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[ replica ] nico ha inviato un messaggio dal titolo: Forse adesso... ed ha ricevuto 1 repliche.
messaggio inviato in data: 05/Maggio/2008 16:46:00



[ replica ] nico ha inviato un messaggio dal titolo: Come allegato non me la posta... la copio come messaggio!!! ed ha ricevuto 0 repliche.
messaggio inviato in data: 05/Maggio/2008 16:47:58

Festeggiando Monica
“oh che palle…” mi scappò spontaneamente dalla bocca vedendo l’incredibile fila che trovai davanti all’ufficio postale. Forse il mio tono di voce era un po’ alto, infatti attirò l’attenzione di alcune persone che mi guardarono con uno sguardo annoiato ciondolando la testa, quasi a voler sottolineare la mia affermazione.
Mi appoggiai ad una parete e mentre ero sovrappensiero il mio sguardo cadde su un paio di ballerine che fasciavano una splendida coppia di piedini avvolti in un collant color carne. Non avevo ancora accertato a chi appartenessero quei due gioielli, ero semplicemente ipnotizzato dal fatto che la ragazza non smetteva mai di muoverli. Solo dopo qualche minuto alzai lo sguardo e riconobbi una mia vecchia conoscenza, Monica.
Era una ragazza veramente attraente, alta, un fisico filiforme e due occhi azzurri belli come il mare, aveva tinto i capelli di un colore bruno tendente al rosso e li portava a caschetto, questo dettaglio la rendeva ancora più sensuale. Il suo sguardo era serio, a volte quando la fissavi sembrava poterti attraversare con il sguardo impenetrabile.
Da un paio di anni non la vedevo più poiché aveva cambiato compagnia, ritrovarla più bella del solito mi sconvolse, si girò e mi riconobbe nonostante i miei capelli lunghi e qualche chilo in più. Mi congedò con un secco “ciao” disinteressato, impacciatamente le risposi e poi ci zittimmo. Subito girò lo sguardo altrove e io ripresi a guardarle i piedi, erano veramente stupendi, avevo potuto ammirarli per diverse estati, si trattava di un 39 fantastico, la pianta soffice e le dita perfette con le unghie curatissime.
Lei si accorse delle mie attenzioni ma fece finta di niente, sembrava scocciata, diede una rapida controllata all’orologio e dopo aver sbuffato si alzò e se ne andò. Io rimasi e dopo mezz’ora potei fare il versamento che mi aveva condotto in quella mattina afosa all’ufficio delle poste. Poiché erano le 11:30 circa mi avviai verso a casa. La mia macchina era diventata una fornace, accesi la radio presi un cd a caso dal cruscotto e comincia a tornare verso casa. Le complesse ritmiche dei Symphony X uscivano dalle casse dell’impianto stereo ad un livello abbastanza alto, tutto sommato questo non mi impediva di sentire un fastidioso fischio che andava incrementandosi, guardai nello specchietto retrovisore e riuscii a vedere solo una fascio luminoso colorato simile ad un laser, in breve tempo mi trovai paralizzato, nonostante questo fui in grado di fermarmi a lato della strada appena in tempo perché dopo qualche secondo caddi svenuto.
Il mio fu un sonno tormentato da strani incubi, mi sentivo come trasportato da una forza incredibile e il primo pensiero che arrangiai fu quello di una sorta di rapimento alieno.
Il risveglio non fu dei migliori, sembrava un terremoto, sballottato strisciai fino a quella che sembrava una grossa roccia, mi ci appoggia con la schiena e davanti a me notai una pianta molto grande, dopo qualche minuto realizzai che si trattava di un cactus alto almeno una ventina di metri. L’assurdità della mia constatazione mi fece trasalire, riacquistai la lucidità e con sgomento capii che mi trovavo in un enorme vaso.
Al cospetto del cactus ero veramente piccolo, con approssimazione mi resi conto di essere stato rimpicciolito fino alla misura di 1 centimetro. Non capivo cosa potesse essere successo, fino a quando una voce non mi ridestò dalla mia catalessi. “Ciao merdina, ti trovi bene nella parte dell’insetto?”, la voce la riconoscevo, era quella di un ragazzo del mio paese, Mariano, uno che mal sopporto da un po’ di tempo. Lo stronzo mi fissava con aria arrogante, avevamo avuto degli screzi qualche anno addietro quando eravamo nella stessa compagnia poiché lui si atteggiava a sbruffone e io dato che non lo sopportavo apostrofavo ogni sua spavalderia facendolo passare per coglione, inoltre conosceva Monica grazie all’amicizia con il fratello e questo mi dava molto fastidio.
Mi prelevò dal vaso e mi depose ai suoi piedi nudi dicendo “Non ti rendi conto della voglia che avrei di spalmarti sotto ai miei piedi insignificante insetto, ma il mio compito è un altro. Comunque non illuderti, la tua misera esistenza ha i momenti contati”. Alzò il piede sulla mia testa, poi lo posò in parte a me e disse “Ho saputo da voci di paese che tu sei uno di quei feticisti dei piedi, mi farebbe proprio piacere un servizietto, sai ho i piedi molto sudati”, la mia risposta fu una pioggia di pesanti insulti e per ripicca lui mi appoggiò sopra il piede.
Da sotto non riuscivo a muovermi ero con la faccia rivolta verso il pavimento, dopo pochi minuti che mi sembrarono un’eternità mi tolse il piede di dosso. “Preparati perché tra un po’ arriverà la tua nuova padroncina, vedrai ti ridurrà a brandelli” infatti poco dopo suonò il campanello e dalla porta fece l’ingresso una ragazza, la conoscevo, si chiamava Beatrice, era una ragazza stupenda, non era molto alta ma aveva un fisico esplosivo, un paio di seni magnifici i capelli biondi liscissimi, due occhi blu molto intriganti e la pelle morbidissima e perennemente abbronzata, purtroppo era anche insopportabile, si dava un sacco di arie e si credeva una dea in terra.
La ragazza stava trattando il prezzo con il mio “caro” vecchio amico, la cifra non sembrava essere di suo gradimento ma pagò comunque e chiese al mio aguzzino se potesse farle vedere per un momento il dispositivo usato per rimpicciolirmi. Si trattava di una sorta di telecomando come quelli che si usano per attivare i cancelli automatici, la ragazza ci giocò un po’ e poi lo puntò verso il ragazzo che si rimpicciolì, Beatrice non attese nemmeno che questo si svegliasse, anzi si tolse una delle infradito che calzava e schiacciò il poveretto sotto l’avanpiede twistando più e più volte il suo corpicino trasformandolo in una densa poltiglia. “Povero illuso, credevi di spillarmi 500 euro per un lavoretto da dieci minuti, sei proprio uno sfigato”, poi si rivolse a me e disse “Ciao carissimo, niente di personale, adesso vieni con me che ti spiego cosa dovrai fare”.
Mi prese in mano e mi mise in un piccolo contenitore che infilò nella borsa, fatto questo salì in macchina e si avviò verso casa sua. In quegli istanti i miei pensieri andavano alla ricerca del movente di quella macchinazione mossa nei miei confronti, non capivo proprio, non avevo quasi mai parlato con quella Beatrice se non in un paio di occasioni, comunque mi consolai pensando alla meritata fine che aveva avuto il mio “amicoccio”.
La macchina si fermò e Beatrice mi prelevò dalla borsa. “Bene andiamo”, si incammino tenendo ben stretto l’involucro che mi conteneva, raggiunse la sua camera da letto e mi lasciò cadere sul letto. “Allora piccolo insetto, ti spiego la situazione. Tu conosci Monica Giusto? Bene, si tratta di una mia cara amica, forse non lo sai ma uno dei suoi sogni proibiti è quello di dominare dei piccoli esseri umani rimpiccioliti, dato che domani è il suo compleanno ho pensato come regalo di realizzare questa sua fantasia. Se ti stai domandando perché ho scelto proprio te, sappi che è ovvio, in paese lo sanno tutti che sei un feticista, quindi la cosa non dovrebbe dispiacerti nemmeno troppo, ho preso due piccioni con una fava”.
Detto questo si tolse le infradito e disse “Ora però sono proprio curiosa di provarti, sai, schiacciare quel miserabile è stata un’esperienza incredibile, senza il minimo sforzo ho annientato una vita, è stato esaltante! Avanti ora leccami i piedi, non vorrei che Monica si trovasse delusa dal mio regalo”. Leccai per una ventina di minuti i suoi piedi tra tutte le dita, era un lavoro mastodontico, ma la gigantessa sembrava apprezzare, soddisfatta mi disse “Ora stai fermo perché rischi di finire male” mi appoggiò il piede sopra e prese a massaggiarsi la vagina. I suoi gemiti si intensificavano in frequenza e in ampiezza mano a mano che velocizzava il suo atto masturbatorio. “Caspita… è veramente… è ver… fantastico…” io stavo lentamente soffocando sotto il suo soffice piede e la pressione cominciava a farmi male, sul punto di arrivare all’amplesso mi afferrò tra le morbide e formose dita del suo piede e si mise a stritolarmi, quando raggiunse l’orgasmo lasciò andare la presa e si sdraiò sul letto. “Wow… è stato incredibile ancora un attimo e un minimo di pressione e ti avrei completamente spappolato… è ora della tua ricompensa adesso!” mi ordinò di spogliarmi e di stendermi per terra mentre lei con il suo splendido alluce stimolava il mio pene massaggiando praticamente tutta la parte inferiore del mio corpo, l’unghia del suo alluce era un quadrato fantastico e lo smalto bordeaux faceva sembrare i suoi piedi molto più in carne di quello che erano veramente, trasformandoli in due gioielli pregiati.
Pochi istanti le bastarono per mandarmi in orbita, sfinito caddi al suolo stremato e mi addormentai.
Mi risvegliai al buio, sentivo solo il rumore del motore di una macchina, probabilmente si stava dirigendo da Monica.
La macchina si arresto e mi sentii sobbalzare. Beatrice entrò in casa di Monica, sembrava non esserci nessuno a parte le due ragazze. “Ciao Monica, auguri di buon compleanno!” consegnando il pacchetto regalo con me dentro, Monica rispose “Grazie mille non dovevi disturbarti, soprattutto perché manca ancora un’ora alla festa”, Beatrice si limitò a dire “Apri la scatola e capirai il perché del mio anticipo!”.
Monica aprì il regalo, io fui investito da un raggio di luce, dopo un po’ di secondi mi trovai di fronte il viso della ragazza con un’espressione molto intrigata, Monica abbozzò un grazie e mi deposito sul palmo della mano, mi osservò a lungo e poi si rivolse a Beatrice “Dimmi che è lui!”, e l’altra rispose “Sì, è proprio quel piccolo feticista, devi vedere come lavora bene”.
Monica mi lasciò cadere in un contenitore di vetro e chiese a Beatrice “Come caspita hai fatto?”, Beatrice tirò fuori dalla borsa il rimpicciolitore e disse “Con questo qui! O meglio quello che l’ha fatto per me ha usato questo qui”, Monica incuriosita domandò “Perché dove è ora?”, la bionda rispose “Diciamo che quel verme riposa sotto la pianta del mio bellissimo piede, ora questo gioiello è solo mio!” alzando il piedino fino alla faccia di Monica che di riflesso lo baciò con passione.
“Posso vederlo… il rimpicciolitore?”, “Certo” rispose Beatrice, la scena l’avevo già vista Monica giocò un po’ con l’aggeggio e poi rimpicciolì la sua amica che incredula cadde svenuta, poi si rivolse a me “Non ti preoccupare, il tuo tempo non è lontano, lascia solo che mi occupi di questa stronzetta”.
Beatrice si svegliò e dopo un attimo di stordimento chiese spiegazioni a Monica che rispose “Senti stronzetta, io non devo spiegarti proprio niente, comunque sappi che non mi sei mai stata troppo simpatica, anzi il fatto che volevi tenerti il rimpicciolitore solo per te mi fa venire una gran voglia di spalmarti per terra, te lo meriti, non si provano i regali degli altri”, la bellissima ragazza tolse le infradito, alzò appena il piede da terra e lentamente lo fece posare sulla sua amica. “Voglio sentirti implorare di non ucciderti mentre il tuo corpicino si appiattisce sotto il mio bellissimo piede” la ragazza mandava dei lamenti strazianti mentre il suo corpo veniva lentamente schiacciato dalla pressione del piede, Monica assumeva un’espressione compiaciuta ad ogni rumorino che sentiva arrivare da sotto di lei, fino a quando uno “Squish” soffocato non segnò la definitiva fine di Beatrice. Monica spese ancora alcuni secondi nello spalmare lentamente la povera sfortunata, poi osservò la pianta del suo piedino con soddisfazione e voltandosi verso di me con un sorriso malizioso disse “Preparati quello che voglio fare con te deve essere fantastico”.
Passò tutta la notte a festeggiare con gli amici che si chiedevano il perché dell’assenza di Beatrice e di Mariano, e lei rispondeva ironicamente su un possibile intreccio amoroso tra i due.
Finita la festa la mattina dopo Monica si presentò a me in mutandine e reggiseno, con uno smalto rosso ai piedi. “Preparati Nicola, tra poco è il tuo turno”, rassegnato mi adeguai. “Ora adorerai i miei piedi, ti ho visto mentre li guardavi, è da anni che li desideri e sono a conoscenza anche della tua passione per le gigantesse, quindi ritieniti fortunato esserino insignificante, oggi si avvera il tuo misero sogno”. Mi porse i suoi piedi morbidissimi sedendosi su una sontuosa poltrona, con non poca fatica lavorai per farla sentire una dea, leccavo e massaggiavo in continuazione tutta la zona delle dita di entrambi i piedi, Monica gradiva il trattamento, i suoi sospiri mi eccitavano e mi spingevano ad impegnarmi di più, dopo un’ora di faticoso lavoro mi fermai stremato, era inoltre da diversi minuti che la ragazza aveva cominciato a massaggiarsi intensamente la vagina mentre il suo corpo era percorso da forti brividi di piacere. Il suo viso era assorto, gli occhi chiusi a godere di ogni singola leccata che innalzava le sue splendide estremità da semplice parte del corpo a massimo oggetto di piacere. La ragazza abbassò gli occhi su di me, pronunciò un flebile “Addio!” poi alzò il piede destro il minimo che basta per sovrastarmi, poi lentamente lo lasciò scendere, gli porsi gli ultimi omaggi mentre il mio cuore palpitava a mille baciando la stupenda e soffice pianta, poi il piede mi fu addosso, lentamente iniziò a schiacciarmi, le mie grida erano coperte dai suoi gemiti di piacere, il rumore delle mie ossa che si rompevano e della mia carne che si squagliava si infrangevano sotto al suo divino piede, il morbido oggetto dei miei desideri fece scempio del mio corpo, il momento in cui fui completamente spiaccicato al suolo coincise con l’orgasmo di lei, prolungo la masturbazione fino al mio completo annientamento, poi ansimando leccò dalla sua pianta i resti del mio corpo godendo della sensazione provata.
Quando si fu ripresa scese in salotto con un sorriso soddisfatto e appagato, poi fissò il pavimento e le scappò un risolino, tanti piccoli esserini che prima erano i suoi invitati la guardavano tremanti, Monica li congedò dicendo “Ieri sera ho fatto la mia personale vendemmia… ora è il momento di schiacciare l’uva e di godere del suo succo”.
FINE






nico ha scritto: Storia: Festeggiando Monica ed ha ricevuto 2 repliche.
inviato in data: 05/Maggio/2008 16:25:02
   Goldberg ha replicato con: E dov'è la storia?
   nico ha replicato con: Forse adesso... [***]
     nico ha replicato con: Come allegato non me la posta... la copio come messaggio!!!



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