daniela gli spiegò pure come fosse riuscita a ridurmi così, io nel frattempo ebbi possibilità di ammirare la dolcezza e la genuina bellezza di Vivian, devo dire che era imponente, stimai fosse ancora più alta di Daniela, forse 1,95 m, nell’ascoltare la zia si era messa in ginocchio e al fine di non ledermi aveva avvicinato le mani al suo busto portandomi esattamente a tu per tu con il suo gigantesco seno, la maglietta attillata ne valorizzava il tutto, devo dire che la tenerezza con cui mi stava toccando mi stava tranquillizzando, finite le spiegazioni di Daniela, Vivian sorrise quasi incredula, effettivamente non avevo ancora capito se il suo avvento fosse stato un bene oppure no, in ogni caso il primo approccio fu positivo. Dopo alcune considerazioni esternate da Vivian, la zia esigette la mai restituzione, e con sorpresa Vivian “No, l’ho trovato io, e poi tu quando fai così sei cattiva, poverino, cosa pensi di non esserti vendicata abbastanza, lui oggi viene a scuola con me…” dicendo questo Daniela tentò con la forza di rapirmi dal palmo della sua nipotina, la quale consapevole della sua forza si levò in piedi e li fu manifesta la sua superiorità fisica nei confronti di Daniela. Dal mio punto di vista notai il suo fisico stupendo, quasi da culturista e in più non da dimenticare la statura superiore, avrebbe intimorito anche me, fossi stato normale, evidentemente Daniela conosceva Vivian e si rassegnò, ma non paga aggiunse “O.K. va bene, ho capito, non ho tempo di bisticciare con te, faremo i conti più tardi e in quanto a te, stronzetto ti auguro una bella giornata a scuola con lei, ma non ti illudere”.

Daniela arrabbiatissima uscì sbattendo la porta, io lentamente mi misi comodo su quel gigantesco palmo e alzai lo sguardo e gli dissi “Grazie, mi hai salvato, quella donna, cioè tua zia mi odia, …” con cura lei mi disse di stare tranquillo, però fui costretto a raccontargli tutta la storia, gli spiegai anche che io fondamentalmente fino al giorno prima io l’adoravo, e che la faccenda dei documenti non era per incastrare lei, ma bensì le altre due puttane che aveva alle sue dipendenze, versione dei fatti, la quale in virtù degli eventi fu distorta a mio sfavore. Lei con una calma universale disse “Stai tranquillo, vedrai che tutto si risolverà, proverò a parlarci io stasera. Ora ti metto in borsetta e vieni con me, starai nascosto non ti deve vedere nessuno hai capito?”, io annuii.

Per tutto il giorno fui costretto a barcamenarmi in tra le sue cianfrusaglie, i suoi normalissimi movimenti corrispondevano a degli scossoni micidiali, per tutto il giorno fui costretto a sopportare quei terribili terremoti, dove appunto tutte le sue cosine a dipendenza da dove io mi trovavo mi rovinavano addosso, alla sera dopo quella terribile giornata l’effetto fu chiaro, pieno di lividi. Finalmente un po’ di calma, Vivian era una ragazza rossiccia  con delle simpatiche treccine, lei con calma dopo avermi riposto con cura sul piano della sua scrivania in stanza, mi osservò molto attentamente, impensabile illudersi che non fosse tentata di toccarmi anche nelle parti intime, di oppormi non ci provai nemmeno, il pericolo era farla arrabbiare, in quel momento sarebbe stata la cosa più sbagliata da farsi, in quel momento era una insperata alleata, che mi avrebbe difeso dalla perfida zia. Il suo dito s’infilò tra le mie gambe e muovendolo verso l’alto raggiunse i miei testicoli e mi sollevò, io aggrappandomi disperatamente al suo indice provocai il suo divertimento “Eh eh, fico, un omino con cui ci si può fare quello che si vuole, wow…..”, e io leggermente contrariato “Ehi mettimi giù, non sono una bambola!”, e lei con lo stesso tono “Schhhhht, fossi stato il mio ex saresti già finito nel cesso, quel porco si meriterebbe solo quello, mi ha usato e poi mi ha piantato con la prima sgualdrina che ha conosciuto dopo di me, siete tutti uguali voi uomini scopare e far i vostri porci comodi e noi ragazze al vostro servizio, invece tu sei una fantastica realtà, immagina un mondo dove gli uomini quando fanno i cattivelli vengono rimpiccioliti e venduti nei sexy-shop come giocattoli sessuali per donne eh eh, ma che ideuccia… “.

Li compresi che non era ancora il momento di pretendere qualche cosa da Vivian, era turbata e arrabbiata, al contrario avrei dovuto assecondarla al fine di farmela amica. Sollevato fino all’altezza del suo visino pieno di lentiggini proseguì “Mhmm ma che fusto che sei, e poi guarda che bel culetto…” un attimo di silenzio, io avevo ben altri problemi, quello prioritario era quello di non perdere la presa, e lei “Scusami se ti sto guardando così incuriosita, ma tu sei forte, a proposito è tutto il giorno che ci penso, ti vorrei fare una domanda, posso?”, io quasi incredulo “Ci mancherebbe, dimmi.”, e lei “Senti io ti piaccio, insomma, mi trovi figa, sai il parere di un maschio è sempre il migliore, ma ti prego non dirmi di si per farmi piacere, non devi aver paura.”, io considerando che oggi l’avevo vista da ogni angolazione possibile, infatti, durante le lezioni lei riponendo la borsetta in terra e lasciandolo sempre leggermente aperta mi aveva dato la possibilità di ammirare le sue meravigliose fattezze del suo longilineo corpo, anche se devo dire che il suo eccezionale fisico da palestra le rubava un pochino la sua potenziale femminilità. Dicevo appunto che ero in grado di essere assai preciso e gli risposi “Cazzo, oggi ti ho osservata, questo a tua insaputa, e ti devo dire che hai un fisico eccezionale, e io sono convinto che non hai solo quello di eccezionale, fondamentalmente, e questo da come ti sei curata di me, hai un animo gentile, ti basta, di più non saprei, non ti conosco ancora bene.” Alla mia risposta lei esternò con una moina “Mhmm ma lo sai che sei un amore, fai attenzione, non sono mica fatta di ferro, tu mi piaci lo sai, non se è perché sei piccino, però sappi che abusare di te per me sarebbe un giochino oltre che piacevole anche stuzzicante, ma non ti preoccupare quando succederà, e succederà eh eh questa occasione non me la voglio far scappare, eh eh, volente o nolente.”

Delicatamente rimesso sulla scrivania, si alzò in piedi io alzai lo sguardo, era imponente, riabbassai lo sguardo e mi trovai dinanzi alla sua vita, avanzai fino ai bordo estremo del tavolo e volgendo lo sguardo verso il basso potei ammirare le sue gambe, era sexy assai, gli stivali a gamba alta la mini in pelle che indossava con la cintura firmata Moschino riconoscibile dalla vistosa fibbia, gli dava un immagine di dominatrice, la mia preoccupazione sopraggiunse quando lei stiratasi leggermente con apatico sbadiglio, abbassò una mano e sollevata la mini infilò due dita negli slip, il tutto a pochissimi metri da me, e di questo lei era consapevole, eccome che lo era, prova ne fu il commento “Che non sono fatta di ferro O.K, ma tu di che pasta sei fatto? Insomma un pensierino eh! Non dirmi che non il pensiero non ti ha ancora sfiorato?”.

Che io non fossi di ferro era palese, altrimenti in questo casino non ci sarei mica finito, immancabile fu la mia normalissima reazione fisiologica, il mio membro da turgido divenne di sasso, anche se minuscolo, impossibile non essere notato dalla ragazza la quale “Wow, accidenti, ma allora ti piace…” estrasse le dita dalle mutandine e porgendomele m’intimò “Annusa! Ti piace? Lecca… eh eh non è che un assaggino” io quasi incantato ubbidii effettivamente il profumo era invitante, il dito luccicava, evidentemente Vivian si era eccitata molto, il dito che mi era stato intimato di leccare gocciolava. Mi avvicinai e leccai e lei “Mhmmm bravo e ubbidiente, bene”.

Fulmineamente inginocchiandosi si abbassò a busto retto, e aggiunse “Allora!! Che si fa?” ad una mia esitazione lei proseguì “Adesso ci facciamo un bagnetto, tu nel lavabo naturalmente eh eh cosa pensavi! Di farmi da paperella da bagno, è per il tuo bene e poi eh eh.. Bhé insomma hai capito, ti lascio decidere!”, io la pregai di farmi fare il bagno nel lavabo e così fu. Dopo il bagno, ci recammo in cucina, era quasi ora di cena e avevo fame, e non solo io, infatti, mangiando Vivian mi raccontò di lei, sul perché abitasse dalla zia e sulla sua attività preferita ovvero, palestra e atletica, per me aveva imbandito la tavolo con ogni ben di Dio, e invece lei, bevande e cibi dietetici, io incurante di lei mi appropinquai, dopo essermi saziato mi sedetti al bordo del suo piatto, alzai lo sguardo e la vidi assaggiare una bevanda alle fragole tipo yogurt, ma da bere appunto, mi fissò e immediatamente, come non lo aveva ancora fatto, con la lingua inizio a provocarmi, passandosela in modo assai sensuale sulle labbra. Si allungò una mano e allargando e alzando leggermente i suoi boxer infilò le sue dita, non feci a meno di osservarla, le si poteva vedere la folta peluria pubica si stava eccitando, e in un attimo anche i calzoncini s’inzupparono. Con delle moine disse “Mhmm, indovina un pochino cosa mi sta frullando in testa?”, io a mezza strada tra l’eccitazione e il terrore, allibito feci scena muta e lei proseguì “..Si carino, ora qualcuno lecca figa eh eh eh..”, appoggiò la bibita e con una fulminea mossa, non dandomi la possibilità di reagire, mi afferrò in un pugno e mi portò davanti ai suoi occhi e aggiunse “..non aver paura, non ti voglio far male, vedrai piacerà anche a te, insomma, tu non devi far niente, ti devi lasciar usare, non opporti, potrei farti male,..”, io cercai di portarla alla ragione e la pregai “Ti prego, mi avevi prom….”, venni interrotto “Uffa, adesso basta, qua comando io ora, è il minimo che mi devi, insomma, stamani ti ho salvato dalle sgrinfie di Daniela e poi ti ho scarrozzato per tutto il giorno e stasera di ho fatto il bagno e ti ho dato da mangiare, cosa pensi, io la sguattera ad un moscerino non la faccio, quindi tu adesso mi fai da giochino e questo e tutto, hai capito?”, io annuii impotente e dopo di che lei con la punta della lingua iniziò ad ungermi il busto e la testa con la sua bava, d’altronde era l’unica parte del mio corpo che sporgeva dal suo pugno. Allargò il palmo e allargatemi le gambe, continuò con l’unzione, si stava divertendo, lei era consapevole che io da li non potevo far altro che subire, non capivo appunto se la sua soddisfazione era appunto poter abusare di me così facilmente oppure il fatto di poter giocare con un corpicino così fragile come il mio. Si alzò e rapidamente si sfilò i boxer e adagiatasi sul divano in sala, allargò le gambe e mi depositò a pochi metri dal suo pube, era enorme, proporzionato alla sua mole, toccandosela e allargandosi leggermente le labbra vaginali m’intimò di avvicinarmi con il chiaro intento di farsela leccare o…. il pensiero mi raggelò, ma il fatto di essere usato come fallo umano, non era poi così remota come possibilità, li capii che era meglio restare ai danni minori, e arrancando tra i suoi folti peli fradici raggiunsi la meta e con manifesto disdegno iniziai a leccare.

Più scorrevano i minuti, più il suo interesse per il programma televisivo che passava scemava, questo a favore di quanto accadeva tra le sue cosce, era palese il suo divertimento a toccarmi, mentre io, ottemperavo ai suoi ordini, più leccavo più lei con le dita se la toccava, vano il mio tentativo di asciugargliela, era come dover prosciugare una sorgente di montagna, li bevi o affoghi, consapevole di questo arrancai verso l’alto, aggrappandomi ai suoi solidi peli, lei ignara perché più concentrata ad eccitarsi non badò.
Io ero quasi fuori dalla zona figa, purtroppo, un suo rapido movimento di dita mi urtò e fui costretto a lasciare la presa, mi ritrovai alcuni metri più sotto e scalogna, le mie gambe scivolarono all’interno del vortice vaginale fino al bacino.

Mi dimenai più non posso, era come trovarsi nelle sabbie mobili, più ti muovi più vai sotto, il fatto è che io ero consapevole, ma il mio sprofondare era dovuto ai suoi movimenti dettati dalla sua libido,
Urlai, imprecai, mi dimenai invano, la televisione ad alto volume, lei gaia ed eccitata, i miei versetti non erano da lei certamente considerati, mi fissava e divertita, con le dita si cimentò ad ungermi ulteriormente dal busto in su, d’altronde era l’unica parte del mio corpo ancora visibile. Dopo stenuanti sforzi mi arresi e soccombetti, lei divertita disse “Mhmm, mi sa che quella pozione che hai assimilato ieri sta facendo effetto su di me, ma ti rendi conto che sei un amore, sei da mangiare mhmmm”.

La mia preoccupazione maggiore era non affogare nella sua vagina, io come ultima possibilità alzai le braccia, come ad implorare aiuto, e lei in risposta, non pensò di meglio di affondarmi del tutto, ridendo mi puntò con l’indice e con una sostenuta pressione sulla mia testa, mi spinse al suo interno. Io in quel marasma, a stento riuscivo a respirare, però non so come, forse grazie a suoi esagerati massaggi, ogni tanto una boccata d’aria riuscivo a prenderla. Dopo alcuni minuti la sua goliardia si tramutò in agitazione, era consapevole, malgrado il suo manifesto piacere, che un omino nelle posizione dove mi trovavo a lungo andare per ovvi motivi avrebbe potuto avare esiti letali, cercò in tutti modi di raggiungermi ma non vi riuscì ero troppo scivoloso. Lei parlando ad alta voce, si alzò, e disse “Resisti, devo trovare il sistema di farti uscire..”, trascorsero alcuni secondi e poi esclamò “idea… mi scappa eh eh, allora ti piscerò fuori..”, almeno credevo d’aver capito così. In ogni caso i miei dubbi si trasformarono in realtà, dai movimenti si era accasciata, non mie era ancora chiaro dove mi avrebbe scaraventato, i pensieri venero interrotti dalla furia degli eventi, una forte pressione ai miei piedi, poi venni pervaso da un nauseabondo odore acidulo, e di seguito mi ritrovai svolazzante, il volo fu breve, andai a cozzare contro una superficie di plastica, lei non paga vedendomi ancora vivo e vegeto, continuò ad orinare, anzi ora si divertiva a rincorrermi con il suo fetido getto, questo le riusciva facile, in quanto dove non arrivava il getto, ci pensava lei ad inclinare appropriatamente il contenitore di plastica al fine di farmi scivolare dove lei voleva.

Finito io mi alzai in piedi, il suo escremento liquido mi arrivava fino sotto le ginocchia, alzai la testa e i nostri sguardi s‘incrociarono, lei sorridendo come una bambina che fatta la marchella ne visiona gli effetti e io ad insultarla “Stronza, puttanella che non sei altro, bambina viziata, non ti vergogni? Sei cattiva senza cuore e … non mi vengono altre parole, adesso toglimi subito da qua, se no…” la sua espressione da divertita mutò dapprima in affranta e poi in severa, la reazione non tardò ad arrivare e disse “Hai finito d’insultarmi? Non sei nella posizione di dettare legge, qua comando io, se il trattamento non ti va, non me ne frega niente..”, io alle sue rimostranze non riuscii a tacere e proseguii con gli insulti, e li fu un terribile sbaglio, avrei dovuto immaginare che una ragazza nemmeno ventenne, caratterialmente non essendo matura al cento per cento, davanti ad insulti ed ingiurie avendo la possibilità di vendicarsi non avrebbe esitato un solo istante. Purtroppo così fu, agitando in avanti e indietro il contenitore di plastica mi fece ripiombare nella sua pipì, “Va a cagare stronza che non sei altro…..”, li fu un altro grande sbaglio, lei severa disse “Bene, finalmente ti conosco, davanti alla prima avversità non esiti ad insultare eh eh eh allora vediamo di punirti a fondo.”

Mi afferrò e dopo avermi annusato mi portò nelle adiacenze del suo culo, e proprio come si fa con un foglio di carta igienica iniziò a strofinarmici contro, inevitabile  che il mio esile corpicino si cosparse di merda, tutti i luoghi mi fece passare, non paga si accomodò su uno sgabello della cucina e allargando le gambe m’intimò “Vedi, sono fradicia di pipì, questo per colpa tua, allora cosa si fa, ma si lecca e la voglio pulitissima eh eh eh, forza datti da fare stronzetto!”, e ridendo aggiunse “Ma lo sai che sei tutto sporco di merda eh eh eh”, odioso fu anche quando infilato un suo dito tra le mie gambe iniziò a massaggiarmi la borsa proseguendo nel suo monologo disse “..come stiamo qua eh? Come mai non ti tira adesso? Si che di figa ne avrai vista ora, forse è questa puzza di merda che non ti va, eh eh”. L’umiliazione era totale e li non riuscii a tacere e le gridai “Lasciami stare, non sei altro che una troietta viziata, ecco cosa sei….”, l’ira in lei era palpabile e ne ebbi la prova immediata, mi strinse alla vita in modo energico, senza curarsi se io avessi dolore, tra puzza e mali muscolari oramai non capivo più niente, venni appoggiato contro la sua peluria pubica che era fradicia di pipì e mi ci strofinò contro, se la stava asciugando con il mio corpo, paga mi avvicinò alle sue narici e annusando esclamò “Cazzo, che fogna eh eh ti è piaciuto il servizietto eh eh, dopo tutto visto che sono una troia è quello che ti meriti, io adesso sono stanca, tu però resti nella tua piscina personale, sai io sono convinta che anche la zia quando rientrerà più tardi sarà entusiasta di pisciarti addosso, già domani se mi ci metto anch’io mi sa che potrai sguazzarci come un pesciolino rosso, a proposito se hai sete…. favorisci pure eh eh eh, adesso ti lascio in cucina, però ci mettiamo il coperchio così il tanfo non va per tutta la casa, ti auguro ti passare una piacevole serata con Daniela, sei stato fortunato che non mi scappava la popò, ma non ti preoccupare che alla zia gli verrà in mente senz’altro ah ah ah ah byeeee”.

Chiusa la scatola ermeticamente, mi guardai attorno, visto che era di plastica trasparente notai che Vivian lasciò la cucina e salì in camera. Aspettai e aspettai ancora, strategie per togliermi da quell’impiccio non ne avevo, la scatola chiusa e con le pareti alte almeno quattro metri non mi sarebbe stato certo possibile evadere, lo spazio all’interno era di circa 5 metri per 3 e il liquame mi arrivava poco sotto alle ginocchia, mi era impossibile sedermi, era una sensazione orribile, oramai l’aria era quasi divenuta irrespirabile, anche per i vapori di ammoniaca frammista al puzzo.
Le ore passarono era tardi, non so quanto, improvvisamente, una luce nel corridoio che dava sul salone, Daniela era rientrata, però udii immediatamente che stava parlando ad alta voce, non era sola, la luce della cucina si accese e attraverso le pareti opache del contenitore prigione, vidi oltre a Daniela altre due donne, si avvicinarono e capii chi erano, e mi si raggelò il sangue, purtroppo erano Monia e Sandra, la scatola si sollevò e come un uccellino in gabbia per un breve istante funsi da fenomeno da baraccone, l’espressione delle due ragazze da sbigottimento si tramutò in di divertimento, prova ne fu che non appena consegnata loro la scatola, iniziarono subito a agitarla facendomi perdere l’equilibrio, non è che facesse differenza. Tolto il coperchio, dal tanfo che ne usci di primo acchito voltarono via la faccia tutte e tre, ridendo Daniela disse “Dal dove ti trovi con Vivian non è che ti sei divertito molto, sai forse hai notato che è un pochino viziata, il –no- come risposta non è contemplato nel suo vocabolario, sai tutta sua zia eh eh…” e poi rivolgendosi a Monia e Sandra proseguì “… allora cosa ne dite, pisciatoio da ufficio con pesciolino, pensate che bello, a proposito non è che a voi due scappa?”
Sandra sorrise e disse “È mezz’ora che la tengo…”, io gridai invano, anzi provocai nelle tre donne una certa allegria, più io urlavo più loro se la ridevano, Sandra appoggiò la scatola a terra, allargando le ginocchia si abbassò scostandosi gli slip, portando un gonnellino l’operazione le riuscii facile, cinque sei metri sopra di me c’era quell’enorme figa, ridendo mi disse “Inutile scappare tanto di prendo,…” non finì la frase e un getto potente mi raggiunse, venne letteralmente scaraventato a terra, mi ci volle per riprendermi, e lei stava ancora pisciando, e lontananza Monia si era slacciata la lunga gonna che portava e si era sfilata gli slip. Dopo Sandra l’urina mi arrivava quasi al bacino, inutile dire che con il contributo di Monia mi sarebbe arrivata alla vita e forse più, il tutto si completò con Daniela. Il livello era almeno di un metro e cinquanta, la pipì mi arrivava oramai alle ascelle, ero costretto a stare in piedi. Con la scatola appoggiata al pavimento i visi delle due donne sdraiate alla lunga torreggiavano sopra di me. Monia chiese a Daniela “Ehi non hai dei bastoncini per le orecchie, sai quelli con l’ovatta””, Daniela annuendo si recò in bagno e subito dopo le due seviziatrici erano pure armate di tutto punto, non ci misi molto a capire le loro intenzioni, così facendo potevano raggiungermi senza immergere le loro dita nel liquido giallastro, mi fecero fare di tutto, mi costrinsero ad immergermi, a berne pure.

Daniela arrivò un attimo dopo, aveva indossato dei quanti in gomma, quelle che si usano per le pulizie domestiche, afferratomi mi sollevò, allargò il palmo e disse “Bene, bene, da come sei sporco il culo di Vivian lo hai già visitato, allora chi è che adesso fa qualche giochino fetish eh eh sai noi tre siamo impazienti di prenderti in culo, su dai non fare quel faccino, dovresti essere felice pensare di farti tre gnocche come noi….”, io affranto, mi rassegnai all’inevitabile destino.

Continua...


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