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[ replica ] Goldberg ha inviato un messaggio dal titolo: Nuova storia: FemDom Club 1° Parte ed ha ricevuto 1 repliche.
messaggio inviato in data: 23/Giugno/2009 12:10:59

Come di consueto, la mia storia è molto intrigata, vi prego di leggere con attenzione e ricordare i dettagli. Questo sarà il mio capolavoro assoluto.
Buona lettura!



FemDom Club



L’ennesima ondata di sbarchi di clandestini non destava più nemmeno clamore, relegato ad un trafiletto in basso sulla prima pagina dei maggiori quotidiani. In ogni caso era una lettura distratta, da sala d’attesa.
I suoi occhi distratti vagavano da un astante all’altro, cercando di dedurre qualcosa di loro dall’apparenza, per ingannare l’attesa. Un uomo sulla cinquantina,corpulento, con occhi verdi sfuggenti diventava l’impiegato/maniaco sessuale, mentre il ragazzo con i dred e il piercing al naso era facilmente etichettato come tizio da centro sociale, e la vecchia coi capelli raccolti in una treccia gli ricordava un’istitutrice d’altri tempi.
<<Signor Strevi?>>
<<Si, sono io.. >>
<<Si può accomodare>> lo informava la segretaria da dietro le sue lenti poggiate sul naso.
Aspettò qualche secondo che si aprisse la porta, da dove uscì una splendida donna sulla quarantina, dal caschetto nero corvino, e due occhi azzurro che spiccavano su quel volto come stelle, mentre si attardava in sorrisetti con l’avvocato, o meglio l’avvocatessa Celeste Raimondi.
Incrociandola le scoccò un’occhiata carica di eccitazione, sorprendendosi del sorriso malizioso della donna dal caschetto nero, e non riuscì a fare a meno di girarsi a guardarla camminare, scorrendo con lo sguardo dai suoi piedi cinti in sandali neri, le caviglie sottili e affusolate che si sposavano perfettamente con i suoi polpacci torniti, e le sue cosce candide che emergevano da quella gonna con lo spacco, dove il suo sedere si incastonava come una gemma su di una corona, e su fino alle spalle libere e al collo, dove con sua sorpresa troneggiava un piccolo tatuaggio, due iniziali, una F e una D.
<<Paolo chiudi quella bocca che rischi di sbrodolare..>> disse sorridendo l’avvocato Celeste.
Paolo si limitò a sorridere mentre entrava nell’ufficio, scoccando un’occhiata repentina alla scollatura scandalosa della bella avvocatessa, dove un pendaglio d’oro bianco si stagliava fra i suoi seni prosperosi, che si alzavano ritmicamente ad ogni suo respiro.
<<E’ una cliente?>> chiese dissimulando le sue vere intenzioni.
<<No, è una mia cara amica..>>rispose Celeste sondando il senso di quella domanda, mentre i suoi occhi nocciola ammiravano la figura atletica del suo giovane cliente, non senza secondi fini.
<<Veniamo a noi piuttosto.. A quanto pare il tuo caso è quasi risolto.. >> aggiunse mentre si aggiustava dietro le spalle i lunghi capelli castani, mettendo a nudo il collo dalla pelle olivastra, dove appena sotto l’orecchio destro si affacciava lo stesso tatuaggio che Paolo aveva appena visto sull’altra donna, sempre le due iniziali.
<<Finalmente avvocato.. La porto a cena non appena sarà tutto finito..>> osò Paolo, mentre riconosceva il tatuaggio e fantasticava di fantasie lesbo fra Celeste e la sua amica, e magari una cosa a tre: sentiva l’eccitazione montare in corpo.
<<E perché no? Una volta archiviato il caso non ci saranno più problemi di etica.. Però il locale lo decido io..>>
<<Dove vuole!>> rispose raggiante.
<<Torniamo al caso per il momento.. >> aggiunse Celeste facendo l’occhiolino al suo giovane cliente. Gli faceva venire voglia di sushi..





<<Si signor Martini, lunedì chiudiamo con gli svizzeri..>>
<<Eccellente Nicole! Sono fiero di te! E’ da un po’ che cercavamo di accaparrarci questo contratto..>>
<<Ne sono molto felice, è stato più semplice di quanto pensassi.. Ma veniamo all’altra questione..>>
<<So già dove vuoi arrivare mia cara.. L’importo di centomila euro è stato già versato sul tuo conto, come d’accordo.. E alla firma, gli altri quattrocentomila faranno lo stesso tragitto..>>
<<Molto bene signor Martini.. E’ sempre un piacere fare affari insieme.. Adesso devo salutarla, a breve ho un appuntamento.>>
<<Certo Nicole, il tempo è denaro, e soprattutto il tuo.. Ci sentiamo lunedì.. A presto>>
Posò il cellulare sulla scrivania nera, mentre guardava fuori dal suo attico con aria trionfante. Si affacciò sul terrazzo, guardando di sotto i passanti, così minuscoli che ebbe un fremito di piacere, e puntuale arrivò il messaggio che tanto aspettava:
<<Sabato prossimo incontro mensile dei soci.. >>
Il sorriso le si dipinse subito in volto. Si scostò la camicetta quel tanto che bastava per vedere il suo unico tatuaggio, e rabbrividendo dal piacere per quel che rappresentava.. Finalmente avrebbe avuto un’occasione per spendere degnamente i propri soldi..





<<Manca molto ancora?>> chiese stancamente Pedrag.
<<No, siamo quasi arrivati.. Hai dormito per un bel pezzo!>> rispose Goran.
<<Non me ne sono nemmeno accorto.. Spero solo che il dormitorio a cui ci hanno assegnato sia più comodo di questo pullman..>> commentò Pedrag stiracchiandosi.
Goran si girò a guardarlo quasi stupito dalla sua domanda, con gli occhi che splendevano di felicità: <<Non ricordi cos’ha detto la signorina Nadja? Vitto e alloggio comodissimo! Avremo la tv in ogni stanza.. >>
<<Si, è vero.. Ma non lo so se crederci.. Come mai gli italiani dovrebbero rinunciare ad un lavoro così buono?>>
<<Perché non vogliono lavorare in acciaieria, sono troppo snob.. >>
<<Mmm.. Sarà.. Comunque non mi piaceva granchè la tua Nadja.. >>
<<Sei un pazzo Goran! E’ un angelo!>>
<<Pedrag sei sempre troppo romantico.. Per me è una puttana.. Una mangia uomini bella e buona..>>
<<Non dire mai più una cosa del genere sulla signorina Nadja.. >> scattò in piedi Goran.
<<Calmati amico.. Non te la prendere su! Sarà per quel tatuaggio sul polso che ho quest’impressione.. Non mi sono mai piaciute le ragazze con i tatuaggi..>>
<<Perché sei antico amico mio! Dimentica Sarajevo, e il mondo preistorico.. Ora siamo nella grande Milano! >> esclamò Goran, mentre Pedrag cominciava a farsi contagiare dal buonumore del suo amico.
Una vita nuova li aspettava, basta più miseria.. Ora avrebbero avuto ciò che desideravano..








La strada bagnata dalla pioggia non rappresentava un problema per la Mercedes nera, che sfrecciando alzava due zampilli d’acqua, incurante dei passanti .
Il parcheggiatore era fermo di fronte l’ingresso, secondo le istruzioni, mentre osservava la Mercedes affiancarsi al marciapiede, affrettandosi allo sportello con il grosso ombrello.
<<Benvenuta Madame Colette..>> esordì quasi inchinandosi di fronte alla donna che s’intravedeva dal finestrino semi oscurato.
<<Ciao Carlo..>> rispose scendendo dalla macchina. La pelliccia di volpe bianca che indossava spezzava con la sua pelle nera, dall’alto del suo metro e ottanta di bellezza statuaria.
<<E’ tutto pronto Carlo?>>
<<Si Madame.. Lavinia è già dentro, e i nuovi aspiranti per il personale sono già in sala d’attesa..>>
<<Benissimo.. >> si limitò a dire, senza degnare l’uomo di un solo sguardo. Riparata dall’ombrello si diresse rapidamente verso l’ingresso in ferro battuto su vetri scuri, sul quale svettavano quattro telecamere a circuito chiuso,mentre una ragazza dalla pelle candida e i capelli biondo cenere la aspettava rispettosamente.
<<Benvenuta Madame..>>
<<Ciao Luana..>>
La ragazza chiuse alle sue spalle il portone, dove nell’arabesco del ferro, si stagliavano due iniziali: F e D.




Luana tolse con il massimo riguardo la pelliccia dalle spalle di Madame Colette, mentre un’altra ragazza si avvicinava con incedere certo.
<<Benvenuta Madame..>>
<<Ciao Lavinia.. >> rispose la donna dalla bellezza di una principessa africana.
La sua delicata veste dorata si dipingeva sul corpo tonico, mettendo in evidenza il suo seno fiero e abbondante, scendendo giù sui fianchi snelli, che svettavano sulle chilometriche gambe che Lavinia malgrado la sua bellezza non poteva non invidiare. Una catena d’oro sottile le cingeva il collo, scivolando dentro la sua scollatura, concludendosi in un bozzo che Lavinia riconosceva fin troppo bene.
<<Vogliate seguirmi Madame.. Vi illustrerò la situazione strada facendo..>>
<<Quanti sono i candidati per il colloquio?>>
<<Se ne sono presentati una quarantina Madame.. >>
<<Bene! -disse sorridendo- Allora di questo non ho più bisogno..>> aggiunse afferrando la catenina che aveva al collo, mentre la sollevava dolcemente.
Dal solco dei suoi prosperosi seni emerse come una crisalide di farfalla, fatta dalle maglie della collana, dalla quale spiccava una minuscola testa.
Tese la mano, deponendovi sopra il prezioso bozzo, mentre con maestria lo liberava dalla morsa degli strati d’oro, per ritrovarsi con un minuscolo essere umano sulla mano.
Era un nero, alto più o meno dieci centimetri, che subito si buttò in ginocchio, implorando pietà.
<<Povero, povero, povero ometto.. >>esordì sorridendo sardonicamente.
<<Mi sa che non ho più bisogno di te.. <<aggiunse deponendolo a terra, mentre intanto si toglieva la scarpa dorata che avvolgeva il suo maestoso piede quaranta, che si posava di fronte al piccolo omino che si prostrava impaurito.
<<Mmm.. Vediamo che sai fare.. Adora la tua dea, quella che può decidere della tua vita.. O della tua morte.. –disse enfatizzando quest’ultima- Venera il mio piede.. Veneralo perché ne va della tua misera e insignificante vita.. >>
L’omino prese a strisciare verso di esso, trovandosi di fronte all’alluce smaltato di rosso vivo, che premeva su di lui:
<<Mettiti in piedi..>>ordinò Madame Colette sotto lo sguardo divertito di Lavinia.
L’omino ubbidì prontamente, ergendosi in piedi in tutta la sua nudità.
<<Ora lecca il mio alluce..>>
L’uomo con le lacrime agli occhi fece ciò che gli venne ordinato, cominciando a leccare l’alluce, dalla base fin sull’unghia, mentre la regina nera lo sovrastava divertita.
Il suo sguardo divenne improvvisamente gelido, e sentenziò: <<Sei patetico.. Non meriti di vivere..>>
Con un colpo assestato lo fece stendere spalle a terra, alzando il suo enorme piede sulla vittima designata, abbassandolo lentamente su di esso, sentendolo affondare nella pianta del suo piede, mentre un grido sfuggiva dai polmoni del moribondo, prima che la pressione aumentasse definitivamente, rompendo tutte le ossa del suo corpo, che sotto la pressione costante si riduceva in una poltiglia senza più spessore sotto il piede della gigantesca donna, che affondò definitivamente la pianta, girando lentamente il piede, fino a lasciare una macchia informe sotto di se, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva da sotto di esso.
<<Manda qualcuno a pulire Lavinia.. >>
<<Subito Madame Colette.. >>






La sua camminata nervosa s’interrompeva a tratti di fronte a qualche foto, mentre con la sua mano affusolata tracciava un’ipotetica linea attorno sulla mappa, ad evidenziare una mappa di territorio che si estendeva da Milano fino a Varese.
Accendendo un’altra Marlboro Light, l’ennesima di quella mattinata nervosa, sbirciava rapidamente i ritagli di giornale, come se qualcosa le fosse sfuggito nelle numerose letture che avevano usurato la carta fino a rovinare pesantemente i bordi: “SCOMPARSI 5 CINESI A CINISELLO BALSAMO”, “CONTINUA LA FUGA DELL’IMMOBILIARISTA DEL VARESOTTO”, “22 CINGALESI IRREGOLARI FUGGITI DA PIANTAGIONE DI BARBABIETOLE”.
Li buttò furiosamente sulla scrivania, alla rinfusa, insieme a tutti gli altri. Tornò a concentrarsi sulla cartina, senza riuscire a trovare un nesso logico.
<<Ispettore Parisi?>>
<<Cosa c’è?>> rispose irritatissima.
<<C’è l’ispettore Majadev, della polizia di Sarajevo..>>
<<Fallo entrare..>>
Il poliziotto fece segno di avvicinarsi all’uomo che attendeva, salutandolo prima di chiudersi la porta alle spalle. Majadev era alto all’incirca un metro e novanta, vestito completamente di nero, con una giacca di pelle su dei jeans scuri, mentre tendeva la mano all’ispettore Parisi, ammirando discretamente questa donna che si trovava davanti,notando quanto fosse cambiata dall’ultima volta, bella nonostante la sua noncuranza, con i suoi lunghi capelli rossi tenuti insieme dietro la testa da una matita, mentre i suoi occhi verdi apparentemente gelidi, erano fissi di rimando sul suo interlocutore, non senza malizia.
<<Salve Ispettore Majadev..>>esordì l’ispettore distrattamente.
<<Sai che devi chiamarmi Bojan..>> disse sorridendole.
<<Scusami, è che sto un po’ incasinata.. >>
<<Lo so, e sono costretto mio malgrado ad aumentare il tuo casino..>>
<<Cos’è successo?>> disse rassegnata all’ennesima brutta notizia.
<<120 uomini sono scomparsi.. >>
<<Cazzo! –disse d’impeto per poi rendersene conto subito dopo- Scusami.. >>
<<Non fa niente Irene, mi piacciono le donne impulsive..>> disse facendole l’occhiolino.
<<Ma com’è successo? 120 persone non scompaiono così..Li hanno presi gli alieni? E’ impossibile!>>
<<Sono partiti la scorsa settimana da Sarajevo, con tre pullman: dovevano venire a lavorare in alcune acciaierie qui a Milano, ma a quanto pare non risulta che siano mai arrivati.. Dopo i primi due giorni le famiglie hanno dato l’allarme, e puoi immaginare cosa significhi avere 120 famiglie che ti intasano il commissariato..>>disse accendendosi una sigaretta.
<<Si, ma devono avere lasciato qualche traccia.. I pullman per esempio.. Di che linea sono?>>
<<Sono di una linea serba, ma sono risultati essere rubati, e abbandonati successivamente in una strada secondaria a Trieste. E’ lì che abbiamo perso le tracce.. >>
<<Nessun testimone ovviamente..>>
Bojan annuì mestamente. Sapeva che erano in una situazione da cui è difficile cavare qualcosa.
<<Sono stato inviato qui per affiancarti nelle indagini, è un atto dovuto verso le famiglie, ma non temere: non intralcerò in nessun modo. Sono ai suoi ordini signora!>> disse facendo un saluto militare che fece sorridere Irene. Erano stati abbastanza intimi qualche anno fa, durante un’operazione congiunta contro dei narcotrafficanti sloveni. Ma non si erano lasciati granchè bene, e non si erano più sentiti per almeno due anni.
<<Hai qualche indizio? Uno straccio di pista da seguire?>>proseguì Irene.
<<Abbiamo un nome, Nadja Rukavina. E’ la donna che ha raggirato gli scomparsi con la falsa promessa. >>disse spegnendo la sigaretta.
<<Benissimo! L’avete già interrogata?>>
<<Dimentichi da dove vengo forse.. Nadja è molto ricca, e il suo patrimonio è ovviamente di dubbia provenienza, ma basta ampiamente a chiudere qualsiasi indagine su di lei sul nascere. Purtroppo la corruzione è un tarlo che distrugge il nostro sistema dall’interno.>>
<<Capisco..>>disse Irene abbandonandosi sulla poltrona.
<<Ma.. C’è un ma.. >>
<<Ti ascolto..>>disse Irene incrociando le mani sul ventre piatto.
<<Grazie ad alcuni miei amici di cui non posso fare il nome, per ovvie ragioni , ho avuto l’indirizzo dell’hotel in cui soggiorna qui a Milano.>>
<<Bene, andiamoci subito!>>disse scattando in piedi.
<<Non così in fretta.. Non abbiamo nessuna prova certa, non possiamo piombare in albergo senza una prova sicura, per non parlare poi del fatto che potrebbe insospettirsi vedendomi arrivare.. Non passo inosservato purtroppo.. >> disse facendo riferimento alla sua altezza.
<<E come facciamo?>> chiese Irene afflitta dall’impotenza.
<<Sempre grazie al mio amico, so per certo che la nostra bella Nadja ha dei gusti particolari.. Hai mai sentito parlare del FemDom?>>
<<Mmm.. Vagamente..>> disse Irene senza sapere di cosa stesse parlando.
<<Facciamo che te ne parlo stasera a cena..>> sbottò Bojan. L’amo era lanciato.
<<A cena?>> disse Irene con malizia.
<<Sai com’è.. In memoria dei vecchi tempi.. >>
Irene incrociò le braccia sul seno, soppesando i pro e i contro, e considerato che la sua vita sociale ultimamente era pari a zero, e che non c’era un uomo decente nella sua vita da almeno sei mesi disse: <<Va bene.. Ma conduco io la serata..>>
<<Come vuole mia signora..>> disse Bojan aprendosi in un sorriso smagliante che riportò indietro Irene a tempi remoti.
Chissà cosa avrebbe portato quella cena..


[ replica ] gigen ha inviato un messaggio dal titolo: bravo... ed ha ricevuto 0 repliche.
messaggio inviato in data: 26/Giugno/2009 12:37:28

bello lo sfondo dell' oscura organizzazione internazionale !!

Goldberg ha scritto: Nuova storia: FemDom Club 1° Parte ed ha ricevuto 1 repliche. [***]
inviato in data: 23/Giugno/2009 12:10:59
   gigen ha replicato con: bravo...



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