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Tra l'estasi e il terrore.

Parte V inviata da Jryan^ e caricata in data 26/Marzo/2004 23:43:21


Il giorno dopo mi svegliai come al solito di nuovo normale e abbastanza riposato. Feci colazione, mi vestii e scesi le scale. Giunto in strada non trovai la mia macchina, stando nel taschino di mia zia non avevo visto dove l’avesse parcheggiata, così la chiamai in negozio :

<< Buon giorno zia, senti, ma dove me la hai messa la macchina? >>
<< oh! È qui davanti al negozio! Ieri ci sono tornata a casa io! Ma Lorena non ti ha detto niente? >>
<< veramente no! va bene cmq, vorrà dire che prendo l’autobus per sta mattina! >>
<< ok, quando vieni in negozio? >>
<< Nel pomeriggio! Sta mattina devo passare all’università…non hai detto niente a Laura e Cristina vero? >> chiesi io prima di attaccare:
<< No, non ti preoccupare! >>

Salutai mia zia e mi avviai verso la fermata. Aspettai un po’ ma poi mi resi conto , guardando l’orologio, che il mio auto era appena passato. Pensai di farmi una passeggiata fino alla prossima fermata e prendere l’autobus delle nove e mezza. Passeggiai rilassato sui marciapiedi del centro. Il cielo era nuvolo ma io ero sicuro che , in caso di pioggia , avrei fatto in tempo a infilarmi dentro un negozio o in un bar. Per questo motivo camminavo vicino alle entrate. Una ragazza di nome Alessandra,20 anni, che aveva un bar proprio poco lontano di casa mia, ignara del mio passaggio davanti al suo locale , stanca dopo aver pulito il pavimento, versò l’acqua putrida del suo straccio in strada e (tremenda fatalità) mi prese in pieno. Riuscii a realizzare quello che mi era accaduto solo quando ero già intrappolato sotto la mia camicia.

<< oh scusi ! >> sentii esclamare da Alessandra ma la sua voce si fece sempre più lontana. Imprecai disperato e mi agitai per sfogare la mia rabbia.
Vedendosi scomparire una persona davanti così all’improvviso e ritrovandosi dei vestiti vuoti ai suoi piedi, Alessandra urlò :

<<  Mamma! Corri! Un ragazzo è scomparso all’improvviso e ha lasciato tutti i vestiti qui! >> arrivò la madre di Alessandra e con tremendi boati si fermò sopra i vestiti. Io restai nascosto. << ma che dici? Ti si è spogliato davanti? >> chiese la madre. Alessandra rispose sconcertata :

<< no! è sparito… è come se si fosse rimpicciolito…magari è li tra i suoi vestiti! >>
<< Ma chi?! >> chiese la madre alterata. << Mi sembra anche di conoscerlo di vista … Forse era Riccardo! Non ho nemmeno fatto in tempo a vederlo bene in viso che appena l’ho colpito con la secchiata d’acqua è scomparso! >> la madre di Alessandra sbuffò incredula e si chinò per rovistare nei miei pantaloni. Tirò fuori il portafogli dalla tasca posteriore , lo aprì e guardò la mia patente:

<< Si, questo portafogli è di Riccardo! Il nipote di Anna! Abita al palazzo li giù in fondo! >> esclamò la donna. Alessandra insistette :
<< Mamma! Allora si è rimpicciolito! >> << Ma non dire stupidaggini! Adesso chiamo subito la signora Anna e le dico che ha un nipote matto da legare! >> disse la donna, poi scosse il capo e disse : << spogliarsi davanti ad una ragazza in mezzo alla strada! >> e si chinò per raccogliere i miei vestiti. Decisi che quello era il momento buono per uscire allo scoperto e farmi aiutare dalle due, ma in quel momento la donna sollevò la mia camicia e io ruzzolai all’indietro fino a ritrovarmi sdraiato a pancia all’aria sulle dita del piede destro della donna: l’odore era forte , le unghie lunghe smaltate di rosso scuro; indossava dei sandali bassi , infradito e guardando verso l’alto vidi le sue colossali gambe. Alessandra aveva lo sguardo posato su di me e io la guardai di rimando e le feci un cenno con la mano, la ragazza sembrò compiaciuta di avere avuto ragione e disse :

<< Mamma..guarda cos’hai sul piede! >> la donna abbassò lo sguardo e quando mi vide divaricò le dita e le sollevò facendomi scivolare sul dorso del suo piede, per vedermi meglio sollevò il piede e poi esclamò guardandomi con i suoi occhi scuri pesantemente truccati: << Non ci credo! Ma è veramente un uomo? >>
Alessandra allora si chinò e avvicinò il viso a me e al piede della madre :

<< si Mamma , è proprio Riccardo.. e tra parentesi ti puzzano i piedi, quindi direi di levarlo di li! >> Feci un respiro di sollievo. Quel bruto scherzo giocatomi dal destino poteva finire molto peggio. Alessandra mi prese tra indice e pollice , con delicatezza e mi sollevò fino all’altezza dei suoi occhi; era una ragazza molto bella; mora con i capelli ricci , le labbra carnose: aveva belle mani , soffici e curate , e , devo confessare: mi stava facendo un buonissimo effetto. Indossava una maglietta , dei jeans e ai bei piedoni smaltati d’argento degli infradito bianchi (e anche un anellino); insomma , aveva tutte le caratteristiche di una gigantessa perfetta se non fosse stato per il suo accentuato dialetto e il modo di fare un po’ boro. Ero andato spesso al bar da loro e spesso avevo notato quanto fosse piacente Alessandra, aveva un gran bel sedere, adesso dovevo sfruttare al meglio il loro aiuto e perché no .. la sua compagnia. << Guarda quanto è piccolo! >>sussurrò alla madre tenendomi dall’addome in giù tra i suoi polpastrelli. La Madre mi avvicinò il viso e disse:

<< Poverino! Riccardo…come stai? >> io le risposi:
<< è inutile..non riuscite a sentirmi! >> e subito Alessandra eslamò:
<< non ti sentiamo! Sei troppo piccolo! Mamma , come facciamo! >>
<< Sarà spaventatissimo! Sarà meglio chiamare sua zia e farlo venire a prendere! >>

Alessandra ribbatté: << si .. ma che gli dici alla signora Anna ? “Salve, senta ho suo nipote qui al bar , è piccolo come uno scarafaggio e nudo, che fa se lo viene a riprendere?” non ci crederà mai! >> << Ma magari lei lo sa… vero Riccardo? >> disse la madre. Io annuii. A quel punto la donna scattò verso il telefono esclamando: << vedi! >>

Alessandra seguì la madre e si sedette al bancone. Mi posò sulla liscia superficie di legno e mi guardò, facendomi un sorriso. Io Avevo un erezione da fare invidia all’empire state building e non pensai nasconderla, mi sentivo a mio agio. Alessandra l’aveva notata e sembrava divertita. Ad un tratto disse :
<< ti piaccio tanto o ti stai facendo qualche strana fantasia? >> io risposi facendo cenno di “due” con la mano.

Alessandra allora mi avvicinò l’indice della mano, io restai fermo e ben piantato sui piedi mentre lei mi sfiorava con l’unghia il pene, facendomi un piacevolissimo solletico. Salii sul suo polpastrello, a gambe divaricate, appoggiando tutto il mio membro sulla sua canre calda, lei lo mosse lentamente come per massaggiarmi ma caddi. Alessandra allora dissie sottovoce:

<< uffa! Sei troppo piccolo! Ti giuro che te lo leccherei tutto ma così piccolo c’è il rischio che ti mangi! >> a quel punto udimmo la voce della madre :

<< Alessandra ?! ha detto la signora Anna di portarglielo in negozio! Lei non lo puù assolutamente lasciare al momento. Mi ha anche detto di stare tranquille che tanto nel giro di qualche ora torna normale! >> annuimmo tutti e due , poi la donna continuò: << beh?! Che aspetti ! portalo al negozio! >>

Alessandra allora mi riprese tra indice e pollice e mi disse : << spero non ti dispiaccia prendere l’autobus! Io non ho la macchina qui! >>

La madre ci disse mentre uscivamo:

<< se ti sbrighi passa un autobus alla fermata in fondo alla strada tra cinque minuti! >>

Alessandra si avviò abbastanza velocemente verso la fermata, tenendomi nella mano come se fossi un piccolo passeggero, stando attenta a non sbalzarmi troppo.
Da parte mia ero parecchio dispiaciuto. Temevo che non avrei potuto godere di Alessandra e ,quindi, di perdere inesorabilmente quel piccolo momento di estasi che mi veniva concesso quasi sempre quando mi rimpicciolivo( la maggior parte delle volte dalla mia Lorena). Saliti sull’autobus , Alessandra si sedette comodamente e mi posò sulla sedia davanti a lei. Ero abbastanza tranquillo; apparte il conducente e una ragazza di colore seduta più avanti, non c’era nessuno.

L’auto partì, Alessandra accavallò le gambe e guardò fuori del finestrino. Vederla da quella prospettiva, con le ginocchia imponenti davanti a me mi eccitò subito.
Il negozio di mia zia era ad almeno dieci minuti , così cercai di mantenermi tranquillo e Alessandra pure sembrò distrarsi. Ad un tratto, pochi minuti dopo, sentii qualcosa cadere a terra, capii subito che si trattava di un suo infradito; infatti un attimo dopo Alessandra sollevò il suo bel piedone scalzo e lo posò davanti a me, mostrandomi l’avanpiede caronso e le dita rotonde , leggermente sporche.  Vedendomi fissarle il piede Alessandra si divertì a muoverlo un po’ divaricando e chiudendo le dita e avvicinandomele sempre di più fino a quando mi urtò con l’alluce, scivolai un po’ indietro e lei rise. Posò tutto il piede sul mio sedile e poi ci mise anche l’altro. Mi ritrovai con quelle immense estremità posate davanti che si muovevano in maniera sensuale, Alessandra mi invitò anche ad avvicinarmici:
<< su, non essere timido! >> disse: << avvicinati e baciami le dita! >> io allora iniziai ad adorarla, baciando, leccando e infilandomi tra ogni dito. Alessandra era divertita e anche abbastanza eccitata , a giudicare dalla sua mano tra le gambe.

Nessuno di noi due, però aveva fatto caso alla ragazza di colore seduta davanti a noi. Lei, quando sentì Alessandra dirmi di baciarle le dita si voltò e vide tutto.
Quando io e Alessandra alzammo lo sguardo lei stava ancora girata a guardarci , interessata e sorridente:

<< Ma come fa ad essere così piccolo! >> chiese subito ad Alessandra, come se io non fossi in grado di darle una risposta.

Alessandra levò subito i piedi da sopra di me e si rimise le infradito, confusa e colta di sorpresa rispsose: << è … mio fratello! >>

La ragazza annuì poco convinta , poi disse : << posso vederlo da vicinino? >>
Alessandra rispose : << si, basta che non lo prendi che potresti fargli male! >>
Allora lei rispose: << beh, gli farei certo meno male di un tuo piede sopra! Ma non ti preoccupare…non lo prendo, voglio solo vederlo bene … mi sembra di conoscerlo! >>

Fu allora, quando la ragazza di colore mi avvicinò di più il viso che la riconobbi :

era Roberta! Una compagna di università di Lorena. Sentii un brivido salirmi sulla schiena e indietreggiai tradendo la mia coscienza sporca: << bene! Ciao Riccardo! >>disse Roberta spalancando il suo enorme sorriso davanti a me. << Lorena mi aveva detto che eri un po’ giù per questa tua “nuova situazione”.. eppure a me sembra che tu sia molto felice di fare da schiavetto a questa qui! >> iniziai ad urlarle :

<< non lo dire a Lorena, ti prego! Mi ha costretto lei! >> Roberta non mi sentì e perplessa disse ad Alessandra :<< guarda, non lo capisco molto bene… ma credo che mi stia implorando di non dire nulla a Lorena e che ti stia incolpando di qualcosa! >> Alessandra mi guardò e sembrò divenire complice di Roberta.
<< dove lo portavi? >> chiese poi Roberta e Alessandra rispose : << lo portavo da sua zia in negozio, sta mattina c’è stato un piccolo incidente fuori del mio bar e grazie a Dio lo abbiamo trovato e abbiamo chiamato la signora Anna. >> Roberta allora mi avvicinò l’enomre mano e mi prese tra indice e pollice; mi avvicinò al viso e disse :

<< ce lo porto io! >>

Alessandra allora rispose:

<< No , guarda, non ti conosco per niente, per me potresti essere una perfetta estranea! >>

Roberta allora mi strinse nel pungo e rispose :

<< se vuoi chiamo la signora Anna e ti ci faccio parlare, chieidle chi è Roberta Milo! Sono sempre a fare compere nel suo negozio e sa che sono la migliore amica della ragazza di questo stronzetto! >>

Alessandra esitò e Roberta continuò, sta volta posandomi a terra e iniziando a rovistare nella borsa:

<< Anzi, la chiamo io e le dico che porto suo nipote da Lorena a dare delle dovute spiegazioni! >> ecco…ero di nuovo all’inferno… l’estasi era di nuovo terrore, e sta volta temevo la vendetta. Comunque da li per terra vedevo Roberta innalzarsi sopra di me , enorme, era sicuramente la più enorme gigantessa con cui mi ero mai confrontato. Il suo corpo statuario, la sua altezza 1.80, per non parlare dei suoi piedi 44 infilati in due sabot neri aperti con il tacco alto , mi annichiliva completamente e sta volta tutta la mia vita era nelle sue mani. Mentre parlava al telefono l’autista frenò un po’ bruscamente , così io ruzzolai in avanti e andai a sbattere alle dita sei suoi piedi, smaltate di rosso. Rialzandomi guardai sotto la gonna (fu istintivo) e vidi un bel tanga nero circondato ,davanti, da peli folti del medesimo colore. Il commento di Roberta fu fulmineo:

<< guarda che porco! >> e mi scalciò via con forza, come se fossi una fastidiosa formica che cercava di arrampicarsi sui suoi enromi piedi. Ruzzolai fino al piede di Alessandra e mi rimisi in piedi appoggiandomi al suo alluce. Ero dolorante e mi tremavano le gambe. Alessandra mi guardava dall’alto senza fare niente, con la stessa indifferenza con cui si osserva un insetto che cammina su un marciapiede.

Le feci cenno di aiutarmi e di prendermi lei ma Roberta riattaccò il telefono e disse :

<< tutto sistemato, lo porto all’università, da Lorena. Tu puoi tornare al bar! >>

Alessandra , stessata esclamò: << guarda, fai come ti pare io me ne tiro fuori! >>

Roberta allora guardò fuori dal finestrino e disse : << questa è la mia fermata! >> si chinò e mi avvicinò la mano per prendermi. Io allora corsi a nascondermi dietro i talloni di Alessandra, che restò ferma. Roberta, china e sempre più inervosita era praticamente protstrata ai piedi di Alessandra ed infilò la mano tra di essi, tastando il pavimento per trovarmi, quando la mano mi fu vicina corsi in avanti e mi strinsi con tutte le mie forze al quinto dito di Alessandra. Roberta, impietosa mi afferrò per le gambe e mi sollevò. Mi guardò un po’ penzolare dalla sua mano e poi disse : << Patetico! >> Poi mi scaraventò nella sua borsetta. << Vaffanculoo! Stronza! >> iniziai ad urlare nella borsa che sobbalzava di qua e di là a causa del bel fianco di Roberta. Poi urlai di nuovo: << vaffanculoo pure te ! >> ed era diretto ad Alessandra che mi aveva fatto portare via.

Bramai di starmene accovacciato sotto la cassa , ai piedi di mia zia, al sicuro e lontanod da quell’arpia. In oltre pensavo alla probabile reazione di Lorena … e non ero tranquillo. Pochi minuti dopo la chiusura lampo della borsetta si aprì, le dita di Roberta mi cinsero e mi ritrovai su un grande tavolo da studio in un aula silenziosa. Mi guardai intorno e vidi Lorena seduta davanti a me , sorpresa:

<< ma! Roberta! Dove ? .. come? >> ferfugliò confusa la mia dolce Lorena. Roberta stava per cominciare con il suo racconto quando Lorena mi si avvicinò e mi chiese : << che ti è successo piccolino?...oh, grazie di averlo aiutato Roberta! >> Lorena mi sorrise e sembrò felice di avermi li con lei. Sperai fortemente che Roberta avesse pietà, ma ecco che disse:

<< Veramente… >> fu di nuovo interrotta da Lorena che guardandomi bene mi vide un grosso livido sul fianco ed esclamò:

<< oh mio Dio! Come te lo sei fatto quello? >> io prontamente indicai Roberta, Lorena la guardò con astio ma Roberta ribatté protnamente:

<< Non gli credere Lorena, sta mattina l’ho trovato sull’autobus che prendo per venire all’università intento a leccare i piedi ,sporchi tra l’altro, di una ragazzina che dice di avere il bar sotto casa vostra! È lei ad avergli fatto il livido..e credo che a lui non sia dispiaciuto! >> << Che stronza bugiarda! >> esclamai io tutto rosso in viso.

Lorena spostò il suo sguardo pieno di astio verso di me e mi chiese : << è vero? >> io risposi di no.

<< Non gli credere.. a me sembrava giusto avvisarti , sai che ti voglio bene. >> e così dicendo si alzò e se ne andò via, assumendo , agli occhi di Lorena un comportamento corretto e leale. Imprecai di nuovo , tra me e me , conscio che se pre caso Roberta avesse continuato a versare acqua al suo mulino si sarbbe potuta rivelare per la stronza che era in realtà. Lorena aveva gli occhi arrossati e mi guardava molto incavolata. Stava per piangere. Io mi avvicinai alla sua mano , per confortarla e dirle che si trattava di un mare di cazzate, ma lei la scostò e mi disse :

<< Stai lontano. Dobbiamo parlare un po’ e mi devi spiegare tutto. Adesso non puoi quindi aspettiamo che diventi più grande. Lasciami studiare. >>

Restai ad aspettare mentre Lorena leggeva il suo lirbo con aria distaccate e superiore. Mi sentivo malissimo, ero triste, depresso, e avevo una gran voglia di piangere. Avrei voluto dire a Lorena che la amavo tantissimo e di dirle tutta la verità. Fu quello che feci non appena raggiunsi i sei centimetri.
Erano le undici e mezza.

<< Lorena… >> lei alzò gli occhi e mi guardò. Capii che riusciva a sentirmi e così cominciai:

<< io ti amo tantissimo ed è per questo che voglio dirti tutta la verità, quindi , ti prego…ascoltami: Sta mattina non avevo la macchina , come tu sai, e stavo andando alla fermata per venire all’università, bhe, non ci credereai ma Alessandra, la figlia della barista che lavora vicino casa mia, mi ha involontariamente tirato addosso una secchiata d’acqua. Sono diventato piccolissimo e fortunatamente le due mi hanno aiutato, hanno chiamato mia zia e Alessandra mi stava riportando in negozio. Sull’autobus , però mi ha messo sul sedile davanti a lei e mi ha posato i piedi davanti. Tu sai come sono fatto, lei si è divertita a stuzzicarmi e io glieli ho baciati. >>
Lorena sbuffò.

<< … ma ti giuro.. >> continuai io con la voce tremolante:

<< che non ci sono altri piedi che vorrei baciare, nessun altra donna che vorrei adorare…nessuna che amo tanto come te. non posso fare nient’altro , in questa situazione , che essere sincero…quindi adesso decidi tu se perdonarmi o no. >>

Continua…


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