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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
xgrey e per tutti :Storia ; Vendetta o semplice antipatia (versione Integrale) ed ha ricevuto
1 repliche.
messaggio inviato in data:
15/Giugno/2005 15:47:19
ora posto tutta la storia. se puoi grey mettila nella sezione storie, sennò nessuno riesce a trovarne i pezzi :) ciao e grazie ( cosa hai cambiato nel sito?)
Vendetta o semplice antipatia(parte I)
Era un fresco pomeriggio di settembre. Il cielo era azzurro e splendente come d’estate ma in lontananza si vedevano grossi nuvolosi neri , carichi di pioggia. Mentre studiavo all’università in vista di un esame abbastanza difficile, pensai di fare una pausa e feci uno squillo alla mia ragazza, così, giusto per farle capire che la stavo pensando.
La mia ragazza, Maria, ricevette lo squillo ( sentì vibrare il cellulare nella borsa) ma non controllò chi fosse perché era occupata a parlare con la sua migliore amica; Michela. Se ne stavano sedute in macchina dopo essersi fatte un bel giro per negozi e Michela stava facendo a Maria uno dei suoi soliti discorsi che se lo avessi sentito mi avrebbe fatto infuriare.
<<sei cambiata, lo hanno detto tutte!>> disse Michela; <<da quando stai con Riccardo non sei più la stessa! Esci poco con noi per vederti con lui, quasi non ci consideri più!>>
<< ma no! dai , non esagerare! Semplicemente ho un sacco di cose da fare e…>>
Michela non la lasciò finire di parlare:<<no , non giustificarti, io te lo dico da amica: non isolarti! Non starai con Riccardo per sempre!>>
La mia Maria allora rispose :<< e tu che ne sai scusa?! E poi se non sbaglio anche tu scomparti quando si tratta di vederti con il tuo ragazzo!>>
<<lo faccio molto più raramente! E comunque io cerco di continuare ad avere una vita sociale, a parlare con le mie amiche!>>
<< senti Michela, questo discorso mi ha rotto! Non sei ne mia madre ne mia sorella, quindi fatti gli affari tuoi ! ciao!>> concluse bruscamente Maria scendendo dalla macchina e avviandosi verso la sua. In quel momento la sua amica la guardò allontanarsi e meditò qualcosa che alla fine le fece apparire un sorrisetto appena accennato sulle labbra.
Tornata a casa, Maria ,vide il mio squillo sul cellulare e mi chiamò. Parlammo del più e del meno e poi lei mi chiese se la sera ci saremmo potuti vedere :
<<non lo so Mari! Probabilmente devo andare a cena con dei miei amici! Ci sentiamo dopo!ciao!>> risposi io con leggerezza, ignaro che nel pomeriggio Maria avesse litigato con la sua migliore amica per me.
Quando furono le sei di sera decisi che avevo studiato abbastanza e che mi sarei fatto un giro nel centro commerciale poco distante. Lo raggiunsi a piedi e subito andai a curiosare nel negozio di sport aperto da poco.
Ero intento ad ispezionare un nuovo paio di scarpe da ginnastica quando notai passare Michela con al seguito due sue amiche: Laura e Alessia. Come al solito erano molto in tiro , con capelli perfetti, trucco da attrici,smalto trasparente sulle unghie di mani e piedi, camicie e magliette di marca, jeans e scarpe aperte con il tacco alto. Poiché non sopportavo nessuna di loro mi voltai dall’altra parte , sperando di evitare il noioso saluto e lo scambio di finti sorrisi. Purtroppo però sentì la voce di Michela chiamarmi :
<< Ciao Riccardo!>> e le tre mi raggiunsero; << ciao…>> dissi io poco convinto.
<< che fai non saluti ?>> disse Alessia.
<<No! è che non vi avevo proprio visto ! come va ?>> e le baciai tutte sulla guancia. Michela mi disse:<< abbiamo litigato con la tua ragazza!>>
<< davvero? E perché?>> dissi io fingendo un minimo interessamento e cercando di essere dispiaciuto:
<<per colpa tua! Lei non è più la stessa da quando sta insieme a te!>> e a queste parole di Michela annuirono anche le altre due. Per un istante non seppi cosa rispondere, sentivo solamente la rabbia crescermi nel petto e cercavo di trattenerla, per rispetto a Maria.
Michela ,però, non era interessata ad una mia risposta e continuò :
<<Per questo abbiamo deciso di farle uno scherzetto!>> e le due amiche ridacchiarono. A quel punto Michela estrasse dalla tasca uno strumento a forma di penna che avevo visto già da qualche parte e disse:<<Sai cos’è questo? Un rimpicciolitore!>> io sussultai un attimo realizzando cosa mi stesse puntando contro ma un attimo dopo la stronza lo azionò ed in batter d’occhio mi ritrovai piccolissimo, altro circa 3 centimetri, ai piedi delle tre colossali amiche della mia ragazza.
<<Bene! Così mi sei molto più simpatico Riccardo!>> disse Michela guardandomi dall’alto. Io, con il cuore in gola guardai le enormi dita dei piedi di Michela che erano postate davanti me,smaltate e all’interno della cinghia di un sandalo infradito con il tacco di media altezza. Mi sentii un niente e realizzai di essere veramente in pericolo; irrazionalmente presi a correre in una direzione qualsiasi in quel vasto pavimento color crema, ma Alessia mi bloccò la strada facendo schiantare il suo enorme piede calzato da un sabot davanti a me. Lo spostamento d’aria mi fece addirittura cadere all’indietro per qualche metro e andai a sbattere all’alluce di Michela, che prontamente di chinò e mi afferrò stretto tra i polpastrelli di indice e pollice:<<calmati insettino! Lo scherzo è appena iniziato!>> mi fissò con i suoi enormi occhi e poi, tranquillamente mi infilò dentro un pacchetto di gomme vuoto , lo chiuse e lo buttò nella sua borsa:
<<grazie di avermi accompagnato ragazze! Ora vado a casa ad organizzare la serata! Ci vediamo da me dopo cena! Ok?>> disse Michela e le sue amiche annuirono.
Dopo sobbalzi, vibrazioni nauseanti e urti continui, finalemte la scatoletta si aprì e le dita di Michela ci si infilarono per afferrarmi e posarmi sulla scrivania alla quale si sedette.
<<come va microbo?>> mi disse appoggiando i gomiti ai miei alti e guardandomi divertita.
Io mi alzai in piedi e mi guardai intorno; la camera era immensa e guardando penne e oggetti sulla scrivania riuscii a farmi un’idea precisa di quanto fossi piccolo.
<< ora ti spiego in cosa consisterà lo scherzo…>> mi disse Michela avvicinando a me il suo viso e facendomi un occhiolino come se fossi un suo compare e non una sua vittima.
<<Senti Cretina! Fammi tornare normale e piantala! Questo è sequestro di persona eh! Ti potrei denunciare!>> le urlai rabbioso.
<<Calmati! Calmati! Mi metti una tensione!>> mi disse lei facendomi cenno con la mano di stare buono:<< per prima cosa : non ti sento, sento appena dei versetti che mi infastidiscono, seconda cosa : arrabbiarti non ti servirà a niente , quindi sopporta e non rompere!>>
Detto ciò si alzò e camminò fino ad uno scaffale dal quale prese una candela , la accese e tenendola in mano (io , confesso ero molto intimorito), si sedette sul letto , poco distante dalla scrivania e disse :<<Ora chiamo Maria e le dico di venire qui, per parlare e fare pace. Tu sarai presente…o meglio, tu sarai una presenza assenza!>> guardai Michela perplesso , senza capire cosa stesse macchinando; pensai : “forse vuole farmi sentire cosa dice Maria di me alle mie spalle!” ma un attimo dopo avrei realizzato che non andavo incontro ad un normale gioco da ragazzine.
Michela infatti si chinò sul pavimento e fece colare della cera in un punto tra il letto e la scrivania, poi tese una mano per afferrarmi e nonostante io scappai , mi prese con estrema facilità data la lunghezza delle sue dita. Tenendomi per il torace mi portò fin sopra la cera ancora sciolta e poi, dicendo :<< ti brucerà un po’!>> immerse i miei piedi e le mie gambe, fino a metà dello stinco, in quella maledetta cera. Urlai per il dolore e strinsi i denti, mentre lei , ancora, mi teneva saldo tra le dita per non permettermi di fuggire. Quando la cerca si fu solidificata, fortunatamente raffreddandosi, mi lasciò libero ed io mi ritrovai piantato nel bel mezzo del pavimento, impossibilitato a muovermi. Michela spense la candela con un soffio e mi guardò ai suoi piedi, soddisfatta dell’idea che aveva avuto.
Il suo intento era forse il più diabolico che una mente umana potesse concepire, e lo capii in breve, rendendomi conto che li dove mi aveva messo era una parte della stanza molto movimentata, dove si passava spesso.
<<se non lo avessi ancora capito…>> mi disse Michela con il suo tono di voce sarcastico:<< li dove sei è molto facile che tu venga calpestato!>> e sollevò sopra di me il suo enorme piede nudo, mostrandomi la pianta leggermente sporca (dato che appena entrata a casa si era tolta le scarpe); mosse un po’ le dita come per intimorirmi e poi posò l’avanpiede alle mie spalle, posizionando il sio tallone rotondo sopra la mia testa:
<< se ora lo abbassassi tu scompariresti dalla faccia della terra!>> disse, ma poi se ne andò da sopra di me e si sedette sul letto, prendendo in mano il telefono:
<<Sai, vorrei tanto schiacciarti di persona, non mi sei mai stato simpatico… però penso sia molto più divertente invitare qui la tua Maria e stare a vedere se malcapitatamente ti stampa lei sul pavimento!>> e sorrise. Le urlai :<<ma come cazzo ti sono venute in mente queste cose! E poi che diavolo di intenzioni hai!!>> non ero più moto lucido, ero terrorizzato. Michela non mi sentì neppure perché intanto aveva telefonato a Maria e ci stava parlando per telefono. Con tono dolce e pacato le chiese scusa e la invitò a casa sua per cena, insistendo. Alla fine, quando attaccò, mi guardò sorridente e disse :<<Ora non resta che aspettare il tuo amore!>>
Immobilizzato li aspettai per un’interminabile ora e mezza, nella quale assistetti ad uno spogliarello di Michela che si cambiava, incurante della mia presenza, ad innumerevoli noiose telefonate ed infine dovetti subire una vera e propria tortura quando lei, sedutasi alla scrivania, iniziò ad importunarmi con i suoi enormi piedi nudi: << dato che dobbiamo aspettare penso proprio che mi divertirò un po’ a trattarti come se fossi parte integrante del pavimento!>> mi disse, e detto ciò mi posò sopra le dita dei suoi piedi, odorose e un po’ sudate. Mi calpestò costringendomi a piegare il mio corpo in maniera innaturale dato che le gambe erano immobilizzate , ma stava bene attenta a non farmi troppo male; poi mi strinse nella morsa del suo alluce e del secondo dito, mi intimò di baciarle la pianta del piede e me ne porse l’avanpiede, il tallone e l’arco plantare. Naturalmente dopo avermi costretto a baciarle il piede mi prese in giro dicendo:
<<ah! È così che vuoi bene alla mia amica? Non hai nemmeno opposto la minima resistenza! Sei un bel vigliacco!>>
Alla fine suonò il citofono e lei corse ad aprire. Un attimo dopo vidi entrare in camera Michela , sorridente , e Maria, alle sue spalle, bellissima come sempre. Indossava una camicia bianca , dei jenans e delle infradito. Io la chiamai istintivamente ma lei non mi poteva sentire.
Michela passò sopra di me, stando bene attenta a non schiacciarmi e controllò con la coda dell’ occhio cosa facesse Maria, la quale, ignara della mia presenza posò il suo piede destro a poca distanza da me, facendomi tremare , e portando avanti il sinistro fece passare le dita del suo piede a meno di due metri dalla mia testa, creando un vento talmente forte che pensai mi si stessero per rompere le gambe.
Sperai che per il momento in peggio fosse passato, quando vidi Maria sedersi con Michela sul letto.
<<Sta sera Riccardo era occupato ?>> le chiese Michela.
<<si, aveva una cena con dei suoi amici…perché?>> Michela scosse il capo:<< niente , così…perché di solito non vieni mai a casa mia se c’è lui che vuole vederti!>>
<< Bastarda!>> pensai io.
Maria le rispose :<< ancora questo discorso? Non era acqua passata?>>
<<si, hai ragione scusa! Senti, tra poco vengono anche Laura ed Alessia, però dopo cena, nel frattempo…ordiniamo una pizza ?>> chiese Michela.
<< ok!>> rispose Maria. A quel punto Michela si alzò per prendere il cellulare sugli scaffali, e ordinata la pizza accese lo stereo, mettendo volutamente una canzone che lei e Maria erano solite ballare in discoteca.
<<Bella questa!>> disse Maria alzandosi e Michela si mise a ballare praticamente con un piede ala mia destra e uno alla mia sinistra, dicendo :<<dai,balla tesoro!>>. Maria si mise a ballare di fronte a Michela , facendo le loro solite mosse, ridendo e divertendosi come matte. Io mi ritrovai con i piedi di Michela di lato e quelli di Maria davanti, enormi e minacciosi. Guardando in alto non riuscivo nemmeno a scorgere i visi della mie amiche, poiché erano nascoti dai loro seni.
Mi sentii spacciato quanto Michela indietreggiò un po’ e Maria le si riavvicinò, posò il suo piede talmente vicino a me che per non cadere a causa delle vibrazioni mi appoggiai al suo alluce. In quella situazione bastava che Mria girasse un po’ il piede per farmi scomparire.
A quel punto però entrò nella stanza la madre di Michela che spense lo stereo, seccata e disse :
<<insomma! Volete abbassare!>> Maria indietreggiò , lasciandomi illeso e Michela sbuffò per poi iniziare a discutere con la madre.
Poco dopo, mentre cercavo di riprendere fiato, osservando attentamente i movimenti di Maria e Michela, che se ne stavano sedute sul letto a parlare, sentii Maria dire :
<<Comunque questa sera mi ha dato fastidio il suo comportamento, quindi te lo dico io per prima che il tuo ragionamento è giusto!>>
<< Te l’ho detto, gli uomini sono tutti uguali! Poi non sai cosa mi combina il mio ragazzo! Non te lo racconto nemmeno! Sai , a volte vorrei averlo a portata di mano, piccolo come un insetto e schiacciarlo sotto il mio piede!>>
Maria sorrise e disse :<<anch’io>> Michela in quel momento sbottò in una risata fragorosa, lasciando un po’ interdetta l’amica, con la quale iniziò una discussione.
(continua)
Vendetta o semplice antipatia(parte II)
Quando arrivarono le pizze Michela si alzò dal letto e con passo spedito uscì dalla stanza , posando il piede a pochissima distanza da me:
<< vieni Maria! Andiamo a mangiare giù in salotto! Tra poco arrivano anche le altre!>> disse.
Maria si alzò e si apprestò a seguirla, ma Michela, restando sulla porta le consigliò:
<<togliti le scarpe dai! Sei a casa mia! Mettiti pure a tuo agio!>> Maria allora si sfilò le infradito , lasciandole a poca distanza da me e scavalcandomi, inconsapevole, uscì dalla stanza con l’amica, lasciando sul pavimento dove poggiava i piedi nudi dei leggeri aloni di calore che scomparivano in pochi secondi.
Rimasto da solo in camera realizzai di quanto fossi stato fortunato a non essere finito schiacciato dalla mia ragazza. Pensai che se non mi fossi tolto da quella situazione non sarei arrivato a fine serata, così cercai di ingegnarmi ma bloccato nel bel mezzo del pavimento, con i piedi avvolti in un blocco di cera …che per me poteva essere anche cemento, non riuscii a far altro che preoccuparmi sempre di più al pensiero che a breve sarebbero arrivate anche Alessia e Laura e che , a quel punto , non sarei mai riuscito a sfuggire agli otto piedi enormi di quelle gigantesse pronti a calpestare il pavimento sul quale mi trovavo!
Guardandomi intorno mi resi conto che ciò che mi stava più vicino erano le infradito della mia ragazza; così mi protesi verso di queste nella speranza di riuscire ad aggrapparmici , ma era inutile , erano troppo distanti. Iniziai allora a cercare di liberare le gambe, prima con tutta la mia forza, poi con leggeri e continui movimenti, sperando di riuscire ad allentare la morsa che mi stringeva le gambe. Naturalmente non c’era nulla da fare, ero bloccato li e frustratamene abbassai lo sguardo sul pavimento, mi ero quasi arreso a Michela, anche se non volevo ammetterlo, e iniziavo a confidare in lei, a sperare che , in fondo, fosse tutto uno scherzo e basta.
Ad un tratto sentii dei boati e la porta della stanza si aprì; apparve Michela, con un pezzo di pizza in mano: << sono venuta a controllarti!>> disse sottovoce mentre camminava verso di me. Si fermò posandomi le enormi dita dei suoi piedi praticamente sotto il naso e mi guardò dall’alto, con indifferenza, masticando la sua pizza:<< non ti preoccupare, non ti farò stare tutta la sera da solo! Finita la pizza veniamo tutte su a farci una bella chiacchierata e …perché no, magri metto un po’ di musica!>>
<<Perché mi fai questo?>> le chiesi , quasi sussurrandolo tra le labbra. Lei non sentì ma mi vide bisbigliare, così disse voltandosi per andarsene, mostrandomi la bellezza delle sue piante dei piedi e dei suoi talloni mentre girava i piedi sulle punte:
<<ti ho già detto che è inutile che parli, confronto a me e si, mi dispiace per te, anche a Maria, sei alla stregua di un insetto insignificante! Mi dispiace piccino !>>
Così, umiliato la osservai allontanarsi ed uscire.
Una decina di minuti dopo sentii suonare il citofono, poi un confuso vociferare femminile; erano arrivate anche Laura ed Alessia. Di li a poco il pavimento prese a tremare in maniera orribile, sembrava un terremoto, ed infine le quattro gigantesse entrarono nella stanza. Osservandole provai semplicemente una antica sensazione: terrore. Tra l’altro iniziavo a sentire forti dolori alle gambe e alla schiena, dato che ero costretto a rimanere in piedi da più di tre ore. A pensarci bene rimanevo in piedi solo perché ero bloccato nella cera, altrimenti sarei caduto già da tempo. Sudavo e faticavo ma a Michela , a Maria e alle loro amiche la cosa era indifferente oppure del tutto sconosciuta.
Da come Alessia guardò il pavimento intuii subito che lei era a conoscenza della macchinazione di Michela ma non riuscì ad individuarmi subito e così, mentre Michela passò come al solito stando attenta a non schiacciarmi, Alessia mosse un passo distrattamente e io mi vidi calare sopra la suola vasta e sporca dei suoi sandali neri. Mi strinsi la testa tra le braccia e mi rannicchiai chiudendo gli occhi fin quando sentii un tremendo schianto e lo scatenarsi di un violento sisma che mi fece cadere a pancia all’aria. Ci misi un po’ a realizzare cosa mi fosse accaduto; quando aprii gli occhi lessi una scritta argentata : “38”, e realizzai di trovarmi tra la punta ed il tacco del sandalo di Alessia, che mi aveva quasi schiacciato. Il tacco di Alessia era davanti a me e si era posato proprio sulla cera in cui ero intrappolato, facendola a pezzi e liberandomi. Sorrisi , per un istante, rincuorato, poi mi alzai i piedi e corsi sotto il letto mentre Alessia, inconsapevole muoveva un altro passo verso il letto per infine sedervi. Michela ancora non si era accorta di niente.
Ebbi il tempo di raggiungere una gamba del letto e di appoggiarmi ad essa, esausto. Davanti a me vidi passare i colossali piedi di Laura , che indossava delle infradito e portava 40, e poi quelli tanto belli e che tante volte avevo baciato di Maria. Non mi sarei mai aspettato che quelle sue estremità così dolci , soffici e ben fatte mi avrebbero potuto fare tanta paura.
Le molle del letto sopra di me cigolarono quando tutte e quattro le gigantesse si furono sedute; iniziarono a parlare del più e del meno fin quando Michela sussultò:
<<oh mannaggia!>> esclamò e Laura le chiese : << che succede ?>> Michela restò in silenzio e poi si alzò dal letto , per dire un po’ agitata:<< no , niente, è che avevo messo sulla scrivania degli orecchini e ora non ci sono più…non vorrei siano caduti per terra!>> e si mise carponi , iniziando a scrutare sotto il letto, stando con il viso a pochi centimetri dai piedi di Laura.
<<ma che fai! Mi annusi i piedi?>> disse Laura prendendola in giro mentre le strofinava l’unghia dell’alluce sotto il mento. << La vuoi piantare Laura! È una cosa seria!>> esclamò Michela irritata, aguzzando gli occhi nella mia direzione. Io corsi a nascondermi dall’altro lato della gamba del letto, temendo che mi avesse visto, ma Laura, che in quel momento mi fu molto simpatica, posò i suoi piedoni sulla schiena di Michela che era carponi sotto di lei dicendo :<< ah che bel poggia piedi!>> Maria rise divertita ma Alessia aveva capito cosa era successo , così disse a Laura di piantarla e anche lei si chinò sotto il letto dicendo : <<dai , aiutiamola, magari sono orecchini a cui teneva tanto!>> e dicendolo fece un occhiolino a Laura che improvvisamente capì quanto era stata ingenua e fuori luogo. Alessia controllò con i suoi grandi occhi azzurri l’altro lato del letto, e Laura si chinò accanto a lei. Io adesso dovevo decidere se nascondermi da Michela o dalle altre due, non avevo scelta, una di loro mi avrebbe visto! Così restai immobile ma fortunatamente Maria intervenne nella ricerca , e quando lo fece tutte le altre esclamarono:<< NO!>>
La mia ragazza restò un po’ interdetta e Michela le disse prontamente :<<…ehm..è inutile che cerchiamo tutti sotto il letto! Magari sono caduti da qualche altra parte! Maria, fammi il piacere…puoi controllare se sono in bagno?>>
<< ok..>> disse Maria un po’ insospettita dal comportamento delle amiche, e uscì dalla stanza per controllare il bagno.
<<cretine! Qualcuna di voi non ha visto dov’era e ha sgretolato la cera in cui era intrappolato! Almeno lo potevate schiacciare!>> disse Michela sottovoce.
<<io non l’ho visto infatti!>> disse Alessia e Laura annuì :<< neanche io!>>
Michela imprecò e Alessia le disse , per confortala :
<<dai , magari lo abbiamo schiacciato! Se abbiamo rotto la cera calpestandola allora è ovvio che abbiamo calpestato anche lui! Controlliamoci le suole delle…>>
Michela la interruppe:<< ma no! non è possibile , non c’è nemmeno una goccia di sangue!>>
<<hai ragione!>> disse Alessia.
<< Ragazze, ma dico.. siamo matte?! Voi vorreste averlo schiacciato? Meglio che si è liberato invece! Almeno mettiamo fine a questo scherzo! Ormai è andato male!>> disse Laura, diventandomi improvvisamente ancora più simpatica.
Michela si infuriò :<< laura se dici un’altra cosa del genere o se dici qualcosa a Maria, ti giuro che ti rimpicciolisco anche a te!>>
<<Voglio vedere come dato che il rimpicciolitore è mio e ce l’ho io!>> rispose Laura.
La discussione che si accese mi permise di sgattaiolare via e di andarmi a nascondere sotto un comodino; li non mi avrebbero mai trovato! Stando li sotto osservai le tre starsene in piedi l’una di fronte a l’altra a parlare sottovoce; laura aveva in mano il rimpicciolitore. Speravo che potesse risolvere quella situazione, ma aveva troppo poco carattere e non mi fidavo di lei.
<<Dammi quel coso!>> disse Michela
<<No! basta con questa cretinata, ora facciamo come dico io o racconto tutto a Maria!>> rispose Laura.
<<Alessia prendile il rimpicciolitore!>> disse Michela ad Alessia e lei :<< dai ! ora non esagerare Michela! Facciamolo tornare normale! Gli è andata bene!>>
Michela a quel punto strappò di mano a laura il rimpicciolitore , lei però lo trattenne e il risultato fu che sfuggì di mano ad entrambe ed andò a schiantarsi sul pavimento, rompendosi.
<< che è caduto?!>> chiese Maria dal bagno, Michela sussurrò :<< porca… nessuno dica una parola!Riccardo non deve uscire da questa stanza altrimenti mi denuncia!>>
Alessia annuì :<< hai ragione!>>
<< e allora ? che deve fare ? lo volete uccidere ? siete matte ?!>> chiese Laura
Alessia allora disse :<<Cosa preferisci : che la tua migliore amica vada in galera o che quello stronzo scompaia e basta!>>
Laura scosse il capo e disse :<< siete matte! Riccardo! Vieni fuori, ti prendo io!>>
Io fui tentato di raggiungere quell’eroina ma non mi sentivo sicuro.
Maria entrò nella stanza e chiese:
<<Ma che sta succedendo?! Qualcuna vuole darmi qualche spiegazione? E che c’entra Riccardo adesso!?>>
Ci furono lunghi istanti di silenzio, nei quali Michela e Alessia guardarono Laura intensamente.
<<niente Maria, stai tranquilla , Laura sta dicendo una marea di sciocchezze!>> disse Michela con un tono di voce in cui era evidente la sua tensione.
<<No , Maria, le cose stanno così : Abbiamo rimpicciolito Riccardo per farti uno scherzo e lo abbiamo portato qui , ora però non lo troviamo più!>> disse Laura e il modo vago in cui aveva detto la verità lasciò Michela e Alessia leggermente rassicurate.
<< Cosa ?! Riccardo è ..qui? non è a cena con i suoi amici? E come ..? rimpicciolito?>>
chiese Maria confusamente.
<<Si, è qui, è stata una mia idea, ti chiedo scusa , e chiedo scusa anche a te Riccardo!>> disse Michela, alzando la voce nell’ultima parte della sua frase, per essere sicura che la sentissi.
<< in questo momento Riccardo è nascosto qui da qualche parte, è piccolo, sarà grande come l’unghia della mia mano, e non si fida di me perché sono stata un po’ stronza con lui…>>chiarì infine. A quel punto Maria disse guardando il pavimento :<< Riccardo, amore, vieni fuori , ti prendo io e ti faccio ritornare normale!>>
a quelle parole io uscii dal mio nascondiglio e feci qualche passo verso Maria che era infondo alla stanza , vicino alla porta, davanti a me, più vicina c’era Laura, voltata di spalle e sulla sinistra Michela. Rallentai un attimo e alzai le mani verso Maria per essere sicuro che mi vedesse per prima ma guardava da tutta un’altra parte, chi mi vide fu invece Michela; per un istante incrociai il suo sguardo, poi lei, velocemente, spostò il piede sopra di me calpestandomi sotto di esso. Sentii una pressione terribile su tutto il corpo; mi ritrovai sdraiato a pancia in sotto con il naso schiacciato sul pavimento, sulla mia schiena, sulle gambe e sulla testa sentivo la morbida e calda pianta del piede di Michela, che aveva scaricato su di me il suo peso. Probabilmente lei credeva di avermi ucciso, ma fu proprio la sua vanità, la sua esasperata cura del suo corpo, le sue pedicure e le creme idratanti che avevano reso i suoi piedi talmente mordidi che mi avevano permesso di cavarmela, almeno per il momento. Infatti mi trovavo sotto una parte morbida del suo avanpiede, il peso era scaricato più che altro sul tallone e su parti più ossee, se però avesse aggiustato quel suo enorme piede sopra di me, o lo avesse twistato un po’, mi avrebbe distrutto tutte le ossa del corpo.
<<Perché non esce allo scoperto?>> chiese Laura
<<Forse non si fida…>> disse Michela con la faccia più tosta di un blocco di marmo.
<<è strano, devi averlo terrorizzato!>> disse Maria, che poi guardò il rimpicciolitore rotto e continuò:
<< e poi…se quello è il rimpicciolitore, come facciamo a farlo tornare normale ?>>
Laura disse : << dobbiamo comprarne un altro… ma quello non è un problema, so dove andare, solo , costa un po’!>>
Michela a quel punto cercò di prendere il controllo della situazione e , sempre tenendomi sotto di lei disse : << Sentite, ecco cosa faremo, ora ce ne andiamo tutte a letto , dato che è tardi, dico a Riccardo di uscire allo scoperto e se non lo fa lo cerco io con calma, poi , senza fargli del male domani ve lo porto all’università. Ok?>>
Maria scosse il capo , camminò spedita verso Michela e le disse :<< tu mi hai stufato!sei un’oca imbecille e se sei invidiosa di me e Riccardo roditi l’anima per conto tuo! Non infastidire mai più ne me ne lui!>> e detto ciò spinse Michela sul letto. Potei riprendere fiato ed alzarmi sulle braccia per vedere davanti al me il celestiale quanto gigantesco piede di Maria mi alzai e riuscii ad aggrapparmi al suo alluce poco prima che Maria muovesse un passo.
Michela mi vide e si limitò a dire :<< fai come ti pare! E se provi di nuovo a spingermi sappi che ti prendo a schiaffi!>>
A quel punto intervenne Laura che fece calmare Maria e le disse :
<< Dai , Maria, lasciala stare, andiamocene!>>
<< va bene, anche perché sennò la uccido! Sia chiaro, domani voglio Riccardo qui, nella mia mano!altrmienti ti faccio passare dei guai!>>concluse la mia ragazza,che allora camminò verso le sue infradito, le indossò velocemente, prese la borsa e seguita da Laura(che le corse dietro tenendo le sue infradito in mano), uscì di casa di Michela e salì in macchina. Io riuscii a tenermi stretto al suo alluce per tutto il tragitto ma quando in macchina Maria si sfilò le infradito per guidare , persi la presa e caddi sul tappetino.
Sopra di me vidi l’enorme pianta del piede di Maria che mi stava sospesa sopra mentre la punta era sul freno, l’altro piede era alla mia destra. Feci un respiro di sollievo mentre il mio amore metteva in moto; non che fossi fuori pericolo… almeno adesso non dovevo più subire Michela.
Maria stava per partire ma Laura le bussò al finestrino ed entrò , sempre con le sue infradito in mano.
<< mi dispiace Maria! Spero che tu non ce l’abbia anche con me!>>
<<tranquilla, so che tu tra loro sei la migliore! Grazie per avermi detto tutto!>>
a quel punto Laura salutò Maria e scese , prima di andarsene però disse :
<<se domani Michela non ti riporta Riccardo chiama la polizia…dammi retta.>>
Le due si salutarono.
Il tragitto in macchina fu lungo ma mi sembrò durare pochissimo. Mi ritrovai in uno stato di semi incoscienza , di nausea. Le vibrazioni della macchina mi stavano facendo sentire male. Mi ero messo al sicuro sotto il sedile , per non finire spiaccicato dalla mia dolce Maria, ma curva dopo curva stavo sempre peggio. Alla fine mi sdraiai e chiusi gli occhi.
(continua)
Vendetta o semplice antipatia(parte III)
Quando Maria arrivò sotto casa sua parcheggiò la macchina e con movimenti bruschi afferrò la borsa, il cellulare ed iniziò a tastare con il suo bel piede il tappetino, alla ricerca dei suoi sandali. Io ebbi appena il tempo di realizzare che dovevo fare in fretta se non volevo perdermi l’unico passaggio verso la stanza della mia ragazza, del tutto ignara di avermi li sotto di lei.
Camminai allo scoperto e poi feci una corsa verso l’infradito mentre il suo enorme piede destro mi si posò di lato con un boato. Saltai sulla calzatura e mi andai ad aggrappare alla cinghia poco prima che Maria infilasse la sua proporzionata e sensuale estremità al suo interno, infilandola. Mi ritrovai tra il suo bell’alluce ed il secondo dito, letteralmente abbracciato alla cinghia. Sentendo l’odore forte del piede del mio amore mi sentii un po’ strano, forse un po’ umiliato; in quel momento non ero niente per lei…un granello di polvere tra le dita dei suoi piedi. E pensare che le piacevo tanto e che mi mostrava sempre con grande entusiasmo il suo amore!
Dopo un breve tragitto , durante il quale pensai solo a tenermi forte, finalmente arrivammo nella camera di Maria. Lei si sfilò subito le infradito e si gettò sul letto, arrabbiata e preoccupata per me. io mi sedetti sulla suola della sua scarpa, per riprendere fiato e cercai, di rilassarmi. Guardando verso il letto vedevo solo le piante dei piedi della mia ragazza penzolare, un po’ sporche, eppure dalla forma allungata , con il tallone rotondo e le dita lunghe. Ricordai quanto fosse morbida e soffice la pelle delle piante dei suoi piedi quando le baciavo o quando lei mi ci accarezzava ovunque poco prima di fare l’amore, o subito dopo. Ricordai il suo sguardo dolce e penetrante, i suoi occhi azzurri, la sua espressione intensa, il suo sorriso, incorniciato dai lunghi capelli biondi; tutte cose che ora non riuscivo nemmeno a vedere tanto erano lontane e irraggiungibili. Tremai al pensiero che la amavo, tremai al pensiero che adesso, quelle cose stupende erano più distanti da me, e che al confronto di Maria non fossi che un piccolo esserino insignificante. Al contempo però avrei voluto adorarla, per dimostrarle quanto mi piacesse.
Insomma, era strano ciò che provavo; mentre quando Michela mi aveva rimpicciolito e calpestato provavo solo rabbia e voglia di vendetta, adesso, sul pavimento della stanza della mia Maria, oscillavo tra la paura di perderla e di essere inadeguato a lei e la voglia sfrenata di iniziarle a baciare i piedi e di sottomettermi a lei, come , già tante volte avevamo fatto per gioco. Questa volta però sarebbe stato un gioco esponenziale, dato che adesso, Maria, era veramente la mia padrona; la padrona della mia vita, del mio destino e della mia felicità. Sarebbe bastato un suo passo falso, o una sua distrazione a cancellarmi dalla faccia della terra. Ero completamente alla sua mercé, e ne ero estasiato.
Ad un tratto Maria si alzò dal letto ed io sollevai le braccia per farmi vedere , lei però non posò lo sguardo su di me, semplicemente prese a spogliarsi: si levò la camicia ed il reggiseno,mostrandomi i suoi bei seni, non tanto grandi, ma bellissimi. In breve rimase in slip e guardando dal basso il suo sedere ebbi subito un’erezione; era piccolo e rotondo, sapevo per esperienza che era anche sodo e liscio e non so cosa avrei dato per poterlo accarezzare; anzi, data la situazione avrei voluto che Maria mi si fosse seduta sopra. Incantato dalla sua bellezza non mi accorsi che la mia gigantesca ragazza si era voltata e stava camminando nella mia direzione. Sollevò un piede per infilarlo nell’infradito ma lo arrestò proprio nel momento in cui io mi preparavo a saltare via per non essere calpestato: mi aveva visto.
<< Ricky!>> esclamò. Io alzai lo sguardo; avevo ancora la pianta del piede di maria sospesa sopra la testa, ma oltre le sue dita un po’ divaricate c’era il suo viso che , da lontano, mi sorrideva. Maria posò subito il piede a terra, generando una ventata odorosa che mi pervase le narici. Poi si chinò su di me e guardandomi dall’alto disse :
<<Come hai fatto ad arrivare quI?!>> io le feci un sorriso sedendomi nuovamente sulla suola delle sue infradito, dove era rimasta stampata l’impronta del suo piedone.
<< Stai bene?!>> mi continuò a chiedere. Io le feci cenno che non mi avrebbe sentito e comunque le urlai :<< tutto bene amore!>> e le feci cenno “ok” con la mano. Lei capì quel tanto che bastava per rilassarsi e fare un sorriso di sollievo. Poi continuò ad esaminarmi:
<<bravo amore mio! Sei riuscito a salvarti da solo! Sei bravissimo!>> e così dicendo si chinò fino a posarmi le sue enormi labbra carnose su tutto il corpo, comprimendomi sulla suola del suo sandalo. Schioccato il bacio si alzò in piedi e guardandomi mi disse :
<<Quanto sei piccolo amore! Sei proprio carino!>> e sollevò un piede per poi portarlo sopra di me e posarmi le sue pesanti e carnose dita sul corpo, per sentirmi.
<<il mio alluce basta per calpestarti tutto!>> osservò scherzando e comprimendomi un po’ sotto il suo dito, poi, allontanò il piede e chinandosi nuovamente mi prese tra indice e pollice per sollevarmi fino al viso :
<< ti faccio male?!>> mi chiese , ed io le risposi di no, tra l’altro un po’ ironico, dato che fino ad un attimo prima mi aveva messo sotto il suo piede.
<< Sono proprio contenta che stai bene e che, soprattutto, stai qui nelle mie mani! Chissà che ti ha fatto quella stronza!>>
Io scossi il capo, ricordando i brutti momenti che avevo passato. Maria mi strinse al seno, comprimendomi con la sua mano sulla sua tetta e dicendo:<< ti amo!>>
e poi si sedette sul letto e mi depositò sul materasso davanti a lei.
<<Non devi preoccuparti, ora basta comprare un rimpicciolitore e ti faremo tornare normale! Devi solo aspettare fino a domani!>>
Io sorrisi ed mi avvicinai alla sua gamba per iniziare a baciare la sua pelle vellutata. Maria allora esclamò :<< ma che intenzioni hai? Così piccolo non possiamo mica fare l’amore!>>
Mi disse facendo cenno “no no” con l’indice.
<<Piccolo come sei puoi giusto baciarmi e laccarmi i piedi!>> e un attimo dopo incrociò i suoi bei piedi davanti a me, mostrandomi le belle piante, enormi e soffici.
<< Inizia quando vuoi!>> mi disse scherzando mentre muoveva sensualmente le dita e strofinava tra loro le belle estremità.
Io iniziai ad adorarla, le baciai e leccai prima il tallone, poi l’arco plantare, che era la parte che le piaceva di più che le baciassi, poi fu lei a porgermi le dita e a permettermi di mordicchiarle e leccarle i polpastrelli. Gemeva di piacere ad ogni tocco della mia lingua e ad ogni solletichino provocato dalle mie labbra, standosene con gli occhi chiusi e porgendomi un piede dopo l’altro.
Io ero eccitatissimo, anche perché sapevo che quelle attenzioni la facevano bagnare e già trasalivo al pensiero di trovarmi a tu per tu con la sua enorme fica.
Ad un certo punto, esausto , e con la bocca pregna del sapore dei piedi di Maria, mi fermai. Subito la mia gigantesca ragazza mi disse :<< Ma come ? hai già finito? Io mica ti avevo dato il permesso! Per punizione ora farai la fine di una qualsiasi formica!>>
E dicendo così fece scendere lentamente il suo piede su di me, fino a posarmelo sopra, tenendomi sotto la sua pianta, compresso sul materasso.
Mi liberò poco dopo e mi prese tra le belle dita della mano dicendomi :<< Scusa amore, ma così sei delle perfette dimensioni da schiavetto e baciatore di piedi!>>
Mi tenne sospeso sulla sua bocca e standosene sdraiata con le gambe un po’ divaricate iniziò a leccarmi tutto il corpo, tenendomi a poca distanza dalla sua bocca. Ero in paradiso.
Pensare che quella lingua, quando la baciavo , era così piccola confronto alla mia: ora era una massa enorme di carne e saliva che mi si strofinava addosso sensualmente, bollente. E che dite dei piedi con cui mi calpestava, che di solito ricoprivano appena la mia faccia, ora bastava il suo alluce per schiacciarmi.
Pensai che in quel momento potevo amare Maria al massimo; era il sogno più grande che mi potesse capitare.
Fu proprio il leccarmi ad indurre Maria a farmi scendere dalla sua bocca al suo seno e dal suo seno fino al suo pube ricoperto di peli, dove mi depositò con delicatezza. Si era sfilata gli slip, che ora stavano intorno alle sue caviglie ed i parte sotto i suoi piedoni. Mi guardò avvicinandomi il dito indice , aveva il viso arrossato e gli occhi con le palpebre un po’ abbassate, in un’espressione maliziosa che conoscevo molto bene.
<<ti va ?>> mi chiese solamente , io non risposi, semplicemente scesi verso la sua fica e prima che cadessi sul materasso, il suo dito mi bloccò, premendomi sulle sue grandi labbra, e facendomi poi scivolare fino alle piccole e al clitoride. Era bagnata e caldissima, stupenda. Facendo perso sul suo indice, che mi teneva premuto sulla schiena, iniziai a muovermi e a strusciarmi sulla sua fica e lei mi lasciò fare fino a quando la libido si impadronì di lei e decise di pensare a godere fino in fondo. Senza troppi complimenti mi spinse il copro dentro la sua figa, mi ci infilò quasi fino alle spalle, per le quali mi teneva con indice e pollice, poi cominciò a muoversi lei, strofinandosi il clitoride con la mano e sentendo al contempo il mio piccolo corpicino dentro di lei. Impazziva dal piacere e raggiunta l’apoteosi , ansimò e mi lasciò. Fece cadere le sua braccia lungo i fianchi e rimanendo con le gambe divaricate mi disse :
<< Che bello Ricky! Amore mio!>> e chiuse gli occhi, lasciandomi per metà dentro la sua figa.
Mi sfilai da solo mentre la sentivo respirare regolarmente; si era addormentata. Io mi rannicchiai in un angolo del letto, in modo da poter dormire senza dovermi preoccupare che muovendosi , Maria mi avesse potuto schiacciare. Soddisfatto la osservai enorme davanti a me e con la sua immagine impressa nella mente presi sonno a mia volta. Pensai che avrei voltuto vivere così per sempre.
La mattina arrivò presto e portò con se la luce attraverso le inferriate della finestra. Aprii gli occhi e mi resi conto che non ero più sul letto. Cercai di mettere a fuoco l’ambiente intorno a me e mi resi conto solo dopo alcuni istanti che mi trovavo sul pavimento della doccia nel bagno di Maria, che vi entrò poco dopo, posando i suoi piedi ai miei lati e svettando sopra di me:
<< Ah! Ti sei svegliato amore! Meno male! Ma no ti svegli nemmeno quando ti prende una gigantessa?!>>
io la osservai ergersi nuda in tutta la sua bellezza e mi gettai sul suo piede per baciarlo, lei però mi raccolse e mi depose sul ripiano per il sapone. Accese l’acqua e mentre si iniziava ad insaponare mi disse ;
<< ora ci laviamo, e poi abbiamo un’appuntamento con Laura, che ha il rimpicciolitore! Sei contento?>> io annuì e un attimo dopo fui investito dalla spugna di Maria, che prese a lavarmi come se fossi un suo giocattolino. (continua)