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[ replica ] DollGuy ha inviato un messaggio dal titolo: Capitolo 6° (repost) ed ha ricevuto 0 repliche.
messaggio inviato in data: 24/Aprile/2006 19:38:09

Capitolo 6° (esclusa l’Introduzione)


Qualcosa le era passato davanti agli occhi.
Solo fino a poche ore prima, la giovane avrebbe reagito di scatto, temendo che si potesse trattare di un insetto. Ma la sensazione di potere che provava era cresciuta in lei: ora sapeva, fin nell’intimo, che anche i più potenti cacciabombardieri erano, per lei, più innocui di una zanzara. Perciò strinse gli occhi, cercando di localizzare i minuscoli attaccanti.
Notò che parecchi nugoli di quegli aeroplanini le stavano svolazzando intorno, con la solita lentezza.
Le squadriglie dei jets stavano alternandosi da dieci minuti buoni ad attaccarla in picchiata, senza ottenere risultati visibili: tutte le loro armi non erano riuscite neanche a bucare il suo costume. Un gruppo di aerei si stava accingendo ad un ennesimo attacco, quando vennero investiti da una massa immane, che si richiuse intorno a loro: Marianna aveva avvicinato la manona destra allo sciame di “insetti”, e l’aveva abilmente richiusa intorno a loro, senza però serrare il pugno, intrappolandoli nell’incavo tra il palmo e le dita, come aveva fatto per il cacciatorpediniere.
Per la titana, gli aviogetti erano così leggeri, e la velocità con cui colpirono la pelle della sua mano era talmente risibile, che l’impatto fu quasi impercettibile. Per i suoi indifesi prigionieri, invece, lo schianto fu tremendo: quelli che colpirono il suo ampio palmo e le sue dita massicce esplosero all’istante; altri s’incastrarono nei profondi interstizi tra le dita. La ragazzona si portò la mano all’altezza degli occhi, e la aprì con il palmo rivolto all’insù: vide solo i resti dei jet esplosi, dato che quelli rimasti intrappolati erano completamente ricoperti dallo spessore delle sue dita. Si spazzolò le mani l’una contro l’altra, disintegrando i superstiti.
A questo punto decise di cambiare gioco: cominciò ad acchiappare gli aerei uno ad uno, delicatamente, con l’indice e il pollice della mano destra, e ad ammucchiarli nel palmo della sinistra.
I capisquadriglia diedero infine l’ordine di mettersi a distanza di sicurezza da quella gigantessa invulnerabile, ma ci volle qualche attimo prima che potessero virare e uscire dal raggio d’azione di quelle braccia lunghe 600 metri, e di quelle mani che ne misuravano 150. E intanto quella montagna umana continuava la sua raccolta. Finalmente, riuscirono ad allontanarsi, ma prima che potessero tirare il proverbiale respiro di sollievo, una corrente d’aria, infinitamente più potente di qualunque cosa avessero mai visto, li investì trascinandoli indietro.
La leviatana si era resa conto che i suoi giocattoli le stavano scappando. Avrebbe potuto raggiungerli in pochi passi, ma avrebbe dovuto rinunciare a giocare con le “barchette” che si stavano affannando intorno ai suoi piedoni. Decise quindi di aspirarli.
Cominciò piano, in modo da inspirare più a lungo.
I piloti, in un disperato tentativo, attivarono i post-bruciatori. Per alcuni istanti, sembrò quasi che potessero contrastare quell’immane bufera. Quasi.
Progressivamente, Marianna intensificò la forza del suo respiro, attirando inesorabilmente i jet verso di sé. Tuttavia i suoi polmoni, per quanto vasti, non potevano inspirare all’infinito. Fu così costretta a fermarsi. Trattenne l’aria, espirando piano con il naso, per non spazzare via gli “insettini” con la forza del suo fiato.
Malgrado ciò, molti dei caccia avevano perso portanza, a causa dell’arresto forzato a mezz’aria, ed erano perciò entrati in stallo, finendo così per precipitare.
La gigantessa si accorse che qualcosa non andava, e si affrettò a recuperare gli aviogetti uno ad uno, dato che ora erano a portata di mano.
- Niente paura, piccoletti – sussurrò, con un sorrisetto sardonico sulle labbra – Vi salvo io! -
Dopo qualche istante però, quando i jet erano ormai all’altezza dei suoi slip, si rese conto che non avrebbe mai potuto raccoglierli tutti, prima che si schiantassero in acqua: 1.000 metri d’altitudine erano tanti, per loro, ma anche partendo da quell’altezza, alla loro velocità sarebbero bastati ancora pochi secondi di caduta verticale per percorrere tutta la lunghezza delle sue gambe. La titana decise quindi di andare per le spicce, e chinò il suo mastodontico busto. Anche se gli sciami di aviogetti argentei si stagliavano abbastanza nitidi sul color bronzo delle sue cosce, erano comunque troppo minuti per poterli distinguere chiaramente, ora che si trovavano a più di mezzo metro (per lei: in realtà si trattava di più di mezzo chilometro) di distanza dagli occhi: la giovane quindi portò la sua manona stretta a coppa solo approssimativamente al di sotto dei suoi microscopici attaccanti.

Per i piloti, fu come se il mondo fosse impazzito.
A causa dello stallo, i loro jet erano precipitati per circa 800 metri. Per tutto quel tempo, quelle colossali protuberanze color carne, lunghe più di 700 metri e spesse più di 100, che erano le braccia e le mani di Marianna, avevano sfrecciato tra loro avanti e indietro a velocità supersonica. Mentre i “boom” sonici e i vortici d’aria causati da quegli arti impressionanti li sballottavano, dita lunghe fino a 80 metri apparivano in mezzo a loro, e polpastrelli lunghi 20-30 metri e larghi 10-20 si richiudevano sugli aerei, facendoli scomparire uno dopo l’altro.
Come se non bastasse, i piloti dovevano destreggiarsi anche tra gli scoppi sulla pelle della gigantessa, causate dai missili ad alto potenziale e dai velivoli carichi di esplosivi che le sbattevano contro. Per quanto potessero sembrare insignificanti per la gigantesca ragazza, tanto che non riusciva neanche ad avvertirne la maggior parte, si trattava in realtà di esplosioni potentissime: molti caccia che ci si trovavano troppo vicini finirono crivellati dalle schegge o travolti dallo spostamento d’aria.
Poi, una massa color carne apparve all’improvviso sotto di loro, a poche decine di metri: era così vasta che non avrebbero potuto evitarla nemmeno se avessero avuto ancora il controllo degli apparecchi. Le mani della titana erano state tanto veloci, che molti di loro non si resero neanche conto di cosa fosse l’insormontabile barriera contro cui erano andarono a schiantarsi.

Marianna portò la manona destra, con il vasto palmo rivolto all’insù, all’altezza degli occhi, per esaminarlo: tranne qualche eccezione, la maggior parte degli aerei era esplosa.
La ragazzona fece spallucce, e a tutti quelli che la stavano guardando parve una montagna bronzea che sussultasse sotto l’effetto di scosse sismiche di proporzioni apocalittiche. Con noncuranza, abbassò l’immensa mano e ne rovesciò il contenuto in mare.
- Tanto – pensò – ce ne sono altri… -

Una ventina di secondi dopo (tanto era il tempo che occorreva ad un oggetto per cadere al suolo, dall’altezza del mento di Marianna), alcune delle navi più vicine si ritrovarono ad essere bombardate da centinaia di rottami d’aereo (quelli che non erano finiti tra le tette della ragazzona). Molti dei missili, inesplosi ma già armati, saltarono in aria per l’impatto. Tutte le imbarcazioni colpite ne uscirono pesantemente danneggiate; alcune affondarono.
La gigantessa non s’era accorta di nulla.

A questo punto, Marianna rivolse la sua attenzione ai caccia imprigionati nel suo titanico palmo.


DollGuy ha scritto: Marianna - continua ed ha ricevuto 2 repliche.
inviato in data: 24/Aprile/2006 19:37:17
   DollGuy ha replicato con: Capitolo 6° (repost) [***]
   DollGuy ha replicato con: Capitolo 7° (esclusa l’Introduzione)



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