Samantha
Parte II inviata da Jryan^ e caricata in data 15/Febbraio/2003 21:10:28
La bellissima de Grenet si alzò e raggiunse il piccolo apparecchio che ancora caldo per la recente attività , se ne stava, fumante, accanto al pc. Tornò poi davanti a me guardandomi dall’alto e puntandomi il rimpicciolitore contro:<< Mh…vediamo…quanto ti posso ingrandire?!>> Io me ne restai tranquillamente seduto aspettando che lei facesse la sua decisione, e intanto la osservavo e mi gustavo la leggerezza e la lucidità della stoffa della sua vestaglia bianca dalla gonna molto corta.
<< dunque, che ne dici di …20 centimetri?>> mi chiese lei cercando di farsi un idea delle mie dimensioni una volta ingrandito aiutandosi con le mani. Io annuii, per me non c’era alcuna sorta di differenza. << facciamo 30 e non se ne parla più!>> esclamò di colpo Samantha e poi azionò il rimpicciolitore. Crebbi in una frazione di secondo e mi guardai curioso. Adesso ero abbastanza alto da poter scendere e salire dal divano a mio piacimento, ero delle dimensioni di un gattino o di un cagnolino di piccola taglia, in pratica un perfetto animaletto domestico. MI guardai intorno dalla nuova prospettiva e restai sorpreso nell’accorgermi che da 5 a 30 cm ci fosse una bella differenza. Sceso dal divano mi ritrovai ai piedi di Samantha che mi guardava con occhi attentissimi a controllare le mie dimensioni, io la guardai a mia volta: arrivavo con la mia testa poco sotto il suo ginocchio e nel complesso essere alto 30 cm era molto più eccitante di essere di 5 cm. Ero maggiormente padrone della situazione e il mondo intorno a me come Samantha non apparivano più deformati per la mia eccessiva piccolezza. Al contrario vedevo il mondo da una prospettiva simile a quella di un bambino piccolissimo che si muove ancora carponi.
<< Così sei perfetto !>> disse Samantha prendendomi sotto le ascelle e stringendomi al petto. Mi sollevò con estrema facilità e mi strinse ai suoi seni grandissimi facendomeli pesare sulle spalle:<< No! Ti prego! Sembri un bambino!>> rise , io sentivo la sua mano sulla schiena ed era enorme, il palmo ne copriva gran parte. La De Grenet si sedette sul divano e mi mise sulle sue gambe. Le cosce erano abbastanza lunghe da farmici sdraiare comodamente. << Ma sei piccolissimo lo stesso!>> continuò a dire mentre mi accarezzava il petto con le lunghe dita della mano. Io in estasi le risposi:<< Mammamia, adesso che sono un po’ più grande di prima posso di nuovo constatare la tua bellezza!>> Samntha sorrise e mi chiese: << perché? Prima non lo ero?>> <<No, è che essendo troppo piccolo ti vedevo …in prospettiva…il tuo viso era sempre lontano e sfocato…non riuscivo a vederti gli occhi!>>Samantha mi strinse di nuovo al petto e mi baciò con le enormi labbra sulla testa, infilandosela quasi del tutto in bocca. Poi mi posò sul pavimento ed accavallò le gambe restando seduta sul divano:<< adesso sei abbastanza grande per andarmi a prendere un buon bicchiere d’acqua!>>io feci per andare ma restai incantato dal suo piede che roteava sensualmente davanti a me, Samantha lo fermò e disse:<<guarda che ti posso ancora schiacciare sotto il mio piedino se volessi! >> io sorrisi e lei mi poggiò le dita odorose e un po’ sudate sul viso e sul petto facendomi cadere a terra per poi calcarmi sopra tutto il resto del piede: mi sentii sommerso dalla fronte alla punta dei piedi sotto quella pianta soffice e sentii la bella De Grenet ridere:<< Ammazza ! ho il piede più lungo di te!>> lo alzò e mi disse scherzando:<< se vuoi ti lascio piccolo così, potresti dormire nelle mie scarpe, c’entri giusto giusto!>> risi ma poi corsi verso la cucina. Stavo per aprire a farica il frigo quando sentii dei passi felpati alle mie spalle, mi voltai e vidi Samantha nuda e bellissima.
<< Mi piaci troppo… ti avverto, stai attento piccolino!>> così dicendo mi prese e tenendomi per un braccio mi trascinò fino alla camera da letto arredata benissimo, con tendaggi rossi e il letto con il materasso ad acqua, mi ci gettò sopra e poi si mise sopra di me con le gambe divaricate. Pesava in maniera tremenda ma la sensazione di sentire la sua figa umida su quasi tutto il corpo non mi fece accennare ad un “a” di lamentele; sentii il clitoride irrigidirsi e le labbra divaricarsi sempre di più , il mio pene entrò spontaneamente in quella voragine e Samantha eccitata pensava solo a strusciarmi addosso la sua immensa vagina, tenendomi la testa tra indice e pollice e sospirando di continuo.<<mh…sei mio!>> disse e con violenza mi spinse con metà del busto dentro la sua profumata vagina, poi mi tenne per le gambe e mi iniziò ad infilare e a sfilare con lenta sensualità. Io non capivo quasi più niente, solo ad un tratto venni e poco dopo venne anche Samantha che mi depose sul cuscino del letto e mi iniziò a leccare ovunque con la possente lingua, poi , quando si fu stancata si addormentò accanto a me ed io mi strinsi al suo viso con tenerezza ,poggiando il mio “::”” sulla sua bocca umida e socchiusa.
Quando Samantha si svegliò erano circa le 5, il caldo era insopportabile e il sole adesso arrivava diretto dalla finestra facendo assomigliare la camera da letto ad una serra. Io ero andato in cucina a prendere un sorso d’acqua dal rubinetto e per farlo dovetti arrampicarmi per i cassetti della credenza rischiando non poche volte di cadere. Sentii La de Grenet sussurrare :<< che ore sono?>> , corsi in camera da lei le dissi:<< sono le 5 in punto e fa un caldo terribile.>> Samantha si alzò e mi scavalcò come un paio di pantofole , si mise la vestaglietta e si andò a sedere sul divano del salotto. Io la raggiunsi e mi sedetti di rimpetto a lei , sul tavolino , e un attimo dopo fui raggiunto dai suoi piedi accaldati che lei incrociò accanto a me senza curarsi del forte odore al quale mi teneva soggetto.<< sei stato magnifico, non sono mai stata così bene...credo che ti sei meritato di ritornare normale, ma non prima di un ultimo servizietto!>> la guardai incuriosito, lei mi posò le dita di un piede addosso e disse:<< Voglio che mi fai un massaggino e che mi vai a prendere i miei sandali di la in camera, dopodiché sei libero! E sta sera ce ne andiamo a cena fuori!!>>Mi avviai veloce verso la camera da letto , e presi le sue calzature : due bei sandali infradito. Erano grandi più di me ma riuscivo a trasportarli senza troppa fatica. Quando arrivai in salotto ,però, vidi Samantha al telefono , girata verso la finestra.
Parlava scocciata con qualcuno senza che io riuscissi a capire di cosa. Attaccato il cellulare mi guardò e mi disse avvicinandosi:<< Oh! Che bravo!pesavano?>> e intanto si infilò i sandali che io le avevo disposto davanti. Una volta indossati si innalzò ancora più grande su di me e mi disse :<< senti mi dispiace, ma mi hanno chiamato e ho un impegno al quale non posso proprio mancare..:>> prese il rimpicciolitore e me lo puntò contro:<< non ti preoccupare ci risentiamo e il massaggino e la cena li rimandiamo a domani!!>> . Così dicendo mi riportò alle mie normali dimensioni e indossando in tutta fretta un bel vestitino di seta verde e aderente mi baciò sulle labbra e poi uscì dicendomi :<< Per favore chiudila tu casa e lascia le chiavi alla portinaia !>>. La salutai con il filo di voce, deluso e arrabbiato per non aver potuto concludere la serata con lei. Andai a ritrovare i miei vestiti che mi si erano sfilati quando Samantha mi aveva rimpicciolito e , dopo essermi dato una sciacquata mi vestii e feci per uscire. La mia attenzione venne però catturata dal rimpicciolitore che ancora caldo la bella De Grenet aveva riposto, come al solito, vicino al pc. Lasciai le chiavi attaccate alla porta (sull’esterno) e lasciandola aperta andai per un istante a curiosare quello strano apparecchio. Lo presi in mano e constatai che era leggero e maneggevole. Lessi i comandi principali e giocai con la rotellina utile per decidere le dimensioni. Le taglie raggiungibili andavano da 0,5 cm a 2 metri massimi. I processi venivano resettati con un piccolo pulsantino rosso che Samantha aveva spinto per farmi tornare alle mie dimensioni normali.
Non so perché, ma fui tentato di provarlo un’altra volta e anzi, avrei quasi voluto portarmelo a casa . Me lo rigirai tra le mani per qualche minuto e poi scrissi un bigliettino che lasciai all’ingresso; c’era scritto: << Mi sono permesso di prendere in prestito il rimpicciolitore, te lo riporto domani. Baci R.>>Mezz’ora dopo ero già a casa mia. Posai il rimpicciolitore sul letto e iniziai a girare per la stanza e a guardarlo , emozionato e fremente di usarlo. Pensavo che avrei potuto invitare qualche mia amica e rimpicciolirmi davanti a loro, oppure ebbi la folle idea di andarmene in giro, trovare un locale con qualche bella ragazza, rimpicciolirmi e spiarle da sotto i tavoli. Diciamo che di idee che mi passarono per la testa solo qualcuna era fattibile, le altre sarebbero significate un rischio troppo grande.
Mi sdraiai sul letto a pensare su come avrei potuto sfruttare per quella sera il rimpicciolitore.Accanto al mio appartamento abitavano due studentesse molto carine e credetti che intrufolarmi in casa loro sarebbe stato molto eccitante , alla fine però , vuoi il letto comodo, vuoi il gran caldo mi addormentai.Mi svegliai con quel mal di testa e quel rimbambimento tipico di chi si fa una lunga dormita solo per pigrizia e non per effettiva necessità. Sbadigliai di gusto e mi stirai , poi stropicciandomi gli occhi mi dissi:<< Mangio qualcosa e poi via a far danni con il rimpicciolitore…>> per pura curiosità alzai il polso per vedere che ora si fosse fatta , ma mi accorsi di non averlo più. Perplesso mi guardai intorno e mi ritrovai sdraiato sulla mia camicia gigantesca. << Porca troia! Che è successo?>> pensai tra me e me alzandomi e guardandomi intorno nell’immensità della mia stanza. Sarò stato alto meno di 5 centimetri e sul letto non si vedeva il rimpicciolitore. Mi sporsi e lo vidi sul pavimento , rotto e circondato da un acre odore di bruciato. Capii che dovevo averlo urtato nel sonno e che in un modo o nell’altro l’avevo azionato.
Con il cuore in gola al pensiero che non ci fosse nessuno ad aiutarmi mi calai lentamente giù dal soffice letto tenendomi stretto alla coperta, se mai mi fosse sfuggita mi sarei schiantato al suolo come se caduto da un edificio di 5 piani.Una volta sul pavimento mi accorsi di essere piccolissimo e che credermi alto sui 5 centimetri era esagerato. Infatti mi paragonai all’ambiente e agli oggetti senza riuscire però a darmi una misura ben definita, e tanto meno potevo leggerla sull’apparecchio in pezzi dopo la caduta. Supposi , tuttavia di essere intorno ai 2 centimetri e la sensazione che provavo nel guardarmi intorno non era piacevole come nel pomeriggio, ma terrificante. Sentivo anche le minime vibrazioni del pavimento e un tetro suono cupo era incessante: era il rumore delle macchine in lontananza sulla tangenziale e sembrava che invece stesse per finire il mondo.<<mh… sicuramente Samantha De Grenet se non riuscirà a mettersi in contatto con me capirà che cosa mi è successo. Ha il mio numero di telefono, ma credo che sarà un problema per me risponderle e spiegarle la situazione…>> rimuginavo tra me e me passeggiando sul pavimento. Un lato positivo almeno ,però, c’era, non faceva poi tanto caldo lì per terra e anzi il pavimento era fresco e leggermente umido.
Passarono alcune ore lo stomaco iniziò a brontolare, camminai verso la cucina e vi arrivai dopo parecchi minuti di cammino. Li mi resi conto che non avevo la ben che minima possibilità di raggiungere la credenza e che mi sarei dovuto accontentare di arrampicarmi sul tavolo e mangiare ciò che ci avevo lasciato dalla colazione.La gamba del tavolo sembrava scomparire in un orizzonte troppo alto e troppo lontano, provai a salirvi ma dopo due o tre tentativi me ne tornai in camera e mi rannicchiai ai piedi del letto con una profonda ansia nel petto. Mi addormentai e all’indomani fui svegliato di soprassalto da alcuni assordanti boati che mi fecero pensare che qualcuno fosse entrato in casa mia. Mi alzai e camminando vicino al battiscopa guardai in lontananza dalla porta della mia camera; un immenso piede femminile mi si posò davanti, smaltato, le unghie smaltate di blu e delle ciabatte di gomma, infradito. Indietreggiai terrorizzato e alzai lo sguardo per riconoscere la ragazza delle pulizie , Saike , una giovane orientale molto carina.
Lei non aveva idea che ci fossi anch’io a casa e canticchiava tra se e se in un inglese praticamente perfetto. Era impegnata a prendere pulire il pavimento e dal mio letto aveva già preso i vestiti per riporli nella cesta dei panni sporchi. Era di media altezza , proporzionata e con un bel corpo ; la pelle era chiara e il viso molto bello, esaltato soprattutto dallo splendido taglio dei suoi occhi. Aveva indosso una maglietta rossa e dei pantaloncini neri molto stretti che si abbinavano al colore delle sue ciabatte. I lunghi capelli neri erano raccolti dietro la nuca e sulla sua fronte brillavano delle goccioline di sudore. Avrà avuto 24 anni e studiava a Roma facendo ogni tanto qualche lavoretto, per esempio da me veniva una o due volte a settimana.
La sera prima non mi ero ricordato che sarebbe venuta, così quasi entusiasta corsi verso di lei che però in un attimo fu lontanissima:<< Ehi Saike! Sono qui , sono piccolissimo! Mi senti?!!>> lei non si scompose un attimo e continuò a girare per casa lasciando nell’aria il suo dolce e penetrante odore.La vidi fermarsi in cucina a pulire il tavolo e la raggiunsi, una volta ai suoi bei piedi le urlai di nuovo:<< Saike!!>> lei non mi sentì e quasi con distrazione si sfilò un sandalo quasi investendomici. Lo scagliò infatti sotto il tavolo e lo stesso fece con l’altro, rimanendo scalza. Sentendo il fresco pavimento sotto le piante accaldate fece un sospiro di sollievo e poi si allontanò. Io terrorizzato per il pericolo scampato restai sotto il tavolo con la forte tentazione di andarmi a goder e i bei sandaletti della ragazza, ma un istante dopo squillò il telefono e Saike rispose:<<Pronto?>><<Buon giorno…ehm con chi parlo?>> disse la voce di Samantha con un filo di gelosia.<< con chi parlo io, mi scusi…>> <<Ehm… sono Samantha e cercavo R.>> << R. è a lezione come tutte le mattine , lo può trovare nel primo pomeriggio.>><< Ah, va bene, grazie, ma lei …è la ragazza?>><<No, io faccio solo le pulizie da lui qualche volta…non si preoccupi!>><< Grazie mille…Ah! Le può dire di non usare troppo il rimpicciolitore che ha preso ieri da me? Utilizzarlo alla lunga può far male!>><< Il …cosa scusi?>> chiese perplessa Saike.<< Il rimpicciolitore, è un aggeggio con cui è possibile rimpicciolire le persone! Mi faccia il favore di non farglielo usare troppo!>><< Va bene…arrivederci..>> disse Saike e poi attaccò la cornetta. Perplessa si guardò intorno e abbassò lo sguardo sul pavimento con un brivido e disse :<< R. sei nascosto da qualche parte?>> io corsi fuori da sotto il tavolo , ma lei si voltò e si diresse verso la mia camera mostrandomi i suoi bei talloni morbidi e tondi.
Una volta nella mia stanza tirò fuori dal cestino l’apparecchio che si era trovata tra i piedi appena arrivata e se lo rigirò tra le mani dicendo:<< Sarà questo il rimpicciolitore… l’ha rotto!>> lo posò sulla scrivania e si mise carponi per terra guardando sotto il letto:<< R. ? cosa ti è successo? Sei rimasto piccolo piccolo? Vieni fuori!>>io arrivai nella mia stanza e la vidi da dietro, appoggiata sulle ginocchia e sui gomiti: il suo sedere era splendido e inoltre in quella posizione mi mostrava le sue sontuose piante dei piedi, rosee e dall’aspetto soffice come le nuvole. L’odore delle sue estremità mi conquistò e mi lanciai sui suoi polpastrelli dicendole :<< Sono qui Saike! Mi senti?!!>> lei però fece per rialzarsi e io fui costretto a scendere di nuovo sul pavimento. La ragazza si voltò e fece un passo, io mi ritrovai all’ombra del suo gigantesco piedone che scese veloce su di me , così mi misi a correre per cercare di non restare schiacciato come uno scarafaggio:<< No! Attenta ! stai per schiacciarmi!!!>> urlai :<< Ma come fai a non sentirmi! Maledizione!>> sentii un boato vicinissimo che mi fece cadere rovinosamente a terra e poi vidi le dita del piede della ragazza posarsi a pochi centimetri dalle mie gambe, feci un respiro di sollievo e aspettai, sdraiato, che Saike mi scavalcasse e si allontanasse il più possibile.
Continua...
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