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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
Storia:Avvenne Per Caso (II) ed ha ricevuto
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messaggio inviato in data:
22/Ottobre/2007 15:17:12
Avvenne per caso (II)
Marco mi chiese aiuto nel maneggiare la mina per scrivere il messaggio alla madre. In breve ci ritrovammo con le mani e i vestiti sporchi e a stento tracciavamo linee tremolanti sul foglio di carta che non ci scivolava via solo grazie a Daniela che lo teneva premuto a terra sotto il suo piede.
Marco teneva la parte bassa della mina, io quella più alta. Camminavamo avanti e indietro seguendo le linee delle lettere che volevamo scrivere e su ogni lettera dovevamo metterci d’accordo.
<< Ma come la scrivi tu la “E” ?>> chiesi scocciato mentre Marco mi faceva resistenza al movimento.
<< Ma che domanda è? Faccio prima la gambette e poi la parte dritta!>> mi rispose.
<< ecco! Non va bene così! Ci conviene fare prima la parte dritta e la gambetta inferiore e poi le due sopra!>> ribattei io. E tra una discussione e l’altra alla fine riuscimmo a finire il messaggio; avevamo scritto:
“Michela 3394959969322” e ci avevamo messo mezz’ora.
Daniela nemmeno ci stava più guardando e aveva preso a sfogliare una rivista.
Alzammo lo sguardo e oltre la sua vasta pianta del piede che roteava sopra le nostre teste, vedemmo il viso della donna con gli occhi concentrati su ciò che leggeva.
<<Mamma!>> chiamò Marco inutilmente.
<<Non ci sente!>> dissi io e camminai verso il suo piede. Con il cuore che mi batteva all’impazzata, un po’ per le dimensioni spaventose, e un po’ per la bellezza e l’eccitazione che compiere quel gesto mi faceva provare, toccai con la mano la pelle soffice e caldissima dell’alluce di Daniela. Sentii quella pelle vellutata sotto la mia mano e iniziai a colpirla con pacche sonore per attirare l’attenzione della donna. Quella immensa massa di carne , però, sembrava insensibile ai miei tocchi e così vi balzai sopra. Mi ritrovai aggrappato all’alluce di Daniela, come una piccola formica che si arrampica in luoghi inadatti e una volta in piedi iniziai a saltare sull’unghia liscia, con il solo risultato di scivolare e cadere sulla schiena.
<<Ma che stai facendo?!>> mi disse Marco, vedendomi completamente fuori controllo.
<<Cerco di farle abbassare lo sguardo!>>
E in quel momento per puro caso Daniela guardò in basso e disse:<< avete finito?>>
I suoi occhi scuri si posarono su di me, sdraiato sull’unghia del suo alluce:
<<Riccardo! Che ci fai li?!>> disse con un’espressione perplessa sul viso e sollevando un po’ l’alluce dal foglio di carta. Io scivolai già dall’unghia e caddi tra il suo alluce ed il secondo dito, affondando la faccia proprio dove di solito si insinua la cinghia dell’infradito.
<<Levati da li che ho paura di farti male!>> disse Daniela che al contempo si chinò per prendere il foglio.
Ci spostammo mentre lei sollevava il pezzo di carta e lo portava davanti al viso. Lesse cosa avevamo scritto e disse:
<<Devo chiamare questa ragazza? Chi è?>>
Noi le facemmo cenno che non avevamo più modo di dirglielo e lei allora annuì e disse:
<< ok, ci penso io. Ora la chiamo, ma prima voglio togliervi da li per terra che da qui su non sembrate nemmeno più due esseri umani, piccoli come siete!>>
E così dicendo Daniela fece calare su di noi la sua mano.
<< State fermi eh!>> disse mentre posizionava pollice ed indice ai lati del figlio, poi chiuse la presa e Marco scomparve tra i suoi due immensi e morbidissimi polpastrelli. Daniela sollevò il figlio fino alla scrivania e ve lo depositò sopra, aspettando pazientemente che Marco si staccasse dal polpastrello del suo pollice a cui era rimasto appiccicato. Poi fu il mio turno e Daniela mi avvicinò la mano, mi vide contrarmi un po’ prima che lei mi afferrasse e mi disse:
<<non aver paura, non ti faccio male!>> e un attimo dopo mi ritrovai stretto tra i suoi polpastrelli. Era una sensazione stranissima, ero completamente ricoperto dalla sua pelle profumata, compresso tra i due enormi cuscini di carne in cui la donna mi stringeva. Mi sentii in suo completo possesso, impossibilitato a respirare. Quando l’accelerazione gravitazionale della salita terminò, le due dita si divaricarono e io atterrai sul piano di legno della scrivania.
<<Bene, aspettate qui!>> disse Daniela mentre si alzava e prendeva il telefono.
Io e Marco ci guardammo e ci facemmo un sorriso; la situazione era così strana!
Daniela tornò con il telefono, compose il numero di Michela, una nostra compagna d’università di cui sia che Marco ci fidavamo ciecamente e poi disse:
<< Pronto? Parlo con Michela?>>
<<Si, chi è?>> rispose una voce dolce dall’altra parte.
<< Guarda Michela scusami , io sono Daniela, la mamma di Marco…>>
<<Ah, buona sera signora. Mi dica!>>
<<Sono stati Marco e Riccardo a darmi il tuo numero perché mentre facevano un esperimento per il loro progetto universitario sono finiti entrambi rimpiccioliti…>>
<<Oddio! Stanno bene?>> chiese preoccupata Michela.
<<Oh si, non ti preoccupare. Purtroppo però io non ho le cognizioni per farli tornare normali. Evidentemente tu si dato che mi hanno dato il tuo numero di telefono, quindi volevo chiederti se puoi venire a farli tornare normali.>>disse Daniela.
<< Oh…ehm…si certo…però posso venire solo domani!>>
<<Domani?! Scusami tanto Michela, ma capisci bene che è un emergenza…c’è qui mio figlio con un suo amico che non sono più alti di due centimetri! Non puoi fare un salto?>>
<< veramente, mi dispiace, ma sono fuori città ed il treno per tornare parte domani mattina alle sette. Sarò da voi per l’ora di pranzo!>>
<<Mannaggia. Va bene comunque, grazie per la disponibiltà. Ciao!>>
<<Arrivederci.>>
Daniela attaccò il telefono e ci disse:
<< Ma non conoscete qualcun altro che possa aiutarvi?>>
Io e Marco ci guardammo e rispondemmo scuotendo la testa.
<<Adesso allora ditemi come faccio con voi! Domani mattina ho mille cose da fare! Dove vi lascio?>>
Non sapevamo che rispondere e quindi mentre Marco si sedeva e la prendeva con filosofia, io facevo cenno alla madre che non sapevo proprio come fare.
Daniela continuò il suo monologo risedendosi sulla sedia e accendendosi un’altra sigaretta.
<<Sta sera poi ho una cena importante con dei colleghi…dovrò disdirla. Che peccato.>>
La donna fumò la sigaretta mentre ci scrutava pensosa:
<< due insettini…>> disse facendoci un sorriso e con scioltezza sollevò un piede per posarcelo davanti in tutta la sua colossale bellezza.
Osservai la pianta dominarci mentre Marco scuoteva la testa per i modi della madre, poi la donna abbassò il piede su di noi, mettendoci al cospetto delle sue lunghissime dita.
<< potrei schiacciarvi e togliermi il pensiero.>> disse sorridendo, mentre agitava le dita sopra di noi.
Io restai con il naso per aria ad osservare incantato mentre Marco si alzò e camminò via scocciato.
<<Marchino! Dove vai? Che fai ti offendi?>> disse Daniela.
<< Dai, sono sicura che i miei piedi profumano!>> disse spostando il piede verso il figlio e dandogli un colpetto con l’alluce. Marco cadde a terra ed imprecò:
<<Mamma! La fai finita cazzo!>> disse nervoso.
Daniela però armeggiò con il piede su di lui e con un po’ di impegno riuscì ad afferrarlo tra le dita del suo piede e disse:
<<eccoti qui, vieni da mamma!>>
Guardò il figlio imprigionato tra le sue dita colossali come se fosse un piccolo gioiellino appena indossato e poi esclamò:
<< Ma cos’è quel broncio! Su non si può nemmeno scherzare! E che vuoi che faccia fino a domani a pranzo? Posso giusto giocarci con due animaletti come voi!>>
E così dicendo spostò lo sguardo su di me e mi sorrise mente sollevava anche l’altro piede fino alla scrivania:
<<Mi dispiace ma tocca anche a te!>>
E così dicendo mi posò con delicatezza l’alluce sopra, per poi tenermici leggermente premuto sotto.
<< Ecco qui!>> disse:
<<uno schiavetto per piede!>>
Poi prese Marco in mano e se lo portò alla bocca dicendo:
<<un bacetto!>> e spinse Marco contro le sue morbide labbra, schioccando un bacio assordante.
Io, come un cretino, sentendo “un bacetto” baciai il polpastrello dell’alluce di Daniela e ralizzai solo dopo che lei stesse parlando con il figlio. Sperai con tutto il cuore che non mi avesse sentito, vergognandomi a morte.
<<Ah! Vedo che Riccardo è entrato nella parte eh?!>> esclamò sorridendo sollevando l’alluce da me e guardandomi mentre teneva Marco in mano.
Chiusi gli occhi per la vergona e mi scusai.
<<Oh, ma ci mancherebbe! Anzi, dato che siete così servizievoli ora vi trovo qualcosa da fare questo pomeriggio, almeno date un senso a questa attesa, non vi pare?>>
Marco sbuffò e mi lanciò un occhiata rabbiosa, io , rosso come un pomodoro, annuii.
Continua….