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jryan^ ha inviato un messaggio dal titolo:
Storia : cotninuo III ed ha ricevuto
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messaggio inviato in data:
23/Luglio/2007 16:42:37
potete trovare la versione integrale sul mio gruppo yahoo:
http://groups.yahoo.com/group/Gigantesse/
Storia: La Sorella (parte III) epilogo
Silvia si levò le scarpe e le ripose con cautela sul pavimento vicino al divano. Posò i suoi bei piedi nudi sulla morbida moquette e sospirò guardando Francesca, rivolgendole un timido sorriso e dicendo:
<< Dai, tranquillizzati, vedrai che sta bene!>>
Francesca annuì in silenzio e si stese sul divano, allungando le gambe su di esso e poggiando i suoi piedi sulle gambe di Silvia, che ne accarezzò il dorso.
<<hai i piedi sporchissimi !>> disse notando le piante dei piedi di mia sorella tutte impolverate e con dei colpetti della mano cercò di pulirli; non guardò con sufficiente attenzione e non mi vide. Il suo indice mi urtò violentemente e mi trovai in volo insieme ad una nuvoletta di polvere. Caddi ai suoi piedi, rintronato dal colpo e dolorante. Cercai di mettermi in piedi sollevandomi sulle braccia ma tremavo come una foglia; fantasie o non fantasie su gigantesse, mi stavo veramente spaventando per la situazione e maledicevo la mia idea superficiale: di fronte alla possibilità di morire il desiderio sessuale passava del tutto dalla mente. Io ero distrutto fisicamente, affannato, ammaccato e terrorizzato,mentre Francesca e Silvia ancora non mi avevano visto.
<<Controlla che non l’ho spiaccicato io…>> chiese Francesca sollevando i piedi davanti al viso dell’amica. “Se solo l’avesse fatto prima ora sarei stato al sicuro nelle sue mani” pensai.
Silvia rispose scuotendo il viso:<< No Fra! Tranquilla dai! Vedrai che si sta arrivando!>> e lanciò delle occhiate al pavimento tutt’intorno nella speranza di vedermi. Francesca fece lo stesso e sospirò:
<<Speriamo! Ma tu guarda che doveva fare quel cretino!>>
<< Eh già…>> rispose Silvia << …e poi non capisco perché abbia nascosto le sue cose….insomma, le sue cose erano nascoste sotto il letto in camera sua…mi hai detto, mentre la bomboletta spry era qui. Perché dovrebbe aver cercato di tenere nascosto ciò che aveva fatto? Per non farti arrabbiare?>>
In realtà mentre Silvia diceva queste parole, nella sua mente si delineava già chiaramente la risposta. Silvia aveva fatto Psicologia all’università e l’universo del fetiscimo e delle parafilie era un qualcosa che aveva studiato bene e che le interessava molto.
Francesca comunque rispose:<< Bah…che ne so! Basta che sta bene!>>
Silvia annuì e tenne per se i suoi pensieri. Accavallò le gambe e muovendosi spostò il piede che teneva posato a terra; io stavo ancora arrancando per riprendere fiato ed alzarmi quando vidi il colossale piede di Silvia spostarsi verso di me, con la sua mole immensa e le forme perfette. Neanche riuscii a reagire, emisi solo un grido e mi rannicchiai mentre vedevo il polpastrello dell’alluce di Silvia posarsi su di me. Il mio grido venne subito soffocato dalla morbida pelle del dito della ragazza e poi una pressione incredibile mi si scaricò addosso, poi cessò e riprese poco poco per qualche volta; era come se Silvia mi avesse percepito e mi stesse tastando il suo alluce:
<< Ehm… Forse ho trovato Riccardo…>> disse Silvia sollevando il piede da me. Francesca si abbassò per guardarmi e mi vide riverso sulla moquette ,minuscolo, con sospeso sopra l’enorme piede di Silvia.
<<Oddio! Riccardo! Ma l’hai calpestato?!!>> esclamò Francesca.
<<Solo per pochi istanti! Mi è finito sotto il piede che dovevo fare! Stavo ferma!!>> rispose Silvia agitata.
Io giacevo immobile, respirando a fatica, sentivo il costato dolorante, forse l’alluce di Silvia, più dell’intero piede di mia sorella e le camminate che si era fatta sopra di me, mi aveva rotto qualche costola.
<< Sei una cretina! Ma vuoi stare attenta!>> esclamò mia sorella preoccupatissima, mentre china su di me mi avvicinava la mano, esitante sul da farsi.
Silvia si alzò in piedi, svettando sopra di me e dicendo, incurante del fatto che io la sentissi:
<<Cretina dillo a tua madre! Non è colpa mia se hai un fratello maniaco!>>
<<Maniaco? Ma come ti permetti? Troia che non sei altro!>> incalzò mia sorella alzandosi in piedi anche lei.
Sentii echeggiare un “Ciaff” schioccante e acuto, mia sorella aveva colpito Silvia che rispose con un sussurrato:
<<Io ti ammazzo!>>
Il trambusto che susseguì fu immane, boati, urla, terremoti che con il loro rombo sordo e terribile squarciavano l’aria, schiaffi. Le due gigantesse se le stavano dando, si tiravano i capelli si colpivano e si mordevano. Io ero tra i loro immensi piedi, che si schiantavano a poca di stanza da me continuamente e guardando in alto vidi le gambe chilometriche svettare verso quei corpi immensi che si scontravano. Ma si erano dimenticate di me; il nervosismo , gli insulti e gli schiaffi le avevano risucchiate nel vortice di una violenza inutile e pericolosa per tutti.
Ad un tratto si rotolarono sul divano e vidi volteggiare sopra di me le loro immense gambe prima che il ginocchio di mia sorella si abbattesse a pochi metri da me facendomi perdere di nuovo l’equilibrio che con fatica cercavo di raggiungere e mantenere per poi fuggire, ma in quel trambusto era impossibile rimanere in piedi. Poi colpendosi e le due andarono ad urtare al tavolino di vetro e Silvia ci cadde sopra ; seguì un esplosione di schegge di vetro che volarono intorno come migliaia di micidiali proiettili, io mi abbassai mettendomi le mani sulla testa ed una scheggia mi colpì la gamba, causandomi un taglio profondo. Urlai per il dolore e mi voltai verso il combattimento, ora le due si accapigliavano rotolandosi per terra e stavano rotolando nella mia direzione: vidi l’enorme sedere tondo e sodo di Silvia arrivare sopra di me, cercai di trascinarmi via ma era troppo tardi, finii compresso sotto il suo gluteo che contratto nella lotta era ferreo e terribilmente pesante. Sentii il suo peso passarmi sopra in un verso e poi nell’altro mentre rotolando le due iniziarono ad allontanarsi da me.
L’essere stato schiacciato dai glutei di Silvia, sulla quale gravava anche il peso di mia sorella mi aveva causato sicuramente qualche danno, ma ero talmente dolorante che non lo riuscivo a capire, cercavo solo di scappare sotto il divano. Ad un tratto sentii urlare:
<< Vuoi tuo fratello? Eccotelo !>> disse Silvia e mi sentii afferrato da indice e pollice della ragazza che mi infilò nella bocca di mia sorella per poi colpirla con uno schiaffo. Mia sorella urlò assordandomi, sentendo il mio corpicino scivolargli sulla lingua umida e andarle a finire tra gli immensi incisivi. Tenne la bocca aperta per non rischiare di tranciarmi in due, ma respirando mi aspirò all’improvviso. Andai ad urtare sulla sua ugola e lei cominciò a tossire; insieme alla saliva vischiosa andai a finire in faccia a Silvia che si passò una mano in faccia con ribrezzo, per pulirsi. Rimasi impiastricciato alla sua mano e che un attimo dopo afferrò quella di mia sorella per continuare a combattere. Mi ritrovai tra i due palmi delle loro mani mentre scivolavo insieme alla saliva nel vuoto.
Mentre volavo in mezzo alla saliva chiusi gli occhi e mi sentii avvolto dalla calma:
“Che stupido sono stato” mi dissi e poi mi schiantai sul ventre di Silvia, abbronzato e scoperto dato che la maglietta era stata strappata da mia sorella.
<< TI è piaciuto il fratellino? Di che sapeva?>> chiese Silvia rialzandosi e mettendosi in ginocchio, tenendo mia sorella stretta ed impossibilitata a muoversi. La verticalità mi fece scivolare verso il basso e finii negli slip di Silvia.
<< Brutta Troia!>> ripeté mia sorella e colpì Silvia con una pedata sul fianco che la costrinse a cadere su un fianco, tra i vetri taglienti.
I due colossi continuavano a combattere ed io non ero altro che un granello in balia degli eventi; stavo scivolando tra i peli della enorme vagina di Silvia e mi ci aggrappai per non finire chissà dove, ma mia sorella era riuscita ad atterrare Silvia e adesso la guardava ai suoi piedi dolorante. Non esitò a schiacciarle il viso sotto il suo piede, calcando con forza e insultandola. Poi spostò il piede tra le sue gambe, per calpestarla proprio dove mi trovavo io, lo capii perché un attimo dopo sentii l’enorme pianta del piede di mia sorella abbattersi sopra di me e sopra la vagina di Silvia che urlò per il dolore. Io fui fortunato nuovamente, ma persi la presa. Silvia si alzò e scappò fuori da casa di mia sorella in preda al panico, ferita e contusa.
<<Non finisce qui! Ti faccio finire in galera!>> esclamò
Francesca si lasciò cadere sulle ginocchia, respirando affannosamente.
<<oddio… che cosa abbiamo fatto!>>
Si erano colpite con violenza per puro nervosismo, e in più chissà che fine avevano fatto fare a me. Francesca restò in silenzio e iniziò a sussurrare :<< Riccardo? Riccardo?....stai bene…dove sei?....stupido…>>
Silvia correva giù per le scale a piedi nudi, trafelata, ignara che io mi trovavo nelle sue mutandine.
Arrivata dal portiere esclamò che era stata assalita e di chiamare la polizia che in breve arrivò.
Francesca sporse denuncia verso Silvia per aver calpestato e forse ferito gravemente me e Silvia denunciò lei per l’aggressione. La polizia mi cercò ovunque in casa ma non mi trovò. Venne deciso che in mancanza di prove sulla mia situazione sia Francesca che Silvia potevano tornare a casa e riposare. Se fossi rimasto ucciso, Silvia sarebbe finita accusata di omicidio colposo, e Francesca anche. Se invece io stavo bene, ed ero ancora vivo, o solo lievemente ferito, sarebbe stata accusata solo Silvia. Il problema però era trovare me, e nessuno mi trovò.
Solamente quando Silvia tornò a casa e si spogliò, gettandomi insieme alle mutandine sul pavimento ai suoi piedi, io rividi la luce e potei respirare nuovamente un po’ d’aria.
Guardai in alto e vidi svettare sopra di me le gambe di Silvia, nuda, con il viso ed il corpo cosparso di lividi e graffi. La ragazza aveva gli occhi posati su di me e rimaneva in silenzio.
Io mi alzai e mi misi a sedere, avevo il torace livido e dolorante e la gamba ricoperta di sangue ma ormai cicatrizzata.
Silvia disse tra le labbra :<< Eccoti qui…guarda dove eri finito!>>
E si chinò per osservarmi:
<< sei malmesso anche tu eh? Sei contento di cosa hai scatenato? Per le tue perversioni?>> continuò a dire, digrignando un po’ i denti.
Io non potevo di certo parlare, non mi avrebbe sentito e tra l’altro non riuscivo a dilatare sufficientemente il torace per poter tirar fuori più aria di quella che mi serviva per il solo respirare.
<< Ti rendi conto che ci hai rovinato la vita?>> disse.
Io restai in silenzio, e in fondo, anche se pensavo che erano state loro due a scontrarsi stupidamente, la responsabilità della situazione era solo mia.
Mi si gelò il sangue quando Silvia disse:<< adesso che tu sia vivo o no non conta più niente.>> e si risollevò. Mi avvicinò il piede e mi colpì con il suo enorme alluce facendomi rotolare sul pavimento. Io restai a terra tremante e lei mi raggiunse per posizionarsi sopra di me, posando morbidamente i suoi enormi piedoni ai miei lati.
<< in fondo è quello che vuoi? No scarafaggio?>> disse, e sollevò il piede destro sopra di me.
<< Addio stronzo.>> disse e fece abbattere il suo tallone su di me. Con un tonfo tutto cessò.
MI svegliai di soprassalto a quel punto e mi ritrovai sul divano di mia sorella. Ero sudato ed accaldato. Mia sorella dormiva ancora standosene con i piedi posati sulle mie gambe ed il televisore era acceso. Franscesa aveva in mano la bomboletta spry che mi aveva appena mostrato e in breve ci dovevamo essere addormentanti per via del gran caldo e per il comfort dell’ambiente. Le tolsi la bomboletta dalle mani e lei si svegliò.
<<oh, che fai?>> mi disse.
<< Fra, ho fatto un incubo , una cosa terribile!>>
<< Che hai sognato?>> mi chiese lei mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi.
<< che finivo rimpicciolito !>>
Francesca sorrise e disse:<< e io ti schiacciavo?>>
<< beh, più o meno, ma molto più angosciante! Alla fine facevo una fine orrenda.>>
Franscesa disse: << Beh, almeno non ti fai venire in mente di provarla!>> riferendosi alla bomboletta. Io sospirai e dissi :<< eh già!>> e velocemente me la spruzzai addosso.
<<Noooo!>> gridò mia sorella, ed io in un attimo ero già piccolissimo, sul bianco ed enorme cuscino del divano. Francesca mi avvicinò il viso ridendo e dicendo:
<< ahaha…che brutto! Nanetto!>> e mi diede un colpetto con l’indice, facendomi cadere a sedere.
<< Ma perché l’hai fatto? Adesso per tre giorni devo stare in croce e custodirti come un animaletto!>> mi disse mia sorella.
<<Perché non credevo funzionasse questa cazzo di bomboletta!>>
Francesca rise e disse:<< eh invece si, scemo!>>
Si alzò e appoggiò il suo piedone sul cuscino accanto a me, io scivolai verso il suo piede per la depressione che si era creata e mi fermai appiggiando i miei piedi sulla soffice pelle del suo arco plantare:
<< vedi?>> mi disse lei indicandomi il tatuaggio di fatina che aveva sulla caviglia.
<< Sei grande come la fatina!>>
Io annuii e sorrisi. Lei mi prese tra indice e pollice e mi depositò nel palmo della mano per poi dirmi guardandomi con i suoi enormi occhi verdi:
<<Non ti preoccupare, non ti annoierai! Ho giusto una cosetta che volevo far fare a mio marito appena tornava, ma mi sa che te la faccio fare a te! Un lavoro di precisione!>>
Francesca mi portò con se in camera da letto, si sedette sul letto e mi depositò ai piedi di esso. Poi prese dal cassetto dei comodini un kit per smaltare le unghie.
<< Ecco…>> disse posando il kit di strumenti accanto a me.
<< questo è un kit per fare le miniature sulle unghie! Non devi far altro che prendere le sagomette e disegnare con i colori che vuoi. Mi piacerebbero tanto i fiori, ma mi fido di te, fai del tuo meglio!>>
Con tranquillità mi posò davanti gli enormi piedoni con le dita ben divaricate per permettermi si infilarmici in mezzo e lavorare più agevolmente. Io sorrisi e mi apprestai a mettermi al lavoro.
Lei rise quando sentii i miei piedini solleticarle le dita, ma fu attenta a non muoversi e disse:
<< ahaha! Nanetto! Fai un buon lavoro e scusami tanto per la puzza!>>
Io mi sedetti a cavalcioni sul suo alluce ed iniziai a disegnare miniature sull’unghia liscia, lei nel frattempo si mise a sfogliare una rivista di moda.
<< Fai con calma Ricky! Abbiamo tre lunghi giorni!>>
Io aspettai che lei si concentrasse sulla rivista e le diedi un bacetto sulla pelle dell’alluce. Lei nemmeno lo sentì ma io fui felice di darglielo, era così confortante starmene li con lei, così piccolo. L’incubo sembrava lontano e distante, e pensai che in fondo, tutto quello che cerco io e che cercano le persone come me è forse solo protezione, non violenza e cattiveria, ma un mondo in cui essere se stessi, protetti e cullati, un mondo in cui essere piccoli sia di dimensioni che di testa. Un mondo dove si può amare veramente e liberamente.
FINE