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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
Storia: Il documentario (parte II) ed ha ricevuto
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messaggio inviato in data:
17/Marzo/2008 21:11:50
ecco il seguito della mia ultima storia. Scusami diego ma mi ispira più questa oggi. Spero vi piaccia. fatemi sapere che ne pensate e se volete consigliatemi pure qualche cosa sul come farla andare avanti.
Ricordate, che le gigantesse sono reali e vivono intorno a noi, dobbiamo solo trovarle:) perchè sono nascosti in corpi normali. per questo sono d'accorto con vegy e con tutti quelli che vogliono vivere le cose realmente. Nel frattempo, spero che con la mia storia tutti noi, sia chi ha una gigantessa da amare, sia chi non ce l'ha, possa viaggiare con la fantasia e condividerla con lei, adesso o il prima possibile.
io alla mia lei racconto molte di queste storie e fantasie:) spesso prima di addormentarci. ciao a tutti e a presto
Storia: Il documentario (parte II)
Claudia camminò fino al formicaio che le avevo fatto vedere, si accovacciò e poi mi depositò tra i fili d’erba sotto di lei, divaricando le dita. Io posai i piedi sulla terra umida e sentii un forte odore di foresta. Mi guardai intorno e restai impressionato dalla bellezza di un normale prato visto da quella prospettiva. Ciò che a Claudia adesso appariva solo erbetta calpestabile sotto i suoi piedi enromi, per me era una giungla dai colori accesi, con alberi, colline e anfratti ombrosi, e corsi d’acqua, o meglio, gocce di rugiada depositate qua e la che alla luce del sole splendevano come diamanti, dando sfumature d’arcobaleno al mondo che mi circondava.
<<Amore, dovresti vedere! È magnifico! Colori bellissimi! Sono felicissimo di essere così piccolo!>>
dissi alla radio, cercando di trasmettere la mia emozione a Claudia, che mi svettava sopra. Alzai lo sguardo per guardarla e la vidi rialzarsi in piedi. Mi apparve come un’ombra colossale che oscurava il cielo luminoso,e mi fece paura.
<<Sono contenta che ti piaccia…lo vedrò nelle riprese che farai piccolino mio.>> mi disse dolcemente, e la sua voce mi giunse alla radio tenera e piena d’amore, in netto contrasto con il suo aspetto e il frastuono indistinto che avevo sentito riecheggiare nell’aria mentre parlava.
<<Ora torno sul terrazzo e ti seguo attraverso la camera che hai sull’elmetto.>> continuò a dirmi e intanto si voltò :
<<Stai attento!>>
<<Si, stai tranquilla!>>
Claudia allora camminò verso la casa. La vidi allontanarsi mentre i boati dei suoi passi riecheggiavano cupi sempre più lontani. Ogni volta che un suo piede si abbatteva a terra sentivo l’erba spezzarsi, il terreno scricchiolare, e quando poi si rialzava da terra, dalla suola dei suoi sandali, precipitavano meteore, sassi e macigni che si schiantavano nuovamente al suolo.
Man mano che si allontanava riassunse ai miei occhi aspetto umano, vidi il suo bel sedere ondeggiare ad ogni passo ed i suoi capelli scossi dalla brezza, poi fu talmente lontana che mi apparve sfocata. Allora mi voltai e iniziai a camminare verso la cima del cumulo di terra del formicaio, ove avrei trovato l’ingresso.
Intorno a me vedevo le formiche giganteche correre nella frenesia del loro lavoro, senza prestarmi la ben che minima attenzione. Sapevo però che se anche una sola di loro avesse capito che ero un qualcosa di commestibile per me sarebbe potuta essere la fine. Per evitare di essere attaccato dovevo tenermi alla larga dalle loro antenne.
<<Guarda…>> dissi alla radio mentre camminavo verso la cima del formicaio.
<< Mio Dio…non ho mai visto delle formiche così da vicino! Non ti fanno paura?>> disse Claudia, che si era appena seduta davanti al monitor, sfilandosi le infradito e appoggiando i piedi sul tavolo.
<<terribilmente… sono grandi come …un’automobile!>>
<<stai attento e sbrigati! Se dovessero farti qualcosa per loro diventerò l’apocalisse!>> disse con ironia, ma con la voce preoccupata.
<<Non ce ne sarà bisogno poverine!>> dissi io.
Arrivato in cima al formicaio sistemai una telecamera che riprendeva i dintorni, l’ingresso e la lunga fila di esploratrici che si snodava attraverso la giungla erbosa. Poi mi avvicinai all’entrata, dove una decina di formiche soldato ispezionavano tutto ciò che entrava ed usciva dalla loro dimora.
Accelerando il passo mi insinuai tra di loro, sentendomi sfiorato dalle loro antenne. Poi una di loro mi seguì ma riuscii a seminarla scendendo per la buia galleria. Accesi la torcia e continuai la discesa posizionando un’altra telecamera.
Per circa venti minuti passeggiai indisturbato all’interno del formicaio e posizionai le telecamere nei punti di maggiore interesse. Ero esausto, sudato, e mi mancava l’aria.
<<Claudia, ho finito… ho posizionato tutte le telecamere. Controlla se hai segnale da ognuna di loro.>>
<< Si Ricky, vedo tutto chiaro. Puoi tornare.>>
<< Ok… non vedo l’ora di uscire da qua sotto!>>
<< ti vengo a prendere!>> disse Claudia. Non feci in tempo a rispondere che sentii scatenarsi un terremoto: i passi di Claudia. Sotto terra era ancora peggio che in superficie. Le pareti della galleria iniziarono a franare e sassi e terra iniziarono a rotolare ovunque.
<< Fermati Caludia! O mi fai fare una brutta fine!>>
<<perché?>> chiese lei perplessa, fermandosi e facendo cessare così la frana.
<< Qui dentro crolla tutto quanto cammini! Aspetta che esco….anzi… aspettami sul terrazzo altrimenti c’è il rischio che sommergi le telecamere con la terra!>>
<<Ah! Ok! Scusami tanto Ricky!>> disse Claudia.
<<Stai bene?>>
<< Si…>> risposi mentre guadagnavo l’uscita e sentivo nuovamente il sole sulla pelle, che per alcuni istanti mi abbagliò.
<<Ma dal formicaio fino al terrazzo ci metterai tantissimo a tornare! Sono chilometri per te!>> mi disse Claudia.
<<Non c’è altra soluzione. Torna indietro e cammina il più delicatamente possibile!>> dissi, e lei lo fece.
La vidi in lontananza, camminare a piedi nudi sulla soffice erbetta e poi andarsi a sedere di nuovo al monitor.
<< Tutte le telecamere hanno ottimi punti di vista, nessuna sommersa amore.>> si apprestò a comunicarmi.
<< Perfetto Caluda. Allora ora non devi fare altro che aspettarmi.>>
<<Ok. Fai presto!>>
Mi incamminai per i sentieri di quella foresta e faticai non poco ad orientarmi. Ad un tratto però vidi una radura e mi apprestai a raggiungerla per cercare di capire meglio quale fosse la mia posizione rispetto alla casa. Quando la raggiunsi, però, capii che quella in cui mi trovavo non era una radura, ma la colossale impronta del piede di Claudia. L’erba era spezzata, due margherite completamente schiacciate a terra ed in parte affondate in essa. Quella foresta rigogliosa, in quel punto… proprio dove Cludia aveva posato il suo bellissimo piede, assomigliava ad una landa desolata.
<<Amore mio…non immagini nemmeno che effetto fai quando cammini semplicemente sull’erba!>> dissi.
<<Perché?>>
<<Sono precisamente in mezzo ad una tua impronta e … apparte il fatto che è enorme…>>
<< Che carino! Vorrei vederti li Ricky!>> disse lei interrompendomi.
<<Guarda come hai ridotto il prato qui…>> dissi io.
Allora Claudia si soffermò sull’immagine ripresa dalla telecamera sul mio elmetto. Dopo alcuni istanti disse:
<<Mi fa impressione pensare a come sia tutto relativo…mi dispiace..ma che potevo farci, non so ancora volare!>>
<<Lo so…non devi preoccuparti…solo mi ha fatto impressione!>>
Poi feci qualche passo avanti e vidi una vittima del piede inesorabile della mia ragazza. Una formica, completamente spappolata. L’osservai per alcuni istanti e sentii Claudia, dire:
<<Poverina…per lo meno però è stata schiacciata da una bella ragazza.>>
<<Da una bella gigantessa!>> dissi io abbozzando ad un sorriso, ma ero spaventato e dispiaciuto.
<<Pensa come sia davvero tutto relativo…un tuo passo è significato la morte per un essere vivente uguale a me e a te.>>
<<Beh…è stata sfortunata a trovarsi li poverina…anche per noi uomini esiste la sfortuna.>> rispose Claudia.
Rabbrividii al solo pensiero di che fine avrei potuto fare io in una situazione del genere e dissi:
<<Amore mio…ma pensi che il kevlar mi salverebbe in una eventualità simile?>>
<<Non devi nemmeno pensarci stupido!ora sbrigati a tornare , che voglio rivederti normale al più presto!>>
<<ok>> dissi ed in quel momento sentii un sibilo alle mie spalle:
<<Cosa è stato?>> chiese subito Claudia ma in quel momento la radio mi fu staccata di dosso da qualcosa di affilato come una spada. Vidi la radio cadere a terra in mille pezzi e poi mi sentii avvolto da sottili ed adunche zampe.
Rotolai di lato in preda al panico e di nuovo una lama affilata mi colpì sull’elmetto facendomelo volare via dalla testa. Mi rialzai e presi a correre senza voltarmi sentendo gridare Claudia in lontananza:
<<Riccardo! Riccardo!!>> era in preda al terrore, non poteva più sentirmi, ne vedere attraverso la telecamera del mio elmetto. Allora Claudia si alzò e istintivamente prese a correre verso il giardino, nella disperata speranza di venirmi a soccorre.
Sentii i boati dei suoi passi mentre correvo sena fiato, si facevano sempre più forti e vicini e sperai con tutto il cuore di non finire schiacciato sotto di lei. Poi vidi il suo piede enorme, vasto e maestoso discendere dal cielo e abbattersi a pochi metri da me. Il terremoto che ne conseguì mi fece cadere a terra e nell’occasione mi voltai per vedere chi mi avesse attaccato e vidi in lontananza un ragno. Lo vidi per i pochi attimi prima che l’altro piede di Claudia gli si abbattesse addosso, e poi lo vidi scomparire sotto il suo tallone, in una nuvola di polvere e sassi.
Claudia cotinuò a chiamarmi e si mise carponi sperando di vedermi. Non seppi che fare, sdraiato dov’ero sarei risultato sicuramente invisibile ai suoi grandi occhi azzurri, e cercare di correrele incontro, con lei così agitata che si muoveva in giro per il giardino, sarebbe stato rischiosissimo.
D’altronde lei cos’altro poteva fare? Tradita dalla tecnologia che ci teneva uniti ora cercava di aiutarmi nell’unico modo possibile. Purtroppo però in quello stato…niente apparte l’amore ci teneva uniti e ci avrebbe potuto aiutare. Io ero diventato un insetto e lei era restata sempre Claudia, ma per me ora era una colossale gigantessa, irraggiungibile.
Continua…