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Brutto come la cacca.

Parte II inviata da fagoshi e caricata in data 30/Gennaio/2005 17:25:19


Non tento nemmeno di cancellarlo, ne avranno fatte chissà quante copie. Il mio sguardo si posa sul mucchio di fogli scartati dal floppino, accumulati sul tavolo.
Ne prendo lentamente uno, quello con la frase meno estesa, lo ritaglio tirandolo sull'orlo del tavolo e ci scrivo sopra un orario serale... A quell'ora esatta, aprendo la porta, le vedo tutte e 3 fuori, con le mani puntate ai fianchi ed un sorriso malevolo e beffardo. “Allora, ci fai entrare o stiamo qui a guardarci per tutta la sera?”

Senza attendere risposta Francesca mi diede uno spintone che mi fece cadere all'indietro nell'ingresso, contemporaneamente entrando assieme a Fiamma ed Eleonora, le due sorelle gemelle più giovani. Erano tutte vestite elegantemente, da sera, come se stessero andando ad una festa – forse proprio questo avevano detto ai genitori uscendo di casa –, belle, come mai le avevo viste prima d'ora... forse perchè mai mi erano state così vicino, e contemporaneamente, poi. Ero ancora steso a terra, la porta ancora aperta; un dolore lancinante alla mano: Francesca vi aveva poggiato su uno dei suoi tacchi a spillo, calcandovi con gran parte del suo peso con una noncuranza incredibile, mentre chiedeva alle sorelle che venisse chiusa la porta. Dolorantissimo, le feci con voce quasi soffocata: *Ce l'hai proprio con le mie mani, eh? Ma che t'hanno fatto?* Intervenne una delle gemelle, prendendo una parola che magari desiderava spiattellarmi in faccia da tempo: Eleonora: “Non solo con le tue mani, ma con te tutto ce l'abbiamo! Hai finito di guardarci storto! ...anzi, puoi continuare finché ti pare, con la differenza che adesso con motivo...”
Fiamma: “Posso provare anch'io? Non ho mai schiacciato le dita a nessuno... sembra bello...”

Mi si avvicinò decisa. Si chinò su di me come per volermi parlare all'orecchio, prese l'altra mia mano con le sue, morbidissime e calde – una sensazione mai provata prima – e la voltò col palmo verso il pavimento. Sempre china sistemò il medio sotto uno dei suoi tacchi (quello del piede che teneva con il ginocchio flesso e quindi col tacco alzato), dicendo: “Comincio con questo qui che una volta hai usato per farmi un gestaccio... ti dispiace?”.  Si rialzò in piedi e così facendo abbassò il tacco, che non era a spillo anche se alto. Il dolore fortissimo mi fece sfuggire alcuni lamenti che furono subito soffocati da una pallottola di carta, quella fatta da Eleonora con i fogli che avvolgevano il floppino e da lei ficcatami in bocca. Fiamma: “...mmmh... bellissimo... ”, calcando sempre più e girando alternativamente il tacco.

Togliendovisi vide con soddisfazione l'unghia, arrossatissima, farsi pian piano viola, e decise di ripetere la sensazione ancora, a suo dire “per mettermi lo smalto anche alle altre dita...”. L'interruppe Eleonora, proponendole di fare in due, affiancate, una col destro ed una col sinistro, poi invertendosi tra loro... anulare ed indice, poi mignolo e pollice, assieme a coppie. Mentre facevano tutto ciò ridevano sommesse con le loro voci cinguettanti, sembravano bambine alle prese con un nuovo giuoco. Francesca insisteva dolorosamente senza posa sull'altra mano. La situazione pian piano si fece ancor più dolorosa, poiché allargarono i calpestamenti sulle palme, sulle braccia, su tutto il corpo, tutte e 3 assieme.

Quando furono stanche, Francesca esordì: “Allora... domani mattina fatti trovare pronto! Non credo che toccherai cibo stasera...” Fiamma: “Tanto meno con quelle mani, ih ih”. Francesca: “...dicevo, non toccherai cibo stasera, ma un aperitivo ci vuole! È da stamattina che non piscio, altrettanto le mie sorelline quando ho fatto loro visionare il filmato! Allora...” Si calò le mutandine ed in un attimo era accovacciata su di me, la vulva che tanto avevo visto sulle cassette si avvicinò alla mia bocca solo per scaricarvi un fiotto di urina bollente e prolungato. Francesca si levò soddisfatta; subito fu il turno di Eleonora, che all'apice dello scroscio emise una scorreggia fetida e sonora, 2 caratteristiche che raramente appaiono insieme. Anche Fiamma, mentre la sua pipì ribolliva e schiumeggiava nella mia bocca, emise lo stesso genere di flatulenza: logico, pensai, sono gemelle... Francesca esordì, mentre Fiamma finiva di tirarsi su gli slip: “Bene, allora: domattina alle 9, l'orario adesso lo facciamo NOI, giacché tu non conti niente. Dormi bene...” Rimasi a dormire sul pavimento, disteso. Alle 9, puntuali, entrarono: avevano preso le chiavi...
Mi calpestarono con foga sullo stomaco, a dir loro “perchè con un po' di ginnastica veniva loro meglio andar di corpo”, infine mi costrinsero ad inghiottire le loro cacche direttamente dai loro sederi. Sembrerà strano ma, seppur tremendamente dolorante e disgustato, quando uno di quei 3 corpi si avvicinava io lo osservavo attentissimamente: glutei d'avorio, peli folti, labbra grandi con le piccole che appena si intravedevano in mezzo... mi riempirono completamente e se ne andarono.
“Domani stesso trattamento, fin quando vorremo, ossia ancora per parecchio!”.

Non capii nemmeno di quale delle 3 fosse quella voce, era confusa, seppur dolcissima. Passai tutto il dì steso per terra. Verso sera il turbine di pensieri che affollava la mia mente si posò su una bottiglietta. *Quando si saranno stancate di tutto questo, se sarò ancora vivo, metteranno in giro quel filmato... sono comunque morto civilmente, dove mi presenterò, poi? Il veleno, il veleno che avevo preso al laboratorio e la facciamo finita...* Strisciai fino alla sedia, a raggiungere i brandelli della mia giacca che era stata fatta a pezzi dalle 3 sorelle, in un momento di pausa, quando cioè si occuparono di tutto ciò che avevo nel mio appartamento. Sentii la bottiglietta in una tasca, dalla quale rotolò, riuscii ad aprirla tenendola con la parte dei palmi vicina ai pollici e svitai la capsula coi denti. Ripetetti lo stesso movimento che feci in quel filmato, presi in bocca la bottiglietta e mi voltai supino, inghiottendone il contenuto. Poi più nulla.
Rumori, voci e luce all'improvviso. Dove sono? Apro lentamente gli occhi e vedo le sorelle che mi guardano ammutolite con sguardo stupito. Erano diventate enormi. Anche la casa era enorme... ma era tutto enorme o ero io che m'ero rimpicciolito? *Ma che cazzo ho preso nel laboratorio? Eppure c'era scritto VELENO!*, pensai. La bottiglietta, grande quanto un thermos, era lì affianco. Potei vedere i caratteri in piccolo affianco ad ogni lettera e mi accorsi che era la cifratura adoperata per gli esperimenti top – secret.  Francesca: “Guardate! È rimpicciolito, sembra un bambolotto! Sarà alto meno di mezzo metro!” Superato il primo momento di stupore, Fiamma ebbe l'illuminazione: “Adesso potremmo persino tenerlo nel comò, senza venire qui...” Eleonora: “Giusto! Così non rischiamo nulla se vengono a cercarlo in casa sua...” Francesca: “Bene... non so cosa t'è successo ma so cosa ti capiterà... ehi, quanto puzzi!” Mi sollevò di peso e mi mise nel lavandino, prese a far scorrere l'acqua e mi lavò con sapone e spazzola come se fossi una mutanda sporca. Mi avvolse nell'asciugamano e così impacchettato mi trasportò in casa sua, seguito dalle gemelle. Mi ritrovai sul letto di una di loro, *strano* – pensai – *non mi hanno buttato per terra...*. Entrarono nella stanza e si misero a guardarmi.

“Quanto sei brutto!”; “Così piccolo poi sembri un grosso gatto sfigurato”; “Pensa quanta cacca in più, in proporzione, dovrai inghiottire!”; e da un insulto all'altro presero a malmenarmi a poco a poco, accorgendosi però che non potevo sopravvivere alle medesime dosi di violenza.  Allora passarono a cose “soffici” – per una persona di taglia normale – ... Fiamma si sedette con noncuranza su di me, ancora disteso sul bordo del letto. Le sue bellissime natiche scesero pian piano su di me, la gonna mi coprì tutto attorno, le mutandine erano di pizzo sottile; sentii la sodezza di quelle curve quando fu seduta completamente su di me. Fortunatamente aveva le mutandine, altrimenti con una sua natica che mi copriva completamente la faccia sarei morto soffocato; un po' d'aria filtrava dal tessuto. Fu il turno di Eleonora: anziché coprirmi tutto il corpo come aveva fatto la gemella, preferì sedersi sulla faccia solamente, lasciando bacino e piedi scoperti, poggiando con l'ano sul mio naso. Adesso non potevo respirare: finalmente me ne vado... Arrivò una ventata silenziosa e fetida che irruppe con forza nei miei polmoni, mi sentii letteralmente gonfiare il torace. Non so quanto stazionò sopra di me, poiché svenni. Mi risvegliai in una buia scatola, sicuramente nella loro stanza... mi svegliai perchè la scatola stava venendo scossa forte. Si aprì il fondo e caddi per terra.

Continua...


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