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Oltre il Sospetto (parte III) ed ha ricevuto
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26/Settembre/2005 17:53:13
Oltre il sospetto (parte III)
La ferita riportata da Alessandra era superficiale e bastò che Riccardo vi spruzzasse il coagulante dopo averla disinfettata. A quel punto la donna poté alzarsi, dopo essere stata accovacciata per tenere la spalla al livello della scrivania, da dove Riccardo la curava, e si sedette sulla sedia.
Era ancora turbata, con i capelli bagnati riversi sulle spalle e sul volto, sudata, e sporca di sangue sul corpo nudo statuario. Il pilota la osservò con ammirazione, rimanendo colpito dalla sua bellezza prorompente e al contempo dalla forza e dalla determinazione che aveva mostrato. L’espressione degli occhi della donna, però , tradivano una qualche sofferenza interna. Alessandra volle aprirsi:
<< Sono un’assassina.>>
<< Non ti era mai capitato di sparare a qualcuno?>> chiese Riccardo, mentre tornava ad accostarsi al suo amico, per controllarne lo stato di salute.
<< si, due volte, ma uno l’ho solo ferito, l’altro è morto in ospedale. Non so spiegartelo, ma è qualcosa di diverso sentire dire , che anche giustamente, qualcuno è morto per causa mia, dal vedere qualcuno morire… in questo caso…letteralmente sotto di me. Tu hai mai ucciso qualcuno?>>
<< si, ma non da quando sono nel Cn ricerche. Prima… io ero un pilota dell’aeronautica, e ho abbattuto 14 velivoli nemici. Io la vedo così : se ne va della mia vita, è lecito difendersi.>>
Alessandra cambiò argomento:<<Da quanto sei nel Cn ricerche ?>>
<< Da un mese. E questa era la mia prima missione.>>
<< perché mi hanno mandato contro tutti questi aerei e anche quei soldati ?>>
<< Gli aerei sono chiamati X-fly, risultato delle ultime ricerche nel campo della nanotecnologia. Mandare tre di quei velivoli significa voler essere sicuri che la missione riesca. La vogliono morta. I soldati invece erano per me, avevano l’ordine di uccidere me ed il mio compagno.>>
<< Come fanno a sapere che non sei morto?>>
<< La mia tuta ha un rilevatore di funzioni vitali ed invia il segnale del mio battito cardiaco al centro di comando. Se , una volta terminato il tempo prefissato per la missione, entro venti minuti, non cessa, viene subito inviata una squadra di sgombero.>>
<< perché siete tenuti ad ingerire del cianuro?>>
<< Per evitare di essere catturati e fatti parlare… cosa che, nelle nostre dimensioni , sarebbe in grado di fare anche un bambino.>>
<< quindi, i tuoi superiori sanno che tu sei vivo, sanno dove sei, e sanno anche che i militari che hanno mandato sono morti.>>
<< esatto.>>
<< potrebbero denunciarmi per omicidio.>>
<< Non credo che questo sia un rischio. Gli uomini che ha ucciso, per il Cn ricerche non sono mai esisititi, anche se morissi io, verrebbe negata la mia esistenza. Facciamo parte di un corpo top secret dello spionaggio. È molto più probabile che provino ad ucciderla nuovamente. E credo che non sbaglierebbero per una terza volta.>>
<< cosa mi consigli di fare?>>
<< abbandonare questa casa e stare il più possibile in luoghi affollati.>>
<< e di che che ne dovrei fare ? se ti portassi con me saprebbero sempre dove venirmi a cercare. Non puoi toglierti la tuta ?>>
<< si, potrei, ma a quel punto basterebe una tua disattenzione per uccidermi o, col tempo, la stessa pressione atmosferica danneggerebbe il mio apparato circolatorio.>>
<< c’è un modo per disattivare la tua tuta ?>>
<< si, c’è, ma lo possono fare solo dei tecnici.>>
<< e dove sono?>>
<< al Cn ricerche.>>
<< bene, quindi vuoi dire che non c’è modo per disattivare la tua tuta!>>
<< No. se riuscissi a mettermi in contatto con una mia amica, un ingegnere del Cn, potrei disattivare la mia tuta, e addirittura toranre normale.>>
<< come puoi fidarti di questa persona.>>
<< è mia sorella.>>
Alessandra guardò il suo piccolo interlocutore e accennò ad un sorriso.
<< e di conseguenza, se io riuscissi a mettermi in contatto con tua sorella potrei avere informazioni sul caso che sto seguendo e anche dei motivi per cui mi vogliono morta.>>
<< esatto.>>
<< Dove troviamo tua sorella? Dove abita ?>>
<< Non così in fretta Alessandra…>> disse il pilota, esidando per un istante mentre pronunciava il nome della investigatrice, come se non si sentisse ancora sicuro di dare un nome di una persona normale a quella gigantessa immensa.
<<mia sorella verrà messa sotto controllo. Ciò significa che per poterla avvicinare, prima, dovrai affrontare altri X-fly. Ti serve dell’attrezzatura.>>
<< mi sembra che me la sono cavata bene anche nuda>> rispose Alessandra tirando in fuori il petto, e mostrando il suo seno rotondo e prosperoso al piccolo Riccardo.
<< Se sei viva è perché i magneti erano sistemati bene.>> si affrettò a dire quest’ultimo, cercando di non sembrare imbarazzato dal gesto che la donna aveva appena compiuto.
<< comunque so dove portarti a rimediare queste cose…>> contiuò il ragazzo ma un attimo dopo sentì una voce; quella del suo compagno che si era ripreso.
<< Dove sono? Che diavolo è successo?>>
Alessandra vide il piccolo co-pilota dai capelli biondi alzarsi e mettersi a sedere, tenendosi la testa tra le mani e poi tastare con esitazione la gamba lacerata.
<< il tuo amico si è ripreso.>> disse la donna, mentre osservava Riccardo correre verso di lui per sostenerlo.
<< Riccardo che è successo?>> chise il ragazzo voltandosi verso l’amico.
<< Siamo stati abbattuti, siamo salvi per un pelo. Lei ci ha aiutato.>>
il ragazzo alzò lo sguardo e vide innalzarsi davanti a lui la immensa Alessandra, che , avendo udito le parole di riccardo sollevò la mano in cenno di saluto, facendo un sorriso di cortesia.
<< Ma sei matto?! >> prese a gridare il compagno di Riccardo iniziando a tastare la sua tuta alla ricerca del cianuro:<< dobbiamo avvelenarci! O ci verrano ad uccidere!>>
Riccardo cercò in tutti i modi di calmarlo, ma non ve n’era verso. Nella confusione il soldato che si era nascosto nel battiscopa riuscì allo scoperto. Era un ragazzo robusto, con i capelli corti e neri, la carnaggione scura ed un viso squadrato, dai lineamenti feroci.
<< figli di puttana!>> disse a bassa voce mentre iniziava a correre imbracciando il suo fucile di precisione, con l’elmetto sceso sugli occhi. Aveva assistito alla morte dei suoi compagni e ora desiderava solamente vendicarsi di quella “troia gigante” , così la chiamava, e del pilota che aveva tradito la sua organizzazione; poi si sarebbe avvelenato.
Realizò che per avere una buona visuale della scrivania doveva allontanarsi da essa e trovare un punto leggermente rialzato ripetto al livello del pavimento. Individuò i sabot di Alessandra, posati poco lontani dal letto e pensò che sarebbero stati ottimi per sopraelevarlo e regalargli una visuale perfetta della scrivania. Salì sulla suola del sabot, osservando di sfuggita le immense impronte delle dita dei piedi di Alessandra. Cercò di non respirare con il naso, per evitare di dover inalare la puzza che sicuramente permeava quella suola di cuoio. Poi iniziò ad inerpicarsi su per la calzatura, fino a raggiungerne il punto più a alto, a livello della suola ove si poggiava il tallone, proprio sopra il tacco. A quel punto appoggiò il calcio del fucile alla spalla e, mettendosi accovavviato, per essere più stabile, prese la mira.
Riccardo stava ancora cercando di calmare il suo compagno quando quest’ulimo, all’improvviso tacque: la sua testa esplose come un palloncino e Riccardo, inorridito si gettò a terra, sentendo sibilare un altro colpo sopra di lui. Alessandra balzò in piedi, dopo aver assistito alla scena ed esclamò:
<< che è stato! O mio dio!>>
<< ci deve essere un cecchino nella stanza!>> esclamò Riccardo, rimanendo schiacciato a terra il più possibile, per non offrirsi come bersaglio a quel militare spietato.
Alessandra si voltò verso il pavimento ed iniziò a scrutarlo con attenzione. Non riuscì ad individuare il soldato e camminò in giro, ergendosi in tutta la sua mole, nuda e bellissima.
Il soldato strisciò all’indietro, sulla suola del sabot e inziòa scendere di nuovo verso la punta quando vide innalzarsi sopra di lui Alessandra, con gli occhi puntati su di lui, oltre i folti peli pubici neri e i seni prosperosi.
<< eccoti qui!>> esclamò la donna e sollevò il piede destro, per infilarlo nel suo sabot. Il soldato prese a correre per uscire da quella calzatura mentre rafficava con la sua arma contro la pianta del piede che scendeva inesorabile su di lui. D’un tratto saltò giù, per atterrare sul pavimento, un attimo prima che il piede della donna ebbe calzato il sabot. Il soldato pensò di essere salvo per il momento ma le dita della mano di Alessandra lo afferrarono in una morsa tenace e si sentì sollevato. Lasciò cadere l’arma e quando la mano della donna si aprì si trovò al cospetto dei suoi occhi grandi e rabbiosi.
<< se non ti schiaccio come uno scarafaggio è solo perché non voglio avere sulla coscienza anche te!>> disse la donna e rischiuse il pungo intorno al suo prigioniero, che , stetto tra le sue dita, non riuscì nememno ad afferrare dalla tasca il cianuro.
Quando la mano di Alessandra si riaprì, il soldato venne avvolto dal nastro adesivo trasparente, nel quale la donna lo arrotolò, immobilizzandolo.
Alessandra posò il soldato sulla scrivania, sotto gli occhi inferociti di Riccardo, che però si trattene dal colpirlo, anche se lo desiderava ardentemente.
<< Riccardo, io mi vesto, poi andiamo via da questa casa. Mi dispiace per non aver vendicagto il tuo amico, ma credo che questo insetto ci sarà utile.>>
Riccardo annuì e fissò negli occhi il soldato , che lo gardava di rimando, ancora fiero, con aria di sfida.
<< ho un idea…>> disse il pilota.
Alessandra, che si era appena infilata un perizoma, lo guardò con curiosità e poi camminò nuovamente verso la scrivania, per sentire cosa vesse da dire.
<< Indosserò la sua tuta. In questo modo sarà sufficiente lasciare lui qui, nascosto da qualche parte, con indosso la mia tuta; comando penserà che sono io e mi verrà a cercare.>>
<< Ma potrà ugualmente localizzarti, utilizzando la ricetrasmittente della tuta di questo soldatino!>> asserì Alessandra.
<<Certo, ma la cosa ci farà guadagnare tempo. E poi i soldati sono presi in minor considerazione dei piloti come me, perché sanno poco e quindi, anche se non venissero uccisi, non rischierebbero di compromettere il Cn ricerche.>>
<< ho capito!>> disse Alessandra, e subito afferrò il piccolo soldato che cercava di divincolarsi dal nastro adesivo, urlando imprecazioni. Lo spogliò della sua tuta con poca delicatezza e la porse a Riccardo, che a sua vota gli porse la sua, appena sfilata.
<< Su, indossa questa , microbo!>> esortò Alessandra ed il soldato, suo pensò che senza tuta per lui sarebbe stata la fine, e restò al gioco. Non fece in tempo ad infilare l’ultima manica che Alessandra lo riafferrò tra indice e pollice. Lo fece penzolare dalle sue dita, tenendolo dal busto in su, tanto che il soldato aveva il viso sprofondato nella pelle soffice del suo polpastrello, e lo avvolse tutto , nuovamente , con il nastro adesivo.
<< ecco fatto..>> disse.
<< ora devi nasconderlo da qualche parte, più tempo dovranno impiegare per trovarlo, più tempo avremo senza rischiare di essere attaccati!>> disse Riccardo.
<< non ti preoccupare, ho già un’idea!>> rispose Alessandra voltandosi, tenendo il piccolo soldato stretto nella sua mano e mostrando i bei glutei rotondi e sodi a Riccardo, mentre , dandogli le spalle si avviava verso l’armadio.
<< bene, piccolo stronzetto…>> prese a dire l’investigatrice mentre apriva un anta del suo guardaroba e si chinava verso la sua scarpiera, in basso a destra, una serie di cassetti che si aprivano in diagonale, dentro i quali lei teneva le sue numerose calzature.
<<…Dato che, come ho visto, ti piace tanto gironzolare nelle mie scarpe, ho trovato un bel posticino in cui lasciarti ad aspettare i tuoi amici!>>
Così, Alessandra, aprì un cassetto e tirò fuori uno dei suoi stivali di pelle, quelli che era solita mettere in inverno, che le arrivavano fino al ginocchio. Vi lasciò cadere dentro il piccolo prigioniero e scosse un po’ la sua calzatura per far si che l’esserino finisse in punta.
<< Come va li dentro?!>> chiese ironica, guardando all’interno dello stivale:
<< spero che l’odore non sia troppo sgradevole! Ma sai, con questi stivali i piedi mi sudano parecchio!>> e così dicendo ripose lo stivale nel cassetto e lo chiuse bene. Poi chiuse l’armadio e camminò verso la scrivania. Riccardo le disse :
<< Perfetto, quel posto è ottimo, per riuscire ad arrivare fin li dentro gli ci vorranno ore di lavoro!>>
Alessandra rispose :<< L’unica cosa che mi dispiace è di non aver mai indossato quegli stivali senza calze, a piedi nudi, penso che se lo avessi fatto ora quello li starebbe patendo le pene dell’inferno!>>
Riccardo accennò ad un sorriso mentre Alessandra , in fretta, indossò una maglietta bianca sul seno nudo, la gonna di jeans che indossava quella mattina ed afferrò i sabot, insieme alla sua pistola e ad una giacca. Poi raggiunse il piccolo pilota e si trovò con talmente tante cose in mano che non seppe come prenderlo:
<< Dove ti metto?!>> disse ad alta voce, parlando, però, tra se e se. Così indossò la giacca, sistemò la pistola alla cintura,e a quel punto protese l’indice a Riccardo che vi si arrampicò. Alessandra, quando il ragazzo si fu ben aggrappato al polpastrello del suo dito, lo sollevò lentamente e poi lo lasciò scivolare nella tasca della sua giacca, proprio sopra la sua tetta, che ad ogni passo sobbalzava.
<< Spero che tu li stia comodo. Ma non preoccuparti, è una cosa temporanea. Ora andiamo da una mia amica, sono sicura che mi ospiterà, non preoccuparti, abita vicino!>>
A quel punto , l’investigatrice camminò giù per le scale, sempre tenendo i sabot in mano, raggiunse il portone e se lo chiuse alle spalle. Solo allora, indossò i sabot ai bei piedi nudi, sentendosi le piante impolverate e sporche. Per un attimo restò sulla porta e si osservò i piedi, proprio come aveva fatto quella mattina; che strana impressione le facevano adesso, ora che sotto di essi aveva schiacciato esseri umani! Si scrollò via dalla testa quel pensiero e poi camminò di corsa verso il cancello per poi avviarsi nella buia via del quartiere silenzioso.
(continua…)