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26/Gennaio/2008 18:42:30
Oltre il sospetto
Capitolo 1
Il caffè non era dei migliori, come al solito. Aveva però un sapore piacevole e berlo la faceva rilassare. Se ne stava seduta al tavolo di un bar, con il quotidiano appena stampato appoggiato sulle gambe, pronta a scappare per andare al lavoro. Quel giorno il sole era alto e l’estate iniziava a divenire insopportabilmente torrida, come al solito a Roma. Alessandra si alzò dopo aver finito il suo caffè, lasciò cadere delle monetine nella mano del barista e salutò per poi uscire ed avviarsi a piedi verso la sua agenzia.
Una fresca brezza mattutina le accarezzò i lunghi capelli neri ed il viso abbronzato, insinuandosi sotto la camicia bianca. Fermatasi, aspettando che il semaforo diventasse verde per poter attraversare l’incrocio trafficato, si sistemò la gonna di jeans che le arrivava poco sopra il ginocchio e poi lanciò un’occhiata ai suoi piedi; soddisfatta di aver indossato quei suoi nuovi sabot aperti, che le lasciavano provare la piacevole sensazione di fresco tra le dita smaltate di un rosso acceso.
Aveva trentadue anni e lavorava in un’agenzia di investigazioni dopo essersi laureata in giurisprudenza. Era il miglior lavoro che aveva trovato, e in fondo ne era molto contenta. Non avrebbe mai sopportato di fare l’avvocato.
Il semaforo divenne verde e si rimise in cammino verso il suo ufficio. Quando vi fu giunta, la sua segretaria, Maria, le portò una cartella e la salutò. Dopo essersi un po’ intrattenuta con l’amica Alessandra aprì la cartella e prese a sfogliare i documenti che vi trovò dentro. Con disinvoltura si sfilò le scarpe e si spinse un po’ indietro con la sedia per poi incrociare i piedi sopra la scrivania ingombrata. Si trattava di una delle solite dichiarazioni rilasciate da un cliente il giorno prima che , non essendo soddisfatto di come la polizia portasse avanti le indagini sull’omicidio della zia, si era rivolto alla famosa agenzia. Il caso era stato affidato a lei.
Fu interrotta nella lettura dal capo, che bussò alla porta ed entrò.
<< Buon giorno Alessandra. Hai ricevuto i documenti?>> disse Eugenio, un uomo elegante , con alle spalle una brillante carriera.
Alessandra ripose :<< Si , li stavo leggendo proprio ora.>>
Eugenio annuì soddisfatto passandosi le dita sui folti baffi bianchi. Poi, prima di uscire, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni di velluto, disse:
<<Vai a parlare con il ragazzo… a mio avviso è una situazione abbastanza complicata.>>
Alessandra rispose :<< Si certo. Grazie.>>
<< Non devi ringraziarmi, sono felice di affidare casi come questo ad una persona preparata come te!>> disse Eugenio e poi uscì dalla stanza.
Alessandra, poco dopo, lasciò il suo ufficio e raggiunse la sua auto nel garage. In breve si ritrovò in mezzo al traffico della capitale e mentre procedeva a passo d’uomo sulla salaria, diretta nella villa fuori città del cliente, si ripassò la dichiarazione lasciata da quest’ultimo e prese a ragionare sulle circostanze in cui era avvenuto l’omicidio.
Riuscì ad arrivare a casa del cliente solo a metà mattinata e fu accolta in casa da una cameriera di colore che la fece accomodare in salotto.
Qualche secondo più tardi scese dal piano superiore, avvolto in una vestaglia, un ragazzo sui 25 anni, nipote della defunta zia. Si presentò con i capelli arruffati ed un’espressione del viso assonnata. Quando si ritrovò davanti ad Alessandra, però, si sentì un po’ in imbarazzo, data la sua bellezza, e subito si scusò.
<<Non si preoccupi! Posso immaginare che per lei questi non siano giorni facili!>>
<<No, appunto. Vivevo con mia zia da ormai molti anni! Precisamente da quando venni a fare l’università qui a Roma.>>
<<Doveva esserle molto affezionato!>>
<<Si lo ero. Era una donna magnifica.>>
Ci fu un momento di pausa e poi il giovane chiese :
<< Le posso offrire un caffè ? o qualsiasi altra cosa ?>>
<< No Grazie, ho appena fatto colazione!>> rispose Alessandra.
<< Va bene allora, ma si senta libera di chiedere qualsiasi cosa desidera!>>
<< Lo farò. Grazie.>>
<<Allora… vuole vedere la camera di mia zia ?>> disse il giovane.
Alessandra rispose :
<<non subito. Prima vorrei farle qualche domanda!>> e così dicendo accavallò le gambe e si mise comoda sul divano, iniziando a far dondolare al piede il sabot.
Il giovane la osservò con un’espressione che tradiva il suo interesse per la bellezza di Alessandra, ma ugualmente rispose con precisione alle domande che gli vennero fatte.
<<sua zia ormai è morta da più di due mesi. Il luogo del delitto è rimasto incontaminato?>>
<<si, assolutamente. Nessuno è più potuto entrare in camera sua da allora.>>
<< Molto bene, mi sa dire cosa le ha detto la polizia ? Cosa hanno trovato? Hanno una pista ?>> << No. Hanno fatto un sopralluogo, un verbale e se ne sono andati. Non sono venuti nemmeno specialisti ad ispezionare la camera. Hanno dato un’occhiata in giro dei ragazzetti e poi via.>>
<<come immaginavo. Allora può anche accompagnarmi nella camera di sua zia. Vedrò di ispezionarla io.>>
<<Non le servono altre informazioni?>>
<<No, per il momento mi basta la sua dichiarazione alla mia agenzia.>>
<< Allora, prego, mi segua.>>
Il ragazzo l’accompagnò su per le scale e poi in fondo ad un corridoio, fino alla porta della camera, a quel punto si congedò dicendo: <<Vado a vestirmi, poi dovrò uscire per delle commissioni,lei faccia come se fosse a casa sua e per qualsiasi cosa chieda aiuto alla domestica. Arrivederci. Spero che ci si riveda presto e soprattutto che lei possa far luce su questa tragedia.>>
Alessandra si limitò ad annuire e a fare un sorriso al ragazzo, poi entrò. Dall’arredamento della villa e dalla bellezza del parco circostante , era evidente che la signora testoni avesse avuto ottimi risultati nel suo lavoro. Restando sulla soglia , Alessandra, sfogliò di nuovo la documentazione che Eugenio le aveva mandato e lesse che la zia del ragazzo era un’imprenditrice famosa. Subito, nella mente della investigatrice si profilò la possibilità di un assassinio di convenienza, ordito magari da quello stesso giovane emaciato, con quello sguardo furbo e l’atteggiamento che le era sembrato accomodante. Non volle però tirare conclusioni affrettate, così, in tutta tranquillità gironzolò per la stanza per ispezionarla con attenzione. Una vetrata si apriva su tutta la parete di fronte al letto a baldacchino e davanti ad essa era posta la scrivania della signora Testoni, uccisa proprio mentre era intenta a lavorare. Controllando il vetro, Alessandra, notò subito un piccolo foro di pochi millimetri. Escluse che si trattasse di un foro lasciato da un proiettile poiché se lo fosse stato il vetro avrebbe avuto delle incrinature a causa dell’impatto e anche perché l’avrebbero dovuto sparare in orizzontale, e davanti alla vetrata non v’era alcun edificio o albero abbastanza alto.
Come era abituata a fare, Alessandra, si tolse le scarpe e continuò a girare per la stanza con circospezione. Camminare a piedi nudi l’aiutava a concentrarsi, e già altre volte, proprio le piante di piedi l’avevano aiutata a rintracciare piccoli indizi che fortuitamente calpestava.
Le sue ricerche andarono avanti a lungo senza dare esiti importanti. Nessuno , come aveva letto nel documento, aveva sentito spari, la donna era morta senza riportare ferite, era come se si fosse addormentata all’improvviso. Alessandra pensò allora di recarsi a fare delle domande alla cameriera, in modo da cercare di chiarire al meglio la situazione. Stava camminando verso la porta, tenendo i sabot in mano, quando sentì sotto il piede qualcosa di molto piccolo e freddo. Si fermò e sollevò la sua estremità dalla moquette. Vide qualcosa simile ad un sassolino bianco. Si chinò e lo afferrò tra indice e pollice, per ispezionarlo. Si dovette sforzare per realizzare di cosa si trattasse : era un minuscolo casco, simile a quello che indossano i motociclisti. Perplessa ma non sgomenta, Alessandra lasciò cadere quel singolare oggettino nella tasca della sua camicia, per poterlo studiare con più attenzione una volta a casa. Si recò dalla domestica ma nonostante le domande non riuscì ad ottenere niente.
Dopo essere passata in agenzia tornò a casa e dopo essersi messa a suo agio, spogliandosi ed indossando una vestaglia leggera e trasparente, si sedette al tavolo del soggiorno ed accese la lampada posta sopra di esso. Con l’ausilio della lente di ingrandimento riuscì a leggere sul piccolo casco : << CN ricerche>>.
Lasciò il casco sul tavolino e andò alla scrivania della sua camera da letto per collegarsi ad internet con il suo portatile. Prima di farlo , però, ordinò una pizza.
Mentre ricercava sul web informazioni riguardo il Cn ricerche non si rese conto del tempo che passava e sussultò quando il fattorino citofonò al portone. Si alzò di scatto per andare ad aprire e voltandosi vide passarsi davanti agli occhi qualcosa; forse un moscerino o una zanzara. Infastidita , Alessandra, agitò la mano davanti al viso e poi corse al citofono.
Dopo aver pagato il fattorino tornò in camera con la pizza su un piatto, già tagliata. La posò sulla scrivania accanto al pc e sedendosi riprese la ricerca mentre mangiava distrattamente.
Nel silenzio dell’appartamento in cui viveva da sola, qualsiasi rumore la faceva insospettire, e così avvenne quando sentì un fastidioso quanto quasi impercettibile ronzio. Seccata al pensiero che la sua stanza fosse invasa da zanzare Alessandra spense il computer, sul quale comunque non aveva trovato informazioni utili e afferrò il giornale comprato la mattina che ancora non aveva letto. Lo accartocciò un po’ , pensando che l’informazione potesse pur essere sacrificata per salvarla dalle zanzare. Stringendo in mano quell’improvvisata arma di difesa, Alessandra cominciò a camminare in giro per la sua camera, guardando attentamente le pareti al fine di sorprendervi qualche insetto, ma non ne vide nessuno.
Non appena posò il giornale il ronzio riprese. A quel punto l’investigatrice si sentì troppo stanca e spossata. Anche se quella normale giornata di lavoro non era stata poi tanto movimentata provò l’irrefrenabile bisogno di riempire la sua vasca da bagno ed immergervisi dopo aver messo su un bel cd di musica classica. Poi sarebbe andata a letto, nella speranza che il sonno le avesse permesso di avere intuizioni sul caso dell’omicidio della signora Testoni.
Alessandra era nuda, in piedi davanti allo specchio del bagno, con la vasca quasi riempita e già piena di schiuma, quando udì nuovamente il ronzio. Questa volta non ci fece tanto caso e continuò ad esaminarsi il bel viso mentre si struccava; ad un tratto però sentì un sibilo breve ed un attimo dopo il vetro davanti a lei si infranse. Senza riuscire a realizzare cosa fosse accaduto, guidata solamente dall’istinto, la ragazza si gettò a terra e rotolò sotto il lavandino, come per proteggersi da qualcuno che le stesse sparando da chissà dove.
<<Ma porca troia! Proprio ora!>> pensò tra se, maledicendo il fatto di essere nuda ed indifesa, ben lontana dalla sua pistola, posata sulla scrivania.
Si concentrò sul ronzio, e ne individuò la fonte; con un rapido movimento dei suoi grandi occhi vide un piccolo velivolo bianco compiere una virata proprio sopra la vasca da bagno. Assomigliava ad un aeroplano, ma la fusoliera aveva una forma triangolare e le ali erano leggermente inclinate verso il basso. Era rapidissimo e volava mantenendo un assetto eccellente; si abbassò di quota e volando basso sul pavimento puntò nuovamente Alessandra, per poterla colpire con la sua strepitosa potenza di fuoco. La ragazza, però, non sembrò preoccuparsi, anzi, l’aver individuato la causa del ronzio, dello sparo e probabilmente dell’omicidio, le fece apparire un sorriso fuori luogo sulle labbra carnose.
<< Allora eri tu!>> disse mentre il velivolo procedeva verso di lei, pronto a far fuoco. A quel punto Alessandra si sollevò lentamente sulle braccia e poi, con un gesto rapido affondò la mano nell’acqua della vasca, per scagliarla verso quello strano marchingegno, che ne fu investito e precipitò a terra.
Alessandra, allora, si alzò in piedi soddisfatta e osservò il piccolo aereoplanino schiantato ai suoi piedi. Ci si chinò sopra per osservarlo meglio: era un apparecchio ipertecnologico, lungo circa 4 centimetri. L’astuta investigatrice stava quasi per afferrarlo ed esaminarlo, chiedendosi come si potesse comandare a distanza quel coso, ma proprio mentre il suo indice stava per posarsi sulla fusoliera, si aprì un portellone e ne uscirono lentamente e malconci due piccolissimi piloti.
Alessandra restò incredula, e con gli occhi spalancati osservò quegli omini, alti meno di un centimetro, camminare sotto di lei, per distanziarsi dall’aereo. Quando furono abbastanza lontani uno di loro si sdraiò a terra e l’altro gli si sedette accanto, gli levò il casco (uguale a quello che aveva trovato la mattina nella stanza della contessa testoni) e poi, avvicinando una sorta di piccola ricetrasmittente alla bocca disse :
<<Il mio co-pilota è ferito, chiediamo soccorso!>>
Alessandra sentì a voce di quell’esserino che dalla sua altezza non le sembrava nemmeno un uomo e rispose ironica :<<e se ferivate me chi mi soccorreva?>>
<<sono spiacente signorina, ma erano i nostri ordini.>>rispose il pilota, utilizzando quel portentoso amplificatore vocale.
<<Bene, siete due micro-assasini dunque!>>
<<negativo, siamo piloti regolari del CN ricerche. Il nostro ordine è venuto dall’alto e noi non siamo tenuti a sapere le motivazioni, dobbiamo solo eseguire. Spero che lei voglia aiutarci…>>
Alessandra allora disse, sempre restando chinata sui due piccoli uomini, del tutto indifferente al fatto che questi ultimi se la vedessero ergersi completamente nuda sopra di loro:
<<Fate sempre così? Se venite abbattuti chiedete aiuto al vostro nemico?>>
<< Negativo, siamo tenuti ad ingerire una pillola di cianuro.>>
<< Fatelo allora…>> rispose freddamente Alessandra, che ancora non riusciva a considerare umani quei due microbi.
<< questo ragazzo è ferito, perde molto sangue…>> disse con un tono di voce apparentemente straziato il piccolo pilota. Alessandra allora fece un sospiro e disse:
<<Tieni a mente che siete entrambi miei prigionieri. Vi soccorrerò solo perché ho bisogno di avere delle risposte da voi, e sono disposta a farvi di tutto per ottenerle. Quando avrò avuto ciò che voglio vi consegnerò direttamente alla polizia e vi denuncerò per tentato omicidio, quindi non tentate di impietosirmi!>>
Il piccolo militare rispose secco:<< Affermativo…grazie!>>
Alessandra scosse il capo sarcastica e poi si alzò in piedi. Prese a cercare sul mobiletto affianco al lavandino qualcosa per potervi trasportare quei minuscoli esseri umani e nel farlo spostò pericolosamente il piede destro in avanti, facendolo posare a pochi centimetri dai piloti. Questi ultimi, subita la violenta scossa sismica provocata dal passo, si ritrovarono al cospetto le colossali dita del piede di Alessandra, che emanavano un odore poco piacevole.
<< la prego di fare attenzione signorina!>> intervenne subito il pilota con il suo amplificatore vocale. Alessandra allora abbassò lo sguardo e si rese conto che c’era mancato veramente poco perché li schiacciasse sotto il suo piede.
<<beh, se siete tanto coraggiosi da farvi rimpicciolire da qualche pazzo e di pilotare un aereo grande come una zanzara in giro per la città, credo dovreste riuscire a sostenere anche l’interazione con una gigantessa!>>
<< Se sta cercando qualcosa per trasportarci può anche smettere. Abbiamo delle tute rinforzate, in grado di sopportare la pressione atmosferica e anche la presa delle sue dita.>>
Alessandra rispose :<< ah, bene! Potevi dirlo prima!>> e si chinò nuovamente, per poi protendere le dita della sua enorme mano verso i piccoli piloti. Quello ancora conscio si issò sulle spalle il compagno ferito che aveva perso i sensi , poi Alessandra lo afferrò tra i morbidi polpastrelli di indice e pollice. Cercando di essere delicata li trasportò fino alla scrivania della sua stanza e ce li depose sopra.
<< Tutto bene o vi ho spezzato qualche osso?>> chiese la ragazza
<< Tutto bene..>> rispose il militare
Alessandra si appoggiò con i gomiti al bordo della scrivania e facendo penzolare i suoi due seni sopra i due esserini , disse:
<<Cosa posso far per il tuo amico?>>
<< Puo portarmi del disinfettante, per il resto posso curarlo io, ho fatto un corso da infermiere da campo.>>
<<Incredibile che un cosino piccolo come te sappia fare tante cose!>> rispose Alessandra sbeffeggiandolo, ancora infastidita dal fatto che poco prima quel tanto gentile soldato avesse cercato di ucciderla.
<<dove è ferito?>> chiese prima di andare a prendere le medicine nello scaffale.
<<alla gamba, è rotta, ed un pezzo di lamiera gli ha lacerato la parte anteriore. Ha perso molto sangue, ma sono riuscito a bloccare l’emorragia grazie a questo coagulante spry.>>
Alessandra gli lanciò un occhiata un po’ stupefatta; non pensava che al mondo esistessero organizzazioni in grado di addestrare così degli uomini e poi mandarli alla morte con tanta leggerezza, in un mondo colossale. Fu catturata da una profonda curiosità, voleva sapere tutto a proposito della Cn ricerche, del destino che attendeva quei due, e di come si era svolto l’omicidio in casa Testoni: sicuramente la povera zia del suo cliente non era scampata allo sparo dell’aereoplanino.
<< A proposito!>> si ricordò Alessandra; il velivolo era ancora in bagno. Si recò a prenderlo e lo mise in una bustina sigillata, come prova della sua scoperta. Lanciò un’occhiata alla vasca piena di acqua bollente e schiumosa, pensò che non ci avrebbe rinunciato. Così raggiunse i piloti alla scrivania, assistette alla medicazione e quando fu ultimanta, con grande cinismo, Alessandra rivoltò un bicchiere vuoto sopra i due omini, intrappolandoli. Poi poté concedersi il tanto ambito momento di relax.
Capitolo 2
Alessandra si riaccostò alla scrivania avvolta nel suo accappatoio bianco, con un asciugamano intorno alla testa che le raccoglieva i lunghi capelli neri. Si sedette e con scioltezza sollevò i piedi per incrociarli sul piano della scrivania, poco distante dal bicchiere in cui erano intrappolati i microscopici piloti. Sollevò da loro il bicchiere e chiese distrattamente mentre si accendeva una sigaretta:
<< Come sta il tuo compagno?>>
il pilota rispose mentre guardava sulla sua sinistra innalzarsi le immense piante dei piedi dell’investigatrcie, che, come per provocarlo , non cessava di muovere le lunghe dita smaltate e di flettere la pianta morbida.
<< sta riposando. Credo che ce la farà. La ringrazio signora.>>
<< meglio così.>> disse Alessandra facendo fuoriuscire un filo di fumo tra le labbra socchiuse.
Ci fu un instante di silenzio, poi il pilota disse:
<< prima, quando ci ha coperti con il bicchiere, ho tentato di avvisarla di stare all’erta poiché è probabile che entro breve, venga inviato qui un altro equipaggio, per terminare ciò che noi abbiamo fallito.>>
Alessandra trasalì per un attimo ed alzandosi in piedi esclamò sbattendo il palmo della mano a pochi metri dal minuscolo pilota, facendolo cadere:
<< Non credi che questa sarebbe dovuta essere la prima cosa che mi avresti dovuto dire ?!>>
il militare si rimise in piedi pazientemente, ben sapendo di non poter far altro che accettare qualsiasi cosa da parte di quella donna gigantesca , che , nonostante tutto, si era mostrata molto magnanima.
<< Chiedo scusa, ma la mia priorità era salvare il mio compagno. In ogni caso non creda che abbia rimandato di darle questa informazione per ingannarla. Io ed il mio compagno saremmo uccisi dall’equipaggio in arrivo, e quindi, rischiamo quanto lei.>>
<< bene e allora cosa mi consigli di fare ?>>
<< Le consiglierei di vestirsi ed andarsene da qui. La situazione potrebbe farsi eccessivamente pericolosa.>>
<< per essere braccata ancora? No! preferisco affrontare il problema. Poi, mi sembra, non mi è stato difficile abbattere te ed il tuo amico!>>
ribatté Alessandra, molto sicura di se, e, infondo, non reputando ancora di potersi fidare di quell’esserino.
<< Se vuole affrontarli, allora, le posso consigliare un modo per mettere in difficoltà le apparecchiature del velivolo sul quale arriveranno i suoi killer.>>
<< è il minimo da parte tua!>>
<<Dovrebbe sistemare dei magneti per la stanza. In questo modo le loro apparecchiature saranno fuori uso; stenteranno a mantenere l’assetto di volo e se vorranno colpirla non potranno affidarsi al sistema di agganciamento elettronico.>>
<< Ah bene! E mi dici dove trovo dei magneti?>> rispose Alessandra, ma un attimo dopo pensò al suo frigo ricoperto di magneti d’ogni genere, e alla scatoletta riposta nell’armadio chissà da quanto, con i suoi scacchi portatili, in cui ogni pedina rimaneva adesa tramite piccole calamite alla pedana.
In breve accumulò i magneti e li posò sulla scrivania accanto al pilota per poi dirgli:
<< ora che devo fare?>>
il ragazzo rispose dopo aver controllato il suo compagno, sdraiato, privo di conoscenza.
<< Li sparga per la camera, e cerchi di far si che ve ne sia uno ogni venti centimetri lungo il perimetro dell’intera stanza. Poi…>>
Alessandra si volse e prese a disporre i magneti con fretta, sentendosi minacciata. Il pilota riprese:
<< …se può ci nasconda, o la squadra si sgombero ci troverà ed eliminerà.>>
l’investigatrice tornò alla scrivania e guardò il piccolo uomo stare dritto in piedi, con lo sguardo rivolto in alto, verso di lei, che, colossale, si ergeva sopra di lui. Senza dire niente, Alessandra, tese la bella mano verso di lui e stava già per afferrarlo tra le dita quando udì un sinistro ronzio. La sua attenzione si volse immediatamente a quel rumore e l’adrenalina la tese allo spasmo mentre si preparava ad affrontare quei mini killer zanzara. Nella stanza poco illuminata se non dalla lampada della scrivania e dalla luce accesa nel bagno, Alessandra, non riuscì a capire cosa stesse accadendo: tre velivoli uguali a quello che aveva abbattuto poco prima si erano insinuati passando nella fessura che c’era tra porta e pavimento. Due, volando bassi si in direzioni opposte , uno a destra e uno a sinistra, volando rasenti al muro, l’altro , invece, atterrò e ne uscirono sei soldati armati di tutto punto che presero a correre verso il battiscopa urlano ordini che Alessandra non era in grado di sentire.
<< Sono arrivati!>> disse il pilota mentre trascinava il suo compagno al riparo della scatola di pizza. Alessandra però ora non si curava minimamente di lui, prima voleva pensare a salvare la pelle e restò in piedi in mezzo alla stanza, pronta a reagire, con il giornale arrotolato nella mano.
I soldati che erano appena usciti dal velivolo correvano verso la scrivania, erano la squadra di sgombero e avevano localizzato i due piloti sopravvissuti; il loro ordine era ucciderli. L’apparecchio dal quale erano usciti, però, non riuscì a riprendere il volo a causa del magnetismo e a nulla valsero gli sforzi del suo equipaggio; si ritrovarono nel bel mezzo del pavimento, impossibilitati a muoversi e davanti a loro , a qualche ventina di metri si ergeva colossale Alessandra. Gli altri due velivoli iniziarono subito ad avere difficoltà a manovrare ed uno di questi, che aveva appena virato per attaccare Alessandra si ritrovo a volare verso di lei troppo lentamente, impossibilitato, tra l’altro a fare fuoco. L’investigatrice lo vide e con un gesto rapido del braccio lo investì con il giornale, colpendolo e facendolo esplodere. Il giornale prese fuoco ma Alessandra prontamente soffiò sulla fiamma e la spense, poi acuì i sensi per essere pronta a difendersi dall’altro velivolo. Nella sua mente la sfiorò l’idea che aveva appena ucciso delle persone ma non ci si soffermò troppo perché era in gioco la sua vita. Un sibilo simile a quello fatto da una freccia scoccata risuonò nell’aria e un dolore lancinante colse Alessandra alla spalla. Il suo accappatoio era squarciato e del sangue si spandeva nel tessuto bianco. La donna strinse i denti e si voltò vedendo l’altro velivolo avvicinarsi rapido senza, stranamente, fare fuoco. Alessandra indietreggiò e nel farlo si andò a posizionare proprio sopra l’altro apparecchio impossibilitato ad alzarsi da terra. Inconsapevolmente, muovendo un passo, posò il suo morbido e rotondo tallone su di esso e vi scaricò tutto il peso del corpo: l’esplosione che ne conseguì le bruciò il piede e la donna fu costretta a gettarsi in avanti, confusa e piena d’ira per la ferita riportata.
<< maledetti!>> esclamò credendo di essere stata colpita volutamente al tallone, senza essersi accorta di aver invece appena schiacciato sotto di se un velivolo e il suo intero equipaggio.
Alessandra sentì il cuore battergli all’impazzata ed il sudore scendergli sulla fronte mentre continuava a sentire il ronzio del caccia che l’aveva appena colpita di striscio alla spalla. Non riusciva ad individuarlo ma ecco che un altro sibilo risuonò nell’aria e sta volta il suo accappatoio prese fuoco a livello del ginocchio. La donna si spogliò immediatamente dell’indumento e lo gettò a terra per poi soffocare le fiamme saldandovi sopra. Un attimo dopo vide il velivolo volare zig-zag poco lontano, in direzione del bagno, probabilmente quel pilota non riusciva a mantenere l’assetto e così, come un’enorme predatrice , Alessandra ci si scagliò contro e l’afferrò nella mano. Sentendo l’acciacio stretto dalla sua morbida pelle provò un piacere ed un sollievo indescrivibile, poi, però si affrettò a scagliarlo sulla parete, ove l’apparecchio esplose, sparendo in una palla di fuoco.
<< vi sta bene!>> disse ad alta voce mentre riprendeva fiato e cercava di assicurarsi che non vi fossero altri pericoli nella stanza. Solo allora tornò alla scrivania per vedere come stessero il pilota ed il suo compagno ferito e non li vide.
<< ehi, soldatino dove sei?>> disse e a quel punto vide il ragazzo accovacciato vicino al cartone della pizza, con il viso pallido e che con la mano indicò una direzione. Alessandra spostò, allora, lo sguardo e vide sei piccoli marine camminare in formazione sulla superficie della scrivania, diretti verso i due piloti. Fu rapida e con un colpo della sua mano spazzò via quella minuscola truppa. I soldati caddero sul pavimento e grazie alle loro tute non subirono danni, subito si alzarono in piedi e fecero fuoco verso le gambe di Alessandra che incombeva nuda sopra di loro. La donna però non risentì dei colpi che le parvero solo delle piccole punturine alle gambe e si apprestò a posare l’enorme pianta del suo piede destro su uno dei soldati. Il suo piede si abbatté sull’esserino con un boato agghiacciante che indusse gli altri soldati a fuggire in direzione del velivolo che però era esploso, così, non trovando una via di scampo, tutti i soldati presero a correre disperatamente in ogni direzione,per Alessandra, però, erano troppo lenti e così sollevò il piede sinistro e protese il bell’alluce verso il basso per farlo abbattere su un soldato in corsa. Un attimo dopo fu il suo piede destro a piombare e a roteare su due soldati che correvano affiancati; la donna poté sentire i loro corpi prima opporre resistenza, compatti sotto il suo soffice avanpiede e poi trasformarsi in una calda poltiglia. Rimasero gli ultimi due soldati uno dei quali si andò a nascondere in una fessura del battiscopa, l’altro, invece si ritrovò la strada ostacolata dal piede di Alessandra che gli si posò davanti. Guardò in alto, vedendo le gambe chilometriche e l’enorme vagina della donna, poi il suo ventre ed il suo seno oltre il quale , il viso aveva un’espressione inferocita.
<< dove vuoi scappare figlio di puttana!>> esclamò Alessandra e con un gesto lento , quanto deciso, fece scendere piede sul soldatino che fu schiacciato sotto il tallone che fece su e giù più volte sopra di lui, con forza.
A quel punto Alessandra pensò di aver finito e si lasciò cadere sul letto, colta da una grande stanchezza e confusione, ignara che un soldato era sopravvissuto e si nascondeva nella sua stanza.
<< Mio dio…>> disse mentre riprendeva fiato, sdraiata nuda e sudata, con la spalla insanguinata e le piante dei piedi gocciolanti del sangue dei soldati che aveva schiacciato come insetti.
<< cosa ho fatto? Quante persone ho ucciso?>>
solo dopo qualche istante la voce del pilota che aveva risparmiato si fece sentire:
<< Tante…ma la posso capire, si è solo difesa.>>
<<no…ho ucciso con rabbia, perché mi avevano ferita, non sono riuscita a fermarmi!>>
<<è già molto che lei sia sopravvissuta, non mi aspettavo addirittura tre velivoli per venirla ad uccidere…quattro compreso il mio.>>
Alessandra ricollegò il dolore sotto il piede al velivolo di cui non si era accorta e allora disse:
<<quattro velivoli?! Sarei morta ora se non fosse stato per il tuo aiuto.>>
e così dicendo si alzò in piedi ed andò a sedersi alla scrivania, per guardare negli occhi il piccolo pilota, che stava sempre accanto al compagno, ancora privo di sensi.
<<Ti devo la vita, davvero. Se non mi hanno colpita a morte lo devo solo ai magneti che mi hai fatto posizionare.>>
<<Anche io le devo la vita, e ora che l’ho vista in azione non posso fare altro che ringraziarla di aver risparmiato me ed il mio compagno. Ha la mia fedeltà per sempre.>>
<< la stessa fedeltà che hai avuto verso i tuoi compagni e verso la tua organizzazione?non mi interessa, grazie!>> disse Alessandra mentre lo afferrava tra i polpastrelli di indice e pollice, per poi avvicinarlo al viso e guardarlo meglio nei tratti del volto e nello sguardo, per capire che persona fosse.
<< non ha la mia fedeltà di soldato, ma la mia fedeltà di uomo.>> ribbatté il pilota.
<<uomo? Beh, non credo di poterti considerare tale date le tue dimensioni.>> disse con un sorriso Alessandra. Poi continuò:
<< però, ora puoi darmi del tu, perché ti devo la vita, piccolo pilota. Come ti chiami?>>
<<Riccardo.>>
<< Piacere Riccardo! Non credo di dovermi presentare, credo che tu sai già tutto di me.>>
<< in effetti è così!>> rispose il militare.
<< Allora devi dirmi tutto quello che sai e che io voglio sapere.>>
<<certamente, ma prima… mi lasci curare la sua ferita.>> aggiunse Riccardo.
Capitolo 3
La ferita riportata da Alessandra era superficiale e bastò che Riccardo vi spruzzasse il coagulante dopo averla disinfettata. A quel punto la donna poté alzarsi, dopo essere stata accovacciata per tenere la spalla al livello della scrivania, da dove Riccardo la curava, e si sedette sulla sedia.
Era ancora turbata, con i capelli bagnati riversi sulle spalle e sul volto, sudata, e sporca di sangue sul corpo nudo statuario. Il pilota la osservò con ammirazione, rimanendo colpito dalla sua bellezza prorompente e al contempo dalla forza e dalla determinazione che aveva mostrato. L’espressione degli occhi della donna, però , tradivano una qualche sofferenza interna. Alessandra volle aprirsi:
<< Sono un’assassina.>>
<< Non ti era mai capitato di sparare a qualcuno?>> chiese Riccardo, mentre tornava ad accostarsi al suo amico, per controllarne lo stato di salute.
<< si, due volte, ma uno l’ho solo ferito, l’altro è morto in ospedale. Non so spiegartelo, ma è qualcosa di diverso sentire dire , che anche giustamente, qualcuno è morto per causa mia, dal vedere qualcuno morire… in questo caso…letteralmente sotto di me. Tu hai mai ucciso qualcuno?>>
<< si, ma non da quando sono nel Cn ricerche. Prima… io ero un pilota dell’aeronautica, e ho abbattuto 14 velivoli nemici. Io la vedo così : se ne va della mia vita, è lecito difendersi.>>
Alessandra cambiò argomento:<<Da quanto sei nel Cn ricerche ?>>
<< Da un mese. E questa era la mia prima missione.>>
<< perché mi hanno mandato contro tutti questi aerei e anche quei soldati ?>>
<< Gli aerei sono chiamati X-fly, risultato delle ultime ricerche nel campo della nanotecnologia. Mandare tre di quei velivoli significa voler essere sicuri che la missione riesca. La vogliono morta. I soldati invece erano per me, avevano l’ordine di uccidere me ed il mio compagno.>>
<< Come fanno a sapere che non sei morto?>>
<< La mia tuta ha un rilevatore di funzioni vitali ed invia il segnale del mio battito cardiaco al centro di comando. Se , una volta terminato il tempo prefissato per la missione, entro venti minuti, non cessa, viene subito inviata una squadra di sgombero.>>
<< perché siete tenuti ad ingerire del cianuro?>>
<< Per evitare di essere catturati e fatti parlare… cosa che, nelle nostre dimensioni , sarebbe in grado di fare anche un bambino.>>
<< quindi, i tuoi superiori sanno che tu sei vivo, sanno dove sei, e sanno anche che i militari che hanno mandato sono morti.>>
<< esatto.>>
<< potrebbero denunciarmi per omicidio.>>
<< Non credo che questo sia un rischio. Gli uomini che ha ucciso, per il Cn ricerche non sono mai esisititi, anche se morissi io, verrebbe negata la mia esistenza. Facciamo parte di un corpo top secret dello spionaggio. È molto più probabile che provino ad ucciderla nuovamente. E credo che non sbaglierebbero per una terza volta.>>
<< cosa mi consigli di fare?>>
<< abbandonare questa casa e stare il più possibile in luoghi affollati.>>
<< e di che che ne dovrei fare ? se ti portassi con me saprebbero sempre dove venirmi a cercare. Non puoi toglierti la tuta ?>>
<< si, potrei, ma a quel punto basterebe una tua disattenzione per uccidermi o, col tempo, la stessa pressione atmosferica danneggerebbe il mio apparato circolatorio.>>
<< c’è un modo per disattivare la tua tuta ?>>
<< si, c’è, ma lo possono fare solo dei tecnici.>>
<< e dove sono?>>
<< al Cn ricerche.>>
<< bene, quindi vuoi dire che non c’è modo per disattivare la tua tuta!>>
<< No. se riuscissi a mettermi in contatto con una mia amica, un ingegnere del Cn, potrei disattivare la mia tuta, e addirittura toranre normale.>>
<< come puoi fidarti di questa persona.>>
<< è mia sorella.>>
Alessandra guardò il suo piccolo interlocutore e accennò ad un sorriso.
<< e di conseguenza, se io riuscissi a mettermi in contatto con tua sorella potrei avere informazioni sul caso che sto seguendo e anche dei motivi per cui mi vogliono morta.>>
<< esatto.>>
<< Dove troviamo tua sorella? Dove abita ?>>
<< Non così in fretta Alessandra…>> disse il pilota, esidando per un istante mentre pronunciava il nome della investigatrice, come se non si sentisse ancora sicuro di dare un nome di una persona normale a quella gigantessa immensa.
<<mia sorella verrà messa sotto controllo. Ciò significa che per poterla avvicinare, prima, dovrai affrontare altri X-fly. Ti serve dell’attrezzatura.>>
<< mi sembra che me la sono cavata bene anche nuda>> rispose Alessandra tirando in fuori il petto, e mostrando il suo seno rotondo e prosperoso al piccolo Riccardo.
<< Se sei viva è perché i magneti erano sistemati bene.>> si affrettò a dire quest’ultimo, cercando di non sembrare imbarazzato dal gesto che la donna aveva appena compiuto.
<< comunque so dove portarti a rimediare queste cose…>> contiuò il ragazzo ma un attimo dopo sentì una voce; quella del suo compagno che si era ripreso.
<< Dove sono? Che diavolo è successo?>>
Alessandra vide il piccolo co-pilota dai capelli biondi alzarsi e mettersi a sedere, tenendosi la testa tra le mani e poi tastare con esitazione la gamba lacerata.
<< il tuo amico si è ripreso.>> disse la donna, mentre osservava Riccardo correre verso di lui per sostenerlo.
<< Riccardo che è successo?>> chise il ragazzo voltandosi verso l’amico.
<< Siamo stati abbattuti, siamo salvi per un pelo. Lei ci ha aiutato.>>
il ragazzo alzò lo sguardo e vide innalzarsi davanti a lui la immensa Alessandra, che , avendo udito le parole di riccardo sollevò la mano in cenno di saluto, facendo un sorriso di cortesia.
<< Ma sei matto?! >> prese a gridare il compagno di Riccardo iniziando a tastare la sua tuta alla ricerca del cianuro:<< dobbiamo avvelenarci! O ci verrano ad uccidere!>>
Riccardo cercò in tutti i modi di calmarlo, ma non ve n’era verso. Nella confusione il soldato che si era nascosto nel battiscopa riuscì allo scoperto. Era un ragazzo robusto, con i capelli corti e neri, la carnaggione scura ed un viso squadrato, dai lineamenti feroci.
<< figli di puttana!>> disse a bassa voce mentre iniziava a correre imbracciando il suo fucile di precisione, con l’elmetto sceso sugli occhi. Aveva assistito alla morte dei suoi compagni e ora desiderava solamente vendicarsi di quella “troia gigante” , così la chiamava, e del pilota che aveva tradito la sua organizzazione; poi si sarebbe avvelenato.
Realizò che per avere una buona visuale della scrivania doveva allontanarsi da essa e trovare un punto leggermente rialzato ripetto al livello del pavimento. Individuò i sabot di Alessandra, posati poco lontani dal letto e pensò che sarebbero stati ottimi per sopraelevarlo e regalargli una visuale perfetta della scrivania. Salì sulla suola del sabot, osservando di sfuggita le immense impronte delle dita dei piedi di Alessandra. Cercò di non respirare con il naso, per evitare di dover inalare la puzza che sicuramente permeava quella suola di cuoio. Poi iniziò ad inerpicarsi su per la calzatura, fino a raggiungerne il punto più a alto, a livello della suola ove si poggiava il tallone, proprio sopra il tacco. A quel punto appoggiò il calcio del fucile alla spalla e, mettendosi accovavviato, per essere più stabile, prese la mira.
Riccardo stava ancora cercando di calmare il suo compagno quando quest’ulimo, all’improvviso tacque: la sua testa esplose come un palloncino e Riccardo, inorridito si gettò a terra, sentendo sibilare un altro colpo sopra di lui. Alessandra balzò in piedi, dopo aver assistito alla scena ed esclamò:
<< che è stato! O mio dio!>>
<< ci deve essere un cecchino nella stanza!>> esclamò Riccardo, rimanendo schiacciato a terra il più possibile, per non offrirsi come bersaglio a quel militare spietato.
Alessandra si voltò verso il pavimento ed iniziò a scrutarlo con attenzione. Non riuscì ad individuare il soldato e camminò in giro, ergendosi in tutta la sua mole, nuda e bellissima.
Il soldato strisciò all’indietro, sulla suola del sabot e inziòa scendere di nuovo verso la punta quando vide innalzarsi sopra di lui Alessandra, con gli occhi puntati su di lui, oltre i folti peli pubici neri e i seni prosperosi.
<< eccoti qui!>> esclamò la donna e sollevò il piede destro, per infilarlo nel suo sabot. Il soldato prese a correre per uscire da quella calzatura mentre rafficava con la sua arma contro la pianta del piede che scendeva inesorabile su di lui. D’un tratto saltò giù, per atterrare sul pavimento, un attimo prima che il piede della donna ebbe calzato il sabot. Il soldato pensò di essere salvo per il momento ma le dita della mano di Alessandra lo afferrarono in una morsa tenace e si sentì sollevato. Lasciò cadere l’arma e quando la mano della donna si aprì si trovò al cospetto dei suoi occhi grandi e rabbiosi.
<< se non ti schiaccio come uno scarafaggio è solo perché non voglio avere sulla coscienza anche te!>> disse la donna e rischiuse il pungo intorno al suo prigioniero, che , stetto tra le sue dita, non riuscì nememno ad afferrare dalla tasca il cianuro.
Quando la mano di Alessandra si riaprì, il soldato venne avvolto dal nastro adesivo trasparente, nel quale la donna lo arrotolò, immobilizzandolo.
Alessandra posò il soldato sulla scrivania, sotto gli occhi inferociti di Riccardo, che però si trattene dal colpirlo, anche se lo desiderava ardentemente.
<< Riccardo, io mi vesto, poi andiamo via da questa casa. Mi dispiace per non aver vendicagto il tuo amico, ma credo che questo insetto ci sarà utile.>>
Riccardo annuì e fissò negli occhi il soldato , che lo gardava di rimando, ancora fiero, con aria di sfida.
<< ho un idea…>> disse il pilota.
Alessandra, che si era appena infilata un perizoma, lo guardò con curiosità e poi camminò nuovamente verso la scrivania, per sentire cosa vesse da dire.
<< Indosserò la sua tuta. In questo modo sarà sufficiente lasciare lui qui, nascosto da qualche parte, con indosso la mia tuta; comando penserà che sono io e mi verrà a cercare.>>
<< Ma potrà ugualmente localizzarti, utilizzando la ricetrasmittente della tuta di questo soldatino!>> asserì Alessandra.
<<Certo, ma la cosa ci farà guadagnare tempo. E poi i soldati sono presi in minor considerazione dei piloti come me, perché sanno poco e quindi, anche se non venissero uccisi, non rischierebbero di compromettere il Cn ricerche.>>
<< ho capito!>> disse Alessandra, e subito afferrò il piccolo soldato che cercava di divincolarsi dal nastro adesivo, urlando imprecazioni. Lo spogliò della sua tuta con poca delicatezza e la porse a Riccardo, che a sua vota gli porse la sua, appena sfilata.
<< Su, indossa questa , microbo!>> esortò Alessandra ed il soldato, suo pensò che senza tuta per lui sarebbe stata la fine, e restò al gioco. Non fece in tempo ad infilare l’ultima manica che Alessandra lo riafferrò tra indice e pollice. Lo fece penzolare dalle sue dita, tenendolo dal busto in su, tanto che il soldato aveva il viso sprofondato nella pelle soffice del suo polpastrello, e lo avvolse tutto , nuovamente , con il nastro adesivo.
<< ecco fatto..>> disse.
<< ora devi nasconderlo da qualche parte, più tempo dovranno impiegare per trovarlo, più tempo avremo senza rischiare di essere attaccati!>> disse Riccardo.
<< non ti preoccupare, ho già un’idea!>> rispose Alessandra voltandosi, tenendo il piccolo soldato stretto nella sua mano e mostrando i bei glutei rotondi e sodi a Riccardo, mentre , dandogli le spalle si avviava verso l’armadio.
<< bene, piccolo stronzetto…>> prese a dire l’investigatrice mentre apriva un anta del suo guardaroba e si chinava verso la sua scarpiera, in basso a destra, una serie di cassetti che si aprivano in diagonale, dentro i quali lei teneva le sue numerose calzature.
<<…Dato che, come ho visto, ti piace tanto gironzolare nelle mie scarpe, ho trovato un bel posticino in cui lasciarti ad aspettare i tuoi amici!>>
Così, Alessandra, aprì un cassetto e tirò fuori uno dei suoi stivali di pelle, quelli che era solita mettere in inverno, che le arrivavano fino al ginocchio. Vi lasciò cadere dentro il piccolo prigioniero e scosse un po’ la sua calzatura per far si che l’esserino finisse in punta.
<< Come va li dentro?!>> chiese ironica, guardando all’interno dello stivale:
<< spero che l’odore non sia troppo sgradevole! Ma sai, con questi stivali i piedi mi sudano parecchio!>> e così dicendo ripose lo stivale nel cassetto e lo chiuse bene. Poi chiuse l’armadio e camminò verso la scrivania. Riccardo le disse :
<< Perfetto, quel posto è ottimo, per riuscire ad arrivare fin li dentro gli ci vorranno ore di lavoro!>>
Alessandra rispose :<< L’unica cosa che mi dispiace è di non aver mai indossato quegli stivali senza calze, a piedi nudi, penso che se lo avessi fatto ora quello li starebbe patendo le pene dell’inferno!>>
Riccardo accennò ad un sorriso mentre Alessandra , in fretta, indossò una maglietta bianca sul seno nudo, la gonna di jeans che indossava quella mattina ed afferrò i sabot, insieme alla sua pistola e ad una giacca. Poi raggiunse il piccolo pilota e si trovò con talmente tante cose in mano che non seppe come prenderlo:
<< Dove ti metto?!>> disse ad alta voce, parlando, però, tra se e se. Così indossò la giacca, sistemò la pistola alla cintura,e a quel punto protese l’indice a Riccardo che vi si arrampicò. Alessandra, quando il ragazzo si fu ben aggrappato al polpastrello del suo dito, lo sollevò lentamente e poi lo lasciò scivolare nella tasca della sua giacca, proprio sopra la sua tetta, che ad ogni passo sobbalzava.
<< Spero che tu li stia comodo. Ma non preoccuparti, è una cosa temporanea. Ora andiamo da una mia amica, sono sicura che mi ospiterà, non preoccuparti, abita vicino!>>
A quel punto , l’investigatrice camminò giù per le scale, sempre tenendo i sabot in mano, raggiunse il portone e se lo chiuse alle spalle. Solo allora, indossò i sabot ai bei piedi nudi, sentendosi le piante impolverate e sporche. Per un attimo restò sulla porta e si osservò i piedi, proprio come aveva fatto quella mattina; che strana impressione le facevano adesso, ora che sotto di essi aveva schiacciato esseri umani! Si scrollò via dalla testa quel pensiero e poi camminò di corsa verso il cancello per poi avviarsi nella buia via del quartiere silenzioso.
Capitolo 4
L’amica di Alessandra era una studentessa universitaria di 25 anni. Era una ragazza con lunghi capelli rossi che spesso teneva legati in una coda, con un viso candido ed ovale, dai tratti sottili ed eleganti che incorniciavano due grandi occhi di un colore marrone verde molto intenso. Quando sentì suonare il suo campanello e fece entrare Alessandra, la accolse con un sorriso assonanto sul volto.
<< Roberta, spero di non averti svegliata!>> disse l’invetigatrice alla ragazza, che le era venuta ad aprire la porta con indosso una maglietta larga e degli slip.
<< beh, a quest’ora era difficile citofonare e non svegliarmi!>> disse la ragazza ironica.
<< Hai ragione. scusami, ma mi serve assolutamente che tu mi ospiti qui per questa notte!>>
Roberta chiuse la porta facendo acocmodare Alessandra e facendole strada fino al salotto, camminando scalza sulla moquette.
<<di nuovo problemi con il lavoro? Qualche maniaco che ti insegue ?>> chiese Roberta, dando a intendere a Riccardo, nascosto nella tasca della giacca di Alessandra, che già altre volte l’investigatrice era stata costretta, per sicurezza, a dormire sotto un altro tetto.
<< questa volta è molto peggio… ti spiegherò appena possibile. Ora vorrei solo riposare… sono esausta.>>
<< Fai come se fossi a casa tua, il divano letto te lo preparo in un attimo, e in cucina c’è del caffè che mi è avanzato. Domani se ti svegli prima di me, puoi berlo.>>
<< grazie Roby, sei gentilissima. Ma non ti preoccupare per il divano, ci dormirò bene anche senza tirare fuori tutto. Davvero.>> continuò Alessandra e Roberta allora si congedò augurando la buona notte.
Alessandra si lasciò cadere sul divano, facnendo un sospiro di sollievo e sgilandosi i sabot, per poi appoggiare il piedi nudi sul tavolino posto davanti a lei. Sentì con piacere la calda sensazione di essere al sicuro e trattenendo uno sbadiglio infilò le dita della mano nella tasca della giacca per afferrare Riccardo.
<< come va ?>> gli chiese , tenendolo nel palmo della mano.
<< Tutto bene, grazie. Ora sarà meglio dormire, o domani non saremo in grado di far niente!>>
rispose il pilota, standosene seduto nella soffice vastità del palmo della mano di Alessandra.
In quel momento, però, irruppe nella stanza Roberta, con il viso perplesso e gli occhi spalancati:
<< Ma…con chi stai parlando?>> chiese avvicinandosi ad Alessandra che colta di sorpresa si limitò a chiudere il pugno intorno al piccolo Riccardo, rimanendo ,però con il braccio sollevato.
<< con nesuno , perché?>> rispose titubante, senza sapere se le convenisse dire la verità all’amica oppure no.
Roberta rispose ironica:<< si certo! Ma se ti ho sentito! E ho sentito anche una voce maschile! Cos’hai in mano una ricetrasmittente ?>>
Chiese incuriosita, sedendosi accando all’amica, sperando che quest’ultima le mostrasse i piccoli tesori tecnologici che le davano al lavoro.
Alessandra dubitò ancora qualche istante, e a quel punto, Roberta, le afferrò la mano per fargliela aprire.
<< No! cosa fai!>> esclamò Alessandra mentre cercò di tirare indietro la mano. Il risutlato fu che il minuscolo pilota cadde nel vuoto andando a cadere proprio sulle dita del piede nudo di Roberta, che abbassando lo sguardo e divaricando le dita disse perplessa :<< ma cosa diavolo è?>>
<< Ferma non ti muovere! È un uomo!>> esclamò Alessandra mentre si chinava sul piede dell’amica e constatava lo stato di salute di Riccardo.
<< Sto bene, non preoccuparti, la mia tuta ed il mio peso esiguo rendono innoqui questi voli!>>
rispose quest’ultimo e Roberta, che non aveva ancora realizzato cosa fosse quella piccola sagoma umana sdraiata sopra le dita del suo piede, sentendone la voce, sussultò e retrasse il piede, facendo cadere Riccardo sul pavimento.
<< Mio dio! Ma è una persona vera ?>> chiese sempre incredula Roberta.
Alessandra le rispose con pazienza, spiegandole tutto quello che era successo, mentre, Riccardo, alzatosi in piedi, aveva camminato con tranquillità verso l’enorme piede di Alessandra, per poi appoggiarsi al suo alluce , in attesa di essere riportato su. Nei minuti di attesa si soffermò ad osservare le enormi e ben fatte dita dei piedi di Alessandra, ed alzò lo sguardo verso Roberta, che dall’alto lo osservava con gli occhi pieni di stupore. Per la prima volta, da quando era in missione, Riccardo si sentì piccolo ed inadeguato. Dubitò persino di poter sopravvivere date le sue dimensioni irrisorie. Starsene li sul pavimento, mentre quelle due colossali persone normali parlavano, osservare quelle due donne da quella prospettiva, sentirsi nelle narici l’odore forte della polvere della moquette, del cuoio dei sabot di Alessandra e dei piedi di quest’ultima e dell’amica lo fecero sentire alla stregua di un insetto. Nonostante tutto però, voltandosi verso il piede di Alessandra, che era appoggiato sulla larga pianta, con le dita lunghe ed il dorso pronunciato e maestoso, pensò di dover essere felice di essere ancora vivo, data la fine che avevano fatto molti soldati del Cn ricerce delle sue stesse dimensioni.
Sorrise pensando di essere un privilegiato in quella situazione drammatica. L’unico uomo così piccolo ad essere sopravvissuto a quella notte, l’unico che godeva del favore di quella spietata e colossale dea, e pensava anche di non meritarlo fino in fondo.
<< Scusami tanto, davvero! Non vovelvo farti fare quella brutta caduta!>> disse Roberta alzandosi dal divano ed avvicinandosi a Riccardo, posizionandosi sopra di lui e guardando in basso.
<< Spero che tu e questo pilota ce la facciate! Ora scusatemi ma decvo andare a letto, domani ho lezione!>> continuò e poi si voltò, ruotando i piedi sull’avanpiede e mostrando a Riccardo la piante tese ed i talloni soffici e rotondi. Poi si allontanò ed uscì dalla stanza, facendo un sospiro di sollievo. Vedere quel ragazzo così piccolo l’aveva agitata, e vederselo la su pavimento ai suoi piedi come un insetto le trasmetteva un certo senso di ansia.
Alessandra afferrò Riccardo tra indice e pollice e lo fece scendere sul tavolino:
<< Per un attimo ho avuto paura per te!>> disse l’investigatrice, facendo un dolce sorriso.
<< Si, anch’io, non mi aspettavo che la tua amica arrivasse a strapparmiti di mano!>>
Alessandra rispose mentre si distendeva sul divano ed appiggiava i piedi al bordo del tavolino su cui era il piccolo militare.
<< è solo una ragazza….>> disse. Riccardo restò in silenzio , ad osservare le dita dei piedi di Alessandra, con i polpastrelli dall’aspetto soffice e l’avanpiede sporco, su cui, in più punti vedeva tracce di sangue. La donna notò che Riccardo le fissava le piante dei piedi e così disse mentre sollevava un piede e lo girava verso di lei per vederlo:
<< Cosa c’è? Ho i piedi tanto sporchi?>> chiese, ma quando notò che sotto il suo avanpiede e sotto il suo tallone v’erano impresse delle macchie di sangue ormai scuro e raggrumato, restò interdetta acnhe lei , così si limitò a dire alzandosi in piedi e levandosi la gonna, mostrando così le belle gambe e il perizoma a Riccardo.
<< Beh…non è bello a vedersi! Ma ora sarà meglio mettersi a dormire.>> e così dicendo si sdraiò sul divano con indosso solo la maglietta e gli slip, dando le spalle al tavolino su cui era Riccardo a cui disse :<< Buona notte!>>
Riccardo osservò il suo bel sedere rotondo e sodo e disse:
<< Mi lasci dormire qui?>>
Alessandra , senza nemmeno voltarsi, rispose:
<< Si , perché? Dove ti dovrei far dormire ? qui sul divano con me? così se mi muovo ti schiaccio?!>>
Riccardo fece cenno di lasciar perdere con la mano e poi si accovacciò sulla lignea superficie del tavolo, cercando di trovare una posizione comoda. Alessandra lo osservò, senza nascondere un tenero sorriso che le affiorava sulle labbra, incorniciandole i denti bianchi. Quando i loro sguardi si incrociarono, entrambi scoppiarono in una risata. Si resero conto che sia l’uno che l’altra desideravano stabilire un contatto. Riccardo si rivelò, con quella semplice frase “mi lasci dormire qui?”, attratto da Alessandra, e quest’ultima, con il suo sorriso, mostrò al minuscolo pilota di essere a sua volta attratta da lui, nonostante le dimensioni.
<< Sai una cosa…>> prese a dire Alessandra appoggiando la testa sulla mano, tenendo i bei occhi scuri posati sul piccolo Riccardo che se ne stava seduto sul tavolo.
<<…solitamente prima di addormentarmi…>> contiuò, interrompendosi però subito, esitando ma con l’intenzione di finire la frase : in fondo era una donna adulta, bella, sicura e risoluta, a che serviva girare intorno all’argomento. Così Alessandra terminò la frase, parlando con un tono di voce ed un’espressione degli occhi che si ricordò aver usato già in altre circostanze; come in discoteca quando ancora era una studentessa:<< …solitamente prima di addormentarmi io mi tocco.>>
Riccardo restò a bocca aperta a quell’affermazione e maledisse il fatto di aver incontrato quella donna fantastica in una circostanza così disperata.
<< Se fossi stato un ragazzo normale e non un esserino delle mie dimensioni, questa sarebbe stata la sera più bella della mia vita! Sei stupenda.>> disse Riccardo. Alessandra allora tese la mano verso di lui e disse con un tono di voce sensuale:<< chi ti dice che non lo è!>> e così dicendo lo afferrò tra indice e pollice e se lo portò sopra di lei. Restò prona sul divano e depositò il piccolo ragazzo sulla sua schiena.
<< ora fai quello che vuoi!>> disse la bella investigatrice sentendo i piccoli piedi di Riccardo posati sulla sua pelle e mentre sentiva che il ragazzo prendeva a camminare verso il suo sedere. Con un movimento lento, quanto solenne,infilò la mano nei suoi slip, iniziando ad accarezzarsi le grandi e le piccole labbra della vagina, indugiando a lungo sul clitoride.
Riccardo si arrampicò fino a sopra il sodo e rotondo gluteo destro di Alessandra, e l’osservò estasiato. Davanti a lui, tra le due natiche, si insinuava il sottile filo del perizoma della donna, fino a scomparire tra le morbide carni di quei glutei divini. Riccardo si infilò proprio nella spaccatura e si fece scivolare sul tessuto sello slip per arrivare al cospetto dell’enorme vagina di Alessandra, umida, già assediata dalla belle dita della donna, che aveva scostatolo slip, senza sfilarlo.
<<che intenzioni hai?>> chiese Alessandra senza nascondere un leggero tremolio nella sua voce. Riccardo non rispose, si fece strada tra le dita della mano della donna e arrivò al cospetto delle soffici e umide labbra di quella vagina colossale, che avrebbe potuto inghiottirlo, senza nemmeno percepirlo. A quel punto, l’indice di Alessandra lo sollevò e lo compresse sul clitoride. Riccardo si trovò tra il polpastrello del dito della donna ed il clitoride, che iniziò a baciare, leccare e massaggiare con foga e passione sempre più travolgente. Alessandra prese a gemere dal piacere e compresse ancora più forte il piccolo pilota sul suo clitoride, iniziando a massaggiarlo anche con il suo dito, facendo fare al piccolo Riccardo movimenti circolari. In preda al piacere ad Alessandra balenò nella mente l’idea di infilare quel ragazzo minuscolo nella sua figa ma si trattene per qualche istante, temendo che potesse essere pericoloso, all’ennesimo bacio,però, che Riccardo le schioccò sul clitoride, Alessandra pensò che in quel momento voleva solo godere, e che se il piccolo pilota avrebbe rischiato qualcosa non sarebbe stato affar suo, almeno fino a quando non fosse venuta. Così, egoisticamente, fece scivolare Riccardo tra le sue piccole labbra fradice di liquidi vaginali e con un gesto deciso del suo indice , ma anche del medio e dell’anulare, lo spinse dentro di se, provando un piacere indescrivibile al solo pensiero di avere un essere umano intero nella sua figa. Poi continuò lei a stuzzicarsi fin quando venne, gemendo talmente rumorosamente, che ,nell’altra stanza, Roberta, aprì gli occhi assonnato e confusamente si guardò intorno.
Riccardo riuscì a guadagnare nuovamente la libertà, uscendo dalla vagina di Alessandra che comunque un istante dopo avrebbe infilato le sue dita dentro per afferrarlo. Trovandolo subito però fece un respiro di sollievo e si portò il piccolo pilota fino al volto, per guardarlo negli occhi:
<< ho fatto bene a risparmiarti!>> disse sorridendo.
Riccardo le fece un sorriso di rimando, mostrando però un aspetto consumato, ed il viso pallido. Probabilmente aveva sofferto. Alessandra allora disse :<< Scusami… sono stata troppo brusca…>>
Riccardo scosse il capo, troppo orgoglioso, anche per ammettere che una donna colossale in preda all’orgasmo stava per ucciderlo, infilandoselo nella figa.
Alessandra però aveva ben chiara la sua colpa e decise che si sarebbe fatta perdonare, così, senza dire niente, come se Riccardo fosse un minuscolo bambolotto, lo spogliò della tuta e prese a leccarlo con la lingua bollente, concentrando le leccate più delicate tra le gambe del pilota, che in breve venne a sua volta.
Riccardo fece appena in tempo a indossare la tuta che piombò addormentato sul ventre di Alessandra che , osservandolo steso li sopra di lei, si lasciò andare estenuata al sonno.
“Che notte incredibile! non sarà mica un incubo…o un sogno!” fu il suo ultimo pensiero, prima che la luce dell’alba la riportasse alla realtà.
Capitolo 5
Quella notte il Cn ricerche inviò altri due velivoli X-fly per verificare cosa fosse accaduto e terminare l’operazione. Nel centro comando avevano perso il contatto con i loro uomini nell’arco di pochi minuti e la confusione, mescolata ad un profondo senso di ansia da parte del direttore, fece si che nel giro di poche ore fossero sottoposti al trattamento rimpicciolitore altri due equipaggi; cosa del tutto insolita, dato che solo raramente erano operative più di una o due squadre.
Gli X-fly si introdussero senza difficoltà nell’abitazione silenziosa ed immersa nell’oscurita. Rilevavano con le apparecchiature di bordo il bioritmo della tuta di Riccardo, il pilota traditore, così si recarono nella stanza da letto, con l’ordine di ucciderlo. Una volta nella camera, però, gli X-fly cominciarono a perdere assetto e ad incontrare problemi di navigazione. Il pilota di uno di quei velivoli, il capitano Marco Angli, esclamò:
<< Devono aver piazzato un campo magnetico questi figli di puttana! Gli X-fly sono immanovrabili!>>
il suo ufficiale co-pilota, Francesco Lori, gli fece eco:<< le apparecchiature sono fuori uso!>>
<< Ciò significa che ci stavano aspettando e che le squadre inviate prima di noi sono state annientate!>> osservò freddamente Angli, corrugando l’ampia fronte sudata e le folte sopacciglia nere che gli incorniciavano occhi piccoli incastonati nel viso spigoloso. Lori, invece, era un ragazzo dalla corporatura esile, con la pelle chiara ed i capelli biondi. Il suo sguardo era ironico i quasi tutte le circostanze e lui sembrava essere sempre assente; questi atteggiamenti però celavano un fine intelletto, tanto che era reputato il miglior co-pilota dell’intera forza X-fly del Cn ricerche:
<<Riccardo si deve essere messo d’accordo con quella investigatrice privata… atterra.>> disse.
Angli obbedì senza fare storie, anche perché, tra l’altro, mantenere l’assetto di volo diventava sempre più difficile. Nonostante le difficoltà, però, l’esperto pilota riuscì a toccare terra con leggerezza. I due scesero dal velivolo e camminarono sul pavimento imbracciando dei fucili e indossando l’apparecchio per la visione notturna. Nell’oscurità riuscirono a vedere nitidamente, in una luce verdastra e spettrale, le carcasse dei velivoli X-fly abbattuti e i corpi martoriati dei compagni.
Angli rabbrividì dopo il giro di perlustrazione e disse :<< maledetti…>> si affrettò poi ad accostare la sua ricetrasmittente alla bocca per comunicare all’altro equipaggio, che volteggiava sopra la loro testa, cosa avevano scoperto.
<<abbandoniamo?>> chiese il pilota dell’X-fly in volo. Angli guardò Lori e quest’ultimo scosse il capo dicendo:<< Riccardo è ancora qui…forse l’investigatrice non si è fidata di lui e lo ha intrappolato qui da qualche parte. Dobbiamo eliminarlo.>>
<< affermativo. Però le nostre apparecchiature sono fuori uso.>> rispose il pilota.
<<Anche le nostre…>> aggiunse Angli, mentre cercava di far funzionare il piccolo display a cristalli liquidi del suo gps tascabile. Lori restò in silenzio a meditare. Si guardò intorno e vide le enormi scarpe di Alessandra sulla sua destra, poi vide il letto ergersi davanti a lui, la scrivania e l’armadio. La porta del bagno, in lontananza , era chiusa e così ordinò all’altro equipaggio di volare fin li in ricognizione. Poi tornò sul suo X-fly insieme ad Angli.
<<cos’hai in mente?>> gli chiese il pilota, accostandoglisi mentre Lori iniziava a digitare cifre sulle sue apparecchiature.
<<posso suddividere la stanza in aree, e riuscire ad individuare la sorgente del segnale, semplicemente in base alla sua frequenza. I magneti non possono ostacolarci in questo modo.>>
<<bene…>> disse tra i denti Angli, mentre riprendeva posto sul suo sedile ed afferrava i comandi, posizionando la mano sinistra sulla manetta, pronta a spingerla avanti per dare potenza ai motori e decollare.
Mentre Lori era al lavoro la pattuglia inviata in ricognizione ritornò comunicando:
<< Niente, il bagno è vuoto.>>
Lori allora ordinò:<<Allora iniziate a distruggere i velivoli abbattuti, nessuno entrando qui dentro deve trovarli, io tra breve vi segnalerò la posizione dell’obbiettivo.>>
<<ok, ricevuto!>> fu la risposta del pilota dell’altro equipaggio che planò dolcemente e colpì il relitto di un X-fly, facendolo scomparire in una palla di fuoco.
<<che schifo eh?>> disse d’un tratto Angli.
<< Cosa?>> rispose Lori.
<< Studiare, addestrarsi…faticare così tanto per poi finire a volare come mosche nelle camere e nei cessi della casa di una troia che non sappiamo nemmeno chi è!>>
<< avrai tempo di lamentarti di queste cose seduto al bancone di un pub con una birra in mano!ora pensiamo a lavorare! Non voglio dovermi ingoiare una pasticca di cianuro. Vediamo di tornare a casa con la missione completata.>>
<< Si si, va bene signore!>> fu la sbrigativa risposta di Angli, che però non poté trattenersi dal dire:
<< e io che volevo sfrecciare nei cieli, infilzare le nuvole!>>
<< Ora pensa a volare e a fare fuoco alle coordinate 634-209!>> rispose Lori, che aveva ultimato l’individuazione. Angli eseguì in modo magistrale, era un ottimo pilota. Riuscì a tenere l’assetto e a colpire in pieno il lato inferiore dell’armadio di Alessandra. Il legno si sbriciolò, lasciando intravedere gli stivali di pelle delle donna, con il tacco alto, lucidi e maestosi.
<<vuoi fregarti le scarpe?>> disse ironicamente il pilota, continuando a manovrare il timone del velivolo per tenerlo allineato e fare fuoco nuovamente, senza utilizzare sistemi di agganciamento fuori uso a causa dei campi magnetici.
<< A quanto pare il nostro collega è stato infilato nello stivale della sua amichetta! Alquanto sadica non trovi?>