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L'ambizione di un ladro

Parte IV inviata da Jryan^ e caricata in data 15/Febbraio/2003 20:57:33


Daniela legò i suoi lunghi capellibiondi dietro la nuca e si sistemò gli occhiali da sole ,sporchi di salsedine, sul naso. Il sole stava tramontando e alporto di Ostia centinaia di persone si accalcavano sui moli .Daniela fu la prima a scendere dall'aliscafo, tenendo stretta lasua valigia e procedendo con passo spedito verso la sua auto ,parcheggiata poco lontana. Salita in macchina, assetata, si scolòuna bottiglietta d'acqua minerale appena comprata, poi , messa inmoto la mercedes, si sfilò i sandali per guidare con maggiorecomodità e con una brusca accelerazione partì e si allontanòdal porto. Il sole scompariva sul mare lasciando che il buiodella notte conquistasse ogni angolo del cielo. La bella ladraguidava ad alta velocità fumando una sigaretta e ascoltandodalla radio della musica leggera che si contrapponeva al suoanimo in subbuglio; era piena d'ansia e non faceva altro chepensare a Marco. Seppure ,Daniela, non potesse nascondere a sestessa la sua preoccupazione, nella sua mente si delineava unpiano perfetto che lei era sicura di poter attuare al meglio; perquesto il suo bel piede scalzo spingeva deciso sull'acceleratore:<< Mi bastano due giorni.due giorni..:>> si ripeteva,mentre l'asfalto sfrecciava veloce sotto la sua auto.

Giunse nella villa della contessa De Loria notte fonda; parcheggiò la macchina in fondo alla strada ,nascosta da alcuni cipressi e , infilatasi i sandali, si avviòsilenziosa verso il cancello. Entrare non sarebbe dovuto essereun problema, infatti, raggiunto il cancello le bastò estrarre illaser e rimpicciolirsi per passare in tutta comodità. Tra l'altaerba del giardino la piccolissima Daniela osservò attentamentele finestre della villa , notando che solo quella delle cucine equella della stanza da letto erano ancora accese. Il prato dellavilla sembrava a Daniela una immensa foresta , sospirò abbattutapensando:<< Mio Dio.. povero Marco!>> e puntandosi dinuovo il laser addosso tornò normale. Corse verso una finestrache il maggior d'omo della contessa si era dimenticato dichiudere con le persiane d'acciaio , e con una sottile lamadisegnò un cerchio perfetto sul vetro, con l'aiuto di unapiccola ventosa si aprì un foro abbastanza grande per farleinfilare la mano e aprire la finestra dal l'interno. Prima dimettere piede nella casa si affacciò all'interno, smontò unpiccolo circuito posto proprio sotto il davanzale della finestrae disattivò l'allarme perimetrale della villa.

Entrata indisturbata nella villa si levòi sandali per fare meno rumore e entrò nelle cucine tenendo aportata di mano il laser , pronta a usarlo sul maggior d'omo;questi era però addormentato su una scomoda seggiola , con ilcapo poggiato al muro e la bocca spalancata; sul tavolino al suofianco c'era una teiera piena e sui fornelli stava facendodell'altro the. Daniela perplessa si chiese per chi fosse tuttoquel the, ma la risposta non tardò ad arrivare; infatti , dalpiano superiore si sentì la contessa Lori urlare : <<allora ? questo the è pronto? >> il maggior d'omo sussultòe in un istante Daniela lo fece diventare piccolo come uninsetto; l'uomo frastornato osservò la gigantessa che glisorrise e terrorizzato indietreggiò strisciando sulla sedia,Daniela le fece cenno di stare zitto e fattogli un ir onicoocchiolino lo lasciò li in cucina per raggiungere la contessa.La contessa operava in borsa tramite un computer situato sullascrivania nella sua stanza da letto. Possedeva un programma chelei aveva preteso dal suo agente di borsa e che le permetteva divendere e comprare in tempo reale , di essere sempre aggiornataed avere, quindi, la situazione in pugno. Per poter accedere alprogramma erano necessari dei codici che solo la contessaconosceva e proprio a questi codici, che la contessa Mc Helleraveva già anticipato a Daniela, erano l'obbiettivodell'infiltrazione della bella ladra.

Daniela camminò silenziosa per ilcorridoio, giunta sulla soglia della stanza della contessa lavide intenta a lavorare al computer: aveva i capelli spettinatied il viso era ancora sporco di trucco, indossava una vestagliadi un blu intenso che sembrava leggera e fresca mentre ai piediindossava delle pantofoline aperte con dei singolari bon -bonrossi e pelosi. La bionda ladra entrò silenziosa nella stanza edisse puntando il laser miniaturizzatore verso la contessa :<<Buona sera signora contessa.>> la donna si voltò sorpresae trasalì riconoscendo la sua dipendente: << . Mi haifatto spaventare! Come ti viene in mente di intrufolarti nellamia stanza prima di essere stata annunciata dal maggior d'omo?!>>Daniela sorrise ed esclamò: << facevo prima ad annunciarmida sola. dubito che lei avrebbe sentito il maggior d'omo direqualcosa!>> la contessa si alzò dalla sedia spegnendo ilcomputer ed indicò la porta alla bella ladra , intimandola:<<La tua maleducata visita mi irrita veramente molto.

Gradirei che tu te ne andassi, se mi deviinformare su come procede il lavoro in Sardegna ,sappi, che bastauna telefonata! Ora per favore esci!>> Daniela si avvicinòalla donna e disse con tono distaccato e freddo: << Signoracontessa, temo che i piani siano cambiati.>> sorriseavvicinando il laser al viso della donna e poi continuò:<<.purtroppo le devo dire che ho bisogno dei codici per accedere alsuo programma di borsa e modificare qua e là qualche piccoloparticolare, e che fatto ciò lei non mi vedrà mai più..>>La contessa , perplessa, indietreggiò e disse come se volessedifendere il suo terminale: << .ma cosa hai intenzione difare? Perché mi punti addosso quell'arnese?>> Daniela sisistemò i capelli dietro le orecchie e sussurrò osservandoattenta ogni movimento della contessa:<< Niente, niente senon mi costringe ad usare le maniere forti, adesso per favore sisieda al suo terminale , scriva il suo codice e poi faccia quelloche le dico se non vuole vedere, di colpo, il mondo da un'altraprospettiva!>> La contessa titubante accese il terminale efece per sedersi , ma con scioltezza allungò la mano sotto lascrivania ,come se stesse cercando di premere qualche pulsante;la lentezza dei suoi movimenti fece insospettire Daniela cheesclamò: <<Errore! Mi dispiace contessa De Lori.>>la ladra attivò il laser contro la contessa che in un attimo siritrovò alta meno di tre centimetri, in piedi sulla immensamoquette della sua stanza , al cospetto della gigantesca Danielache le posò il bel piede nudo davanti, come per intimorirla edisse con un tono di voce più dolce: << Non mi costringaad essere cattiva.collabori, altrimenti l'ultima cosa che vedràsarà la pianta del mio "piedino" , afferrato?>>La contessa tremò terrorizzata e fece per indietreggiare senzapronunciare una parola, con gli occhi sgranati ad osservare lagigantessa che svettava sopra di lei.

Daniela si chinò e con delicatezza presela minuscola contessa tra indice e pollice, si sedette alterminale e depositò la donna in vestaglia vicino alla tastiera:<< Dunque.. apro il programma.bene.ecco! Sarebbe tantogentile da darmi il codice?>> disse Daniela sbrigativamente.La contessa era sotto choc , era come divenuta improvvisamenteschiava, per la paura, della bella Ladra , e senza farseloripetere si arrampicò sulla tastiera e con i piccoli piediscrisse il codice, saltando da un tasto ad un altro.<<Grazie contessa, è stata gentilissima!>> esclamòDaniela che prese la sua piccola vittima nella mano destra perpoi lasciarla cadere in una tazza di the vuota : << stia li..è più sicuro..>> rise e poi iniziò a lavorare con tantaattenzione che sembrò scordarsi del resto del mondo. Conminuziosa scrupolosità, Daniela, iniziò a vendere le fruttuoseazioni della contessa: da quelle delle più importanti industrieautomobilistiche a quelle riguardanti una remota azienda agricoladel nord Italia.

Il lavoro fu interminabile , ma dopoquasi un ora Daniela spense il terminale e guardò la contessa ,sdraiata sul fondo della tazza e disse :<< Ho finito, lainformo che lei ora non possiede più nulla!>> la contessarespirava con affanno ed ansia , in preda al panico. Pensava cheavrebbe potuto anche ribellarsi alla ladra, ma si era vista ,letteralmente la morte in faccia , così si limitò ad esclamarecon la sua vocina impercettibile :<< Stronza!>>Daniela, prima di alzarsi pensò bene di liberarsi del terminaledella contessa, così, presa la teiera mezza piena, versò illiquido sul processore, che , fatta una scintilla, smise persempre di funzionare. La bella ladra si alzò e disse tra lelabbra avvicinando il viso alla tazza : << arrivedercisignora Contessa!>> e fece per andarsene , ma la donnainiziò ad agitarsi, terrorizzata dal fatto che sarebbe potutarimanere così piccola per chissà quanto tempo. Daniela laosservò arrampicarsi sul bordo della tazza e poi cadere sul durolegno della scrivania con il viso rosso di rabbia , allora preseil laser dalla tasca e puntatolo sulla contessa la fece tornarenormale dicendo:<< le concedo la grazia, solo perché èstato piacevole fare affari con lei!>> poi , la ladra fuggìveloce come un lampo.

La Contessa De lori riprese fiato dallospavento e poi , istintivamente si lanciò sul telefono perchiamare la polizia , ma non fece in tempo ad avvicinare a se lacornetta che vide il cavo tagliato di netto. Infuriata iniziò acolpire con violenza i cuscini del letto e a saltellare disperatacon le lacrime agli occhi, poi iniziò a chiamare il maggiord'omo che non le era stato di minimo aiuto nell'incubo appenavissuto; questi non rispose né arrivò prontamente come suosolito. La Contessa allora scese le scale e raggiunse la cucinaalla ricerca del maggior d'omo: questi se ne stava rannicchiatosulla sedia , piccolo come una formichina , e vedendo lagigantesca Contessa irrompere nella cucina sussultò ed iniziòad urlare :<< Signora Contessa! Santo cielo! Sono qui!>>la donna non lo sentì e si continuò a guardare intorno spaesatae con il viso tesissimo. D'un tratto la donna si passò una manosulla fronte e si appoggiò ad un tavolino bisbigliando :<<Che tremendo mal di testa! Non riesco a capire niente.>>era confusa e non aveva la più pallida idea di come riuscire abloccare la ladra, salvare le sue economie e capire se il maggiord'omo fosse ancora vivo o no.

Senza pensarci si sedette sulla scomodasedia accanto al tavolino, proprio quella sulla quale si agitavail maggior d'omo che vide l'enorme sedere della contessa,evidenziato nelle sue forme dalla vestaglia attillata chedisegnava la splendida forma dei glutei sodi , scendereinesorabile su di lui. << signora contessa! No! >>urlò un attimo prima che quel gigantesco sedere lo andasse aricoprire completamente , ma la donna, sedutasi pesantemente,pensò bene di sistemarsi comoda e versarsi una tazza di the ,mentre con la mano si massaggiava distrattamente le tempie. Ilpovero maggior d'omo non sarebbe stato mai più ritrovato. Pocheore dopo Daniela già sfrecciava sull'autostrada per Pescara, liaveva intenzione di concludere veramente il suo lavoro. Aveva giàdeciso di fermarsi e chiamare la Contessa Mc Heller verso le novedi mattina ed informarla che era in possesso dei codici ma chedoveva ancora concludere il lavoro, in modo da poter prenderetempo per impossessarsi di alcuni documenti che le sarebberoserviti per raggiungere i suoi scopi. Mentre il sole albeggiava el'autostrada iniziava ad essere trafficata , Daniella disse conlo sguardo perso nel cielo arancione sfumato : << vedraiMarco cosa ho in serbo per noi due.>> rise e continuò ilsuo viaggio programmando , come un computer ogni sua prossimamossa. La notte era passata tranquilla per il piccolo Marco. Sisvegliò verso le dieci nella sua gabbietta, fresco e riposato macon la calzamaglia ancora pregna del forte odore dei piedi dellaContessa Mc Heller, che fino a tarda sera lo aveva usato comegioccattolino erotico.

La donna dormiva scomposta nel letto, coni capelli in disordine, la vestaglia che lasciava scoperta lafiga ed un piede che sfiorava il pavimento. La dolce domesticaorientale fu la prima ad entrare silenziosa nella stanza, salutòMarco con un cenno e poi svegliò dolcemente la Contessa ,dicendole: << Buongiorno signora. mi spiace svegliarla, maoggi è programmata una gita in barca con dei suoi amici per leundici in punto.>> La contessa si stirò sbadigliando econgedò la domestica. Si mise a sedere sul letto con gli occhichiusi per il sonno e con una tetta che era sfuggita alla sottilevestaglia e ora era rinfrescata dall'aria mattutina. Marco osservòla donna curioso ed attratto come lo era stato per quasi tutta laserata, azzardò persino a pronunciare , timidamente: <<Buon Giorno!>> ma la contessa , come al solito , non losentì neppure. La donna si alzò e con disinvoltura si levò lavestaglia , rimanendo nuda , raggiunse il bagno e si sciacquò ilviso con l'acqua fredda per poi andarsi a gettare di nuovo sulletto: << Buon giorno insettino! Dormito bene?>>disse guardando con i grandi occhi chiari verso la gabbietta,Marco fece cenno di salutarla e la donna allungando una mano aprìla gabbia ed invitò il piccolo ladro a salire sul suo palmo:<<vieni.voglio parlare un po' con te!>> Marco salì sullamano della contessa e questa lo posò vicino al suo viso : loguardò sorridente e poi si passò la lingua sulle labbra perdire con disinvoltura:<< vuoi fare un giro in barca stamattina?>> il piccolo ladro in calzamaglia nera ,spaventato dalle mille idee che si mischiavano nella testa dellacontessa , indietreggiò e scosse il capo: << Non credoproprio che sarei al posto mio!>> disse :<< sono unprigioniero. non un animaletto!>> Mc Heller restò insilenzio e poi esclamò :<< ti ho sentito lo sai? Seitalmente vicino alle mie orecchie che ti ho sentito!>>Marco si sentì confortato, erano ore ed ore che non si sentivaminimamente ascoltato, e fu tentato di vomitare addosso alladonna tutta la sua rabbia e la sua voglia di libertà, ma silimitò a sorridere benigno.

La contessa, indossata la vestaglia uscìdalla stanza per recarsi a fare colazione e ripose Marco nellagabbietta con poca attenzione, senza accorgersi di averlalasciata aperta. Il piccolo ladro volle subito coglierel'occasione e , uscendo dalla gabbia saltò sul morbido materassodel letto. Rimbalzò leggero per un paio di volte, poi prese acorrere verso il bordo tra le soffici lenzuola ,con l'intento discendere sul pavimento. Non sapeva esattamente quale sarebbestato il piano di fuga , ma, il ricordo nella sua mente delleumiliazioni subite la sera , lo spinsero a correre ancora piùforte verso la non ben delineata libertà. Appena fu sceso sulpavimento , il fischio sinistro della porta lo avvisò chequalcuno stesse per entrare. Si nascose tra i sandali dellacontessa, con le narici pervase di quell'odore a lui ormai tantofamiliare. Dei boati pesanti fecero vibrare il pavimentoavvicinandosi minacciosi, Marco sporse appena il capo per vederedi chi si trattasse e riconobbe la dolce cameriera orientale ,che posò il piede destro a pochi metri dal piccolo fuggitivo: lebelle e lunghe dita smaltate di rosa che immense calpestavano lasuola del sabot attrassero la completa attenzione di Marco cherestò come incantato. La cameriera notò la gabbia aperta esussultò presa da una profonda ansia,mentre Marco restònascosto nonostante fosse fortemente tentato di farsi vederedalla dolce ragazza che con la sua dolcezza lo aveva conquistato.<< Mio Dio!>> sussurrò fra le labbra la belladomestica iniziando subito a scrutare il pavimento alla ricercadel minuscolo prigioniero: << Dove sei? Fatti vedere!Voglio solo aiutarti!>> continuò a dire con voce sommessamuovendosi lentamente nella stanza.

Marco la osservò allontanarsi e deciso adare fiducia alla ragazza si alzò e la rincorse per farsi vedere, chiamandola ed agitando le braccia; in fondo non avevapossibilità di salvezza senza l'aiuto di una persona didimensioni normali. Raggiunse i piedi della ragazza e si strinseforte al tacco del sabot , osservando il carnoso tallone sopra lasua testa e la gamba , lunga e liscia, svettare fin sotto lagonna: << Sono qui! Ehi!>> iniziò ad urlare asquarcia gola , ma la ragazze facendo un passo lo fece ruzzolarea terra e si allontanò voltandogli le spalle. Marco allora presea correre per andarle davanti ed essere visto, ma notò ditrovarsi proprio sulla traiettoria di un suo passo, così,osservando il gigantesco piede abbassarsi sopra di lui si fermòpreso dal panico e fece per saltare velocemente il più lontanopossibile, la graziosa cameriera, però, lo vide ed esclamòposando violentemente il piede a pochi centimetri dal piccololadro che inesorabilmente cadde da fermo a causa di una scossasismica impressionante: Ma sei qui! Ma che idee ti vengono afuggire dalla gabbia?! Dove pensi di andare piccolo come sei!?>>Marco si rimise in piedi osservando la gigantessa immensa sopradi lui: <<hai anche rischiato di finire schiacciato! Se lacontessa avesse mandato qualcun altro a portarti la colazione ?credo proprio che ora non saresti che una macchiolina sotto lasuola di qualche scarpa!>> Marco indietreggiò quando notòil piedone della domestica avvicinarsi minaccioso, ma la ragazzadivaricò semplicemente le dita davanti al piccolissimo ragazzo edisse :<< sono venuta per liberarti, ieri sera ho sentitola contessa complottare al telefono con qualcuno.non ho capitomolto origliando dalla cucina, ma credo che tu e la tua amicasiate in grave pericolo!>> Marco perplesso si protese versola ragazza , come se volesse saperne di più, lei , continuando amuovere nervosamente le dita dei piedi, forse innervosita dallaeccessiva vicinanza del ragazzo a questi, continuò: <<Oradevi assolutamente lasciare questa casa , altrimenti la contessa,quando avrà ottenuto ciò che vuole dal lavoro della tua amica ,vi eliminerà entrambi!>> Marco sembrava non capire cosastesse macchinando la contessa che ,al contrario, con luisembrava tanto garbata, e non capiva che interesse potesse averenel fare eliminare lui e Daniela.

Ebbe però uno slancio di fiducia versoil viso onesto della cameriera e gli tese le mani , come fanno ibambini, per essere sollevato da terra. La ragazza si chinò,mostrando distrattamente gli immensi slip bianchi al piccolofuggitivo, e senza porgergli la mano disse :<< non potròoccuparmi di te, quindi ho già pensato alla soluzione migliore :consegnarti alla polizia.>> Marco indietreggiò , ma ladomestica continuò:<< .sarai al sicuro, potrai avvisare latua collega e denunciare la contessa, cerca di capirmi.non miimporta se finirai in carcere o no, mi importa soltanto di nonfar uccidere nessuno! E adesso vieni, e poche storie!>&gt; la mano della gigantessa afferrò Marco con decisione e poilo lasciò cadere in una piccola tasca della uniforme , tantostretta che il ragazzo poteva sentire il gigantesco capezzolo delseno della ragazza sulla schiena. La domestica scese le scale eraggiunse la contessa in terrazza con il viso falsamente stupitoed esclamò :<< signora contessa! Il prigioniero èscappato!>> la contessa Mc Heller balzò in piedi dallasedia e seguita dalle cameriere si recò in camera velocemente,dicendo :<< presto, venite tutte! Lo dobbiamo trovare, nonpuò essere lontano!>> Quando la maggior parte della servitùebbe raggiunto la contessa nella sua stanza, la giovane orientale, attraversato il giardino raggiunse il cancello ed estrattoMarco dalla tasca , lo depose tra i suoi piedi: << Non timuovere!>> disse nervosa mentre con il suo cellularechiamava la polizia: << non voglio perdere il lavoro!>>esclamò sempre più nervosa. Marco si guardò intorno , sicuroche avrebbe trovato una via di fuga , ma la donna strinse i piedie immobilizzò marco tra i due alluci , come se fosse una piccolamargheritina. Marco, compresso e paonazzo in volto pensò chenessun poliziotto avesse creduto alla storia del ladro piccolo 3centimetri, e si sentì, in un certo qual modo già libero. Sirese conto , però, che se avesse voluto chiamare Daniela ,sarebbe stato necessario l'aiuto di qualcuno.

La domestica, avvertita la polizia siguardò intorno con impazienza, poi la contessa la chiamòinfuriata e lei , con il cuore in gola disse al piccolo Marco:<< Non ti muovere da qui! La polizia sta arrivando, hoaccennato ad un tipo sospetto che si aggirava intorno alla villa,spero ti trovino!>> poi corse via, velocissima. Marco sitrovò solo sul ciglio della strada. Realizzò che ,forse, lapolizia sarebbe potuta essere l'unica via d'uscita da quelladifficilissima situazione, ma pensò che con molta probabilità ,le autorità non lo avrebbero nemmeno trovato , li davanti alcancello della villa: chi poteva immaginare che un uomo fosse cosìpiccolo? Pochi minuti dopo una volante della polizia accostò ,grandissima, davanti a Marco. Gli sportelli si aprirono e neuscirono due poliziotte con il viso teso. Gigantesche camminaronoverso il cancello costringendo Marco a spostarsi per evitare diessere schiacciato sotto le lucide scarpe nere con il taccotroppo alto per essere in dotazione alla polizia. Osservò le duegigantesse con indifferenza , sicuro che non lo avrebbero vistoper nulla al mondo, e , andandosi a sedere al sicuro vicino almuro , fra pochi fili d'erba che spuntavano dall'asfalto iniziòa pensare a ciò che avrebbe dovuto fare per risolvere la suadifficile condizione.

Le due poliziotte , in uniforme e con gliocchiali da sole sul naso, parlarono tra loro osservando deifogli che non smettevano di passarsi l'un l'altra. Marco leosservava, impaziente che se ne andassero. Una delle due agentisi appoggiò al muro pensierosa, fermandosi praticamente sopra ilpiccolo ladro e sfilandosi una scarpa: Marco osservò l'immensapianta del piede della poliziotta innalzarsi davanti a lui , el'odore fortissimo lo costrinse a tapparsi il naso, poi sentìuna parola che lo agitò terribilmente: " laser" .Facendo più attenzione al discorso delle due poliziotte , Marco,si rese conto che stessero parlando di una certa banda cheoperava le sue malefatte grazie all'alta tecnologia di un "laserrimpicciolente" : <<Sandra. penso che la banda delLaser si stia vendicando della contessa.>> disse unapoliziotta dai capelli lunghi e biondi che uscivano da sotto ilberretto: << se è così, allora, i nostro ladri sarannopiccolissimi e il nostro lavoro abbastanza lungo.>> risposequella poggiata al muro ,praticamente sopra il piccolo Marco:questa aveva lunghi capelli mori e la sua voce era calma eparticolarmente calda. Marco era impressionato : la contessa McHeller , che aveva assicurato di non coinvolgere la polizia , efatto mille promesse a lui e a Daniela in cambio, solamente di unlavoro per vendicarsi di De Lori , li aveva denunciati con leprove che aveva ottenuto dalle telecamere a circuito chiuso nellostudio di Pescara. Furioso si rese conto di essere un ricercato esenza esitare si allontanò dalle due poliziotte.

Era importantissimo avvisare Daniela ,probabilmente i fogli che le due agenti osservavano erano fotosegnaletiche, ma mentre il minuscolo ragazzo si allontanava daipiedi delle due , le sentì dire : <<la contessa de Lori èstata arrestata ieri, denunciata da Mc Heller, quindi ,probabilmente la banda del Laser sta agendo indipendentemente.>><< Credo di si.sai, in fondo credo che per la contessa deLori sia stato un colpo di fortuna essere arrestata, visto lostato in cui si trovava economicamente!>> << Leazioni da lei vendute hanno fruttato moltissimo agli azionisti,tra le quali c'è anche la contessa Mc Heller; si, non c'èdubbio , la storia mi puzza!>> disse in fine la poliziottadai capelli neri rinfilandosi la scarpa: << a maggiorragione arrestiamo questo ricercato.sicuramente avrà qualcosa diinteressante da dirci anche sul conto della "onestissima"cotnessa Mc Heller!>> La confusione nella testa di Marco dimutò in sobria lucidità, grazie alle parole delle agenti avevaricostruito un puzzle che da solo non sarebbe mai stato in gradodi completare. Con le idee chiare e l'intento di mettersi incontatto con Daniela per essere riportato alle dimensioni normalie fuggire , il ragazzo corse verso la volante della polizia :senza farsi arrestare si sarebbe fatto dare un passaggio fino incittà.

Le poliziotte , tenendo sott'occhio lefoto segnaletiche iniziarono a cercare , chine e con gli occhipuntati per terra, la famigerata banda del laser , alla ricercadi qualche piccolo gruppo di uomini minuscoli intenti a derubarela contessa. Ridicole , le donne perlustrarono ogni angolo gistrada intorno alle mura della villa. Marco , nel frattempo, siarrampicò con l'agilità di un ragno sulla gomma della volante egiunto all'altezza giusta si lanciò verso lo sportello. Congrande fatica, stando appeso per le braccia raggiunse i tappetinipuliti sotto il sedile passeggeri e , sedutosi esausto aspettòche le donne tornassero alla volante. L'attesa fu lunghissima :non trovando nessuno, le agenti entrarono nella villa per parlarecon la contessa Mc Heller e chiedere chi avesse telefonato,scatenando un fini mondo. Quando Marco le vide tornare allamacchina si sedette sotto il sedile ed osservò la bellapoliziotta bionda sedersi ignara della sua presenza sul sedile,si aggrappò saldo ad un bullone e poi la macchina partì.

Le due poliziotte iniziarono a parlaredel più e del meno , ignorando le segnalazioni della radio.Marco , scombussolato dal perpetuo terremoto causato dal vibraredella vettura , era divenuto bianchissimo e sentiva lo stomacocontrarsi con violenza nel suo addome. L'agente bionda , inoltresi era sfilata le scarpe scomodissime e aveva poggiato i piedinudi sui tappetini di gomma ,dando vita ad un odore che quasifaceva svenire lo sventurato passeggero. Un'improvvisa bruscafrenata fece perdere la presa del bullone a Marco che volò tra ipiedi della poliziotta : << ma guarda come guidaquell'imbecille.lo multiamo Sara?>> disse nervosa laconducente, Sara rispose senza accorgersi del piccolo omino tra isuoi enormi piedi scalzi :<< No.lascia stare, è ora dipranzo , fermiamoci da quella rosticceria vicino al porto!>>Marco stordito per l'urto , violentissimo, con la scapra delladonna , restò sdraiato a pancia in su, immobile, osservando lebelle gambe tornite della agente, questa , senza neancheaccorgersene mosse il piede e lo andò a posare sopra ilcorpicino di Marco che si sentì delicatamente compresso sultappetino: era ricoperto dalla morbida pianta del piede su tuttoil corpo , ed il suo viso spuntava tra l'alluce e l'altro dito ,concedendogli di respirare anche se a fatica. Sicuro di una mortelenta tentò, disilluso, di sfuggire a quel peso immenso e siagito così sotto il piede della donna che , percependolo , loalzò dicendo:<<devo aver pestato qualcosa sotto il piede.ma fumi ancora in servizio?>> la collega scosse il capo ,allora Sara, abbassando la mano fino al tappetino ed iniziando atastare alla ricerca del presunto "mozzicone" disigaretta , afferrò il piccolo Marco. Sollevatolo fino al visolo riconobbe ed esclamò stringendolo nel pungo , come se nonvolesse farlo scappare, come se fosse di sua proprietà:<<Sandra! Ho trovato il ladro che ci avevano segnalatostamattina!!>> Sandra si voltò veloce e frenò bruscamenteaccostandosi al bordo della strada: << Ma come diavolo èfinito sulla nostra volante?>> disse perplessa. Sara tenevail piccolo Marco stretto tra le morbide dita della sua mano ,sentendolo piccolo piccolo tra i suoi polpastrelli.

Lo osservò con un espressione cheoscillava tra il curioso e l'eccitato , poi borbottò :<<Pensa.me lo sono sentito sotto i piedi! Lo potevo ancheschiacciare! Ehi ! come sei finito nella nostra volante?>>rivolgendosi a me. Marco urlò con tutto il fiato che aveva ingola :<< Posso spiegarvi tutto!>> Sara lo avvicinòistintivamente all'enorme orecchio ma non riuscì a capire unaparola. Marco era nervoso e preoccupato per la situazione in cuiera finito. La prigione era l'ultimo posto che avesse intenzionedi visitare, e sfuggire dalle due poliziotte giganti eraindispensabile e andava fatto al più presto. << Sandra.non riesco a sentirlo , ha una vocina impercettibile .>>Sandra ripartì con la volante e accese la sirena dicendo mentrepremeva l'acceleratore: <<ad interrogarlo ci penserannoalla centrale. A noi basta consegnarlo, poi ce ne andiamo apranzo!>> Sara annuì mentre Marco si copriva le orecchieassordito dal suono della sirena. La volante sfrecciava sulladeserta strada tra le colline secche. Sara teneva Marco strettonella mano che iniziava a sudare. La sirena riecheggiava nel suofastidioso lamento. La bionda poliziotta notava la smorfia didolore sul viso di Marco ma si limitò a stringerlo ancora di piùnella mano e a non farci caso. Sandra guidava spedita lanciandodi tanto in tanto degli sguardi al piccolo arrestato. <<perché non lo immobilizzi in un modo diverso? Non hai uncontenitore , una bottiglietta, una scatola, o qualcosa delgenere?>>

Continua...



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