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La spada di Damocle

Parte II inviata da Packy e caricata in data 29/Aprile/2003 01:55:48


I giorni passarono in fretta, quell’avventura mi era restata impressa, però inevitabile con il trascorrere del tempo l’affievolimento dei ricordi, i dettagli limpidi dei primi giorni stavano svanendo, l’allucinante esperienza anche se reale stava lentamente svanendo dalle mie memorie, complice anche il fatto di non averla più incontrata, non m’illudevo di certo del fatto che questo avrebbe significato l’allentamento del suo ricatto, da quanto m’aveva detto lei sarebbe stata in grado di ridurmi, semplicemente azionando quel suo misterioso telecomando e addirittura a chilometri di distanza, l’unica mia speranza è chi venissi dimenticato, ossia lasciato in disparte, per me dopo quel fatidico primo incontro le cose non furono più le stesse, avevo paura, in qualsiasi momento avrei potuto ricevere la chiamata in servizio e non mi sarei potuto opporre. Per fortuna avevo la mia attività, la quale mi distoglieva il pensiero da quell’incubo!

Quella mattina, svolgevo il mio lavoro di routine, ero contento, essendo venerdì, il week end era alle porte, e con quelle belle giornate di primavera s’annunciava uno splendido fine settimana, l’avrei trascorso in montagna così per alienarmi un attimino dalla realtà, erano le 11.30 avevo quasi finito il giro della posta, mi ero soffermato un attimo all’albo studentesco, la se ci sono feste o party lo si viene a sapere, non si sa mai, girandomi velocemente per l’uscita un’allegra voce e familiare si rivolse a me “Ehi, Giorgino, non mi squadri più come hai fatto la prima volta?”, mi bloccai e girandomi sulle punte dei piedi di 180 gradi, la vidi, alzando lentamente lo sguardo fino ad incrociarmi con i suoi magnetici occhi, la vidi, nel suo splendore femminile, stivali in pelle rossi, collant scuri ornati con dei delicati ricami, gonna rossa rigorosamente in pelle le arrivava fin sopra alle ginocchia, spacco tremendamente provocante, magliettina attillata, le si vedeva la sagoma tracciata dai suoi capezzoli, i capelli li aveva sciolti, non erano raggruppati come la prima volta, l’effetto shock, per me fu devastante, fu come far entrare un elefante in un negozio di porcellane, tutti i miei credo e le promesse fattemi  in quei giorni caddero, mi ero sempre detto che non l’avrei nemmeno degnata di un sguardo, e tanto meno le avrei rivolto alcuna parola, avevo deciso che mi sarei assoggettato al suo volere senza parlarle, ma fu tutto invano, il suo impressionante fascino m’aveva inibito quelle miserabili forme di difesa.

Infatti “Cia..o, com.. ma..cosa?”, lei forte della sua superiorità e sorridendo mi disse “Ciao, ma allora ti ricordi ancora, ma dimmi, ti sei convinto della tua nuova situazione di schiavo, spero di si”, io mi stavo riprendendo e riuscii ad iniziare un mezzo discorso “Ma tu non fai lezione solo il pomeriggio?”, e lei “Eh eh, certo, ma sono venuta a cercare te, ho bisogno dei tuoi preziosi servizi, sai il mio sito web sta avendo successo, e poi le ultime foto, quelle che ti ho fatto l’ultima volta tanto per intenderci vanno a ruba, così ho deciso di rimpinguare la tua galleria”, io “Cos…, quando?” e lei “Stasera, a casa mia, ci sarà una mia amica che ti farà da spalla..”, io la interruppi “Chi è, e dove devo andare?”, Francesca candidamente “Non aver troppa fretta, alle otto Ingrid  verrà a prenderti, suppongo che sia inutile dirti che non devi sprecar tempo a sceglierti un abito, non ti preoccupare non avrai freddo, sicuramente un posticino caldo per il viaggio lo avrai, ah dimenticavo, lascia detto ai tuoi conoscenti che per il week end vai fuori città, eh eh eh ci vediamo ciaooo”, io sconsolato la vidi salire le scale verso i piani superiori, m’aveva incastrato.

Il mondo mi crollò addosso, il miraggio di uno splendido fine settimana per i fatti miei venne polverizzato in una manciata di secondi, il pomeriggio passò velocemente, l’inevitabile destino si stava avvicinando, cosa avrei dovuto subire, chi era questa fantomatica Ingrid, cenai, sapevo quando il tutto cominciava, ma non mi era dato sapere quando il tutto sarebbe poi finito. Io abitavo in un palazzo alla periferia della città, la vetusta costruzione, permetteva agli inquilini d’udire qualsiasi andirivieni nella tromba delle scale, come pure udire con facilità il fastidioso rumorio dell’ascensore, erano le 20.00, da li a un momento Ingrid, che non conoscevo ancora, si sarebbe presentata alla mia porta, stavo vedendo il telegiornale, ormai si sentono le solite cose, guardai l’orologio, erano le 20.15 passate, sperai nel fatto che non arrivasse più, ma il rumore di ferraglia del cancello del lift, questo posto proprio dinanzi alla mia porta d’entrata, mi riportò ci colpo alla realtà, infatti un rumorio di tacchi e poi il campanello suonò, lentamente m’avvicinai all’uscio, sbirciai dallo spioncino, le immagini della faccia sfalsata dal vetro convesso non mi permisero di delimitarne i lineamenti, aprii la porta la salutai e la feci entrare, Ingrid sbirciò velocemente in casa, mi si avvicinò e allungandomi una mano dietro la nuca sorridendomi disse “Ciao, piccolino, Francesca mi ha parlato di te, mi ha detto che non eri niente di speciale, ma io invece ti trovo O.K, senti hai un bell’appartamentino, però posso dirti che se fossi Francesca userei il telecomando per miniaturizzarti e ti terrei a casa mia, sai ho una bellissima casa delle bambole e tu potresti essere un principino e io la tua regina.” , dicendomi questo continuava ad accarezzarmi il collo, di lei potevo dire che era carina, il suo sguardo era dolce, non era come quello di Francesca, arrogante, i suoi stivaletti bassi, gonnellino arioso, camicetta blu scollata ci si potevano intravedere pure i delicati ricami del suo reggi, giacca in tinta con la gonna, unghie lunghe rosse, rossetto molto appariscente, capelli mossi, lunghi e mori, il tutto deliziosamente rifinito con degli splendidi collant scuri, molto bella! Un attimo di silenzio e improvvisamente il suo telefonino riposto nella sua borsetta suonò, rispose “Pronto? Ciao, si sono qua con lui, quando vuoi, 5 cm? Si penso che possa andare bene, tra mezz’ora sono da te ciao” riposto l’apparecchio nella borsetta mi guardò e sorrise dicendomi “Spogliati…” e tendo un sacchettino di cotone con all’estremità un fiocco rosa in mano continuò “…non hai bisogno dei vestiti, tanto ti metto dentro qua…”, io memore dell’esperienza avuto con Francesca m’affrettai ad ubbidire, feci in tempo a togliermi le mutande, che mi ritrovai ai suoi piedi, alzai lo sguardo, la guardai era enorme, da li notai che non erano collant, ma bensì una calzamaglia che indossava, bhé cambiava poco, figa lo era ancora e adesso si poteva dire una gran figa! S’accasciò allargando le gambe da li riuscii, malgrado il nylon delle ghette fosse scuro, a intravedere alcuni dettagli della sua farfallina, la folta peluria, un’immagine sublime, mi stavo arrappando di brutto, lei mi stava fissando e per la prima volta mi sembrò impacciata, infatti, disse “Scusa, ma non… ti senti..ridicolo così?”, e io quasi non curandomi della mia situazione “Sai mi sa una cosa, qua qualcuno se è in imbarazzo quella sei tu,…” colta in fallo, scazzata mi prese in mano con foga, e si levò in piedi, notai subito che era maldestra, non era pratica come Francesca a maneggiare piccoli uomini, la sua morsa si fece sentire, mi stava stritolando, non lo faceva apposta, non era pratica, io urlai, mi faceva male e lei d’istinto allentò la presa, fui rapido ad arraffare il suo pollice, non l’avessi fatto sarei precipitato per una trentina di metri, e lei “Scusa, ti prego non volevo, dai entra qua che sei più sicuro…”, mi ritrovai nel sacchetto visto poc’anzi, chiuso accuratamente, Ingrid non resistette alla tentazione di tastare il mio esile corpicino, divertitasi, ripose il sacchetto in borsetta e uscì di casa, chiudendo la porta con le mie chiavi.

La mia prigione accuratamente riposta nella gigantesca borsetta di Ingrid, m’impediva di vedere all’esterno, supposi stessimo dirigendoci a casa della professoressa, il frastuono della macchina e l’autoradio mi stavano stordendo, a quelle dimensioni qualsiasi rumore si tramutava in una tortura per le mie orecchie, il suo profumo aveva pervaso pure il sacchettino, in ogni casa avrei saputo quanto prima cosa mi sarebbe accaduto quella sera.

Un trambusto e poi il sacchettino venne riversato e mi ritrovai catapultato su una superficie liscia e fredda, mi guardai attorno, mi trovavo sul tavolino del salotto di Francesca, alzai lo sguardo e le vidi tutte e due che ridacchiando mi osservavano, non distante da me una gigantesca macchina fotografica, era una Nikon, e alle mie spalle alcune paia di slip ammucchiate disordinatamente le fissai e senti la voce divertita di Francesca “Si tesorino, hai capito, saltaci dentro che ti faccio alcune foto…” , vedendomi titubante “..UBBIDISCI, non preoccuparti sono pulite, veloce se non vuoi che tolga quelle che indosso eh eh eh.” , il tessuto era soffice, infatti riusciva a stento a sostenere il mio esile peso, questo mi causava difficoltà restare in piedi, nel frattempo Francesca iniziò ad immortalarmi lo capii dalla sequenza di click. Inutile dire che l’umiliazione era indescrivibile, ogni qual volta riuscivo ad uscire dalla biancheria intima, Ingrid si premuniva con un colpetto a farmi ricadere dentro, dopo alcuni tentativi rinunciai e mi adagiai, ad un tratto Ingrid allungò un dito sopra di me e mentre la professoressa continuava a fotografare, lei iniziò ad toccarmi molto delicatamente, evidentemente il suo gigantesco dito faceva parte del soggetto da inquadrare, la lotta era impari, ancora una volta ebbi la sensazione che Ingrid non fosse abituata a giocare con uomini di taglia ridotta, era maldestra, infatti, venni colpito in malamente, m’accasciai dolorante, e l’ultima volta il colpo fu tale che urlai dolorante, la reazione di Ingrid fu di spavento, lo capii dal urlo che fece, s’avvicinò con il suo enorme viso, esclamò, torreggiando sopra le mutandine “Scusami non volevo, dove ti ho colpito, ti prego, dimmi…”, venne bruscamente interrotta dalla voce di Francesca “Lascia perdere, non vedi che è ancora tutto intero eh eh, e poi deve imparare a resistere e soprattutto deve capire come per noi e facile e divertente picchiarlo se non fa il bravo.” , Ingrid vistasi redarguita mi accarezzò e s’accomodò sul divano, io riuscii a stento ad uscire dalle mutandine e la vidi nella sua imponenza, aveva accavallato le sue splendide gambe era stupenda, mi guardai attorno e posso dire che anche Francesca non era male, stasera aveva i capelli sciolti, ed era abbigliata in modo semplice, calzoncini e magliettina, i suoi lineamenti perdevano valore, in ogni caso era affascinante, restai li imbambolato ad osservarla, senza nemmeno rendermi conto di cosa stesse facendo, mi destai ad un suo ordine “Bene, allora le foto sono mica male, adesso facciamo anche un bel filmino, su Ingrid, prendilo in mano e gingillati un pochino e poi dai non far la timida come al solito, fai pure un pochino la porcellina eh eh, lui non si può certo ribellare”, mi trovai ben presto nella possente morsa di Ingrid dopo di che rivolgendosi a Francesca esclamò “Ma senti, ma dopo quando torna normale, cosa succede mi viene a cercare e….”, venne interrotta “Ingrid, non ti devi preoccupare sarebbe il suo ultimo grande errore!”

Dopo svariati minuti Ingrid, dopo aversi scrollato di dosso i timori iniziali stava acquisendo dimestichezza, subii di tutto dagli sbaciucchiamenti alle leccate e ad un certo punto mi ritrovai pure davanti alla sua immensa vagina, bloccato dal nylon della sua calzamaglia, l’olezzo era gradevole, ma asfissiante, evidentemente le proporzioni giocavano a mio sfavore. Insomma non ebbi tregua, finito di girare il filmino, le due s’accomodarono sul divano e mentre si godevano il loro prodotto Francesca m’afferrò e deposto tra le sue cosce se le allargò leggermente, e con la leggera pressione di un dito mi costrinse lentamente dentro i suoi calzoncini corti, erano abbastanza agiosi, sbirciando notai che di mutandine non ne aveva, i calzoncini erano fradici all’altezza del cavallo, evidentemente fotografando e filmando non era restata immune e si era eccitata di brutto, visto che un attimo prima ero a stretto contatto con la farfallina di Ingrid, la cosa non mi diede fastidio, ero vittima di una certa assuefazione, in un attimo mi trovai completamente umido, questo per via dell’ambiente saturo e umido e poi anche perché i pantaloncini e specialmente la sua enorme figa erano fradici, il tutto accentuato dai possenti massaggi, non ebbi tregua, all’esterno le sentivo parlare tranquillamente e ridacchiare delle mie esibizioni televisive quale attore improvvisato. Nel frattempo, mentre Francesca si stava dilettando con me, ingrid aveva portato qualche cosa da bere, lo capii dalle loro discussioni. Ogni tanto si divertiva a scostare da una parte il cavallo dei calzoncini e movendo minacciosamente le sue dita dirmi “Come omiciattolo sei mica male, ma come attore carino ne devi fare ancora di esercizi, non ti preoccupare, diverrai famoso, su adesso però impegnati un attimino…”, io le urlai “Aiuto ti prego, non ne posso più, e poi sono disidratato ho sete….” , e lei cinicamente “Oh, poverino, ma non è bagnata abbastanza, mhmm, io credo di si, su dai, approfittane dissetati a volontà, ah ah ah, stasera la casa offre solo questo”, capii che era inutile ottenere qualche cosa, la sua perfidia era direttamente proporzionale alla sua diabolica bellezza, dal suo giogo non mi sarei mai liberato, la serata continuò su quello stile e con quel ritmo. Verso mezzanotte Ingrid si accomiatò e se ne andò, poteva essere la mia unica speranza, ma non fu così, la mia padrona era Francesca, lei aveva il dito su quel maledetto telecomando e io non potevo farci niente. Prima d’andare a letto, stranamente venni accuratamente lavato e deposto in un cassetto della biancheria intima, ero stanchissimo e m’addormentai subito.

Un boato, mi destai, e capii che non era niente d’anormale era unicamente della musica proveniente da una radio, l’accecante luce del giorno mi colpiva la faccia, evidentemente non ero più dove lei mi aveva lasciato, con somma sorpresa notai che ero ritornato alle dimensioni normali, ed ero comodo sul divano del salotto, unico particolare ero nudo, evidentemente nessuno si era preoccupato di rivestirmi, e con cosa, se appunto la sera prima ero uscito da casa bloccato in un minuscolo sacchettino di cotone! Ci misi un attimino a realizzare, mi guardai attorno e vidi la figlia a gironzolare per la cucina, era mattina, dalla radio capii che dovevano essere circa le 9.00, Sonia la figlia evidentemente non si era ancora avveduta della mia presenza, canticchiava frugando nelle mensole della cucina, si stava preparando la colazione, e dall’abbigliamento capii che si era appena alzata, infatti, appunto essendo sabato, indossava un camicia da notte abbellita con i disegnini della Walt Disney, un mio movimento fu causa di rumore, il quale segnalò la mia presenza, Sonia impaurita s’avvicinò da tergo rispetto lo schienale del divano dicendo “Chi è?!”, io alzai il capo fin sopra lo schienale “Scusami, ciao prima di tutto, sai tua madre mi ha lasciato qua, io non volevo spaventarti..”, e lei sorridendo “Mhmm, buongiorno mio piccolo tesorino..” e avvicinandosi senza più timore m’accarezzò il viso e continuò “…se sei qua a casa nostra significa che la mammina si è divertita o sbaglio”, io con un cenno di assenso confermai. Lei mentre si stava gustando una cioccolata, il profumo era delizioso, mi guardava con un sorriso beffardo, mentre si leccava in modo molto provocante la cioccolata rimasta sulle labbra, nel frattempo io pensai che  in quella casa non volevo restarci un attimo in più e le dissi “Scusa, ma io devo andare..” mi guardai attorno e notai una tuta da ginnastica e un paio di ciabatte, e m’alzai, li notò che io ero completamente nudo e con una esclamazione divertita “Wow, ma che carino che sei, ehi con quel bel pivellino che c’hai, non vorrai mica lasciarmi tutta sola, per esempio potresti fare colazione assieme e poi magari … ci potrebbe stare una bella scopata, non ci disturberà nessuno, sai la mamma ogni tanto al sabato ha delle lezioni private e quindi fino a stasera non rincasa”, io mi ero già vestito non l’avevo nemmeno ascoltata e mentre stavo guadagnando la porta d’entrata un fischio mi bloccò, e mi voltai e vidi il telecomando maledetto nelle sue mani, la quale azionandolo mi disse “Lo sai che sei cattivello, non si fa così, alle padroncine non si disobbedisce, vedi avresti potuto farti una bella fighetta, invece per insegnarti l’educazione voilà…”, mi trovai sepolto da una montagna di cotone, la titanica risata di Sonia prevalse sulle mie grida di disperazione e rabbia mentre tentavo di guadagnarmi la superficie.

Ci misi alcuni minuti volsi lo sguardo verso dove supponevo si trovasse Sonia e vidi i giganteschi piedi della ragazza, non so forse 4 o 5 cm,  alzai lo sguardo e da quella prospettiva faceva paura, camicia da notte e slip, non mi meravigliai più di tanto, teneva ancora in mano la tazza della cioccolata, e sbeffeggiandomi disse “Vedi cosa succede quando non si fa il bravo…”, giocherellandomi con i suoi odorosi piedi continuò “..se non sbaglio t’avevo invitato a colazione, e invece il mio stronzetto pensava di fare il furbo eh eh, adesso prima t’avevo invitato ora ci sei costretto e quindi il mio divertimento è doppio, sarà un piacere farti fare colazione, sai ho delle cosine veramente deliziose d’assaggiare con te, e poi mhmm sai io sono molto più porcellina della mamma, ti pentirai d’avermi disobbedito ah ah ah” , si chinò e in un batter d’occhio mi trovai sul bancone della cucina, e adesso cosa m’avrebbe fatto….

Continua...



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