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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
Storia: L'Incantesimo (parte V) ed ha ricevuto
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messaggio inviato in data:
28/Aprile/2008 16:37:45
le prima 4 parti della storia sono già state postate, scrivete "storie" e "jryan^" sul motore di ricerca per andarvele a ripescare. CIAO! e fatemi sapere che ne pensate!
Parte V
(qui la storia passa in prima persona, direttamente dal diario di Riccardo) ps.fatemi sapere se preferite la storia in I o III, secondo me rende meglio in I
Il pomeriggio andava tingendosi della luce calda del tramonto che sfumava con i suoi colori le chiome degli alberi e i tetti delle case tutt'intorno a casa di Alessia. Io me ne stavo seduto sul palmo soffice della sua mano profumata dell'odore dolce della sua pelle. Lei mi guardava con i suoi occhi verdi smeraldo, dolci e al contempo superiori.
<<Premesso che non riuscirei mai ad ucciderti volutamente....>> disse la ragazza.
<<...Posso solo provare ad escogitare sistemi che potrebbero risultare letali per te...sempre nella speranza che tu non sia folle a tal punto da voler arrivare fino in fondo... ovvero fino a morire!>> continuò con voce esitante, come se parlasse sovrappensiero.
Io aspettavo le sue decisioni, in sua completa balia. Avevo i battiti accelerati per l'emozione, l'agitazione, la paura... e forse ero anche un pò emozionato.
<<Adesso proviamo!>> disse ad un tratto Alessia alzandosi dal letto e depositandomi sulla scrivania. Aprì il cassetto e tirò fuori del nastro adesivo trasparente, ne tagliò un pezzetto e tenendolo tra indice e pollice me lo avvicinò dicendo:
<<girati di shiena e stai fermo.>>
Io obbedii ed un attimo dopo sentì la mia schiena invischiarsi ed appiccicarsi al pezzetto di nastro, compresi i miei capelli. Alessia mi sollevò su fino al suo viso e mi guardò, poi con l'indice dell'altra mano mi premette un pò sul torace, per assicurarsi fossi bene adeso.
<<Spero di non finire per romperti anche l'altro braccio!>> mi disse mentre si sedeva sulla sedia ed accavallava le gambe. Con naturalezza mi avvicinò alla vasta pianta del piede sinistro tenendo il pezzetto di nastro con me sulla punta del suo indice e del suo medio:
<<buona fortuna Ricky!>> mi disse un attimo prima di affondare entrambe le sue dita e me nella pelle morbida e setosa del suo avanpiede. QUando fu certa di avermi ben sistemato sotto il suo piede allontanò la mano e mi diede un occhiata:
<<Sei proprio carino stampato li sotto!>> cercò di scherzare.
Io non vedevo nulla, avevo il viso compresso nella sua carne, quasi non respiravo ed ero completamente a contatto con la sua pelle calda, che mi ricopriva in ogni punto del corpo. Anche la voce di Alessia sembrava provenirmi attutita, a causa dell'enorme massa che mi stava addosso.
A quel punto Alessia si alzò in piedi. Il suo viso era teso e preoccupato, ma comunque scaricò su di me tutto il suo peso. Sentii il pavimento raggiungermi alle spalle e comprimermi con violenza sulla pianta del piede di Alessia, una pressione indicibile mi fece espirare a forza tutta l'aria che avevo nei polmoni e scricchiolare e costole. I miei gemiti non potevano arrivare alla gigantessa che sentiva solo un piccolo corpicino sotto di se.
Alessia restò un pò ferma e poi mosse le dita del piede per cercare di sentire in che stato fossi, dopo di che disse:
<<Mi sembri ancora intero...vediamo se sopravvivi ad un passo.>>
e così dicendo mosse un passo in avanti. Dopo un iniziale aumento della pressione che quasi mi fece uscire gli occhi dalle orbite riuscii di nuovo a prendere fiato, ma fu per un solo istante, nel quale mi sentii traslato in avanti insieme al piede della mia amica. Poi un tonfo sordo mi fece capire che il suo tallone aveva appena toccato terra ed il sibilo dell'aria che scrosciava alle mie spalle e si insinuava tra le sue dita dei piedi mi fece capire che a breve il resto del suo piede avrebbe raggiunto il pavimento.
L'impatto fu devastante; sentii il peso su di me insopportabile, l'aria essere soffiata via dai miei polmoni come se fossi una bollicina di sapone. Mi sembrò di sparire, assorbito dalla pelle soffice della pianta del piede di Alessia, ma lei sollevò il piede dietro di se per guardarmi e vedere se fossi ancora intero.
<< Sei duro a spiaccicarti! e ancora più duro a tornare normale!>> disse, e saltando sull'altro piede andò di nuovo a sedersi sul letto, mi staccò da sotto il suo piede e mi guardò.
Mi vide tutto sudato, cianotico e sofferente, mentre annaspavo per riprendere fiato.
<<Oh merda....guarda come ti ho ridotto! ti sto uccidendo e tu ancora non sei riuscito a tornare normale...>>
Io non riuscivo ad avere la lucidità per dire nulla, e tanto, anche se avessi voluto lei non mi avrebbe sentito, tra l'altro ero appiccicato al nastro adesivo e non ero in grado di fare nessun gesto che potesse significare qualcosa per Alessia.
<<Sei ancora vivo solo perchè ti avevo messo sotto una parte morbida del piede...adesso pensavo di appiccicarti sotto il tallone...ma li non avresti scampo...te ne rendi conto?>>
Alessia estiò e poi disse:
<<Non ce la posso fare...lo capisci?? non riuscirei a muovere un passo con te sotto il tallone. Se devo fare una cosa del genere devo farlo in maniera inconsapevole. Ho un idea in tal senso...>>
Alessia si alzò dal letto e tenendomi in mano camminò fino al corridoio, fuori dalla sua stanza. Ripiegò in nastro adesivo alle mie spalle in modo da renderlo circolare e si accovacciò in terra per poi appiccicarmi sul pavimento, in modo che io giacessi a pancia in su. Si rialzò e disse:
<<Ecco... qui sei su un punto di passaggio stretto e trafficato. Io ora vado di la e cerco di non ricordarmi di te. Se dovesse tornare mia madre non farò niente per proteggerti. d'ora in poi non sarai altro che una formica in nostra balia.>>
Con questo Alessia si alzò e voltatasi tornò in camera sua. Io restai li a riprendere fiato...a sopportare la sofferenza, ad essere terrorizzato.
Passarono lunghi minuti interminabili, poi sentii dei movimenti nella camera di Alessia e dei boati. la ragazza uscì nuovamente dalla sua stanza, senza guardare in terre, tenendo lo sguardo puntato verso l'alto. Mi fece quasi sorridere, seppure stesse torturandomi lo stava facendo solo per me, per aiutarmi ad affrontare i miei problemi.
Camminò verso di me ed i suoi passi si fecero vicini. Un suo piede si abbatté a pochi centimetri da me, l'altro mi passò sopra e mi oltrepassò, poi Alessia scese le scale e scomparve per un pò.
Quando tornò indietro aveva in mano un vasetto di yogurt e assaporandolo, tenendo tra le labbra carnose un cucchiaino , si diresse nuovamente verso di me, diretta in camera sua.
Questa volta capii dai suoi passi che mi avrebbe calpestato, infatti pochi attimi e mi ritrovai sormontato dal suo piede sinistro. sentii un forte spostamento d'aria, una folata d'odore pungente e poi vidi la sua enorme pianta impolverata abbattermisi sopra. mi compresse nuovamente al suolo con violenza, ma minore rispetto prima, poichè ero finito calpestato in prossimità del suo arco plantare, e tanto bastò a salvarmi nuovamente. Alessia sollevò il piede da me proseguendo, il nastro si staccò dalla sua pianta e io rimasi li, ancora intero.
Alessia si voltò e disse:
<<Sei fortunato eh?!>> e se ne tornò in camera.
Per un ora restai abbandonato a me stesso, appiccicato al pavimento di casa di Alessia. In quei lunghi momenti di attesa iniziai a dubitare delle mie ipotesi, e delle mie teorie. Che fosse tutto realmente magico? Non sapevo dare una risposta, quello che sapevo però era che avevo qualcosa da dimostrare a me stesso e che avrei lottato con tutte le mie forze. Decisi di perseverare e tra l'altro, arrivato a quel punto mi era anche materialmente impossibile decidere qualcos'altro.
Si fece sera. Il corriodoio era immerso nella penombra e solo la luce delle scale mi salvava dall'oscurità più totale.
Esausto mi ero quasi assopito quando sentii un vociferare dapprima indistinto e poi sempre più vicino e assordante. Le voci erano accompagnate dal baccano di passi schioccanti e ticchettanti, passi di calzature femminili. Il suono, tanto sensuale quando lo sentivo in situazioni normali, mi fece rabbrividire.
Il rombo confuso di passi si avvicinò facendo tremare il pavimento sempre di più fino a quando dalle scale vidi apparire due ombre colossali; un clik e l'accensione della luce del corridoio mi fecero apparire innanzi, gigantesche e terribili la madre di Alessia e mia madre, che mi era evidentemente venuta a prendere.
<<Alessia?!>> chiamò la madre mentre insieme alla mia camminavano verso di me, ignare della mia presenza. La madre di Alessia era una bellisisma donna, bionda, con gli occhi color smeraldo come la figlia, un fisico asciutto su cui indossava un vestito leggero e ai piedi aveva dei decoltè neri.
Alessia non uscì dalla stanza, lo fece apposta, per far si che le due passassero su di me, e sperò profondamente che il mio piano funzionasse.
Capii che sotto le suole dure delle calzature delle due donne sarei scomparso dalla faccia della terra e pensai:
<<è il momento...>> e tremai di terrore.
La madre di Alessia, che faceva strada , fu la prima a raggiungermi e vidi il suo piede piombarmi adosso. chiusi gli occhi e quando gli riaprii vidi il tacco alto del suo decoltè essersi posato accanto a me, con uno stridore assordante. sopra di me vidi il resto della scarpa e l'alta arcata sotto la quale c'era scritto in oro 39.
Gridai di terrore per la paura e la frustrazione mentre il tacco si risollevava da terra e e volava via in lontananza per riandarsi ad abbattere al suolo più avanti.
Poi venne il turno di mia madre, che continuava a parlare in tutta serentià con l'amica. io non riuscivo nemmeno a sentire le sue parole tanto era il trambusto dei suoi passi. I suoi sandali infradito con la suola in legno calzati dai suoi maestosi piedi smaltati di bianco mi furono addosso. Il suo piede destro compì un innocente passo ed il tacco del sandalo si posò a poca distanza da me, la distanza giusta perchè il resto della suola mi ricoprisse con la sua enorme ombra. guardai in alto e vidi la suola sporca oltre la quale le carnose dita della gigantessa si profilavano in tutta la loro sofficità, in netto contrasto con ciò che invece mi si stava abbattendo addosso, e che mi avrebbe schiacciato.
Pensai all'ironia del destino e chiusi gli occhi nel momento in cui sentii il legno sporco posarmisi sulla fronte, sul naso, sulla bocca, sul petto e fin giù sulle gambe. sentii l'aria essere nuovamente scacciata via dai miei polmoni e una lacrima mi solcò il viso.
<<Ma che cavolo...!>> sentii la voce di mia madre. Sentii la suola di legno del suo sandalo farsi più piccola sul mio corpo in maniera proporzionata all'aumento della pressione del piede della donna. I capelli della mia nuca furono strappati dolorosamente dal nastro adesivo. riaprii gli occhi e vidi mia madre svettare su di me, con i capelli neri arruffati sul viso per lo spavento mentre mi osservava crescere sotto si se fino a quando il suo piede non calpestò altro che il mio torace; sentii la suola pesante sul mio sterno, ed il tacco affondato alla bocca dello stomaco. Ero salvo.. aveva funzionato!
<<oh mio Dio!>> Disse la madre di Alessia perplessa.
<< Riccardo...cosa...ci facevi li? cos'è successo?!>> disse mia madre sollevando il piede da me e tendendomi la mano, per farmi alzare. Io presi la sua mano e mentre mi tiravo su dissi:
<<mamma....ho appena risolto tutti i miei problemi. grazie a te!>>
Alessia uscì dalla stanza con il viso pallido per la preoccupazione, quando mi vide il suo sorriso le illuminò il volto e mi corse incontro per abbracciarmi. La strinsi a me e le dissi:
<<grazie! e scusa per la paura che ti ho dovuto far soffrire! la tua idea mi ha salvato!>>
Mia madre nel frattempo barcollò e si appoggiò alla parete dicendo:
<<...stavo per schiacciarti! stavo per schiacciare il mio Riccardo!>>
Accorsi a sostenerla e le dissi:
<<mi hai salvato invece!>>
Poco dopo, davanti ad una tazza di tè , spiegai ciò che avevamo fatto io ed Alessia e del perchè. Riuscii a calmare mia madre che all'inizio aveva intenzione di denunciare Alessia ed anzi, ottenni il suo appoggio. Ora dovevo solo tornare da Laura, e dimostrarle la verità, e dirle anche che nonostante fosse la mia nemica numero uno,l'amavo.
continua...