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Prede umane.

Parte IV inviata da ARGO e caricata in data 09/Maggio/2005 00:49:27


Mi distesi sul tovagliolo preso dai pensieri che si susseguivano senza senso. Ero parzialmente sotto shock e ancora non mi rendevo pienamente conto di quello che era avvenuto. Ero diventato il giochetto di una ragazzina che mi comandava sotto i suoi piedi, come il più insignificante degli esseri. Piangevo a dirotto per dare un minimo di sfogo alla mente che non voleva accettare tutto ciò. Ed ora ero solo, al buio, in un contenitore di plastica. Cercavo di dormire ma era quasi impossibile, soltanto lo stress e la stanchezza, oltre al corpo indebolito, mi permisero di riposare qualche ora dopo.

Katia saliva di sopra ancora estasiata dall’ accaduto di pochi minuti prima. Ad ogni passo rimuginava su come si sarebbe potuta divertire adesso con qualche povero malcapitato. Intanto si ricordava di qualcuno che aveva conservato per le amiche ed altri per scopi diversi. La scelta varia su quattro o cinque di loro, allora domani ne dovrò catturare altri, pensava. Appena si aprì la porta qualcuno si alzò di scatto spaventato, altri continuarono a riposare senza accorgersi di niente. Quando Katia accese la luce puntò subito lo sguardo sull’uomo che aveva isolato poche ore prima.
Sorrideva nel vederlo terrorizzato. Si abbassò leggermente e gli disse:”Ora tu verrai con me e vediamo se qualcun altro ti farà compagnia”. Si alzò ed iniziò a spostarsi verso le altre scatole. Intanto tutti ormai erano svegli e sentendo quelle parole vi fu uno sconcerto generale. Tranne forse i nuovi arrivati ( che probabilmente erano stati avvisati dagli altri della situazione in cui erano ), tutti sapevano di andare quasi sicuramente incontro alla morte. Tutti vedevano i loro compagni uscire con la gigantessa e non tornare più.
Tutti avevano dovuto fare l’assurdo giuramento di immolare la vita per lei o qualche altra pazza assassina gigante. Pregavano che la decisione di Katia non fosse su di loro.

Katia si diresse verso i nuovi catturati. Avvicinandosi alla scatola disse:”Stavo pensando che uno di voi può andar bene. Non sapete ciò che vi aspetta e quindi il vostro panico sarà maggiore…….mmmmmhh!!….già immagino le vostre suppliche,ah! ah! ah!” I tre che erano nella scatola raggiunta da Katia erano sconvolti. La sua figura si innalzava maestosa su di loro che indietreggiarono verso il fondo della scatola cercando un impossibile tentativo di fuga. Uno di loro iniziò a gridare furiosamente quando fu raggiunto dalla mano di Katia che rideva sadicamente. Lo sollevò fino ai suoi occhi e, dopo averlo fissato un paio di secondi disse: “ Sì,tu sembri adatto!” Poi andò verso l’altra scatola e vi ci buttò dentro l’ometto, che rotolò addosso all’ altro. Prese la scatola e la portò con se senza dire più niente. Riecheggiavano lontane solamente le grida dei due malcapitati.
Se ne andò in camera e depose la scatola sul letto. Osservò i due un attimo e già stava tornando la frenetica eccitazione di prima nel vedere quei due in balia di lei. Disse ai due sorridendo:” Bene, ora giocheremo un po’!” Ed uno dei due:” Mia dea!!! La prego, ci lasci stare!!! Abbi pietà !!”

Lei che si stava spogliando, ribadì:” Oh, come siete patetici! Voglio solo divertirmi un po’! E poi…..io sono la vostra padrona…l’avete già dimenticato?….mmmmhh!!….vorrà dire che ci vuole una lezioncina per rinfrescarvi la memoria!!” Mentre diceva questo, aveva oramai soltanto sleep e reggiseno addosso e si stava sfiorando un po’ dappertutto. Qualsiasi cosa dicessero i due ometti, lei glielo girava contro e questa onnipotenza nei loro confronti la faceva impazzire. Katia alzò la gamba destra in alto fino a portare il suo piede sopra la scatola. I due videro spuntare all’improvviso quell’enorme figura e scapparono ai lati della scatola. Poi lentamente Katia lo poggiò all’interno e il peso fece traballare tutta la scatola che era su un materasso. L’ estremità dell’arto di Katia copriva in lunghezza quasi tutto lo scatolo, lasciando solo poco spazio ai lati. I due ometti erano fermi alle pareti della confezione e Katia li fissava mentre anche il suo piede era fermo. Poi si abbassò verso la scatola. Appoggiò il gomito sinistro sul ginocchio della gamba sollevata e con la mano sinistra si teneva il mento. Una volta appoggiata,il suo peso fece sprofondare ancora di più la scatola nel materasso. Il brusco movimento fece perdere l’equilibrio ad un degli ometti che andò a sbattere sul lato del piede. Subito si rialzò e indietreggiò, come se quel piede fermo potesse fargli chissà cosa. Mia sorella sorrideva a tutto ciò. I due ometti vedevano sconvolti in alto la gamba di Katia fino al ginocchio, poi spuntare il braccio e poi la sua testa che li osservava con qualche chioma dei capelli che arrivava al ginocchio. Allora mia sorella:”Inginocchiatevi!”

I due, per qualche attimo frastornati, eseguirono tempestivamente l’ordine. Mia sorella continuò:” Bene, ora…..- si girò un attimo solo col busto in una piccola torsione e prese qualcosa sul comò di fianco a lei. Era un piccolo straccio come quello che aveva dato a me per i suoi stivali. Lo fece in due parti e lo buttò nella scatola e continuò -…..lucidatemi le unghie….mmmmhh!…..e fatelo bene!!”
I due trasalirono, ma senza farselo ripetere andarono a prendersi la loro pezza. Uno dovette arrampicarsi sul collo del piede poiché uno dei due stracci si era fermato quasi sulla caviglia. Iniziarono a strofinare in modo spasmodico sulle unghie, sperando che lei li lasciasse poi in pace, ma non era così. Infatti Katia muoveva costantemente le dita del piede. Lo faceva leggermente e molto delicatamente ma era quel poco che bastava per sollevare o far cadere quei minuscoli corpi con cui lei giocava. La cosa la divertiva molto e lei continuava a toccarsi sempre più freneticamente fino a che disse :” Mmmmmhh!!…va bene così,…….vorrei…oooohh!….vorrei farvi lucidare anche l’altro piede, ma ora dovete fare dell’altro….mmmmhh!!” Così tolse improvvisamente il piede facendo rotolare i due nella scatola. Si sedette a gambe divaricate sul letto e, allungando le mani, prese i due dalla scatola e li poggiò tra le sue gambe a pochi metri ( per gli ometti ) dalla sua vagina. In un attimo si ritrovarono circondati dalle immense gambe della gigantessa e di fronte a loro avevano la mutandine della loro padrona che li osservava dall’alto. Lei si infilò un dito in bocca e lo succhiava lentamente, mentre pensava con chi dei due iniziare. Con l’altra mano si trastullava la vagina e gemeva così di piacere. I due preoccupati la guardavano ad occhi sgranati. Ad un certo punto si rivolse a loro: “Suuuu!!!……mmmmh!….spogliatevi!!!” I due frastornati non reagivano a quell’assurda situazione e lei insistette:”Vi ho dato un ordine….oooohh!!….forza, ubbidite, o….mmmmhh!!!…o volete che vi spezzi in due….aaaahh!!!” Così i due si tolsero i vestiti in fretta e furia, rimanendo con sleep e calzini, timorosi di ciò che potesse farle la ragazza. Lei, non vedendoli completamente nudi, si irritò leggermente poiché non voleva aspettare. Si tolse il dito dalla bocca, allungò la mano verso uno dei due e lo strinse violentemente in quella morsa. L’ometto gridava per il dolore, poiché gli  avrà incrinato qualche costola e non riusciva nemmeno a respirare. Lo portò verso il suo volto e gli disse a voce alta:”Che fate, mi prendete per il culo? Avanti, spogliatevi, sto perdendo la pazienza piccoli stronzetti!!”
Poi lo lanciò vicino all’altro ometto, facendogli fare un bel volo che, per fortuna, non è stato mortale poiché la superficie era un materasso. Non che per loro fosse uguale a quello di dimensioni normali, ma ha pur sempre attutito il colpo. Comunque l’ometto emise un grido di sofferenza all’impatto, poiché era stato strapazzato dalla gigantessa. Intanto l’altro si era già spogliato. L’ometto dolorante respirava a fatica e non riusciva quasi ad alzarsi. Intanto Katia portò le sue mani all’elastico degli sleep e, sollevando le gambe, se li sfilò con disinvoltura. Teneva il suo intimo nella mano sinistra e sorridendo lo fece cadere sull’ometto disteso sofferente. L’altro osservava spaventato. La mutandina ricopriva totalmente l’omino che lì sotto si agitava per cercare di toglierlo e voleva gridare a Katia di smetterla, ma non ne aveva la forza.

Intanto con una mano afferrò l’altro, che spaventato iniziò a gridare. Katia lo distese con l’altra mano sul palmo e con l’ indice, osservandolo attentamente, iniziò a sfiorarlo e a tastarlo dappertutto. All’inizio il poveretto, spaventato, si dibatteva per evitare le sue gigantesche dita. Poi si accorse che non serviva a niente e non reagì più. Ma la paura non se ne andava perché sapeva che un movimento di lei lo avrebbe potuto uccidere come se niente fosse. Osservava quelle unghie lucide che lo sfioravano e che per lui erano delle possibili ghigliottine. Sapeva che una piccola pressione delle sue dita lo avrebbero stritolato. Ma Katia non ci andava pesante. Le piaceva sentire quel corpo inerme tra le sue mani, nelle quali sentiva scorrere tutto il suo potere. Gli allargò le gambe e iniziò a tastargli il pene dicendo:” Mmmmhh!!….che ne dici di svegliarlo?…non puoi non essere eccitato di fronte alla tua dea!…io invece sììì!!…..ooohh!!….ed ora mi soddisferai!” L’omino ribattè: “Che…….che cosa sta dicendo….mia dea…….la prego, mi lasci andare….mi sta facendo male!….aiuto!!”

Katia iniziò ad essere più insistente nei suoi colpi. L’ometto si dibatteva inutilmente, mentre l’altro si stava lentamente muovendo cercando di uscire da sotto gli sleep. Le sue costole massacrate però glielo impedivano e Katia osservava divertita finchè, vedendo sbucare un braccio, alzò il piede destro e lo andò a poggiare sulla mutandine. L’ometto sentì un enorme peso improvviso che gli impediva di muoversi e la leggera pressione di Katia gli procurava un male atroce al costato. Così, mentre lei si eccitava sempre più nel setire i due soffrire, insistette col suo piede, strofinandolo sull’ometto che gridava disperatamente. Poi scostò un attimo il piede e, sempre con esso, agganciò la mutandine e la buttò ai piedi del letto. Intanto poggiò l’altro ometto di fronte alla vagina  e, sempre tastandolo, gli disse:”….mmmmmhhh!!!….su, dai…..ooohh!!!….leccamela,…..oooohh!! ti ci voglio sentire dentro!!” L’ometto allora tentò di scappare in preda al panico, trovandosi di fronte quella figa più grande di lui. Ma Katia gli sbarrò la strada. Gli mise il suo piede sinistro davanti, poi sollevandolo, prese l’ometto alla testa tra l’alluce e l’altro dito e lo sollevò. Le grida dell’ometto la facevano gioire ripetutamente e lei lo lasciò cadere di fronte alla sua vagina dicendo:”Ooooohhh!!….forse…..mmmmhh!!….forse non ci siamo capiti!…..mi sa che ti devo uccidere per la ……ooohh!!….tua …disobbedienza, ma ti do un’altra…..mmmmhh!!….possibilità!” Così lei lentamente si alzò dal letto, prese l’altro ometto e lo mise a terra. Poi andò ad aprire la porta della camera, tornò verso l’ometto e abbassandosi gli disse:” Scappa, muoviti!” L’ometto dolorante non riusciva a capire, gli sembrava tutto così assurdo. Trascinandosi si dirigeva lentamente verso la porta, che per lui doveva essere ad un’ottantina di metri. Katia tornò a distendersi sul letto sempre con l’altro omin tra le mani e gli disse in tono molto sdolcinato:”……mmmmhh!!…..Ora voglio che tu sia eccitato alla nuda presenza della tua bellissima dea, altrimenti……farò sesso con te a modo mio!”
L’ometto spaventato voleva che la smettesse, ripeteva che lui non capiva, ma Katia fece finta di niente. Si girò e si distese a pancia in giù, poi distese l’ometto di fronte a lei e, mettendosi con la testa sulle sue braccia incrociate, ordinò all’ometto:” Mmmmm!!….guarda il tuo amichetto, sta cercando di fuggire…..oooohhh!!!….ora tu ti masturberai di fronte a me. Se avrai un orgasmo prima che lui superi la porta ti salverai, altrimenti farai un giretto nella mia passera…..mmmmhh!!….e non sarà piacevole, almeno per te! Ah, ah, ah, ah!” Rise a squarciagola divertita dalla situazione, mentre l’ometto guardava lontano l’altro che si trascinava sul pavimento e che si spostava molto lentamente. Poi pensò tra sè e sé: ”Sì, posso farlo, tanto che può capitarmi di peggio! Lei è anche una bella ragazza, se mi concentro……” E mentre pensava questo aveva già il suo membro nella mano e Katia lo provocava:” Su….mmmmhh!….fammi vedere il tuo grosso gingillo dai……mmmmhhh!!”

Ma per l’ometto era più difficile di come pensava. La situazione anomala, il compagno sofferente, il viso enrme che aveva di fronte e che non gli ispirava fiducia. Oltretutto sapeva che se non fosse “venuto”in tempo ne avrebbe rimesso cara la pelle e questo gli metteva una certa fretta. Iniziò a sudare nervoso mentre osservava ogni tanto l’altro che si avvicinava alla porta. Katia decise di dargli una mano poiché notava che non succedeva niente. Allungò la mano verso di lui, lo distese e gli afferrò il pene tra pollice ed indice con una certa difficoltà. Cercando di essere il più delicata possibile, glielo sollevava e abbassava metodicamente, ma nonostante tutto l’ometto subiva duri colpi in quella parte così delicata e non aveva nemmeno l’erezione. Katia gemeva e taceva dando languide occhiate all’ometto disteso che così iniziò ad eccitarsi. Ma quando si voltò entrò nel panico perché l’altro, se pur a fatica, aveva superato la porta e stava scomparendo sul pianerottolo. Non tardò ad accorgersene la gigantessa che, tempestivamente, aggiunse all’omino:” Beh, nemmeno così ti ecciti…..mmmmhhh!!…io invece sìììì!!…..non è che sei frocio?……oooohh!!!….comunque sia, ora faccio a modo mio!!”
Katia si risedette allargando le gambe e disse:”…Ora leccala…mmmmhhh!!…e strofinala tutta….voglio impazzire!!” L’ometto non riusciva nemmeno a muoversi e non si rese conto che Katia, impaziente, l’aveva già afferrato con una certa violenza ed ora lo pressava su quell’enorme vagina. Cercò allora di gridare, ma era difficile anche quello. Poi lo lasciò riprendere fiato, e cadde secco a terra.Dopo pochi secondi Katia lo riprese e lo spinse di nuovo verso quella fenditura gigantesca, ma stavolta la pressione delle sue dita era diversa. Katia lo voleva dentro.Quando l’ometto si trovava già inglobato con la testa, le sue grida erano sommesse, perché ora gridava dentro la sua padrona. Katia stava per avere un orgasmo e disse all’ometto soddisfatta:”…mmmmhh!!…oooohh!!….cos’è, non ti piace?….ooooohhh!!!…ti avevo detto che avrei fatto a modo mio!!!…mmmmhhh!!…..ora entra e fai silenzio, schiavo!!….mmmmmhhh!!…” Così dicendo lo spinse sempre di più all’ interno, le piccole gambine si dibattevano contro le enormi dita di lei, ma lentamente scivolava sempre più dentro, finchè non uscivano solamente le caviglie . Katia lo afferrò per una di esse per evitare che  entrasse completamente. Poi cominciò a spostarlo con leggeri movimenti avanti e dietro nella sua vagina e l’ometto non si agitava più. Ormai era pieno dei suoi fluidi, distrutto e sconvolto e non riusciva più a respirare.

Alla fine lei soddisfatta lo sfilò ed era inzuppato fradicio dalla testa ai piedi. Infatti Katia aveva bagnato anche il lenzuolo sottostante. Poi si alzò con l’ometto che non dava segni di vita e si diresse verso il bagno. Entrò con una certa fretta poiché aveva anche dei bisogni da fare. Sedutasi sul water poggiò l’ometto a terra. Era disteso immobile davanti a lei che, senza un briciolo di pietà, lo strofinava leggermente con i suoi piedi come per massaggiarseli. Infatti le percorrevano addosso ancora dei brividi per l’eccitazione avuta e si stava così rilassando mentre era seduta sul cesso! Per lei quello era proprio uno zerbino. Ma il massimo della sorpresa la colse quando sentì muoversi leggermente e gridare quell’ometto tra le dita dei piedi. Evidentemente non era morto ma svenuto in stato di shock! Passato qualche secondo e riavutosi leggermente dal trauma, quel poco che basta per rendersi conto di cosa stava accadendo, si mise d’istinto a correre lontano da lei, altrettanto sorpresa. Infatti la sua presa era leggerissima anzi, quasi inesistente, era perdipiù un gioco di contatto di pelle. Questo permise al poveretto di allontanarsi da lei velocemente anche se un po’ zoppicante, problema dovuto alla recente avventura  dalla quale ne è miracolosamente uscito vivo e quasi integro ( di certo non mentalmente ). La cosa piacque molto a Katia che, noncurante della fuga dell’omino, disse quasi tra sè e sé:”Beh, però, è resistente il topolino, ma non preoccuparti, la gatta ora viene a cacciarti e dopo toccherà anche all’ altro.!…..Spero per voi che vi siate nascosti bene!”. Si capisce che si divertiva molto nel giocare a fare la predatrice. Ed ecco spiegato perché prima aveva fatto scappare con assoluta tranquillità l’altro!

Così rimase a terminare i suoi bisogni come se niente fosse e dopo un paio di minuti decise di iniziare la caccia. Pronunciò a voce alta un :” Sto arrivandooo!” .Questo per prenderli in giro, sapendo che erano terrorizzati e a lei non poteva far altro che piacere. Aveva dato una buona possibilità di nascondersi ai due poiché aveva lasciato sia la porta del bagno che quella della camera aperte precedentemente e durante i suoi bisogni. Si recò tranquillamente in camera per metter le ciabatte dato che era scalza e non guardava nemmeno a terra, come se in realtà non stesse cercando niente. Poi uscì chiudendo la porta e andò subito a chiudere anche quella del bagno. Questo perché non avrebbe permesso i due di spostarsi da una stanza all’altra ed anche perché sapeva più o meno dove cercare. Infatti il primo ometto era uscito dalla camera quindi quasi sicuramente non era lì, anche perché quando era in bagno, dato che la porta era aperta e dalla sua visuale vedeva anche l’ingresso della camera, l’avrebbe sicuramente scorto. In bagno non poteva essere perché quando vi si era recata non lo aveva visto e lì non è che ci siano molti possibili nascondigli. La porta dell’altra camera di fianco alla sua era stata sempre chiusa e quindi era da scartare. Ultima ed unica possibilità erano le scale che da un lato portavano in soffitta e da un altro al piano inferiore dove erano sala e cucina. Il suo quindi era un pensiero ragionato e cinico da calcolatore. Quindi dato che l’ometto non avrebbe mai potuto salire per la soffitta ( ogni gradino per lui doveva essere alto almeno tre metri ), poteva solamente saltarli scendendo verso il salotto e lì forse si sarebbe nascosto per bene. Alla fine del suo ragionamento sorrise sadica e si avviò a discendere le scale dove non vide niente. Andava con una certa fretta poiché non aveva voglia di far durare la caccia tantissimo. Scrutò velocemente la sala ma non vide niente di insolito. Iniziò a guardare sotto il tavolo e la poltrona senza successo. Ma all’improvviso le venne un lampo di genio. Si ricordò che l’ometto era messo male, strisciava, e che quindi forse non era nemmeno arrivato di sotto perché in quelle condizioni saltare quei gradini per lui era quasi impossibile. Così tornò verso le scale e giunta al primo gradino si chinò leggermente, scrutando negli angoli. Iniziò a salirli tutti senza trovare niente e stava credendo di aver avuto una cattiva idea quando, sotto il penultimo scalino lo trovò disteso sofferente. Era talmente malconcio che era riuscito a saltare solamente due gradini! L’ometto emise gemiti di terrore quando vide l’immensa ombra di lei oscurargli l’ambiente circostante, quando vide la sua enorme mano avvicinarsi e l’indice di essa che andò a tastarlo sul torace. Le costole rotte tornarono così a farsi sentire e le sue grida ora erano davvero strazianti. Poteva solamente udire la voce della torturatrice che gli disse:”….mmmhh….pensavo che avessi fatto più strada….evidentemente ci sono andata un po’ pesante…e tu sotto il bordo del gradino mi avevi quasi ingannato, non ti avevo mica visto sai ? Che incosciente, avrei potuto schiacciarti, ah, ah, ah, ah!!!”Così se la rideva prendendolo anche in giro. Poi lo afferrò, lo sollevo e se ne andò in bagno. Dopo averlo depositato sul bordo della tazza si abbassò e gli ripetette con tono pacato: Beh, visto che oramai le tue ossa sono mezze rotte, completiamo l’opera!” L’ometto gli gridava contro di lasciarlo stare, di smetterla e non capiva ora che intenzioni avesse. Ma lei noncurante delle sue suppliche gli depose l’indice della mano destra di nuovo sul torace,premendo leggermente. L’omino dibatteva le gambe dal dolore cercando di liberarsi, quando lei, con la lu cidatissima e lunga unghia lo penetrò nel ventre quel tanto che bastava per vedere una sottile riga di sangue sull’unghia. Poi la allontanò, la portò alla bocca e tirando fuori la lingua pulì l’unghia succhiando quel po’ di sangue. L’ometto era allo stremo delle forze e per il dolore non gridava nemmeno. Katia lo guardò sorridente egli disse:”…mmmhh…no, non vale la pena mangiarti, non sei per niente saporito…….anzi fai proprio schifo. E così dicendo lo afferrò di nuovo con la mano destra cingendogli quasi interamente il corpo e iniziò a serrare la presa sempre più forte. L’omino esalava i suoi ultimi gemiti e sussulti quando si poteva solo udire il leggero scricchiolio delle ossa e del sangue si intravedeva tra le sue dita.

Era ridotto ad un ammasso di carne quando Katia mollò la presa e lo lasciò cadere nel water. Poi tirò lo sciacquone  e si lavò le mani in silenzio come se niente era successo. Infine disse uscendo dal bagno:” Ora tocca all’altro”. Seguendo più o meno il filo logico di prima si accorse che l’ometto era nella sua camera ed entrò chiudendo dietro di sé la porta. Osservò subito il pavimento pensando che fosse sotto qualcosa a ripararsi e lei, con fare sadico, si distese sul pavimento e mentre lo sbeffeggiava dicendo cose tipo:”yuuuhh!!……bel bocconcino, dove sei!!!” Iniziò a “strisciare” per la camera guardando di volta in volta sotto qualsiasi cosa. Ma la ricerca durò un buon quarto d’ora senza esito positivo. Dopo aver osservato dappertutto decise di alzarsi e rimase un po’ perplessa. Dopo essersi strofinata con le mani per pulirsi, dato che anche se il pavimento era pulito comunque si era impolverata un po’, iniziò ad osservare per bene il mobilio. I cassetti dei mobili erano chiusi, l’unico posto su cui arrampicarsi erano le lenzuola del letto che scendevano fino a terra. Ma era improbabile dato che l’avrebbe sicuramente scorto sul letto e se così non fosse lo avrebbe distrutto distendendosi. Sarebbe poco intelligente, anche per un verme insignificante come loro, pensò. Poi notò una cosa: le tende della finestra scendevano fino a sfiorare il pavimento e la finestra era aperta dato il caldo. Così si avvicinò ma senza notare niente. Poi sollevò le persiane e, sporgendosi, trovò l’ometto nell’angolino sul davanzale esterno sotto la finestra. Aveva ben pensato di nascondersi lì piuttosto che sotto i mobili che erano scontati come nascondiglio e poi, una volta che lei fosse uscita, trovare un nascondiglio buono e, più in avanti, un eventuale via di fuga.Ma adesso sapeva che era impossibile e si sentì perduto quando le lunghe dite di lei lo arpionarono per le gambe e, ritrovandosi bruscamente a testa in giù, fu riportato all’interno. Katia se la rideva a scena aperta, lo poggiò sul letto e, sedendosi, gli disse:”….credevi di ingannare la tua dea? Questa è un’offesa alla mia intelligenza. Comunque sei stato bravo, quasi mi fregavi. Però sei pericoloso e non posso lasciarti vivere!” L’ometto sconvolto gli chiedeva pietà, quando lei si distese a pancia in giù ed era col suo viso sopra di lui. L’ometto d’istinto si trascinava all’indietro per allontanarsi da lei, ma Katia gli sorrideva divertita egli disse:”….mmmhh!…cos’è, paura di morire?…..non preoccuparti, sarò veloce!” E mentre diceva ciò si passava la lingua sulle labbra. L’ometto capite le intenzioni di Katia, preferiva una morte diversa e, alzandosi di scatto, si lanciò verso il bordo del letto e si buttò di sotto, un volo di almeno 6-7 metri. Katia rimase sbalordita, di seguito incazzata, e quando si alzò per vedere, l’ometto era in una pozza di sangue a terra. Iniziò ad imprecare ora in preda ai nervi perché si sentiva derisa dall’accaduto ed ora doveva anche pulire il pavimento. Decise di non pensarci più, tanto ormai era notte inoltrata ed il giorno dopo si sarebbe divertita più di oggi. Andò a prendere il necessario e diede una sistemata in camera. Dopodichè andò a dormire sapendo che l’indomani sarebbero venute delle amiche con altri ometti e strumenti di tortura, e lì c’era da divertirsi.

Continua...


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