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dolceluna ha inviato un messaggio dal titolo:
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messaggio inviato in data:
28/Novembre/2006 01:38:57
Scusate tutti, è la vecchia storia incompleta che avevo già postato.. Harren me l'ha chiesta ed eccola qua.
Sadica
Parte prima
Urcavè!!!! Diciannove euro e novanta!!! Ma sono un sacco di soldi per un dannato rimpicciolitore senza garanzia e di importazione parallela per giunta!!! Però ci è da dire che io sono pigra e non mi sarei mai messa a scrivere se non ci fossero stati i rimpicciolitori al supermercato... Sennò il solito sbattone a inventarsi il fratello maggiore scienziato o lo zio inventore o chissà che altra diavoleria. Nono!! Diciannove e novanta. Modello base a pile (pile a parte, quelle care da nove volt).
Mammamia che trip! lo proverei già sulla cassiera rompiballe ma mi trattengo che qua finisce male.
L'idea è di usarlo a sorpresa su Andrea che ultimamente è davvero antipatico, giusto per spaventarlo un po' e poi riportarlo alle dimensioni normali.
Mentre guido verso casa, penso a quando ho partecipato alla storia interattiva sul forum di giganta e mi viene in mente che gli omini non si rendono conto che, una volta rimpiccioliti, sono privi di qualunque facoltà al mio cospetto. Diventano infimi e ridicoli di fronte alla mia onnipotenza. Ecco cosa non andava nella storia interattiva... ognuno voleva essere maltrattato da me secondo i canoni delle SUE fantasie, chi vuole essere mangiato, chi vuole essere schiacciato, chi vuole questo, chi vuole quello...
Tutti quei ridicoli esserini non sanno che sono insignificanti per me e che, quando sono eccitata, la mia voglia è solo di sfogare la MIA fantasia.
Mentre parcheggio la 500L gialla penso che qualunque cosa succeda questa storia non è abbastanza interattiva da impedirmi di fare una strage.
Salgo un piano di scale col rimpicciolitore in mano e si affaccia alla porta quel pettegolo del vicino del piano di sotto. Gli punto contro l'aggeggio e faccio "BZZZZZZZZ" con la bocca. Lui mi fa: "Sei rincoglionita? cos'è quell'affare?" e io "BZZZZZZZ!!! BZZZZZZZ!!!! E' il telecomando nuovo del mio tivvù!" mentre penso: " Ti è andata bene stavolta! Ma prima o poi piangerai pietà di fronte ai miei sandali da troietta del sabato sera".
E finalmente a casa. Classica chiave nella serratura e... O! ma sapete che mi ero del tutto scordata che quel giorno era il mio dannatissimo compleanno! Urcavè! E' fico perché quando scrivi una storia fai capitare tutto quello che ti gira sul momento. Hehe! Toh! era giusto il mio compleanno e quell'antipatico di Andrea era diventato simpatico per l'occasione (ma non è una roba che gli dura a quello). Così mentre la mia chiave girava nella serratura lui era già dentro con quei tre scoppiati dei suoi amici per farmi la sorpresa. E intanto non sapeva che la sorpresa se la stava per beccare lui!!! TOH! e RITOH!!! Hehe.
Così apro e, come la porta è spalancata mi trovo 'sti quattro buffoni che cantano una stonatissima "Taaaaaantiiiiiii auuuuuuguuuuriiiii aaaaaaa teeeeeeeee........" ecco.
"Ma GRAZZIEEEE!" dico io e ci facciamo tutti una bella risata. Chiudo la porta e mentre loro si apprestano a tirare fuori i loro regalini (l'anno scorso Fabio mi aveva imbarazzata con un bambolo gonfiabile col cazzo gigante). Intanto penso che loro non sanno quale è il vero regalo che mi hanno fatto.
Cerco velocemente la manopola della potenza del rimpicciolitore per metterla al massimo. Ehm lo giro e lo rigiro ma la manopola non c'è... era nel modello da ventiquattro e novanta con pila inclusa... Merda. La cosa mi irrita ulteriormente, così faccio la faccia tipo Rambo nel Vietnam e sparo la raffica di rimpiccilolimento "tatatatatatatatatatatata!!!!!" Niente, tutti normali. Andrea fa: "Che sei scema lo sappiamo già, ma oggi vuoi battere il tuo record personale! Cha cazzo è quel coso?" HO CA PI TO !! Bisognia prima accienderlo! Ecco il bottone. A sto punto mi sono bruciata Rambo, così faccio la faccia da Ciarlsbronson in una versione qualsiasi del Giustizziere della notte e rifaccio la scenetta! TATATATATATATATATATATATA!!!!!!!!! Tutto a casaccio con gli occhi chiusi. Per fare Ciarlsbronson bisognia fare gli occhi chiusi che lui ce li ha praticamente chiusi di serie. Quando li riapro c'è solo Roby in piedi davanti a me con gli occhi a palla che mi dice: "Ma che cazzo hai fatto?" Prima che possa aggiungere altro gli punto addosso il rimpicciolitore e premo di nuovo il bottone, stavolta con gli occhi bene aperti e lo vedo sparire. Guardo giù e... Eccolo li!!! Mammamia! Dal vivo è ancora più intripposa 'sta storia di rimpicciolire le persone! Lui è pietrificato dal terrore. Capisce che sono infinitamente più forte di lui, potente e velocissima nei movimenti. Capisce di non avere scampo. Capisce che anche se lui è li alla mia mercé, non c'è niente di interattivo. Io agisco e lui dovrà subire.
Senza perderlo d'occhio do uno sguardo in giro e capisco che gli altri sanno che intenzioni ho, come lo sa Roby, infatti si sono saggiamente squagliati.
Meglio così, il gioco si fa più interessante.
Approfittando della mia esitazione quel miserello cerca penosamente di correre via. Ho la tentazione di lasciarlo andare... mi fa pena. Faccio un passo avanti con calma e, senza agitarmi, gli poso il mio piede sinistro proprio davanti. Calzo le mie Nike grigie. Lui sbatte contro il bordo della spessa suola di gomma e ricade indietro. Resta li per terra, come se si arrendesse, lo vedo tremare. HAHAHAHA!!! Mi faccio una risata. "adesso ci inventiamo un modo per non farti scappare mentre cerco gli amichetti, cosa scegli? Dolore o rischio?" Lo prendo tra due dita lasciandogli la testa fuori e me lo infilo in un orecchio per sentire la risposta. Percepisco appena la sua vocina che urla "Cosa vuol dire?? Ho paura!! Monica ti prego ho paura!!" Mi sfilo una scarpa calda e umida del mio sudore carico di odore intenso e sicuramente buonissimo e ce lo lascio cadere dentro. Poso la scarpa sul tavolino del salotto accanto ad una pianta in vaso e gli ripeto con calma: "Ti voglio impedire di scappare. Tu devi scegliere il modo. Il primo non fa male ma ti mette a rischio di morire, il secondo è doloroso e ti sfinisce ma non ti fa morire. Se non scegli subito facendomi un cenno, uno o due, io mi limito ad infilarmi quella scarpa e i miei problemi da quattro diventeranno tre!" Quando voglio sono convincente, infatti lo sgorbietto si agita tutto e fa cenno due con la manina. Dio mio che voglia di farti male e poi schiacciarti!!! "Bravo, scegli dolore. E' l'istinto di conservazione... forse potrei decidere di lasciarti vivere... ti preparo il supplizio." Così con uno stecchino lungo da spiedini e uno stuzzicadenti costruisco un minuscola croce legata con filo da cucito. Poi prendo l'esserino e, con lo stesso filo gli lego prima un polso e poi l'altro alle braccia della croce, poi gli lego insieme i piedi ben stretti al tronco della stessa. Lo metto in verticale e pianto lo stecchino nella terra del vaso. Mi avvicino più che posso e mi lascio sfuggire un sorriso compiaciuto e soddisfatto quando lo vedo piangere di rabbia e dolore per l'umiliazione subita.
Parte seconda
Che immenso piacere! Mi alzo in piedi e mi sfilo anche l'altra Nike. Guardo giù. Sul tavolino la croce piantata nella terra del vaso e quel minuscolo uomo che mi appartiene come un giocattolo si contorce patetico soffrendo le pene dell'inferno. Non è fine, lo so, ma mi accarezzo il pube umido guardandolo piangere con il volto rivolto ai miei occhi. Li socchiudo e un tremito mi percorre dalla vagina alla schiena, mentre un gemito di piacere mi esce dalle labbra. "Il vostro inferno è cominciato" sussurro.
La prima cosa che mi interessa è che NESSUNO possa lasciare l'appartamento. Cosi corro in cucina, preparo veloce un impasto di acqua e farina molto abbondante che corro subito ad infilare sotto la porta d'ingresso. Di qua non si passa più. E nemmeno altrove. Le mia casa ha i serramenti esterni di alluminio laccato bianco con la guarnizione a pavimento. Non si scappa. Mi sto eccitando sempre più!
La seconda cosa che mi interessa è la CACCIA. Deve essere divertente. Io gioco e rido. Non corro nessun rischio. Se mi stanco posso dormire per ore alla faccia di questi ridicoli esserini che non possono insidiarmi in nessun modo. Loro invece faranno meglio a non dormire affatto e a stare in gruppo e a organizzare turni di sorveglianza per scappare. Il frigo è pieno e Io posso resistere per giorni, ma sappiate che sarò attenta e non cadrà nemmeno una briciola.
Faccio un giro della casa sono senza scarpe, le ho lasciate di la. Ho la mia salopette di jeans, le calze a righe che io preferisco chiamare la calza e l'altra calza. Sono un regalo del mio amore. E la T-shirt di Topolino. Mentre cammino cerco di essere pesante sui miei passi per far sentire la mia massa infinita a quei miserelli. Voglio che sentano ovunque ogni mio passo. Voglio che si sentano schiacciati da me al solo sapere che esisto.
Apro tutte le porte interne, è giusto che possano tentare di rifugiarsi dove vogliono.
La prima cosa da fare in una casa è pulire. Specialmente perché potrebbero esserci resti di cibo... Che figura con gli ospiti la casa sporca. Ho caldo. Sono a casa mia e nessuno dovrebbe aversene a male se mi spoglio un pochino. Sapete piccoli... D'estate io lo faccio davvero: in casa giro quasi nuda con indosso solo il reggiseno e le mutandine. Così faccio ora. Ho un completino blu scuro senza fronzoli. L'unico fronzolo è la riga blu scuro che le gocce che scaturiscono dalla mia vaginetta hanno tracciato sugli slip. Non posso farci nulla. Visto che però qua è il racconto e non la vita, se non secca a nessuno, io mi metto anche un paio di autoreggenti opache bianche da santarellina (o da troietta, vedetela come vi pare).
Bene! Ora l'aspirapolvereeeee!!!! Prendo l'ordigno di pulizia e vado verso il punto dove gli altri tre sono spariti. Lo collego alla presa e lo accendo. Sono quasi sicura che, se non tutti, almeno qualcuno si è infilato sotto il divano. Faccio il giro del divano con l'aspirapolvere e mi immagino il terrore di chi può essere li sotto. Venire aspirato significa morte certa sfracellato dalle palette della macchina. Vi giuro che se il condannato fosse uno solo non rischierei di giocarmelo così, ma sono quattro e se ne spreco uno non me ne frega un cazzo. I miei grandi occhi castani sono attentissimi a quel pavimento chiaro e si muovono a piccoli scatti cercando di vedere sempre e ovunque. Nessun movimento. I miei piedi si muovono dolci e minacciosi quasi sempre sulle punte facendo volteggiare nell'aria i talloni sensuali e schiaccianti. Nulla. Mi fermo e mi chino per guardare sotto il divano. La fessura è piccola e brandelli della fodera di sotto pendono fino al pavimento. Sisi. Piccole corde che pendono fino al pavimento... Hehe Giagià! Siamo furbetti!!! So come fare! Di qua riesco a vedere il lavello della cucina. Li sotto c'è l'insetticida. Ci vado camminando a ritroso per non perdere di vista il divano. Che risate!!! Quegli schifosi mi sentono allontanare e si crederanno in salvo... Haaaaaa! Prendo il Baygon blu mosche e zanzare. Si, è proprio quello che meritate. Torno al divano, agito la bomboletta e comincio a spruzzare sotto. Esagero!!! Vi ammazzo insetti!!! Vi uccido!!!! Io so benissimo che per l'uomo quella roba è tossica ma non mortale, nemmeno per omini di quelle dimensioni, ma gioco sul fatto che chi è li sotto è troppo terrorizzato per ragionare e tenterà la fuga. Infatti di lì a pochissimo vedo una piccola sagoma sfrecciare fuori dal divano e correre via verso un mobile con le manine sulla bocca come per trattenere il respiro, o il vomito, non so. Evvivaaaaa!!!! eccone uno!!!! Alzo il piede e glie lo abbatto sopra per fermarlo. In verità batto parecchio forte ma, come dicevo prima, se il primo lo ammazzo subito non me ne frega niente. Non piangerò! In effetti mi sono illusa. La forza della sua disperazione gli dà dei riflessi incredibili! Si butta di lato e il mio piede lo manca di pochissimo. Sono divertita e rido!! Hehehehe! Si rialza e riprende a correre. Io lo domino dall'alto. E' mio ormai. Vediamo se gli riesce di nuovo! Alzo ancora il piede e lo faccio volare su di lui. La pianta è morbida e rilassata, l'alluce appena curvo all'insù il tallone tondo e perfetto, reso ancora più bello dal nylon bianco. Scendo su di lui senza riguardo per schiacciarlo, ma, in fondo al cuore un sottile desiderio di farlo vincere ancora una volta mi fa eccitare. Pesto un po' più piano di quanto vorrei e... Hahahahaha!!!! Bravo insetto! Ci sei riuscito ancora!!!! In questo momento io sono signora e padrona di questa vita che non ho ancora spento come una cicca consumata solo perché vorrei poterlo fare mille volte e in mille modi. Sono così eccitata che la mia mente è concentrata solo su di me. La mano destra ha abbandonato l'aspirapolvere ed è infilata nello slip, il medio accarezza la vagina e gli occhi guardano il mio piede laggiù pesantemente appoggiato al pavimento freddo, circondato da un piccolo alone del mio sudore vicino all'uomo che si sta rialzando con sempre meno energia e sempre più consapevolezza che la morte lo aspetta impaziente. Ma... cosa fa ora? Non scappa? OOOOOO!!! Che carinoooo! Mi prega come una Dea! Hehe! si è inginocchiato al mio cospetto, di fronte al mio alluce sinistro e si prostra. Che dolce! Vuole farmi capire che è disposto a tutto pur di avere salva la vita!! Avanzo un po' col piede fino a sfiorargli il viso con l'alluce e gli dico con tutta la dolcezza di cui sono capace: "Bacia, lecca e forse avrò pietà!" Lo osservo attentissima e lui ha una reazione di esultanza da coglione. Sapete tipo uno che scopre di aver fatto tredici, no? Beh aspettate che scopra di non aver giocato la schedina!!! Hehe. Cambio tono. Urlo!! BACIAMI L'ALLUCE VERME SCHIFOSO!!!!!! Lui, obbediente, si getta in ginocchio e comincia a baciare e leccare ma io quasi non lo sento e mi stufo presto. Voglio di più! Gli intimo di fermarsi. Lui si ferma e resta in ginocchio davanti a me col capo chino come chi capisce di essere al capolinea. Io sollevo l'alluce e ordino: "Vai li sotto. Pancia in su." Lui alza lo sguardo con il volto pieno di lacrime e urla qualcosa di indistinto che può essere solo "Pietaaaaaaàààà, ti scongiuro non schiacciarmiiiiii!!!!" o stronzate del genere. Gli ripeto seccata: "INFILATI SOTTO IL MIO ALLUCE O TI STACCO UNA MANO PRIMA DI UCCIDERTI!!!" Lui, piangendo e tremando di paura esegue. Io tornando dolcissima gli dico a bassa voce: "Ti concedo di masturbarti, se vuoi." Intanto gli appoggio il peso sopra, delicatamente. Lui raggiunge il suo pene con le mani, faticosamente avvolto dalla mia carne morbida. Cerca di masturbarsi e io lo guardo di quassù. E' una bella scenetta. Quello spaccone di Fabio che fa l'amore col mio piede prima di morire. Io lo vedo come un insetto prigioniero laggiù di una parte del mio corpo che lui non merita, visto da qui incorniciato dalle mie tette. Sto davvero bene ora. Lui comincia a godere e io comincio a pulsare su di lui. Capisce che sta per essere schiacciato. Faccio su e giù con l'alluce e la sua faccina si dipinge di terrore! Non so come ma sento il calore della sua eiaculazione. Sono eccitata! Sto scegliendo il momento per appoggiarmi su quel corpicino schifoso e cancellarlo dal mondo quando... Mi viene un'idea! Sposto il piede e gli dico: "Non penserai mica di cavartela così a buon mercato, vero? Ho ancora qualcosa per te!" Mi volto verso l'altro mio prigioniero che sembra svenuto. Esanime sul suo patibolo. Mi volto verso Fabio e gli dico, serena: "Se scappi, se solo ci provi, ti mostrerò l'inferno." E' attonito, trema ma non si muove. Mi volto e vado a raccogliere una delle mie Nike a pochi passi da me. Torno da Fabio: "Scusami piccino, non è per mancanza di fiducia ma penso che questo ti aiuterà a vincere la tentazione." E gli appoggio sopra la scarpa, di per se non abbastanza pesante da ammazzarlo ma abbastanza da togliergli il fiato. "Cerca di resistere mentre vedo cosa fa il tuo stupidissimo amico!".
Vado di fronte alla pianta dove ho crocifisso Roby. Lo guardo. Non capisco se respira. Forse ha sete. Vediamo se reagisce! Mi tolgo gli slip per poter divaricare bene le gambe, mi chino con la vagina su di lui, vicinissima alla croce e sorrido dolcemente mentre rilasso i muscoli e lascio che una pisciata torrenziale lo inondi! Lui si riprende di scatto e comincia ad agitarsi come in preda a spasmi e convulsioni. Il mio getto caldo e potentissimo gli sferza il corpo provocandogli un dolore terribile. Quando ho finito mi rimetto gli slip, avvicino il volto a lui più che posso e gli dico: "Come sta il mio piccolino? Posso fare altro per te?" Poi cerco di trattenere una risata, ma invano. MmmmmmmmmmpppppppfffffffHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!!! Come sei patetico!!! Fradicio di pipì!!!
Lo lascio lì a crepare e torno da Fabio. Alzo la mia AirMax97 e lui si rigonfia un po'. Un altro mezzo minuto e il solo peso della scarpa lo avrebbe schiacciato e ucciso. Poverino, stava cedendo. "Ti ho salvato! Hai visto come ti voglio bene? Però tu sei cattivo perché mentre facevo le coccole a Roby hai pensato che volevi andartene da qui!!! E lo avresti fatto se non ti avessi schiacciato al pavimento con la mia scarpa!! Cattivone!!" Lui si sbraccia con la poca energia che gli resta e fa segno di no, dice che non voleva scappare.
Ho in mano il filo da cucito con cui ho costruito la croce. Tengo fermo il mio omino posandogli l'alluce sinistro sul viso e sul torace. Gli lascio fuori solo le gambe. Gli lego bene le caviglie in modo da poterlo appendere a testa in giù e lascio un metro e mezzo di filo libero. Mi lego al collo l'altra estremità del filo. Alzo l'alluce e lo guardo. Non sa cosa sto per fargli. Mi fa quasi pena. Decido di spiegargli le regole del gioco: "Ascoltami bene, questo è un gioco interattivo e tu hai la possibilità di salvarti se ti sbatti. Se non ce la fai muori e non glie ne fregherà comunque un cazzo a nessuno. Adesso io ti ingoierò ma tu resterai attaccato a questo filo. Oggi ho mangiato pesante e non ho digerito bene. La tua chance è di tirare il filo che arriva fino all'esterno e di maneggiarlo stimolandomi la gola fino a provocarmi il vomito. Se ci riuscirai ti vomiterò nel cesso e sarai salvo, se no il mio stomaco ti digerirà. Vedi di fare in fretta, tanto sono bella fuori quanto sono orrenda la dentro. Una volta che sarai in quell'inferno di acido bollente in mezzo ai resti del mio pranzo avrai trenta secondi al massimo. Ah! Dimenticavo... non sperare che io ti salvi tirandoti su. O mi fai vomitare, e dovresti riuscirci insetto schifoso, o crepi e diventi merda! Tutto chiaro?" Ciò detto mi alzo in piedi e lo lascio dondolare un po' a testa in giù davanti alle mie ginocchia, poi lo tiro su e lo tengo appeso per il filo davanti ai miei occhi. Lo osservo. Mi nutro esaltata del suo infinito spavento. Un attimo per sentirmi bellissima e infinita di fronte alla sua nullità. Poi apro la bocca e...
Parte terza
… Che ridicolo!! Dondola impotente appeso a un chilometro da terra a testa in giù davanti alla mia bocca aperta. Agita le braccine come un insetto che vuole scappare. Non vuole morire. Non è giusto morire così!! Hahaha. La natura ha deciso che è giusto che gli esseri giganteschi schiaccino a loro piacere quelli piccoli. Io rispetto la natura e gioco con la sua vita inutile. E’ davvero un bel pomeriggio ed è bello pensare che quando questo esserino non sarà più divertente io lo ucciderò usando il mio corpo, dono meraviglioso che la natura mi ha dato, e continuerò a vivere le mie emozioni sadiche, dimenticandolo subito. Questa è la proporzione. La sua vita per una emozione di un attimo, in fondo lui non vale più di questo.
Mentre penso queste cose, sempre con la bocca aperta, lo guardo meglio e mi accorgo di una cosa che mi gratifica infinitamente. Devo essere buffa, vista da lui ora, perché è così vicino al mio viso che per osservarlo devo fare gli occhi strabici. Ma credo che la sua paura sia devastante e il suo cuoricino stia scoppiando, me ne accorgo osservando il rivolo di goccioline che scendono verso il pavimento staccandosi, una dopo l’altra dalla sua testa capovolta. Il mio insettino si è pisciato addosso lavandosi completamente i vestiti. Ora sto bene perché so che lui sta male davvero. E più lui sta male più io sono contenta. Lo faccio dondolare avanti e indietro e tiro fuori la lingua umida. Ad ogni oscillazione lui si abbatte contro la lingua calda e morbida, voglio che si diverta anche lui e così faccio durare il gioco. Lo faccio durare anche perché mi sono fatta tutto il film di lui che mi stimola il vomito e poi si salva… Ma volete sapere come la penso? Non ce la farà mai. Quando tirerò su il cordino, dopo avergli dato il tempo di morire (motocicleeeetttaaaaaaa!!! Tutta cromataaaaaa!!!! Ehm scusate…), quel cordino sarà vuoto come la lenza del pescatore beffato, ma la beffa mi farà un baffo perché io avrò altri pensieri! Buffo no? Hehe! Ecco cosa penso. E, mentre penso, lo lascio cadere sulla mia lingua allentando la tensione del cordino. Ho la lingua tutta fuori, ma anche facendo gli occhi più strabici che posso, non riesco più a vederlo. Però lo sento. Deve aver fatto tantissima pipì perché è salato. Mi fa tenerezza, sento che agita le braccia come per trascinarsi da qualche parte… Chissà dove vuole andare? Chissà se il mio alito è decente o sto facendo una figuraccia? Hehe!!! Mi sta battendo i pugni sulla lingua! Che sapore meraviglioso la sua disperazione! Voglio che Roby veda lo spettacolo!
Immaginatevi la scena! Io che giro per casa quasi nuda con le mie autoreggenti bianche opache, la lingua fuori con un omino attaccato ad un filo poggiato sopra! Già non sono tanto sana di mente, ma se mi vedesse chiunque ora penso che finirei in manicomio!
Fa nulla. Tanto sono padrona di due vite e altre due sono impossibilitate alla fuga! E la mia fica è un lago!
Conciata così vado in cucina e mi predo un bicchiere d’acqua al lavandino, così se l’insetto non scende io lo inondo come un’aspirina. Poi, col mio bicchiere e il mio giocattolo che mi solletica la lingua vado davanti alla pianta in salotto, dove ho crocifisso l’altro piccolo amico. Mi inginocchio per poter scendere al suo livello col mio viso e lo guardo. Ha il capo chino. È ancora bagnato della mia pipì e sembra privo di sensi. Prima sono stata un pochino brusca con lui, spero che non sia morto. Voglio ammazzarlo io, a suo tempo. Così mi avvicino di più e strillo: “SVEGLIATI LAZZARONE PEZZO DI MERDA CHE DEVI VEDERE UNA ROBA CARINAAAAAA!!!!”. Intanto gli verso sulla testa un po’ di acqua gelata dal mio bicchiere. Si riprende… Bravoooo! Nel frattempo, mentre urlavo, ho fatto cadere Fabio dalla mia lingua sulla terra del vaso in cui ho piantato la croce di Roby. Lo guardo e vedo che tenta di scappare trascinandosi a braccia, sempre con le caviglie legate. Cosa vuol dire l’istinto di conservazione!!! Non ha una speranza su un migliardo eppure tenta di salvarsi!
Lo tiro su e lui si trova di nuovo a mezz’aria appeso per i piedi. Spalanco la bocca davanti a Roby, affinché anche lui possa vedere bene e faccio oscillare due volte Fabio lasciandolo cadere nella mia bocca. La chiudo e Fabio è nel buio! Sento che si dispera e si agita sulla mia lingua mentre lo spingo su e lo schiaccio contro il mio palato. Si ritrova senza aria e io aspiro per aumentare la pressione della lingua conto il palato. Fabio è bloccato. La mia potenza è quasi infinita. Le mie labbra sono chiuse e raccolte ora. Vedo Roby impietrito davanti al mio naso. Trema mentre le mie narici gli soffiano contro il vento caldo del mio respiro. È li sulla sua cazzo di croce e trema davanti a me!!!!! Come sono felice!!! Ho Fabio in bocca e già sto pensando a come ammazzare Roby.
La mia lingua è una forza incontrastabile per quel corpicino. Lo sbatto a destra e sinistra con violenza sento di possederlo. Mi eccito. Mi aumenta la salivazione, come quando si mastica una gomma. Solo che io non ho ancora masticato, per ora. Mamma mia come si agita! Fa un po’ senso sentire un essere vivo che ti si agita in bocca! Mi viene voglia di stritolarlo tra i molari per farlo stare fermo, ma in fondo al mio animo di bimba c’è la voglia di vedere se saprà salvarsi. Un po’ tengo per lui, in fondo è un mio divertimento, mi appartiene e, forse, mi ecciterebbe di più schiacciarlo con un piede.
Lo porto nel centro della lingua e spalanco la bocca di fronte a Roby. Caccio fuori la lingua e intravedo le braccine di Fabio distendersi verso l’altro uomo sulla croce come per chiedergli aiuto. Sul volto pallido di Roby, sfinito ormai per la terribile posizione, una espressione di dolore per l’amico e di terrore per se. Dondolo un po’ a destra e a sinistra con la testa facendo un versaccio per sfottere AAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!! Poi ritiro la lingua e chiudo le labbra. Roby vede una lucida linea di saliva tra le mie labbra, ermetiche e stagne depositarie della vita di Fabio. Un accenno di sorriso colora il mio volto grazioso e illumina i miei occhi. È arrivato il momento. Le ghiandole salivari sotto al mia lingua irrorano la mia bocca e inondano il piccolo. La mia lingua lo sospinge dapprima verso l’alto e poi indietro verso la voragine buia della mia gola. Corridoio per l’inferno. Sento aumentare di nuovo la sua agitazione. Combatte contro i movimenti convulsi della mia lingua e contro le ondate di saliva calda che lo spingono verso il baratro. Si aggrappa, patetico, alle papille gustative sporgenti nella parte posteriore della lingua, senza riuscire a mantenere la presa. Io so che regalo meraviglioso sarebbe per lui ora poter vedere la luce per un attimo solo prima di crepare. So anche che mi costerebbe un nulla accontentarlo e renderlo felice. Ma sono crudele e sono troppo eccitata per concederglielo.
Deglutisco delicatamente e sento che lui cerca disperatamente e invano un appiglio per salvarsi. Non c’è niente, a parte me, che abbia il potere di salvarlo. Scende nella gola solleticandomi le tonsille che si chiudono dolci al suo passaggio. Lo sento entrare nel mio esofago dove tra un attimo sarà costretto a subire la violenza della peristalsi. Una violenza che gli sarà imposta dal mio corpo di donna e sulla quale io non ho più controllo. Da questo momento il suo corpo è vittima del mio e le cose orrende che gli farò non sono scelte mie, ma il semplice funzionamento di un corpo sano.
L’esofago si contrae e lo schiaccia per spingerlo giù. Ormai comincerà a sentire le esalazioni pestilenziali provenienti dal piloro che, pochi metri sotto di lui, si apre e si chiude come fauci muscolose di un mostro infernale pronto ad inghiottirlo. Sta lasciando la zona sensibile al tatto, sento i suoi ultimi movimenti di braccia ormai stanche di lottare contro una gigantessa ma mi sembra, da dentro di me, di sentire le ultime urla di voce rotta dal pianto di chi non vuole morire. Mentre scende sente come terremoti rimici e concitati i tonfi del mio grande cuore. Non può fare a meno di pensare a quando, un anno fa, il suo orecchio ascoltava quel cuore che lui tanto amava appoggiato al mio petto dopo aver fatto l’amore con me. In quel tempo eravamo uguali.
Intanto il filo legato ai suoi piedi lo segue nel mio stomaco e, già da ora mi da fastidio e mi stimola il vomito. Ma io VOGLIO resistere. Io non vomiterò il mio pranzo! Ormai, penso, dovrebbe essere quasi nello stomaco. Non voglio bere perché voglio che i miei succhi gastrici siano più concentrati e corrosivi possibile. Spero che bruci vivo dentro di me!!! In quel momento lui cade nel mio stomaco. SPLASH!!! Nuota in una melma semiliquida di resti di carne, insalata, pane, semolino, sugo, fragole, tutto masticato ore prima e devastato dagli acidi dello stomaco. Ha i piedi legati e si tiene a galla a forza di braccia. Lo stomaco lento si dilata e si contrae con i suoi ritmi di assassino sornione. L’odore e intollerabile e il piccolino sbocca di brutto rischiando di annegare in un mare di vomito. Tutto il corpo comincia a bruciare e fargli male. In un attimo si rende conto che comincio rapidamente a digerirlo. Istintivamente cerca la corda, più per cercare di tirarsi su da quel pantano mortale che per farmi vomitare. La trova e la tira, ma è lenta perché io ho continuato a deglutire, infastidita dal filo. Avete mai avuto un capello lungo in gola? Ecco… è una roba cosi. Facendo quel movimento, lui si aspettava la corda tesa e finisce di brutto sotto il livello dei succhi gastrici che gli entrano in bocca, nel naso e negli occhi. Il dolore è atroce e sente la pelle staccarglisi dalle mani al contatto con la corda. Un ultimo sforzo disperato e riesce a mettere la corda in tensione. Ormai il bruciore è fuoco puro e lui sente il sangue uscire dalle profonde lacerazioni provocate dagli acidi. Tira la corda che lentamente striscia verso il basso, stimolandomi tutto l’esofago! Urcavè! Ci sta provando! La mia nausea è intensissima. Mi alzo in piedi per controllarla meglio. Dico ad alta voce, sapendo che lui da dentro, se è ancora vivo, mi sente: “Non voglio vomitare! Io resisto! Io voglio che tu muoia in me! Uscirai stasera da dove dico io!” Nel dire questo mi do alcuni piccoli pugni allo stomaco, cercando di creare delle onde per affogarlo e digerirlo. Ma lui combatte contro la morte. Ha i secondi contati. Il filo scende un altro po’ e sono presa da un violento conato di vomito. Intanto con la coda dell’occhio vedo un movimento vicino al divano.
Fisso lo sguardo e vedo un esserino che corre verso la cucina. “Un altrooooo!!!!” esclamo e istintivamente mi butto di corsa verso di lui! BOOOUUUMM BOOOOUUUUMMM!!! Immagino come senta i boati dei miei passi!! Non era certo nei suoi programmi farsi scoprire! Un altro strattone e un altro conato di vomito! Questa volta lo stomaco ha fatto una contrazione brusca e, complice la mia corsa, ha rigurgitato parte del mio pranzo nell’esofago, fino in bocca. Il sapore è terribile! Fabio ora si trova di nuovo nell’esofago, ce l’aveva quasi fatta. Ma ora ha perso i sensi e non è più in grado di respirare, perché il mio esofago è pieno di vomito. Cazzo!! Sto male! Ma che cazzo di idea mi è venuta? Non potevo bruciarlo con un accendino? Che scema che sono! Intanto l’altro omino corre e io lo rincorro. Ho una smorfia di disgusto sul viso e mi ricordo che quello che ho in mano è un bicchiere d’acqua! Guardo bene dov’è l’omino sul pavimento e lo pesto morbidamente col piede. PRESOOO!!! Si agita sotto di me. Forse si eccita!
Porto il bicchiere alle labbra e ne bevo avidamente metà. Il mio vomito e Fabio tornano nello stomaco. Per lui la storia è proprio finita. Il cordino scendendo nello stomaco mi stimola nuovamente al vomito e, questa volta la mia digestione, già duramente provata, non regge. Mi sento malissimo e ho tempo di buttare l’acqua sul pavimento, alzare il piede che teneva prigioniero il terzo uomo, capovolgergli sopra il bicchiere per imprigionarlo definitivamente e correre in bagno. Il tempo di arrivare per sboccare tutto metà nel cesso e metà fuori. Ho le lacrime agli occhi… Sto malissimo. Devo essere proprio scema per farmi una cosa del genere solo per ammazzare quella merdina. Potevo inghiottirlo senza il filo! Ma me ne ricorderò!
Riprendo fiato. Vorrei sciacquarmi la bocca da questo gusto terribile ma il mio sguardo è attratto dal filo legato al mio collo e immerso all’altro capo nell’acqua del cesso. Lo tiro delicatamente e viene su il corpicino martoriato di Fabio. Lo tiro su, legato per i piedi, a testa in giù dinanzi ai miei occhi. Sembra esanime. Lo porto al lavandino, lo sciacquo delicatamente e lo poso su un asciugamano posto sulla lavatrice sembra gravemente ustionato e, forse, è morto. Taglio il filo senza slegargli le caviglie e ne annodo l’altro capo ad un piccolo cestino in vimini nel quale tengo i miei profumi li, sulla lavatrice. Risciacquo la bocca e mi siedo un attimo a riposare sul bordo della vasca.
Parte quarta
Guardo Fabio, voltandomi a sinistra verso la lavatrice. Lo fisso per un po’ e mi pare che si muova. Mi avvicino e mi chino su di lui. La punta del mio naso è a pochi centimetri da lui. Si muove proprio! Magari se la caverà. “Complimenti insettino!” gli dico “Ce l’hai fatta alla fine! Ti lascio riprendere poi giocheremo ancora ma, se vorrai, ti schiaccerò senza più farti soffrire, te lo sei meritato, in fondo.” Vedo che mi risponde qualcosa e gli faccio cenno di si con la testa, tanto per farlo contento. In realtà non ho sentito cosa mi ha detto e nemmeno me ne frega un cazzo. Ho altre cose in mente ora. Chissà come avrei reagito se avessi sentito che lui mi diceva semplicemente: “Io ti amo sempre e ti perdono.” Forse mi avrebbe schiacciata lui con queste parole… Ma la vita ha deciso che io non sentissi.
Sto benissimo ora! Voglio continuare il gioco!! Torno in soggiorno e vedo il bicchiere a terra, capovolto con l’omino sotto. Spero che sia Andrea per potermi esprimere al massimo della mia rabbia. Mi chino verso di lui per guardarlo da vicino, restando con il mio culetto tondo per aria. Con la sinistra alzo il bicchiere e cerco di osservarlo, ma lui, che fesso, cerca di correre via non appena sollevo il bicchiere. Istintivamente gli do una manata con la destra colpendolo al torace con una fede d’argento che cinge il mio indice. Upss! Spero di non avergli fracassato troppe costole. Qualcuna si, infatti tolgo la mano ma lui muove solo la testa, aritmicamente a destra e a sinistra… Mi sa che gli ho fatto male. Comunque guardo bene e mi accorgo che non è Andrea. Ho uno scatto d’ira. Balzo in piedi e, istintivamente batto il piede sinistro con forza sul pavimento. Tutto accade velocemente. Stefano (è Stefano il terzo insetto, non ce l’ho con lui e non voglio trattarlo male), mi vede proiettarmi di scatto verso il cielo, velocissima come in una ripresa grandangolare, mentre la potenza infinita della mia muscolatura mi fa scattare agilmente fin lassù il mio volto e il mio seno sembrano a lui rimpiccioliti dalla enorme distanza. Quando batto il piede, vicinissima a lui, l’attimo di terrore gli blocca il cuore per un attimo. La vista annebbiata, il buio e l’assenza di suono come nella culla della morte, poi di nuovo la vita, in tempo per sentire la mia voce, resa più acuta dalla rabbia, che strilla, quasi isterica: “Dove cazzo ti sei nascosto insetto schifoso?!!! Dove seiiiiiiii??!!!!!!! IO TI SCHIACCIOOOOOOO!!!!!!!”. Non so perché tutta questa rabbia. Mi calmo e penso che magari è meglio se non lo trovo subito… Credo che potrei essere un tantino cattivella e la cosa non mi va. Voglio prima di tutto godere! Questo è lo scopo del mio gioco oggi: eccitarmi, bagnarmi e godere al prezzo di qualche vita insignificante che spengo come una cicca finita.
Guardo giù. Stefano è li, impietrito a guardarmi, sempre coricato a terra. Gli dico: “Sai che non mi ispiri nessun gioco cattivo?” intanto alzo lentamente il piede destro su di lui. “Ci sto pensando ma, se non mi viene in mente nulla ti schiaccio col tallone. Un bel colpo durissimo e morte immediata e indolore, che ne dici? Dalle mia parti si chiama cuccagna, lo sconto del secolo!!” Continuo ad alzare il piede fino a che mi riesce di farlo. So di essere grottesca ed eccessiva ma lo adoro. Adoro usare mille volte più violenza di quella che basterebbe per ucciderlo. Adoro essere buffa e ridicola in una posizione da sfottimento nel momento in cui ti prendo la vita. Lui di la sotto vede la pianta morbida e tonda, resa perfetta e senza irregolarità dal nylon bianco coprente, ormai sporco. Le dita in una gradazione di lunghezza dolce e smussata e l’alluce un po’ ricurvo in su e leggermente più corto del secondo dito (perdonate se mi soffermo sui miei piedi ma sono strafichi e mi piglio bene a descriverli). Si rende conto che quando quel piede si abbatterà su di lui, le sue interiora schizzeranno fuori dalla sua bocca e dal suo ano esplodendo a metri e metri in una striscia insanguinata, i suoi fianchi saranno dilaniati dal colpo di pressione, il cranio scoppierà lanciando fuori il cervello a brandelli e portandosi via i ricordi le illusioni, i sentimenti, i desideri ed i rimpianti in un lago rosso di poltiglia organica.
Ora, lo sapete cosa succede nei racconti quando si arriva a questo punto e l’eroe sta nella merda fino agli occhi? No? Bene ve lo dico io allora. Succede la stessa cosa di quando una si è appena seduta sul cesso a cagare: suona il telefono.
E infatti suona proprio il telefono non per un caso incredibile, bensì perché io sto scrivendo e faccio succedere tutto quello che mi gira.
Faccio un bel sorrisone al mio omino fortunello e gli dico: “Qualcuno ti ama dall’altra parte di quel cazzo di filo… vediamo chi è e se può rimediare a questa rottura di palle.”
“Prontoooo??... si… va bè, ma quando, però?... Nooooo!!! Scordatelo! Adesso ho mooolto da fare! E poi ho degli amici a cena. … No, cretina non li mangio gli amici! Li ho solo invitati! … Si, dimmi… cosa ti serve? … sisi! … Almeno cinque paia, perché? … un paio? … Si, perché no? Vieni a prenderli, ti aspetto!”
“Caro piccolino, forse abbiamo risolto il tuo problema. Tra poco viene mia sorellina Alessandra. Mi ha chiesto in prestito un paio di sandali col tacco. Hai mai giocato alla roulette russa con i sandali alti?”
“Alzati in piedi!” Stefano si alza misero tra le punte dei miei piedi maestosi. È così infimo, così schiacciabile. Sta male per via delle costole che gli ho spezzato con il mio anello ma si regge in piedi. So benissimo che chiedergli di correre vorrebbe dire rischiare di ucciderlo, così decido di chiederglielo.
“Facciamo così: dobbiamo raggiungere il bagno di servizio dove c’è la mia scarpiera. Tu vai avanti di corsa e io ti vengo dietro. Sappi che io non mi fermerò. Se rallenti succede che tu muori e io mi sporco la calza. E, se c’è una cosa che mi infastidisce, è proprio l’idea di sporcarmi una calza. Corri ora, più veloce che puoi!” Lui, invece di scattare come ordinatogli, si inginocchia davanti a me. Resta li con le braccia abbandonate lungo i fianchi ed il capo chino, rassegnato tra i miei alluci, sotto il mio sguardo severo. Poi comincia a singhiozzare e frignare che ha paura e che non vuole morire. Io lo vedo singhiozzare, capisco che piange e me ne compiaccio. Sono fiera ed orgogliosa, egoista e crudele. Mi piaccio così. Alzo di scatto il piede sinistro e gli sferro un calcio in faccia colpendolo con violenza col mio alluce. Crolla supino e scivola di schiena sul pavimento fermandosi incastrato in una fuga tra due piastrelle. In un attimo, come un’astronave in un film, il mio piede gli fa notte sopra poi scende a coprirlo adagiando il mio dolce peso su di lui. Mi piace pensare che i miei 51 chili (ehm.. sono ingrassata un po’…) siano 51000 tonnellate sul suo corpicino, pressato in quel canale tra le piastrelle che gli salva la vita.
Alzo il piede e, lentamente, a bassa voce e senza perdere la pazienza gli ripeto: “Ora, per piacere, sii gentile, alzati e comincia a correre.”. Si alza tremante, attonito, terrorizzato, incapace di distogliere i suoi occhi dai miei, mi da le spalle e comincia a correre. Dapprima di corsa leggera e poi sempre più veloce. Mi illumino in un grande sorriso! “Braaaaaavoooooo!!!!!!” esclamo, e dolce e lentissima alzo il primo passo per seguirlo lungo il corridoio. Il mio piede sinistro preme le dita sul pavimento nello spingere avanti il mio corpo, poi si stacca da terra e comincia il suo volo guadagnando terreno con una rapidità angosciosa ed in un attimo getta l’ombra immensa su Stefano. Sono concentrata e penso alla sua velocità. Le mie labbra sono chiuse senza forza ed ho il viso sereno. Ho deciso la velocità. Abbatto il tallone sul pavimento subito dietro a Stefano, che corre sotto il mio piede mentre il piede scende su di lui ed il pavimento smette di vibrare finché… ciaffff! Poso l’avampiede senza aspettare che Stefano sia uscito dall’ombra del mio piede. Però ho calcolato bene. Infatti nel momento in cui pesto il pavimento lui sbuca fuori dal piede, correndo a più non posso, con la schiena accarezzata dalle mie dita. Mioddio quanto mi eccita tutto questo! E così di nuovo. Destro! BOOOOUUUMMM!!! Il tallone……… ciaffffffff! L’avampiede! E lui è salvo ancora una volta e corre! Mi pare che rallenti ora… non ce la fa più! Beh a me non va di rallentare però! Sinistro! BOOOOOUUUUUMMM!! Tallone! Ciaaaafffffff! Avampiede! Hehe!! Che buffo! Salvo per miracolo! Dai che il bagno è a sei o sette passi! Ad un tratto lui si ferma di scatto. Il mio piede lo sorvola e si abbatte fragorosamente subito dopo di lui. Io mi trovo con un piede avanti a lui e uno dietro, nel mezzo di un passo. Lui è laggiù, sulla verticale del mio sesso, tanto per capirci e mi guarda. Io resto ferma e lo guardo laggiù. Lo vedo sbirciandomi tra le tette. “perché ti sei fermato?” Vedo che fa ampi cenni con le mani come per dirmi basta e fa cenno di guardarlo come se volesse farmi capire qualcosa. Riprende la marcia camminando e fa il giro del mio piede che lo aveva superato. Io finisco il passo e mi trovo a dominarlo con i miei due piedi davanti a lui, giudici ingiusti della sua vita. Ecco che fa l’ultima cosa che mi sarei aspettata. Si porta davanti al mio alluce destro e fa per sollevarlo con le sue patetiche braccine. Rido di lui, che tenero! “cosa vuoi fare insetto? Vuoi sollevare la tua dea?” Lo assecondo sollevando un pochino l’alluce. Lui, risoluto si infila sotto a pancia in su e fa cenno di abbassare. Hehehehehe! Vuole che lo schiacci! “Davvero desideri che io ti schiacci ora?” fa cenno di si col capo. “Vuoi che io ti prenda la vita, ora?”
Ancora un cenno di si. Comincio a contrarre la muscolatura del piede e lo sento sotto il mio alluce. Schiaccio un po’ di più, lo sento soffrire. Due scattini sono appena percettibili sulla mia pelle sensibile. Fico! Gli ho spaccato altre due costole! Lo vedo chiudere gli occhi dal dolore. Sa che sta per morire. Tik! Un’altra costolina!! Hehe che bellooooo!!! Poi, ad un tratto alzo il piede, lo guardo e gli sferro un calcio che lo fa scivolare lontano sul pavimento, lo raggiungo e glie ne do un altro e poi un altro ancora fino a farlo finire in bagno. Lui è disperato! “Credevi mica di poter decidere quando morire, no?!!” rimane li, disteso, rassegnato. Apro la mia scarpiera. Ci sono sei file di cinque paia di scarpe ciascuna. Ne tengo solo una trentina di paia in casa, le altre le ho in una scarpiera sul balcone. Le scarpe sono disposte sulle file in modo da avere la punta rivolta verso l’esterno per facilitarne la scelta e stanno appoggiate su due tubi sottili che le tengono con la punta lievemente in alto.
La seconda fila dal basso ospita i sandali col tacco alto.
“A questo punto devi scegliere un paio di sandali, sperando che non li scelga anche Alessandra. Quali preferisci?” Lui esita. Io non esito. Prendo il phon, gli tolgo il coperchio laterale. Raccolgo Stefano e lo metto drittodritto sulla ventola che aspira l’aria, inserisco la spina, poso l’indice sull’interruttore di accensione e ripeto: “Quali ti piacciono di più?!”. Curioso… qualcosa deve averlo convinto perché mi risponde subito stavolta, indicando i secondi da destra. “Ma sai che sei bravo? Quelli me li ha regalati proprio Ale tornando da un viaggio a Parigi. È probabile che li scelga anche lei.”. Ha scelto un paio di sandali francesi del marchio Etam, allacciati alla schiava con il tacco quadrato di media sezione, alto nove centimetri e rivestito in raso marrone scurissimo con riflessi rossi, con una singola fascetta che lascia libere le dita e adorna il dorso del piede con delle eleganti paillettes di vernice nera.
Quando descrivo le mie scarpe, parlo sempre di scarpe che ho davvero (del resto con quasi 240 paia abbiamo scelta, no?), per questo mi piace essere precisa.
Prendo il sandalo sinistro, lo poso a terra capovolto. Poi prendo Stefano dal phon e raccolgo un tubetto di colla rapida (tipo Attack, per intenderci) dalla mensola del bagno dove ricordavo di averla lasciata. Spoglio Stefano strappandogli tutti i vestiti mentre lui, ormai sfinito, subisce inerte e gli metto cinque minuscoli punti di colla sui talloni, sul dorso dei polsi, e sul sedere.
Lui è impotente e non reagisce.
Lo appoggio con la schiena contro la suola dello strumento di morte che lui stesso si è scelto e lo premo per qualche secondo affinché la colla agisca. Poi prendo il sandalo per il tacco e lo rimetto in posizione naturale, chino il capo e ci guardo sotto. Lui è lì. Appeso alla suola per polsi talloni e sedere. Immobile. Alza la testa per guardarmi negli occhi. Non c’è odio nel suo sguardo. Capisco che si sente davvero un nulla alla mercé dei miei giochi. Sorrido vanitosa e soddisfatta. Poso il sandalo al suo posto, faccio un cenno di saluto con una mano, poi mi alzo in piedi e vado a mettermi qualcosa addosso. Ale dovrebbe suonare da un momento all’altro.
Parte Quinta
Sono in camera mia e ho scelto un completino giallo acceso. Un top a canotta senza maniche e una minigonna. Il pancino prende aria e lo specchio mi dice occheiii!!! Mi piaccio vestita così. Faccio in tempo a farmi un paio di complimenti ed ecco che suona il campanello. Urcavè! Ha fatto velocissima la sorellina. Saltello nell’ingresso senza mettermi né scarpe né pantofole, scosto il mio anti-fuga improvvisato da sotto la porta col piede e poi, pettegola, guardo dallo spioncino perché mi piace vedere la faccia da tonno di quelli che stanno sul pianerottolo ad aspettare che qualcuno apra. E cosa vedo? Ma non è Ale! E questo chi è? Un tipo con la faccia convinta e la scritta NoUser sulla maglietta! Io non lo conosco ‘sto tizio, ma ha un’aria antipatica, così mi domando se il rimpicciolitore funziona anche attraverso lo spioncino, è un aggeggio ottico in fondo, no? Il campanello suona ancora. Ho capito!!! Con quella faccia è sicuramente un rappresentante del Folletto!! Hehe! Vado a raccogliere il rimpicciolitore sul tavolino dove c’è il vaso di Roby. Un’occhiata a Roby, sembra esanime, ma credo che viva ancora. Torno nell’ingresso in tempo per vedere il tipo che si gira per andarsene. Punto veloce il rimpicciolitore sullo spioncino e premo il pulsante. Guardo nuovamente nello spioncino e non vedo più nessuno… Boh? Ce l’avrà fatta? Apro la porta in tempo per sentire i passi di Ale che sale la penultima rampa di scale. Riconosco il battito dei tacchi dei suoi stivaletti estivi. Il mio sguardo scorre veloce per tutto il pavimento alla ricerca del tizio, mi dispiacerebbe, ma mi dispiacerebbe proprio tanto che finisse schiacciato. Intanto Ale ha girato sul penultimo pianerottolo, vedendomi, e ha cominciato a salire l’ultima rampa di scale. Lei mi saluta mentre io guardo il pavimento in cerca di qualcosa che si muova: “Ciao Mela! Mi aspetti sul pianerottolo adesso? Che gentile!”. Le rispondo distratta: “Entra Ale, mi è caduta una roba, la trovo e ti raggiungo.” “Ti aiuto, di che si tratta?” risponde lei posando il piede destro sul pianerottolo, dopo aver salito l’ultimo gradino. In quell’istante lo vedo. Si dibatte disperatamente agitandosi con una gamba maciullata sotto il tacco sottilissimo dello stivaletto di Ale. Lei alza il piede sinistro e lo posa accanto al destro, del tutto ignara della tragedia che si consuma sotto il suo dolce peso. “No, lascia…” le dico. Do un colpetto alla porta e le faccio cenno di entrare. Lei sorride e non se lo fa ripetere. Cammina col suo passo sicuro lasciandosi alle spalle un’altra di quelle mini tragedie che gli esseri umani si lasciano dietro continuamente per il solo loro esistere. Io mi chino, raccolgo il piccolino tra due dita e melo avvicino al viso. Lo guardo e vedo che cerca di dissimulare una smorfia di dolore. La gamba è del tutto stritolata, i tacchi di Ale non perdonano, ma lui cerca di restare impassibile, fa il duro. Eppure la sua debolezza e la sua fragilità si vedono tutte. Tuttavia non provo pena per lui, chissà perché? A differenza degli altri piccolini non sembra affatto eccitarsi alla mia vista. E non sembra nemmeno spaventato. Io non ho mai visto nessuno capace di inibire così tanto le emozioni, questo non si concede nulla, poverino. Fatto sta che se non mi fa vedere un po’ di terrore, io non mi diverto.
Dico, ma se uno di voi si concentra e si immagina di trovarsi di fronte ad una gigantessa tipo me, avrà un po’ di paura, spero! E si ecciterà un po’, a meno che giovedì scorso non abbia deciso che la faccenda non lo eccita più… Boh?
Comunque ho già deciso di lui. Avrà un giorno e mezzo di prigionia (un po’ particolare) e poi, se sarà in buona salute, lo restituirò alle sue dimensioni reali e lo libererò. Lo lascio scivolare sul palmo della mia mano, la chiudo leggermente a pugno e distendo il braccio lungo il fianco. Poi entro in casa e chiudo la porta. Intanto sento Ale che mi chiede: “Posso andare in bagno?” “Vai pure, ma in quello di servizio che nell’altro c’è troppo casino!”. Tra me e me penso a Fabio un po’ troppo in vista sulla lavatrice del bagno principale… Chissà se è ancora vivo?
Approfitto della pipì di Ale per andare a disfarmi di questo esserino inutile. Arrivo in cucina di fronte al lavello, prendo un bicchiere grande di vetro e lo riempio d’acqua lasciando tre millimetri dal bordo. Porto il mio pugno ancora chiuso sul bicchiere e lo apro di colpo lasciando cadere questo tipo anonimo nell’acqua. Immediatamente la gamba maciullata espande una chiazza rossa nel liquido, restando deforme ed inerte mentre l’altra si agita come le braccia per restare a galla. Lo guardo. Mi guarda. Non c’è nulla di nulla tra noi, non l’ho mai visto prima eppure lo sto uccidendo. Mi sento pericolosa per l’intero genere umano, e ne provo un sottile piacere. Guardo la sua gamba che Ale ha straziato e, fredda, dico: “Bisogna disinfettare.”. Porto il bicchiere alle labbra e bevo un sorso d’acqua, intanto i miei occhi lo seguono e lo vedono agitare i tre arti rimasti per allontanarsi da me. Mi sento soddisfatta e penso: “Allora non ce la fai a nasconderti proprio tutto! Un po’ di terrore ti scappa!” Poso il bicchiere sul tavolo. Apro un’anta in basso, sotto il lavello e prendo l’alcool denaturato. Mi avvicino con la bottiglietta e assaporo un altro scatto di paura nel mio piccolo nuotatore, paura che si trasforma in dolore quando verso l’alcool nell’acqua fino a ripristinare il livello originario. La sua smorfia di dolore è chiarissima e mi fa scappare una risatina divertita. “Cazzo ti ridi cogliona?!” Mi grida Ale dal cesso. Non le rispondo. Prendo un pezzettino di domopak e lo tendo sul bordo del bicchiere come la sottile pelle di un tamburo, lo assicuro con un elastico e ci guardo attraverso. Adesso è vera paura! Un alone giallo mi dice che l’esserino ha lasciato andare l’urina che aveva in corpo. Sono davvero feroce. Sollevo il bicchiere senza distogliere mai il mio sguardo dal suo, apro lo sportello del freezer, impassibile ci poso dentro il bicchiere e dischiudo le labbra solo per sussurrargli, dolcissima: “Byebye piccolino, a domani!” Si agita furente, disperato, lottando col vetro, con l’alcool e con il domopak, tutte barriere indistruttibili per lui, mentre lo sportello inesorabile si chiude come un sepolcro di ghiaccio. E tutto buio. Lui sente ancora aprirsi lo sportello di sotto del frigo E la mia voce attutita che grida ad Ale “Ti va un Bacardi Breezer?!”, Mentre la mia mano, non ancora soddisfatta gira sul massimo la manopola che regola la potenza del frigo.
Parte Sesta