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Il vino divino

Parte II inviata da Packy e caricata in data 15/Febbraio/2003 21:05:05


Malgrado il puzzo e lo spazio angusto, no so come riuscii ad addormentarmi, mi svegliai svariate volte, non solo per la scomoda posizione la quale mi stava causando dolori ossei un po’ dappertutto, ma soprattutto per l’agitazione che il mio subconscio causava al mio sistema nervoso, la giornata appena trascorsa malgrado la favolosa esperienza di essere in balia della donna che amavo, non l’avrei augurata a nessuno. Questo non per colpa di Flavia, lei era stupenda in ogni dove, checchessia la taglia, normale o gigante, ma bensì per gli elementi esterni, elementi che ognuno di noi nella vita normale non presta mai attenzione, cioè mi spiego, nessuno si sognerebbe mai d’aver paura di un biscotto che ti ruzzola contro,  oppure soffrire di vertigini nella cucina di casa tua!

Flavia dopo che mi aveva imprigionata la sera prima, portò lo stivale prigione in camera da letto e sono convinto che per soddisfazione personale abbia pure deposto la calzatura ai piedi del letto, così solo a mo’ di trofeo e per manifestare la sua presenza. Il giorno dopo un piccolo terremoto fu la causa del mio risveglio, Flavia m’aveva tolto dalla scomoda posizione capovolgendo il lungo stivale dopo che aveva liberato l’uscita dal suo collant, infatti, scivolai fuori sul lenzuolo, era ancora caldo, quel tepore lo apprezzai, infatti, la pelle con cui era fatto lo stivale non m’aveva certo riscaldato più di tanto. Mi sgranchii e ancora a quattro gambe alzai lo sguardo, ero  rivolto verso i suoi piedi, i quali non potevo vedere perché ancora sotto il piumone, da quella posizione non passavano certo inosservate alla mia destra a alla mia sinistra le sue imponenti cosce, mi voltai, e restai stupefatto, ero a non più di quattro o cinque metri dagli slip. Erano di cotone colore turchese, arricchiti con delle sagome che facevano tutt’uno con gli orli rinforzati dall’elastico, posso dire che le mutandine non erano attillate, però malgrado questo ai lati sporgevano qua e la alcuni ciuffi di peluria vaginale, si divertiva a massaggiarsela e non disdegnava allungare le dita dentro le mutande fino al clitoride e poi più giù, passarono alcuni eterni secondi e poi echeggiò la sua voce: “Buon giorno amore, hai dormito bene spero, sai oggi sarà una giornata stupenda per me, e stressante per te..”, io ero li impietrito, perché mi ricordavo bene cosa m’aveva promesso e lei continuò: “…lo sai cosa ho sognato? Suppongo di no, non vedo come tu possa saperlo, e bene te lo dico io, ho sognato che tu quatto, quatto t’intrufolavi sotto la mia camicia da notte e prima iniziavi a leccarmi la zia e poi salivi a succhiarmi i capezzoli, lo sai che mi sono svegliata in un pozzo, è colpa tua se sono fradicia, ora devi rimediare mhmmm….”, io nel frattempo mi ero retto in piedi per poterla guardare in viso, si era messa gli occhiali, devo dire quella montatura leggera che si era appena fatta fare le risaltava appieno i suoi occhi verdi e pure i lineamenti facciali, il tutto completato dai suoi capelli biondi era si ancora spettinata, ma non più di quel tanto, perché i suoi capelli erano estremamente lisci e regolari.Da un cassetto del comò estrasse un fazzolettino di carta e me lo allungò ordinandomi: “Ok, Fabio, prendilo e vieni qua ad asciugarmela un pochino, io penso a scostarti da un lato la mutandina mentre sto qua a godermi lo spettacolo eh eh eh.”

Il fazzoletto era grande come una vela, lo avevo afferrato, ero pronto ad eseguire il suo pazzesco ordine, ma non riuscivo a muovermi, mi pareva impossibile che mia moglie voleva farsela asciugare da me, in qui attimi d’esitazione lei si era già preparata e con l’altra mano continuava a masturbarsela, dal tono capii che si stava impazientendo: “Allora? Il mio sguattero non vuole ubbidire? Ma allora vuoi proprio giocare al piccolo masochista, desideri l’umiliazione di esserci costretto, per me è forse più divertente sai.”

Era gigantesca almeno due metri ed era bagnatissima, testimonianza il fatto che il tessuto del Kleenex si era impregnato in un batter d’occhio, io le chiesi: “Senti… ehi.. mi senti?”, e lei quasi scazzata: “Cosa c’è?”, io: “Il Kleenex e tutto fradicio, tocca..”, allungando la mano: “Mhmm si hai ragione, lo gettiamo..” e me lo sfilò dicendomi: “…bene, continua, la voglio pulita prima di colazione.”, io non mi mossi aspettando un fazzoletto nuovo, dopo un attimo vedendo che continuando a massaggiarsela senza darmene uno nuovo, le chiesi: “Ehi, allora se non mi dai un Kleenex, non vedo come faccio a pulirtela?”. E lei sorridendo e con voce sensuale: “Ma guarda, Io si, invece una soluzione a questo problema l’avrei trovata, eh eh eh, leccamela.” Io la guardai sconsolato e rifiutai: “No, questo non lo faccio, non sarai mica impazzita, non azzardarti a….”, vidi la sua enorme mano passare sopra di me e poi non potendomi nemmeno girare, venni spinto con estrema facilità contro la sua enorme vagina bagnata, al contatto pareva quasi unta, il profumo era gradevole, nel frattempo potevo sentire le sue risate e i suo monologo: “..Eh eh eh eh, su dai, fammi godere lecca, approfittane anche tu…”, io sbattevo le braccia e le gambe, dopo alcuni minuti di vani tentativi di liberarmi dal giogo, m’arresi e fui costretto ad assecondarla.

In quei interminabili momenti, Flavia non appena capii che non era più necessaria la sua mano per costringermi nella scomoda posizione, iniziò a giocherellare con me, con il dito medio da tergo prese a toccarmi i coglioni, io mi fermai e tentai di voltarmi, ma invano, venni immediatamente rimesso in posizione e lei aggiunse: “Fai quello che ti ho ordinato, non fermarti!”, io a un certo punto le gridai: “Ehi, ma colazione non ne fai più?”, e lei: “Si hai ragione, ora ci andiamo.”, “Finalmente” pensai, non ne potevo più dei suoi giochi, ma la mia speranza fu vana, infatti, stava per alzarsi, alzò le ginocchia e allargò leggermente le gambe e mantenendomi con un dito contro la zia, rilasciò l’elastico delle mutande, in breve tempo venni completamente avvolto dall’indumento turchese, intriso d’aromi vaginali e non solo. Flavia si alzò e si recò in bagno, malgrado fossi intrappolato nella profumata prigione, io riuscivo seppur a stento a sbirciare attraverso le trasparenze turchesi.

S’abbassò le mutande, con me riposto, fino alle sue caviglie e poi sedette sul water, evidentemente doveva far pipì,  io mi stavo furtivamente guardando attorno, con la speranza di potermi togliere dalla umiliante posizione, vano il tentativo, infatti lei sorridendo mentre faceva pipi, disse: “Non provarci caro, non andresti lontano.”Finito di far pipì, prese un pezzettino di carta igienica e se la pulì, si alzò in piedi, s’abbassò e sollevò gli slip lentamente, io non potevo muovermi troppo, perché il rischio di precipitare c’era, una volta aggiustatasi le mutandine, iniziò a massaggiarsi il pube, ora ce l’aveva pure intrisa d’urina, la miscellanea di odori era nauseabonda.Uscì dal bagno e poi si recò in cucina, a organizzarsi la colazione, dopo aversi preparata il caffè, si sedette sullo sgabello, mi aveva dimenticato, la colazione avrei gradito anch’io farla! All’improvviso l’elastico degli slip s’allargò, una ventata d’aria fresca, e lei: “Ehi, scusa hai fame, vuoi favorire?”, io non persi l’occasione per uscire da li: “Si, fammi uscire di prego.”, Flavia mi sollevò e mi portò al suo cospetto, portava gli occhiali, forse per scrutarmi meglio, aveva appena morso una fetta biscottata cosparsa di miele, e ora la stava gustando, io ero sempre li, sostenuto dalla sua poderosa morsa ad alcuni metri dalla sua bocca, si poteva udire il frantumarsi del boccone, deglutito il boccone, mi chiese: “Allora cosa vuoi mangiare?”, e io: “Lasciami giù che ci penso io”.

Una volta appoggiatomi sul piano in marmo, raggiunsi una fetta di pane e mangiai, avevo fame, una volta saziatomi mi sedetti al bordo del piatto dove vi aveva messo della marmellata e del miele, ero ancora distrutto dalla nottata nello stivale, la guardai e le chiesi: “Ora cosa hai in serbo per me oggi?”, vidi la sua provocante lingua e capii, mi voltai verso il piatto e gridai: “No, questo però no!”, in risposta  venni letteralmente gettato nel miele e poi udii una risata: “Eh eh eh eh, mhmmm che bocconcino gustoso, lo sai che sei proprio un pasticcione, fatti prendere che voglio leccarti un pochino”, io invano annaspavo per potermi liberare dal viscoso miele, allungando la lama del coltello a mo’ di pala mi sollevò e mi depose sulla fetta di pane e una volta avvicinata alla bocca, iniziò a leccarmi in modo molto provocante e ogni tanto mi diceva: “Voltati, se no non riesco a pulirti per bene, mhmmm, lo sai che sei provocante.. SLURP, SLURP, ti piace non è vero, mhmmm adesso però voglio farti fare il biscottino.”

Non capii subito, realizzai solo dopo che afferratomi per una gambe mi teneva sospeso sopra la tazza del caffè latte dicendomi: “Tieni il respiro che ti faccio un bel bagno”, SPALSH, per fortuna mi tolse subito dalla tazza, ero frastornato, e ora, cosa m’avrebbe fatto, mi trovai in bocca, e mi stava succhiando come una caramella, la sua gigantesca lingua che muovendosi mi sballottava in qua e in la e poi a volte m’issava fino a farmi passare tra le sue morbide labbra, come si fa normalmente con un ghiacciolo.

Deposto di nuovo nel piatto, Flavia, non paga, s’apprestava di bel nuovo a rifarmi il trattamento del miele, ma improvvisamente suonò il telefono, rispose e il suo umore cambio, lo capii dal tono: “Cosa? Senti io e mio marito oggi in ufficio per i vostri comodi non veniamo, l’avevo annunciato già settimana scorsa, non m’interessa se non avete alternative..” ci fu una pausa, non capivo, effettivamente oggi era lunedì e avremmo dovuto andare a lavorare, io e Flavia eravamo anche colleghi d’ufficio presso una una grande ditta, e lei continuò: “Senti, ti concedo solo questo, vengo  solo io, per questa mattina, mio marito non viene , ha preso vacanza e ora ha altre cose da fare, ok? Bene tra tre quarti d’ora sono li, ciao.”, tolta la comunicazione sbuffando: “Merda! Sai caro in ufficio hanno bisogno di me, devo concludere il dossier sul quel grosso cliente, e adesso con te cosa faccio?”, io candidamente: “Bhe, resto qua da solo, forse al tuo rientro sarò ritornato normale, che ne dici?”, e lei:” No, non mi fido, tu così piccino tutto solo, è troppo pericoloso…”, e io di nuovo: “Allora portami con te, in ufficio così potrai far vedere il tuo trofeo alle altre colleghe.”, quasi arrabbiata lei: “No, non se ne parla nemmeno, e lo dico per il tuo bene, vorrei vederti in balia di tutte quelle troiette, che non perdono occasione per farti il filo quando io non ci sono, guarda che lo so questo, e non far il finto tonto”.

Io quasi costernato, pensai, erano le colleghe che si facevano avanti, io non avevo mai dato seguito alle loro smancerie, pensai: “Cazzo era gelosa, non di me, ma del comportamento altrui”, i miei pensieri vennero interrotti, quando improvvisamente prese il telefono: “Ciao, sono Flavia, si quella del terzo piano, senti Chantal hai tempo, devo chiederti una cortesia, se vuoi scendo e ti spiego, o.k, arrivo.” Io al quanto allibito perché avevo capito cosa avesse in serbo per me dissi: “Ehi, non vorrai fare quello che penso tu faccia, con quella donna no, non mi puoi lasciare con lei, e poi la figlia, con quella si che finisco male ti prego cara, piuttosto lasciami qua solo..”, non mi ascoltò neanche e usci di casa lasciandomi solo in attesa del mio macabro destino, Chantal era una donna sui quaranta viveva con la figlia diciottenne.Chantal era una bella donna, dalle esperienze vissute, la classica divorziata, conosciuta come una che non si lascia sfuggire nessuna occasione, e in quanto alla figlia, una buona allieva della madre, bella ragazza di un metro e novanta capelli mori lunghi, e molto simpatica, ero frustrato, perché, letteralmente, stavo per finire nelle loro mani. Passarono alcuni minuti, prima che sentissi le loro voci che si stavano viepiù diventare più forti nel corridoio di casa, infatti, Chantal si bloccò allorquando mi vide, restò a bocca aperta, per alcuni secondi e poi esclamò: “Cazzo! Ma non è possibile, sei tu Fabio, wow, straordinario, ma come hai fatto?”, io indicando Flavia con una mano dissi: “Chiedilo a lei.”, Flavia impiegò alcuni minuti per raccontare tutta la faccenda del vino. Chantal  quasi divertita esclamò: “Mhmmm, interessante, ora se ho ben capito tu vuoi lasciarmelo in custodia, per tutto il giorno, o.k.”, io reagii: “No, Flavia, non puoi lasciarmi solo con lei.”

Flavia avvicinandosi disse: “Ma caro, non vorrai essere scortese con una nostra vicina, e poi, di la verità, me lo dici sempre, che la trovi interessante come donna, su dai non far il timido ora, adesso mi preparo ti lascio con lei un attimino”, e Flavia sparì e mi trovai solo e nudo, Chantal si abbassò con il viso e mi chiese: “Cos’hai? Paura? Non devi, però mi fa piacere che mi trovi interessante, anche tu però, oggi, così piccino non scherzi, dai fatti toccare, mhmmm sei così delicato”, Allungando un dito iniziò a toccarmi un po’ dappertutto, pareva divertirsi, dalla mia posizione non feci a meno di sbirciare nella larga scollatura, notando che non indossava il reggiseno, la visione non mi dispiacque più di tanto, e lei intanto sorridendo continuava a giocherellare con me, fin quando non ritornò Flavia.Elegantissima come al solito, fino ad ora non avevo ancora riflettuto sul fatto che ero alla totale mercé di una gran figa, e per me si prospettava una giornata impegnativa, dato che anche Chantal in quanto a fascino non scherzava, l’unica incognita era il suo carattere, le sue manie, la sua personalità, non mi era dato sapere come avrei passato la giornata a casa sua.

Flavia m’afferrò e mi portò davanti ai suoi occhi, valorizzati dal suo solito bellissimo trucco e mi disse: “Ciao, amore, senti cercherò di rincasare il più presto possibile..” SMACK, SMACK, dopo i suoi poderosi baci continuò: “…e mi raccomando, non fare il birichino con Chantal,  si,  hai capito bene, il maialino lo devi fare solo con me, eh eh.” Chantal mi prese accuratamente nelle sue gigantesche mani, mentre Flavia ci accompagnò giù per le scale fino al suo appartamento, dopo essersi salutate entrammo. Venni lasciato sul pavimento dell’immenso corridoio, volsi lo sguardo verso l’alto, lei sorridendo, alzò la gamba sinistra e si tolse la scarpa, così facendo le vidi chiaramente gli slip, e soprattutto che non portava le calze di nylon o collant, infatti tolte le scarpe era a piedi nudi e lei quasi divertita mi disse: “Ehi ma cosa guardi, ti sei già dimenticato le raccomandazioni di tua moglie?”, io guardai i suoi enormi piedi, venni quasi rapito da quella visione, erano come due sculture, a quell’altezza l’odorino di piedi si stava diffondendo un po’ dappertutto, il solo pensiero che avevo la possibilità di essere soggiogato da tali estremità mi stava eccitando, ma niente confronto al fatto che Chantal, si mise a passeggiare per casa calzando delle pantofole infradito, io timoroso iniziai ad aggirarmi per casa mentre lei era intenta alle faccende domestiche, ero arrivato fino al salotto, ogni tanto sfrecciava sopra alla mia testa, la scia del suo delicato odore di piedi la seguiva fedelmente. La mattinata era quasi passata e io ora ero arrivato fino alla cucina, lei da buona casalinga era intenta alla preparazione del pranzo, la chiamai, ma non mi sentì, la radio era ad alto volume, allora m’avvicinai fino ai suoi piedi, a mio rischio e pericolo, lei inavvertitamente avrebbe potuto travolgermi con le logiche conseguenze del caso, riuscii costeggiando il mobile della cucina, ad avvicinarmi fino ad alcuni metri dalle sue dita, il puzzo era sopportabile, riuscii a toccarle l’alluce e infine mi notò, non senza stupore e mi disse: “Ehi, ma cosa fa laggiù in mio piccolo uomo?”, graziosamente s’abbassò e mi sollevò fino al piano della cucina, “Allora cosa vuoi?”, e io: “Senti, è tutta la mattina che mi aggiro per la casa tutto solo, e non ho niente da fare, e… poi ho freddo, sono nudo!”, lei ridendo ribadì: “Se fosse solo per quello, saprei io come riscaldarti, potrebbe anche eccitarmi eh eh, però mi spiace, indumenti della tua taglia non ne ho, nemmeno i vestitini delle bamboline di mia figlia non ti vanno, sono troppo grandi, ma sei sicuro di voler coprire il pisellino, sai, sei così carino, dai fammelo toccare, vuoi?”, io un poco reticente non osai contraddirla e annuii.

Il suo dito mi stava passando dappertutto, e poi abbassandosi mi domandò: “Fabio, posso chiederti una cosa? Se vuoi mi rispondi.” Io sorpreso: “Si certo.” E lei: “Ti piaccio, insomma come mi trovi, sono ancora una bella donna, sii sincero ti prego!”, io un po’ impacciato sulle prime non seppi cosa dire, ma notai in lei, l’assoluta sincerità e mi tranquillizzai e dissi: “Si, io ti trovo, una bella donna, e credimi non te lo dico in quanto piccino e quindi timoroso di una tua reazione, ma bensì perché effettivamente ti trovo piena di fascino, e bene che tu sappia che ogni volta che incontro sulle scale, mi viene la tentazione di voltarmi, e ora il mio apprezzamento sta aumentando, perché ho l’occasione di conoscerti più da vicino.”

La donna sorrise compiaciuta: “Wow, sei veramente carino e molto gentile, la prossima volta però, quando m’incontri nelle scale dimmi qualche cosa, sai non ti mangio”, e io: “Va bene.”, e lei continuò: “Tua moglie è fortunata ad aver un marito come te, è stata una birbantella a farti lo scherzetto del vino.”, io quasi contrariato: “Ma cosa dici, non ne sapevamo niente!”, Chantal sorridendo: “Come sei ingenuo, forse prima non potevi nemmeno immaginare, ma adesso, guardati, sei alto dieci centimetri, Flavia è una donna furba, è proprio vero, voi maschietti vi bevete tutte le balle che vi raccontiamo noi donne, o.k. sia, credigli pure.”, io sulle prime non gli diedi molto peso e la cosa mi passò dalla mente, in quanto avevo ancora freddo e glielo feci notare, e lei: “Scusa, dimenticavo..”, e togliendo infilandosi una mano nella tasca della gonna aggiunse: “…l’unica cosa che posso darti è questo fazzoletto, un po’ grande, ma penso faccia al caso tuo, mettitelo.”

Alla ben e meglio, riuscii ad indossarlo, in ogni caso Chantal mi girò e gli fece un nodo, e mi disse: “Senti io ora no ho tempo di stare con te, vai a farti un giro, se vuoi mi puoi riordinare le scarpe, oppure riordinarmi la stanza di mia figlia.”, io mi girai timoroso e gli domandai: “Ehi, non è che tua figlia rientra a mezzogiorno?”, e lei: “Non ti preoccupare, ha lezione fino a questa sera, oggi siamo soli, su adesso vai, quando è pronto il pranzo, vengo a prenderti.” , una volta a terra mi diressi nella camera della figlia, e la mi trovai un casino, calze, mutandine, magliette sparse qua e la sul pavimento o mal sistemate sulla sedia della scrivania o sul letto, fui attratto dal suo intimo, con circospezione  m’avvicinai ai suoi collant, puzzavano ancora di piedi, la cosa m’incuriosiva, in lontananza gli slip, provai a trascinare una calza, ma l’impresa si rivelò assai difficoltosa, vidi pure la scarpa con il tacco, ma la ignoraiin quanto enorme, fuori dalla mia portata,  i minuti passarono veloci, non pensavo di venire attratto in quel modo dalla biancheria femminile, ma a quelle proporzione insomma..., all'improvviso sentii una corrente d’aria, mi voltai, la porta si era aperta, ma non era Chantal, era la figlia, imponente, jeans, stivaletti, pullover e giaccone, fuori faceva freddo, e io ero li in mezzo alla camera, si ero piccolo, ma mi avrebbe visto sicuramente, lei getto lo zainetto sul letto e fece come uscire, ma si fermò e si voltò di scatto e mi vide mentre io cercavo rifugio sotto il suo letto e esclamò: “Ma che cazz…, ma cos’è, ehi, tu, ma che razza d’insetto sei?”, il mio rifugio non mi riparò più di quel tanto dalla sua vista, cercò a più riprese d’afferrarmi, non ebbe successo finché non decise di spostare il letto, fu un lembo del fazzoletto a fregarmi, venni letteralmente strappato fuori ad una velocità inaudita, in meno che non si dica mi trovai sospeso ad un’altezza di 30, 35 metri da terra, al suo cospetto rabbrividii, il suo sguardo era minaccioso e agitando la sua presa disse: “Ma che razza di bestiolina sei, lo sai che sei veramente piccino, fammi vedere se sei completo…”, e sollevando con l’altra mano il fazzoletto esclamò. “ma che bello, pure il cazzo t’hanno fatto!”, io ancora spaventato gli dissi: “Senti io posso spiegarti tutto, portami da tua madre.”

Una volta chiarito tutto, Daniela, la figlia, si scusò del trattamento infertomi, si chiarì pure come mai la ragazza fosse già rientrata, infatti, al pomeriggio eccezionalmente non avrebbe avuto lezioni. Mangiando, Daniela non disdegnava le battuttine, il discorso si fece pesante allorquando mi disse: “Fabio, cosa faresti se una donna ti facesse oggetto delle sue fantasie erotiche..”, io un pochino perplesso e allo stesso tempo preoccupato feci finta di non capire, e Daniela continuò: “.., non mi verrai a dire che tua moglie non ti abbia fatto qualche giochino, conoscendola.”, qua, all’infuori di me tutti conoscevano Flavia, a quella sua considerazione reagii dicendogli: “Ma cosa intendi dire?”, e la figlia quasi divertita dalla discussione rispose: “Senti parlo chiaro, vorrei vederti se dovessi pigliarti e cacciarti in mezzo alle mie gambe e t’intimassi di leccarmi la figa, non ti piacerebbe?”, la discussione venne interrotta dalla madre che redarguì la figlia: “Adesso basta, su Daniela vai in camera tua e mettila in ordine e poi visto che non hai lezione, credo sia meglio mettere la testa sui libri.”

Chantal quasi impacciata a dover gestire e difendere dalle avance della figlia un piccolo uomo, mi depose su una poltrona e mettendomi il telecomando della televisione da una parte mi disse: “Credo sia meglio lasciarti tranquillo, guarda quello che vuoi, mentre io faccio le faccende domestiche.” Tutto andò bene fin quando Chantal, sedendosi sul divano mi disse: “Fabio, io voglio approfittare della presenza di Daniela, ti lascerei con lei per il resto del pomeriggio, avrei delle commissioni in centro, non preoccuparti l’ho già redarguita, gli ho proibito assolutamente di disturbarti, ma bensì ne caso fosse necessario di accorrere nel caso tu abbia bisogno d’aiuto. O.k?”, io preoccupato dissi: “Ascolta, io son convinto che Daniela abbia capito, ma la ritengo ancora un pochino adolescente, e di conseguenza non in grado d’ignorare la mia presenza, l’ho capito a pranzo.” Chantal ribadì prontamente: “Non ti preoccupare, lei è in camera sua a studiare, ora vado ci vediamo più tardi, ciao.” Io sempre avvolto dall’inconsueto indumento continuai a guardare la televisione, non ero tranquillo,  e ne avevo ben donde, infatti, i miei timori trasformarono in realtà. La voce di Daniela echeggiò sopra di me: “Ciao Fabio, non ti fa niente se ti faccio compagnia, credo che li tutto solo non sia piacevole.”, aggirando la poltrona non riuscii a restare indifferente davanti alla sua imponenza e alla sua stupenda bellezza, si era cambiata d’abito, con un vestiario più consono, maglietta attillata, da cui risaltavano i capezzoli, calzoncini boxer e calzini di cotone, guardandomi aggiunse: “Dammi il telecomando, queste cazzate che guardi tu non m’interessano.” Cambiò canale e si sdraiò sul divano, notai subito che quanto dato alla televisione non le interessava, aveva un non so che, si divertiva a giocherellare con la lingua, e nello stesso tempo ad allungarsi le ditta sotto i boxer, la cosa aveva un so che di provocante, la mia natura maschile davanti ad uno spettacolo del genere non poteva certo restare indifferente, in un attimo me lo ritrovai eretto, cazzo che figa, salii sul bracciolo della poltrona per guardare meglio, lei ridendo: “Eccolo qua il nostro piccolo porco, ti piace la figa, non è vero?”, il mio comportamento non m’aiutava di certo, ero consapevole che qualsiasi mia azione m’avrebbe causato dei problemi, ma ero impotente davanti lei, sapeva cosa e come muoversi, era provocante non solo con i gesti, ma anche con le parole, lei sapeva come abbindolare i ragazzi, o meglio dire il maschio, e io stavo per cascare nella sua trappola.

Daniela con soddisfazione disse: “Su Fabio, avvicinati, però se lo fai è perché l’hai voluto tu, e non perché te l’ho imposto io, questo sia ben chiaro, sai la mamma è stata categorica,  - non abusare di lui- m’ha detto, però non m’ha detto di non provocarti..”, io quasi ipnotizzato da quella visone saltai da un bracciolo all’altro e mi trovai a tu per tu con i suoi calzini, il suo odor di piedi era quasi celestiale, in lontananza lei continuava a giocherellare con la sua vagina, lei si divertiva a giocherellare con i suoi enormi piedi, il mio scopo era uno, io dovevo arrivare alla figa, non so come mi stesse prendendo, a pochi centimetri lei m’intimò: “Alt, che sia ben chiaro, io non ti obbligo, tutto quello che fai è perché lo vuoi tu, quindi se si dovesse venire a spere, è perché lo hai voluto tu, a me non dispiace, …” e continuando a toccarsela vedendo la mia reticenza aggiunse: “..mhmmm, su dai non fare il timido, approfittane, una figa da leccare di due metri non capita certo tutti i giorni!”.

A quelle parole non capii più niente, e mi ci buttai a capofitto, tutte le mie moralità, principi e soprattutto orgoglio vennero annientati dalla giovane femmina, sapeva come muoversi, aveva solo diciott’anni, ed era molto furba, io con il mio agire non avrei mai più potuto incolparla di niente, ed ora narcotizzato dal suo profumo vaginale stavo letteralmente sguazzando tra le sue labbra. Dopo un bel po’ notai che i suoi sinuosi massaggi con le dita cessarono, si era addormentata, usci da sotto i boxer, era freddo, rientrai, li l’ambiente era temperato rilassandomi m’addormentai a mia volta!

Continua...



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