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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
RACCONTO: l'incantesimo(parte II) ed ha ricevuto
4 repliche.
messaggio inviato in data:
28/Giugno/2006 00:30:44
Ecco qua, e con questo spero di stendervi ;) fatemi sapere che ne pensate! e cmq grazie mille per i complimenti:)) non credo sia così clamoroso, è solo roba che mi piace scrivere, e se piace a voi mi rendete fiero di farlo. grazie mille a tutti. domani cerco di continuare ho in mmente una bella trama;) buona notte belloni, e sogni d'oro bellona!
Racconto: L’incantesimo (parte II)
<<Era il terzo anno, mi pare. Il nostro professore organizzava delle interrogazioni di gruppo, in cui ognuno di noi aveva due partner. Lo scopo era fare ricerche, approfondire un argomento e portare una specie di tesi su ciò che lui ci assegnava. Il gruppi vennero sorteggiati da una scatoletta, dato che l’obbiettivo era anche far fare amicizia a persone della classe che non si parlavano dal primo. Io, per pura casualità capitai con due mie amiche: Alessia e Elena. E ti confesso che ne fui felice, perché Alessia era bellissima: castana, occhi grandi e verdi chiarissimi, viso alla Liv Tayler con un po’ di lentiggini leggere leggere sul viso, fisico perfetto, con un sedere che ti assicuro era un capolavoro…ehm… scusa, magari a te questo interessa!>>
Si interruppe Riccardo sorridendo a Laura, che alzando gli occhi al cielo ed appoggiandosi con il meno alla mano aperta disse:<< Non ti preoccupare, ci sono abituata!>>
<<Allora…dicevo, Alessia era davvero bellissima, e aveva anche dei piedi bellissimi; un trentasette con le dita perfette ti assicuro, divini!>>
Laura l’interruppe:<< Allora lo vedi che sei feticista?>>
Riccardo riprese giustificandosi:<< Beh, feticista è un parolone! Semplicemente mi piacciono, tutto qui! Tu non guardi le mani ai ragazzi?! Lo fanno tutte!>>
<< Si le guardo, ma non è che le trovo eccitanti!>>
<< Fino a quando non ti toccano!>> disse con una lieve spacconeria Riccardo, Laura fece cadere l’argomento:<< Dai, vai avanti!>>
<<E poi c’era Elena, una ragazza forse un po’ volgare nei tratti e nei modi , ma con un viso scolpito, occhi marroni penetranti, labbra carnose, ed un bel fisico, con mani e piedi molto sensuali anche lei…forse un po’ più grandi di quelli di Alessia, ma non saprei dirti il numero. Fatto sta che decidemmo tutti di andare a studiare a casa di Alessia, così nel primo pomeriggio ci ritrovammo da lei,che ci portò in camera sua. Ci mettemmo a studiare, ma la cosa scomoda era che Alessia in camera non aveva la scrivania, perché di solito studiava in cucina, così ci disse. Quindi io mi trovai costretto a mettermi seduto sul pavimento , con i libri posati davanti, mentre Alessia ed Elena si misero comodamente sedute sul letto davanti a me, con i libri sulle gambe. Ora, era primavera e così le mie amiche si tolsero le scarpe; Alessia si liberò degli stivali e dei gambaletti, posando entrambi ai piedi del letto, praticamente sotto il mio naso, e non ti dico che odorino acre mi dovetti sorbire! Mentre Elena si levò le scarpe da ginnastica e restò con i suoi fettoni avvolti da due calzini bianchi di spunga con le suole tutte ingrigite a forma della sua pianta del piede.
Puoi intuire la mia agitazione! Seduto la sotto , con spianate davanti alla faccia le rosee piante dei piedi di Alessia e i piedoni di Elena! Istintivamente mi tirai un po’ indietro…>>
Laura l’interruppe:<<Ma loro non sapeva della tua “maledizione”?>>
<< No, non era mai capitata l’occasione in classe al liceo che mi rimpicciolissi e di conseguenza non ne avevo ancora parlato mai a nessuno!>>
<< Ah, ok!>>
<<Allora, mi tiro un po’ indietro e Alessia mi prende in giro dicendo:<< Che c’è mi puzzano i piedi?!>> ma poi ci mettiamo tutti a studiare a sfogliare enciclopedie e a scrivere la tesina in brutta su un fogliaccio di carta. Io mi concentro e no penso al rischio. Dopo tutto il pomeriggio, esausto, come d’altronde le mie due amiche, mi sdraio sulla moquette mentre Elena finisce di scrivere un pezzo di tesina, sotto dettatura di Alessia. Io me ne sto sdraiato rimbambito dopo aver sfogliato mezza enciclopedia, e mi tengo ancora il libro abbracciato sul petto. Ad un certo punto Alessia mi dice:<< Controlli un attimo la data (di non so quale battaglia)?>> e nel dirmelo, con tutta naturalezza mi appoggia il piede nudo sul braccio. Io nemmeno riesco a realizzare quello che ha fatto, sento solo una lieve sensazione di soffice calore sull’avambraccio e poi mi ritrovo microscopico sul pavimento. Alessia ed Elena balzano in piedi spaventate:
<< Dove cavolo è finito!>> esclama Alessia.
<< Che scherzo è?!>> dice Elena.
Io vedo le due ergersi colossali sopra di me e scrutare il pavimento incredule. Sollevo le bracci per farmi vedere ma Alessia guardandosi intorno e chiamandomi spaventata muove un passo in avanti; vedo il suo piede enorme posarsi davanti a me e cado a terra, andando a sbattere al secondo dito del piede di Alessia, inconsapevole delle mie dimensioni. Sto per rialzarmi , appoggiandomi al polpastrello del dito ma Alessia si volta verso Elena e lo fa roteando il piede sull’avanpiede, così mi ritrovo investito dal suo alluce che fortunatamente invece di passarmi sopra e schiacciarmi mi fa cadere all’indietro. Mi ritrovo così tra l’alluce ed il secondo dito del piede sinistro di Alessia. Ricordo come oggi la sensazione di impotenza che provai nel guardare in alto verso il viso della mia amica che era quasi invisibile da li giù, attraverso il varco tra la massa delle sue dita! Il caldo era soffocante e l’odore terribile. Dopo qualche secondo Alessia mosse un altro passo e vidi il piede sollevarsi da me e la sua vasta pianta del piede sfilarmi sopra la testa in tutta la sua maestosa potenza. Il suo tallone si abbatte distante da me e io faccio un respiro di sollievo e sto per voltarmi e correre al sicuro sotto il letto quando una massa bianca enorme fa ombra tutt’intorno a me: era Elena. Alzo lo sguardo e faccio appena in tempo a vedere il suo piede abbattersi su di me. Sento il suo calzino soffice ricoprirmi il corpo e comprimermi terra, penso di morire ma la pressione non aumenta, ero finito sotto la sua pianta del piede si, ma sulla zona del calzino più bianca, dove lei nei non poggiava il peso. Fu comunque terribile!>>
<<Mio Dio!>> disse Laura sconcertata:
<<E poi come è andata a finire?!>>continuò
<<Per farla breve poi pure Elena ha tolto il piede da sopra di me e qualche minuto dopo Alessia mi ha visto:<<Non ci posso credere! Ma è lui quello?!>> disse osservandomi dalla sua incredibile altezza indicandomi ad Elena. Poi le due si chinarono e riconoscendomi spalancarono bocca ed occhi incredule. Elena disse:<< Ma sei piccolissimo! Ma come è successo?!>>
Naturalmente non potei risponderle ma Alessia fu abbastanza brava e gentile da posarmi sul comodino ed avvicinarmi l’orecchio per farsi spiegare tutto. Quando finii il mio racconto Alessia lo riferì ad Elena ed entrambe scoppiarono a ridere, a dire il vero sollevate dal fatto che fosse ormai un’abitudine per me! Poi Alessia chiamò a casa mia per dire che rimanevo a dormire da lei ed il giorno dopo tornai normale. Inutile dirti le volte che mi hanno ricattato o le volte in cui per gioco, soprattutto Alessia mi ha piantato una bella pedata addosso. Da quel giorno tutti vennero a sapere della mia “maledizione”, ma nel complesso Alessia ed Elena mi hanno sempre voluto bene e reputato un buon amico, e quindi, in fondo, sono contento di aver potuto condividere con loro questa mia particolarità!>>
<<Incredibile!>> disse Laura.
<< Quindi te la sei vista brutta perché stavano per schiacciarti!>>
<<Esatto.>> rispose Riccardo.
A quel punto vi fu un po’ di silenzio. Laura tratteneva a stento un sorriso entusiasta. Riccardo la guardava con un espressione interrogativa:
<< Cosa c’è?>> le chiese, e Laura rispose mettendosi il dito indice in bocca, e mordicchiandone l’unghia, un po’ imbarazzata, con le sue belle guance tinte di rosso:
<<Sono curiosissima!>>
<< Di cosa? Vuoi che ti racconti qualcos’altro?!>>
<<No…vorrei…vorrei toccarti con il piede!>>
A quella richiesta Riccardo sentì il cuore battergli all’impazzata. Cos’aveva quella ragazza di tanto strano ed affascinante rispetto alle altre?! Cosa la spingeva ad osare tanto con lui? Nelle fantasie di Riccardo, comunque, una ragazza come Laura era sempre stata l’ideale, un sogno! Una ragazza che vuole rimpicciolirti! Che non lo fa per sbaglio o per dispetto, ma perché sembra che la cosa le piace e la emozioni!
Fu con questi pensieri nella testa che Riccardo rispose:
<< Se vuoi farlo ti do il permesso…ma poi devi prenderti la responsabilità di custodirmi per un giorno. Non voglio certo rimanere un giorno rimpicciolito in mezzo all’università!>>
Laura rispose entusiasta, mentre già si sfilava il sandalo destro:<< Davvero posso?!>>
Riccardo le rispose:<< Beh, magari non qui… andiamo in un luogo un po’ appartato!>>
Ma Laura lo fissava negli occhi con uno sguardo ammaliante e aveva già sollevato il piede nudo fino all’altezza del viso di Riccardo. Dai tavolini a fianco qualcuno si voltò incuriosito, una ragazza rise. Poi le dita del piede di Laura si posarono morbidamente sulle labbra di Riccardo e premettero fino a sentire i denti. Lui respirò l’aroma dell’estremità sublime di lei, che continuava a guardarlo intensamente; sembrava gli stesse dichiarando il suo amore. Poi lei sistemò meglio il piede e posò il suo soffice avampiede sulle labbra di Riccardo, andando a finire con le dita fin sopra il naso, afferrandolo tra alluce e secondo dito. Riccardo tremava dall’eccitazione. Poi la voce di Laura, con un tono del tutto nuovo disse:
<<Mi sembri sempre uguale!>> e allontanò il piede, ricalzò il sandalo e si alzò dal tavolino dicendo:<< Scusami, ora devo proprio andare!>> e se si allontanò a passo svelto.
Riccardo rimase immobile, seduto sulla sedia, con gli occhi persi nel vuoto. Un compagno dell’università gli diede una pacca sulla spalla e gli disse:
<< Hai capito il nostro Don Giovanni! Hai fatto colpo dai retta a me!>>
Riccardo restò in silenzio, ricordò le parole della fata e si chiese sussurrandolo appena tra le labbra, ancora pregne del calore del piede dei Laura:<< la amo…?>>
Il giorno dopo ed il giorno dopo ancora Riccardo non incontrò Laura all’unniversità, poi passò tutto il week end e lui non riusciva a smettere di pensarla.
Il lunedì successivo arrivò all’università e camminò per i corridoi verso il bar. Alcuni passanti lo osservavano incuriositi. Qualcuno tratteneva un sorriso, altri lo fissavano seri. Riccardo pensò che probabilmente Laura avesse sparso la voce sulla sua “maledizione”.
“Ecco, adesso anche qui tutti lo sanno! Che stupido sono stato!” pensò Riccardo.
Arrivato nei pressi del bar notò che c’erano i giornali gratuiti dell’università freschi di stampa, ne afferrò uno come sua consuetudine e poi si andò a prender un caffè. Lo bevve senza gustarlo e si apprestò a raggiungere la biblioteca, si sedette e solo allora lesse i giornale.
In prima pagina c’era un titolo: “Ricerca sui Disturbi di Personalità nel campo del Feticismo e del disturbo di Personalità, di Laura M.”
A Riccardo si gelò il sangue nelle vene. Senza nemmeno respirare o battere le palpebre, iniziò a leggere con affanno l’articolo che parlava di lui, seppure non venisse fatto il suo nome era ovvio che tutti sapevano. Laura lo descriveva con la freddezza di uno scienziato che parla di una cavia, e con la professionalità di un medico che parla di un caso clinico raro ed interessante.
“Ovvio è che il rifiuto delle sue stesse pulsioni sessuali, probabilmente indotto dalla società o da una figura importante nella vita del soggetto, lo hanno portato ad escogitare a livello inconscio una sorta di punizione. Poiché l’età della presa di coscienza della propria sessualità era infantile, anche la punizione escogitata ha caratteristiche puerili. Il soggetto infatti racconta con spigliatezza che una fata gli è apparsa e ha fatto cadere su di lui una “maledizione”, secondo la quale, lo stesso contatto con l’oggetto del desiderio lo porterebbe alla rovina. Seppure poi questa punizione da lui autoimposta e vissuta con la massima convinzione che sia reale, lascia comunque l’opportunità di esprimere, forse in maniera anche più estrema, la sessualità rifiutata a livello conscio.”
<< Non può essere!>> disse Riccardo tra i denti, quasi in un ringhio, con la mano che gli tremava mentre accartocciava il giornale.
“Non può essere tutto finto! Non mi sono rimpicciolito perché la amo!”
E si sentì ridicolo a fare quel pensiero quando dentro di lui bruciava un odio profondo nei confronti di quella laureanda in psicologia; “ giornalista da quattro soldi.”
Prese a correre verso la macchina, giudò veloce lontano dall’università e avrebbe voluto correre da Laura ed affrontarla. Ma non sapeva dove abitava, ne tanto meno quale fosse il suo cognome.
Pensò ad Alessia, la sua amica del liceo. Certo! Sarebbe corso da lei e le avrebbe chiesto se quello che ricordava fosse accaduto davvero oppure no. Guidò veloce e mentre raggiungeva la casa dell’amica fece il numero del cellulare della madre , per chiederle, per avere conferme. Doveva sapere! Le lacrime gli offuscarono la vista, vide solo all’ultimo gli stop di una macchina davanti a lui. Sentì un boato, si risvegliò in ospedale, confuso e con il braccio rotto. Stava bene, ma continuava a non capire.
(CONTINUA…?)