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Chimica al Liceo ed ha ricevuto
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26/Gennaio/2008 18:44:35
Chimica al liceo.
Parte I inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:14:11
Era primavera, precisamente metà maggio; il sole era caldo il cielo limpido e la natura stupenda.
Era anche l’anno del mio terzo anno di liceo , e nel bel panorama primaverile ricordo con piacere le mie giornate , i miei amici e anche le mie paure.
Stavo passando un periodo sa single e mi dedicavo molto ai miei interessi e alle mie amicizie; tra l’altro la solitudine mi portava a fantasticare parecchio sulle mie compagne di classe e su alcune professoresse. In particolare era protagonista delle mie fantasie la professoressa di Chimica; una donna alta intorno al metro e settantacinque, mora con un bel viso e gli occhi scuri ed espressivi. Si chiamava Alessandra G. e aveva trentotto anni; aveva un bel corpo magro e slanciato con un bel seno proporzionato e un bellissimo fondo schiena rotondo e sodo. Quando indossava la gonna poteva essere fiera di mostrare ai suoi allievi delle gambe lunghe e lisce ,toniche e anche leggermente muscolose (amava fare jogging); in primavera ed in estate , tra l’altro, amava indossare scarpe aperte e sandali che mi permettevano di ammirarle anche i bei piedi con le unghie leggermente lunghe sempre smaltate di un rosso acceso (come le mani).
Essendo una donna abbastanza alta ed essendo una professoressa che godeva quindi di una condizione di potere nei miei confronti, rispecchiava molto più di altre ragazze mie coetanee la mia idea di Gigantessa e ciò la fece diventare un’ossessione.
Quando la professoressa G. faceva lezione camminando per l’aula io non potevo smettere di ammirarla , e quando poi si sedeva alla cattedra e si sfilava un po’ i sandali io non potevo astenermi dal fissarle i piedi; addirittura cercavo di apprendere che numero avesse leggendo i piccoli e lontani numeri incisi sulle suole delle sue calzature.
Naturalmente questo mio interesse incontrollato risultava quasi “esplicito” alla professoressa G. che comunque si limitava ad ignorarmi e forse, sentendosi un po’ adulata dal mio atteggiamento, cercava di darmi voti buoni e si dimostrava molto gentile(cosa risultava evidente ed alquanto strana data la famosa severtià della professoressa G.)
La mia ossessione si limitava cmq ad un amore platonico e a qualche storia di tipo GTS su di lei; un episodio singolare , però , mi portò a desiderarla profondamente e avvenne per l’esattezza in un normalissimo giovedì di maggio. Era da poco finita la ricreazione e io mi ero seduto al mio banco come tutti i miei compagni in attesa che arrivasse la professoressa G e la tanto noiosa ora di chimica; aspettammo per parecchi minuti e non arrivò nessuno , così pensammo che ci sarebbe stata un’ora di buco e ci alzammo , mettendoci a girare per l’aula , a parlare e alcuni si misero a giocare a carte. Io iniziai a tirarmi i gessi con dei miei amici creando un vero casino, così quando inaspettatamente la prof G. entrò in classe la sentii esclamare nervosa: << Riccardo!ma sei matto? >> tutti si misero a sedere e la professoressa disse sedendosi alla cattedra :
<< Non è possibile! Non si può fare un ritardo che mi ritrovo gli alunni che si inseguono per tirarsi si gessi della lavagna! Ma quanti anni avete?! >> e così dicendo la professoressa mi lanciò un’occhiata gelida. Io le feci cenno “scusi” sollevando la mano e lei disse : << Riccardo prendi il banco e portalo qui vicino alla cattedra, mentre spiego tu ti fai una verifichina! Così impari! >> e mi sorrise sarcastica.
<< ma professoressa la prego! Oggi non ho studiato niente…su! >> borbottai io ma non ci fu nulla da fare.
Mi ritrovai a fare una verifica di chimica senza aver studiato niente seduto al banco sotto la cattedra come un deficiente, ero furioso ma presto la professoressa G. mi diede modo di distrarmi. Dunque, la cattedra era su di un soppalco ed era quindi molto più in alto del mio banco , così , quando vidi la professoressa sedersi sulla cattedra con il libro in mano capii che avrei avuto i suoi piedi praticamente davanti alla faccia, e così fu. Mentre la professoressa sembrava assorta a spiegare faceva penzolare i suoi bei piedi smaltati calzati da due sandali davanti ai miei occhi ed io ne ero incantato , senza contare che ne sentivo il buon odore un po’ acre. Mi resi conto inoltre che da quella distanza ( -di 20 cm dal mio viso) avrei potuto leggere benissimo il suo numero, e infatti, quando la professoressa accavallò le gambe e fece penzolare il piede destro leggermente più in alto sopra la mia testa, io lessi chiaramente sotto la suola , tra la punta ed il tacco: “41”.
L’ora finì e la professoressa se ne andò dopo avermi messo un bel 4 ma a me non importava niente; l’episodio appena capitatomi mi aveva eccitato troppo e sapere che portava 41, (confermando la mia tesi che avesse dei bei piedoni)e il suo atteggiamento provocante mi fece cadere in un turbine senza fine di fantasie che mi portò, alla fine , ad acquistare da una fabbrica nel nord Italia un articolo molto costoso, un : “ Rimpicciolitore”.
Me lo feci spedire e mi arrivò a casa solo dopo tre settimane; a quel punto scartai il pacco e iniziai a provarlo: funzionava alla perfezione! Nella mia camera passai dal metro e ottanta ai tre centimetri per decine di volte e la cosa comoda era che il rimpicciolitore rimaneva sempre proporzionato a chi lo azionava facendo si che io potessi rimpicciolirmi e tornare normale con estrema facilità e quando volevo : bastava regolare una manopola fino ad avere sul display le dimensioni desiderate , poi si spingeva il tasto “ok” ed una leggera scarica elettrica riduceva gli spazi tra molecole del corpo; in teoria si poteva arrivare ai 3 millimetri di dimensioni ma io non osai mai tanto e mi tenni al massimo sui tre centimetri o poco più, erano le dimensioni minime per potersi muovere e per orientarsi al meglio.
Così, pieno di emozione andai a scuola un Lunedì come tanti, ormai era giungo e se volevo rimpicciolirmi davanti alla professoressa G. avevo meno di una settimana per farlo; con le vacanze estive sarebbe svanita anche la mia possibilità di vederla, e volevo assolutamente togliermi lo sfizio di osservarla dal basso, piccolo come un insetto a suo confronto. Non avevo intenzione di farmi notare da lei , volevo solo spiarla e l’unico luogo sicuro che mi venne in mente per raggiungere il mio obbiettivo fu il bagno delle professoresse in fondo al corridoio.
Arrivai a scuola un po’ in ritardo quando già tutti erano in classe a fare lezione; senza che nessuno mi avesse visto entrai silenzioso nel bagno delle professoresse che era pulito e profumato (non uno schifo come tutti i bagni per gli studenti). Chiusi la porta alle mie spalle e mi guardai allo specchio, sorrisi e poi mi rimpicciolii.
Avevo il cuore in gola e mi andai a sistemare sotto il lavandino, sedendomi sul freddo pavimento, da li avrei visto in tutta sicurezza la professoressa entrare, abbassarsi i pantaloni e sedersi sul water…non vedevo l’ora!
Passarono parecchi minuti e io , dai miei tre centimetri di altezza guardavo verso la porta gigantesca, speranzoso che si aprisse. Pian piano iniziai a perdere la speranza… e se la professoressa G. non fosse dovuta andare al bagno quella mattina? Non potevo starmene li in attesa per altri sei giorni senza andare a scuola e non potevo rischiare di non far avverare il mio desiderio!
All’improvviso , mentre pensavo tra me e me , agitandomi, sentì dei passi e poi la porta si aprì: alzai lo sguardo speranzoso per vedere chi fosse ma entrò la professoressa di matematica. La donna si abbassò gonna e mutandine e si sedette sul water , io ero completamente disinteressato a lei : non mi piaceva minimamente e la ignorai mentre lei faceva tranquillamente i suoi bisogni. Quando se ne andò mi veniva quasi da vomitare e fui tentato di uscire dal bagno.
La mia ossessione e il mio stato di adorazione per la professoressa G. mi diedero la forza di continuare ad aspettare ed aspettai per due ore; il tempo non sembrava passare mai. Mi misi a gironzolare annoiato per il pavimento del bagno stando sempre pronto a correre sotto il lavandino se avessi sentito dei passi in lontananza, finchè ad un tratto sentii dei boati farsi sempre più vicini e poi la inconfondibile voce della professoressa dire : << buongiorno! >> a qualcuno che le rispose distrattamente. Il cuore iniziò ad aumentare i suoi battiti e mi tremarono le gambe (non so se per l’emozione e o per le vibrazioni del pavimento dovute ai passi sempre più vincini), corsi verso il lavandino ma sentii scattare la maniglia della porta così mi fermai ed alzai lo sguardo: non potevo perdermi l’epifania della mia gigantesca professoressa!
Restai immobile davanti alla porta, allo scoperto, tenendo stretto in mano il rimpicciolitore; la porta si aprì lentamente mostrandomi prima il piede sinistro della professoressa, calzato di un sandalo infradito , poi la sua gamba scoperta e bellissima, poi i suoi fianchi avvolti da una leggera gonna di seta che arrivava al ginocchio ed infine il suo viso distratto e pensieroso.
Era colossale! Mi sentii schiacciato solo nel vederla e restai a bocca aperta. La professoressa si chiuse la porta alle spalle e restò un attimo ferma per guardarsi allo specchio e pettinarsi i lunghi capelli mori con la mano, la sua sosta mi diede modo di osservare i suoi enormi piedoni posati davanti a me in tutta la loro bellezza e maestosità; con le dita lunghe e ben fatte, le unghie smaltate e il dorso liscio e leggermente abbronzato, stretto dalle cinghie fini di cuoio del sandalo che sembravano essere insufficienti per racchiudere quella bellezza prorompente.
Alzando lo sguardo vidi le sue gambe toniche svettare sopra la mia testa e le sue mutandine nere.
Ero eccitatissimo e non pensai a spostarmi; mi venne in mente solo quando la professoressa si iniziò a slacciare la gonna e si volto per poi fare un passo indietro e sedersi sul water. Mi ritrovai con i suoi talloni carnosi ai miei lati e vidi scendere lentamente la gonna ed il perizoma nero mentre lei si accingeva a sedersi. Iniziai a correre verso i water e lo raggiunsi in breve appoggiandomici, poi mi voltai e vidi la gonna ed il perizoma della professoressa scivolare fino alle sue caviglie e posarsi sul pavimento davanti a me. a quel punto un tremendo scroscio che sembrava provenire da una cascata mi fece sussultare e fece tremare il water alla base del quale ero appoggiato, subito dopo sentii la professoressa sospirare per il piacere. Era incredibile, la professoressa stava facendo pipì metri sopra di me ed io riuscivo ad udire quello scroscio impressionante; pensai alle dimensioni umilianti della sua figa e pensai di correre verso il lavandino dal quale averi potuto vederla rialzarsi e vederle tutto. Così mi misi a correre febbrilmente per avere una panoramica ottimale , ma quando stavo correndo parallelamente al suo piede destro lei lo mosse e mi urtò con il quinto dito facendomi cadere a terra. Fu come se mi avesse investito un’automobile e ruzzolai a terra rovinosamente.
Quando mi rialzai mi resi conto di non avere più il rimpicciolitore in mano e sentii un brivido di paura e non di eccitazione percorrermi la schiena. Iniziai a guardarmi intorno per vedere dove fosse andato a finire e alla fine lo vidi adagiato ancora tutto intero sul dorso del piede della mia ignara professoressa che continuava ad orinanare rumorosamente. Corsi verso il suo piede sperando di riuscire a fare in tempo a recuperare il rimpicciolitore prima che lei si alzasse e mi complicasse le cose. Non appena mi appoggiai al suo alluce e mi ci arrampicai sopra , fiutando a pieno l’odore celestiale, il getto di urina della mia professoressa cessò ed io allora in tutta fretta corsi verso il rimpicciolitore; la donna però ebbe un piccolo brivido e divaricò le dita facendomi cadere e facendo scivolare il rimpicciolitore sulla suola del sandalo, sul quale un attimo dopo riappoggiò le dita in tutta la loro terribile mole.Rialzandomi sperai fortemente che non lo avesse sbriciolato e feci per scendere dal suo piedone per posizionarmi davanti ad esso e cercare (non sapevo in che modo) di recuperare il rimpicciolitore che era nascosto sotto le sue dita. La professoressa però si alzò, io guardai in alto e la vidi pulirsi la stupenda e gigantesca vagina con un pezzetto di cartaigenica che poi lasciò cadere nel water, a quel punto scaricò e si chinò per ritirarsi su perizoma e gonna, fu in quel momento, quando lei fece pressione sulle dita del piede per chinarsi , che sentii un sinistro “crak” di cui la mia professoressa nemmeno si accorse.
<< oh cazzo! Il rimpicciolitore! >> esclamai e mi tenni stretto al suo alluce pensando che ormai solo lei avrebbe potuto aiutarmi. La donna intanto afferrò il perizoma e io , vedendo la sua mano così vicina pensai di sfruttare l’occasione e corsi sul dorso del suo piede per poi afferrare il suo indice proprio mentre lei iniziava a riindossare il perizoma.
Riuscii a tenermi stretto al suo dito mentre lei mi sollevava lentamente facendomi scivolare sulle sue lunghe gambe lisce, sperai che mi riuscisse a vedere ma la donna si guardava distrattamente allo specchio. Indossò il perizoma e casualmente si sistemò l’elastico anteriore con la mano a cui ero appeso io; a quel punto lasciai la presa (non mi andava di farmi un altro viaggio fino alle sue caviglie!) e scivolai tra la folta peluria della figa della professoressa; mi ci aggrappai e feci un respiro si sollievo mentre la prof si rimetteva anche la gonna.
La professoressa G. uscì dal bagno e camminò svelta per il corridoio silenzioso della scuola nel quale echeggiavano i suoi stessi passi; aveva lezione e non voleva perdere troppo tempo. Era completamente inconsapevole di avere un allievo tra i peli della fica e d’altronde , piccolo com’ero per lei , era praticamente impossibile che riuscisse a percepirmi tra tutta quella folta peluria nera. Io mi tenevo bene aggrappato e avevo il corpo stretto contro la professoressa dal tessuto elastico del perizoma; ero praticamente immobilizzato e la cosa non mi dispiaceva affatto dato che un eventuale scivolamento fuori dal perizoma mi sarebbe costato il precipitare inesorabilmente fino a schiantarmi ai piedi della prof! Tra l’altro,sebbene preoccupato della mia situazione e della sorte del rimpicciolitore, ero anche abbastanza soddisfatto di dove fossi finito e della situazione carica di erotismo.
La professoressa G rientrò in classe e si sedette alla cattedra, con un cenno ottenne il silenzio e poi, accavallando le gambe cominciò a spiegare in tutta tranquillità. Io ascoltavo le sue parole e la sua voce la faceva vibrare tutta al punto che iniziai ad avere un forte mal di testa. Pensai che avrei potuto cercare di uscire da li e magari arrampicarmi sulla sua camicia fino alla superficie della cattedra dove avrei potuto farmi vedere senza troppe difficoltà , ma mi resi conto che tra il pensarlo e il farlo passava un’enorme differenza. Non appena iniziai a muovermi per salire verso l’elastico iniziai a rimanere impigliato tra i peli odorosi della prof e la cosa mi fece pensare di starmene buono li dove stavo. Accadde però qualcosa che non avevo previsto ad un tratto dall’elastico del perizoma fecero capolino le dita della mano della professoressa che le infilò fino in fondo , investendomi. Mi ritrovai tra il suo indice ed il suo medio mentre lei si massaggiava delicatamente il pube, forse perché infastidita dai miei movimenti; intanto la donna continuava a spiegare tranquillamente , guardando in viso con occhi severi i miei compagni di classe e le mie compagne che erano del tutto ignari che la loro autoritaria professoressa in quel preciso momento avesse la mano nelle mutandine.
Quando la professoressa sfilò via la mano, pensando di aver risolto il piccolo fastidio, mi aveva lasciato in una situazione davvero imbarazzante: mi aveva spinto fin sotto le sue piccole labbra e avevo il suo soffice clitoride premuto su viso e petto. Inutile dire che,nonostante l’odore celestiale e la invidiabile posizione, avevi seri problemi di respirazione , così cercai o di scivolare più in basso e facendolo iniziai a muovere le gambe , strusciandole sulle sue morbide piccole labbra. Sentii la professoressa contrarsi improvvisamente e subito notai che il suo clitoride si stesse indurendo un pochino, così mi fermai di nuovo, eccitato e preoccupato allo stesso tempo. Le dita della professoressa non tardarono a venire a farmi compagnia e questa volta mi iniziarono a premere con forza contro le piccole labbra un po’ umide facendomi rischiare di finire inghiottito nell’immensa voragine da esse protetta. La professoressa continuò a premermi l’indice sulla schiena, tastandomi curiosamente: probabilmente aveva capito che ero qualcosa di estraneo al suo corpo e non riusciva a capire cosa fossi. Sicuramente non pensò che quella piccole cosetta che le era finita nelle mutande fosse un essere umano e così la sentii dire ad alta voce:
<< scusatemi ragazzi ! devo riandare al bagno! Intanto rileggetevi quello che ho spiegato. Quando torno voglio avere il completo silenzio! >>
Così la professoressa G si alzò e camminò in tutta fretta verso il bagno. Io avevo il cuore in gola e temevo che la donna mi avrebbe gettato nel vater; iniziai ad agitarmi per aggrapparmi saldamente ai suoi peli e con mia grande sorpresa la prof si fermò in mezzo al corridoio, infilò la mano sotto la gonna e scostò il perizoma dalla sua figa facendomi cadere nel vuoto.
<< AAAAAH! >> urlai mentre cadevo inesorabilmente verso il duro pavimento, tra l’altro stavo cadendo di spalle e non sapevo quanto mi mancasse alla fine, vedevo solo sopra di me allontanarsi la enorme vagina della professoressa e poi il suo sguardo perplesso e curioso avvolgermi:
<< ma cosa …?! >> sentii dire dalla prof ma ormai ero sicuramente spacciato, così chiusi gli occhi; un attimo dopo atterrai su qualcosa di morbido: il palmo della mano della donna che mi aveva prontamente afferrato all’altezza delle sue ginocchia. Feci appena in tempo a realizzare che fossi salvo che la donna chiuse il pugno intorno a me , intrappolandomi tra le sue dita.
Nonostante il sollievo per essere stato salvato mi resi conto che non potevo assolutamente cantare vittoria; molto probabilmente la donna ora si stava recando al bagno per lasciarmi cadere nel cesso e scaricare. Quando la professoressa riaprì la mano , però , ruzzolai su di una liscia superficie verde chiara : un banco in un’aula vuota. Feci un gran bel respiro e dissi ad alta voce: << oh! Grazie a Dio! >> e a quel punto alzai lo sguardo per vedere in piedi davanti al banco la professoressa G che mi guardava fisso. Le feci un cenno di saluto e di ringraziamento , insomma poteva significare qualsiasi cosa che avesse lo scopo di rendere omaggio a quella stupenda gigantessa che mi aveva pure salvato, e lei ricambiò il mio gesto dicendo :
<< bene Riccardo!vedo con piacere che rischi la vita per infilarti nelle mutande delle professoresse! >>
io arrossii ed esclamai : << è stato un incidente! Lo giuro professoressa! >> la donna non mi sentì, ero troppo piccolo, così disse : << e ci hai speso pure un sacco di soldi per comprare il rimpicciolitore! Tu hai seri problemi Riccardo! >> io mi limitai a stare in silenzio.
<< beh , dimmi , dove lo hai nascosto il rimpicciolitore? Così ti faccio tornare normale e ti mando dal preside! Ti assicuro che non ho mai sospeso nessuno ma per te faccio volentieri un eccezione, e ringrazia che non ho voglia di punirti io adesso perché sicuramente finiresti calpestato come un verme! >> replicai di nuovo : << scusi…. >> e poi le urlai : << il rimpicciolitore dovrebbe averlo sotto il piede, sulla suola del sandalo! >> la donna mi guardò con un espressione interrogativa ed esclamò di nuovo: << non ti sento! Sento solo dei versetti insensati! Dimmelo all’orecchio! >> e così dicendo si chinò e mi avvicinò l’enorme padiglione auricolare , scostandone i capelli. Io le ripetei che fine avesse fatto l’unico strumento che avrebbe potuto farmi tornare normale e la donna allora si sedette al banco per sfilarsi i sandali:
<< ma pensa tu! non voglio nemmeno sapere come ci è finito li sotto! >> esclamò, un attimo dopo mi posò i suoi enormi sandali davanti, sul banco, e mi disse : << bhe ? dov’è? >> l’odore sprigionato dalle sue calzature era forte e per controllare se ci fosse il rimpicciolitore salii sulla vasta suola del sandalo destro e poi su quella del sinistro, godendomi a pieno l’aroma e la bella impronta scura del piede della prof; alla fine le feci cenno che non ce ne era traccia.
La donna allora si controllò sotto le piante dei piedi e ad un tratto esclamò : << ah …eccolo.. >> e così dicendo poggiò l’enorme piede sul banco, mostrandomi la sua pianta carnosa e rosea; io guardai con attenzione la pianta del suo piede ma non vidi niente, poi la professoressa abbassò un po’ il piede su di me , divaricandomi davanti le dita e dicendo : << è li vedi? Sotto il mio avanpiede, Tra il terzo e il quarto dito! >> fu allora che vidi il mio rimpicciolitore completamente distrutto rimasto appiccicato sotto il piede della mia professoressa:
<< e meno mano che oggi fa caldo e mi sudano un po’ i piedi altrimenti mi sarei dovuta mettere a cercare questo aggeggio per tutta la scuola! >> disse lei.
La donna si rimise i sandali e si alzò, non mi disse niente eppure continuava a guardarmi tra il nervosismo e la compassione; ad un tratto mi rivolse di nuovo parola:
<< Riccardo, non c’è che dire , sei stato ingegnoso ma ti è andata male , direi un vero disastro! Sei stato scoperto dalla diretta interessata e hai perso l’unico strumento che ti avrebbe potuto far tornare alle dimensioni normali! >>
io annuii pensieroso, poi la donna continuò: << questo significa che adesso sei completamente in mio potere! >> e mi guardò sorridendo: << e tra l’altro a te la cosa non dovrebbe dispiacere giusto? >> io ero sempre più intimidito ma saltai in piedi felice come una pasqua quando sentii la professoressa G. dire :
<< per tua fortuna posseggo anch’io un rimpicciolitore; l’ho acquistato da poco e si è già rotto anche a me , grazie a Dio però si può riparare ed è ancora in garanzia, quindi senza dover aspettare tempi troppo lunghi, oggi lo porto a riparare e al massimo tra tre giorni ti faccio tornare normale! >> vedendo però la mia esuberanza la donna appoggiò la bella e grande mano davanti a me e mi disse :
<< io non sarei così felice di dover rimanere delle dimensioni di un insetto per tre giorni! E cmq se non l’hai ancora capito non ti faccio tornare a casa! Ti tengo a casa mia in una bella gabbietta dove non ti può succedere niente , così quando sei di nuovo di dimensioni normali te ne torni a casa e non si racconta questa storia a nessuno, intesi? Non voglio avere denuncie o altre noie da parte dei tuoi genitori, quindi lasciamoli preoccupare per qualche giorno, poi tu torni a casa e ti prendi tutte le tue responsabilià! >> annuii prontamente.
Qualche minuto dopo la professoressa G. tornò a fare lezione con me infilato nella tasca della camicia. Mentre aspettavo che finissero le lezioni , sdraiato tra la soffice stoffa e cullato un po’ dai movimenti del seno della donna mi interrogai sul motivo per il quale la professoressa avesse un rimpicciolitore, e soprattutto come aveva fatto a romperlo.
Continua...
Chimica al liceo.
Parte II inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:29:30
Al suono della campana l’intera classe si alzò e ed iniziò ad andarsene senza che la professoressa avesse finito di spiegare. La donna cercò invano di trattenere i suoi alunni ai loro posti ma poi si rassegnò e chiuse anche lei il libro per poi riporlo nella borsa ed alzarsi.
<< professoressa, mi scusi, per la verifica di giovedì finiamo il capitolo? >> chiese una mia compagna di classe molto studiosa e un po’ più rispettosa degli altri, la professoressa G le rispose seccatamene di si e con passo svelto si avviò nel corridoio e poi giù per le scale fino al parcheggio. Una volta salita in macchina infilò le dita del taschino della sua camicia e mi afferrò per le gambe, mi sollevò fino davanti ai suoi occhi , facendomi penzolare a testa in giù e mi disse :
<< come va ? sei stato attento alla lezione? >> io annuii sorridente e subito pensai di chiederle perché mai avesse un rimpicciolitore. Naturalmente però non era il momento e a quanto la prof mi aveva detto avrei avuto ben tre giorni di tempo (come minimo) per soddisfare le mie curiosità. La donna mi depositò sul sedile passeggeri , mise in moto e poi partì. Mentre guidava per le strade trafficate mi iniziò a dire dopo avermi lanciato più volte delle curiose occhiate :
<< Hai notato prima la maleducazione dei tuoi compagni? Non mi hanno fatto nemmeno finire di parlare che erano già scattati in piedi al suono della campana! Questi atteggiamenti mi fanno veramente imbestialire! Siete proprio dei gran maleducati! >> io non dissi nulla , nelle mie condizioni , sicuramente apparivo come il più maleducato alla professoressa.
<< sai cosa mi piacerebbe fare ? >> continuò la donna: << mi piacerebbe rimpicciolirvi tutti, mettevi sulla cattedra ed iniziare a spiegare e a fare il mio dovere, vedere voi completamente in mio potere, costretti ad essere rispettosi e ad aspettare che io finisca la lezione prima di andarsene via , certo, almeno che non ci si voglia di buttarsi giù dalla cattedra! >> a quel punto la prof rise , poi riprese :
<< e poi, se qualcuno proprio non vuole seguire ed inizia a disturbare,beh, altro che “vattene fuori” lo prenderei , lo poserei sul pavimento sotto di me , mi sfilerei la scarpa e lo terrei sotto il mio piede fino alla fine dell’ora, così vediamo se prova a disturbare un’altra volta! >>
io sorrisi, pensando che se quella fosse stata la punizione io sarei stato perennemente intento a disturbare. In ogni caso mi era piaciuto il discorso della professoressa, era davvero da perfetta gigantessa.
Poco dopo arrivammo a casa della prof che mi strinse nel suo pugno e salì le scale; la sentii armeggiare con le chiavi per aprire la porta del suo appartamento e poi mi ritrovai depositato su di un tavolino di vetro , nel salotto.
La donna mi disse :
<< io preparo il pranzo , poi , nel pomeriggio porto il rimpicciolitore a riparare. Tu prendi pure confidenza con il tavolino , perché sarà la tua residenza da oggi fino a quando non potrai tornare normale! Tanto è abbastanza alto dal disilluderti di provare a scendere e cmq ti consiglio di non provarci perché se dovessi riuscire a scappare penso proprio che non avrei voglia di cercarti e tu non saresti nient’altro che un incauto esserino in giro per la mia casa che rischia seriamente di essere schiacciato come uno scarafaggio. Se poi dovessi trovarti ti metterei in una bella gabbietta, anche se non sono sicura che le sbarre siano abbastanza ravvicinate! >> così dicendo si sedette sul divano che era proprio davanti al tavolino e si sfilò i sandali,poi si alzò e si recò in cucina, camminando con i piedi nudi sulla soffice moquette.
Mentre la professoressa era intenta a preparare il pranzo io camminai avanti e indietro per il tavolino , guardandomi intorno; il salotto era arredato in maniera sobria ed era un po’ in disordine; sul televisore ad esempio erano appoggiate delle mutandine mentre sul divano erano ammucchiati vestiti da lavare. Vicino alle scale che portavano al piano superiore con la camera da letto e il bagno erano raggruppate decine di paia di scarpe di ogni tipo : ciabatte, scarpe da ginnastica, sandali scarpe eleganti con tacchi alti ecc.
Ammetto che restai un po’ perplesso da quel disordine , sembrava stonare completamente con l’idea autoritaria e seriosa della prof di chimica che mi ero fatto. La libreria vicino al grande tavolo però era in perfetto ordine , come pure lo scaffale dove la prof teneva le cassette ed i cd musicali.
Nel complesso si vedeva che quella era una casa in cui la donna viveva da sola e quindi completamente a suo agio. Sentendo la professoressa G muoversi in cucina (sentivo fondamentalmente i suoi passi e i rumori di piatti e posate) mi sedetti sulla liscia e fredda superficie di vetro del tavolo e aspettai ancora per un bel po’ , restando assorto nei miei pensieri , mantenendo uno stato d’animo eccitato per la situazione.
D’un tratto vidi la professoressa tornare in salotto con un piatto di insalata ed una bottiglia d’acqua, si sedette sul divano facendomi un sorriso e posò la bottiglia d’acqua a pochi cm da me, poi , in tutta scioltezza stese le gambe ed appoggiò i suoi piedoni sul tavolino, proprio davanti a me , dominandomi completamente. Io restai un attimo immobile ad osservarle le piante un po’ ingrigite dopo che la prof aveva camminato scalza per la cucina, poi mi spostai per poterla vedere in viso e la vidi intenta a consumare il suo piatto di insalata. Senza volerlo mostrai un po’ di disappunto ; avevo fame anch’io. La donna mi notò fissarla li dal tavolino, poco lontana dai piedi che lei aveva appena incrociato e di cui muoveva lentamente le dita lunghe e smaltate, così mi disse :
<< Non ti preoccupare , non mi sono scordata di te, appena finisco la mia insalata ti porto un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare! Tu intanto stattene buono sul tuo tavolino e se ti annoi magari potresti cercare di farmi un massaggio ai piedi! >>
io le sorrisi e iniziai a cercare di massaggiarle il tallone ma era talmente grande e la pelle talmente dura che dopo pochi secondi mi iniziarono a far male le braccia e la prof mi disilluse dall’impresa dicendomi:
<< lascia perdere, stento a sentirti! >> mi fermai ed in tutta tranquillità mi appoggiai all’enorme tallone della mia prof, vi appoggiai il viso e fiutai a fondo il suo odore acre ed un po’ dolce, poi , in tutta naturalezza vi appoggiai le labbra come per baciare quella immensa mole di carne; ero eccitatissimo così mi strinsi al piedone della mia professoressa ed iniziai a muovere lentamente il bacino , strusciando il mio membro attraverso i pantaloni su di esso. La donna sembrò non farci caso e continuò a mangiare la sua insalata, in fondo che cosa poteva significare per lei quel solletichino , non mi vedeva, ero nascosto dal suo piede che svettava alto come un palazzo sopra la mia testa e probabilmente pensò che mi ci fossi semplicemente appoggiato. La prof accese la tv per farsi un po’ di compagnia dato che con me non poteva neanche scambiare due parole e il fatto che io potessi fare quello che volevo con il suo piede , senza che lei pensasse strane cose, mi portò ad esagerare; con il cuore in gola aprii la zip dei miei pantaloni e tirai fuori il mio pene per poi iniziarlo a strofinare energicamente su quel tallone un po’ ruvido ma lo stesso caldo e morbido.
<< Non c’è niente di decente da vedere in tv , vero? >> disse all’improvviso la professoressa G. ed io sussultai per rimettermi il pene nei pantaloni appena in tempo dato che la donna scostò i piedi per potermi vedere ed avere il mio assenso; naturalmente io annuii e poi mi voltai verso la televisione. La donna a quel punto si alzò, aveva finito l’insalata e tenendo la scodella vuota in mano si avvio di nuovo verso la cucina dicendo: << ti vado a prendere qualcosa da mettere sotto i denti! >> tornò dopo un attimo e posò sul tavolino di vetro un tappo di acqua minerale pieno di acqua (probabilmente del rubinetto) e delle briciole di pane. Io mi avvicinai al tappo e iniziai a bere l’acqua fresca come un cane, poi presi una mollica e stavo per morderla quando la prof esclamò:
<< aspetta.. >> e mi avvicinò la mano mostrandomi sul suo palmo dei profumati pezzettini di prosciutto: << ...ti ho portato anche questi, prendine un pò! >>
le feci un sorriso ed un inchino per ringraziarla, poi presi dalla sua grande mano un pò di pezzi di prosciutto e mi misi a mangiare. Nel frattempo la professoressa andò a prendere il suo rimpicciolitore, me lo mostrò facendomi l'occhiolino e lo mise nella sua borsa, poi disse :
<< appena i negozi aprono vado a portare questo apparecchio a riparare! >> a quel punto si stiracchiò ; si risedette sul divano, prese in mano il telecomando e si mise a fare un pò di zapping, poi lasciò il telegiornale, mi guardò per qualche istante mentre mangiavo e alla fine si rimise comoda affondando nel divano e riappoggiando i piedi sul tavolino , vicino a me. Io guardai le sue piante un pò sporche e continuai a mangiare con il pisello duro come il marmo; "chissà se lei immaggina minimamente quello che che mi fa provare!" pensai, poi mi dissi :" probabilmente se lo sapesse mi reputrebbe un porco... bah, ma in fondo già lo sa!"
Mangiai a sazietà e bevvi molta acqua, poi mi sdraiai sul tavolino in modo che i piedi della mia professoressa mi dominassero completamente ed iniziai a riposare osservando le sue belle dita carnose muoversi rilassatamente e le sue piante piegarsi e stendersi soffici; senza nemmeno accorgermene mi addormentai.
Mi svegliai solo una mezz’ora dopo a causa di un fastidioso senso d’oppressione; appena aprii gli occhi capii che non avevo digerito male, ma che , piuttosto, la professoressa, addormentatasi a sua volta, aveva abbassato il suo piede destro su di me, e che io stavo dormendo con i polpastrelli delle dita della donna sospesi a meno di dieci centimetri (per me) dal mio corpo e dal mio viso. L’odore era fortissimo e li sotto faceva anche caldo, così , diedi un bel bacio al polpastrello del secondo dito della prof e strisciai un po’ più indietro per continuare a riposarmi all’aria aperta; fu una fortuna. Un attimo dopo che io mi ero sfilato da li sotto , la professoressa G posò tutto il suo piede sul tavolino e intorno ad esso apparve un alone di calore sulla fredda superficie del vetro. Io scossi la testa mezzo addormentato e feci per rimettermi a dormire nonostante il leggero russare della prof, non appena , però , mi fui sdraiato un movimento brusco della professoressa fece inclinare il tavolo , ed il ripiano di vetro del tavolino , che era appoggiato su di una sola base centrale, si inclinò e cadde a terra; non si ruppe, ma io caddi violentemente sulla moquette, tra i piedi della donna che si svegliò di soprassalto.
<< oh mio Dio! >> esclamò : << Riccardo… dove.. dove sei? Stai bene? >> continuò a farfugliare alzandosi in piedi e guardando in basso sperando di vedermi ancora tutto intero. Io feci per rialzarmi ma la professoressa , agitata finì col pestarmi le gambe sotto il piede io urlai di dolore ma grazie a Dio un attimo dopo la donna mi vide e preoccupata mi raccolse e mi avvicinò al viso:
<< tutto bene? Scusami , mi ero addormentata! >> io con il viso sofferente, sdraiato nel palmo della sua mano le indicai le gambe e la prof si agitò ancora di più. Io non mi ero fatto malissimo , sentivo solo un pò di dolore latente , come quando si cade e si fa un bel botto, nient’altro, eppure mi piacque far pensare alla professoressa di essermi fatto davvero male. La donna mi portò di corsa in cucina e mi depositò su di un bel tavolo di legno, si chinò su di me e mi disse :
<< dimmi all’orecchio cos’hai! >>… era agitatissima , non era da lei, le dissi allora con tono tranquillo:<< niente professoressa, si calmi mi ha solo calpestato per un attimo le gambe e mi fanno un po’ male ma non è niente di grave! Tra un attimo sono apposto! >> la professoressa , ancora agitatissima rispose : << oh! Meno male! Sei sicuro che non hai niente!? >> e mi riavvicinò l’orecchio, io allora pensai di sfruttare l’occasione per farle la mia domanda:
<< professoressa G. , le ho detto che sto bene e la ringrazio per la premura. Ho una domanda da farle però… perché lei ha un rimpicciolitore ? >> La donna sembrò calmarsi, si sedette davanti a me , su di una sedia di legno imbottita e si appoggiò al tavolo appoggiando le belle mani davanti a me , ed anche i suoi bei seni tondi e sodi.
<< beh, fino a questa mattina avrei potuto farti la stessa domanda, ma adesso ho capito quali erano i tuoi intenti da allupato! >>
disse, poi , assumendo un tono di voce più serio (simile a quello con cui faceva lezione), continuò:
<< un rimpicciolitore rappresenta per una professoressa di chimica uno strumento interessante; funziona diminuendo lo spazio e comprimendo i legami delle molecole ed agisce tramite un impulso eltettromagnetico… su molte riviste avevo letto degli studi che hanno portato alla realizzazione di questo fantastico apparecchio… >> si interruppe un attimo , poi riprese guardandomi dritto negli occhi:
<< però il mio interesse non è il motivo per cui l’ho comprato, e ti prego di tenere quello che sto per dirti solo per te e di non dirlo a nessuno… d’altronde ti sono dovute delle spiegazioni dato che non ti ho permesso di tornare a casa e ti tengo io come “prigioniero”! Dunque; all’inizio di quest’anno è arrivato a scuola un nuovo studente, ti assicuro, un vero e proprio stronzetto! Marco L., lo conosci? >>
io feci cenno di no e la donna riprese :
<< beh, questo Marco è capitato in una delle mie classi e mi mancava puntualmente di rispetto; è arrivato perfino a rigarmi la macchina , facendomi una bella M sullo sportello! Io in principio l’ho mandato in presidenza, dove si è preso una bella sospensione , ma , tornato a scuola, ha iniziato a comportarsi anche peggio, chiamandomi addirittura puttana! Ti rendi conto? A me queste cose fanno imbestialire, così pensai che l’unico modo per ottenere il suo rispetto era spaventarlo e fargli capire che doveva temermi! Così, dato che a lui le punizioni scolastiche non facevano ne caldo ne freddo, ho deciso di comprare un rimpicciolitore..: >>
io aguzzai le orecchie interessatissimo alla storia :
<< …un giorno me lo sono portato a scuola e poi ho fatto rimanere Marco dopo la scuola , dicendogli che dovevo parlargli; lo aspettai nella classe vuota, lui arrivò tutto spavaldo , io gli dissi di chiudere la porta e non appena lui lo fece io presi il rimpicciolitore dalla borsetta e glielo puntai contro; l’ho fatto diventare un microbo di un centimetro; quasi non riuscivo a vederlo da lontano su quel pavimento della classe! >>
il mio interesse era al massimo, penso che in tre anni non ero mai stato così attento alle parole della mia professoressa di chimica. Restai a bocca aperta quando lei continuò dicendo:
<< … guardando bene dove mettevo i piedi mi avvicinai al punto in cui lui era scomparso e me lo ritrovai sotto che si agitava ed urlava terrorizzato. La sensazione di potere che provai fu stupenda e senza pensare alle conseguenze mi abbassai la zip del mio stivale destro e lo sfilai, poi afferrai quello stronzetto tra indice e pollice e ce lo lasciai cadere dentro. Ero talmente eccitata dalla situazione che mi riinfilai lo stivale e sentii Marco agitarsi sotto le mie dita, aggrappandosi alla mia calza di nylon, gli dissi: “bene bene insettino, penso proprio che ti terrò li per un bel po’, così impari a comportarti da stronzo, e se ti farò tornare normale ti consiglio di non dire quello che è sta accadendo a nessuno, altrimenti la prossima volta di rimpicciolisco e poi ti schiaccio sotto la suola dei miei stivali!” In tutta tranquillità mi sedetti alla cattedra ed accavallai le gambe, compiacendomi al pensiero che quell’arrogante stesse intrappolato nel mio stivale, costretto a respirare l’odore dei miei piedi e a difendersi dalle mie dita con le quali continuavo a torturarlo. Alla fine lo tirai fuori e lo feci tornare normale, lui era sudato e aveva gli occhi pieni di lacrime, se ne andò di corsa e non mi disse niente, vedendolo in quello stato pensai di aver ottenuto quello che volevo. Pensai di averlo spaventato abbastanza e che da quel momento in poi non mi avrebbe più dato fastidio , che mi avrebbe temuto e rispettato, in fondo era in mio potere fare di lui ciò che volevo… mi sentivo quasi una Dea. Purtroppo però non ero troppo lucida e realista, avevo agito spinta dalla rabbia, così, quando il giorno dopo il preside mi convocò nel suo studio, venni a sapere che i genitori di Marco avevano fatto cambiare scuola al figlio e che io ero stata denunciata per maltrattamenti. >>
Io ero incredulo, ed estasiato al pensiero che quella donna gigantesca davanti a me , oltre ad essere una gran figa , aveva anche deciso di punire un suo studente infilandoselo nello stivale! << Alla fine, il preside trovò un accordo con i genitori di Marco e garantì che avrebbe preso provvedimenti… evitai il tribunale ma il preside minacciò di licenziarmi! Fortunatamente mi diede un’altra possibilità e io mantenei il mio posto ed il mio stipendio che questo inverno mi sembrava necessario per poter convivere con il mio fidanzato( con cui ora ho rotto). Finita questa brutta avventura decisi di buttare il rimpicciolitore e lo gettai per terra, rompendolo, poi però non riuscii a gettarlo, era uno strumento meraviglioso sia per il potere che mi dava, sia perché a volte mi ci divertivo con il mio ragazzo! >> e dicendo ciò mi lanciò un’occhiata maliziosa per poi esclamare : << eh, lo so… ti sarebbe piaciuto anche a te divertiti, ma adesso non metterti a sognare troppo! >> e rise senza approfondire intenzionalmente l’argomento, lasciandomi libero di farmi tutte le mie fantasie.
<< Comunque ho preferito nasconderlo in camera mia e con il tempo mi è passato di mente e ancora non l’ho aggiustato, forse non l’avrei mai fatto, ma ora le cose sono diverse! E non voglio assolutamente che tu torni a casa alto tre centimetri, se i tuoi dovessero prendersela e andare a protestare dal preside, io risulterei l’unica possibile colpevole , e mi licenzierebbe in tronco… quindi ti prego, anche quando sarai normale non accennare nemmeno alla storia del rimpicciolimento e a tanto meno a me! >>
Io annuii, la situazione mi era ben chiara. Volevo continuare a parlare con la professoressa, ero estasiato dalla sua mentalità ed incredibilmente curioso, ma la donna si alzò di scatto da tavola dicendo:
<< bene! Sono le quattro! Faccio una volata al negozio in fondo alla strada per portare a riparare il rimpicciolitore, poi faccio un po’ di spesa e torno, tu restatene qui sul tavolo e non metterti nei guai! Ecco qui, così non muori di sete! >> disse in fine posando sul grande tavolo della cucina un altro tappo pieno d’acqua. Senza dire nient’altro andò in salotto, si mise i sandali, prese la borsa , le chiavi della macchina ed infine uscì di casa, sbattendosi la porta alle spalle.
Continua...
Chimica al liceo.
Parte III inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:48:14
Mi ritrovai a passare gran parte del pomeriggio in completa solitudine; alle sei la professoressa ancora non era rientrata ed io non riuscivo a smettere di fantasticare su di lei , di ripensare al suo racconto e a ciò che aveva fatto. Se la bellezza della professoressa e i suoi modi autoritari mi avevano portato a farmela piacere, ora , la sua mentalità , il suo modo di comportarsi (come ad esempio l’avermi chiesto un massaggio ai piedi), la rendevano una gigantessa perfetta; una donna di immensa bellezza che senza farlo apposta e che, anzi, spontaneamente mi dominava con distratta continuità.
Iniziai a pensare che sarebbe stato bello potermi aprire con la mia professoressa, confessarle le mie fantasie, chiederle di usarmi come lei desiderava, di rendermi il suo giocattolino per tutto il tempo necessario per la riparazione del rimpicciolitore…desideravo fortemente ritrovarmi di nuovo a tu per tu con la sua bella vagina e per tutto il pomeriggio non feci altro che pensare al modo più cortese e convincente per aprire il mio cuore alla mia prof di chimca.
Me ne restai seduto per lungo tempo sul bordo del tavolo a guardarmi intorno, fui tentato di provare a scendere e andarmene a zonzo per la casa della professoressa G. e nascondermi e spiarla una volta rincasata. Non mi dispiaceva affatto l’idea. Avevo anche notato che le sedie avevano dei soffici cuscini sui quali sarei potuto saltare senza farmi nulla, il problema sarebbe stato poi scendere fino a terra. In ogni caso , alla fine, me ne restai sul tavolo, le mie fantasie erano forti, ma la prudenza e la parte ragionevole della mia mente mi fecero trattenere.
Verso le sei e mezza sentii la porta aprirsi e poi dei sordi boati, un attimo dopo entrò in cucina la professoressa , con grosse buste di spesa ed il viso rosso. La donna poggiò le buste vicino al tavolo e mi fece un sorriso vedendomi ancora sul tavolo: << bene , vedo che hai fatto il bravo! >> disse , e poi continuò legandosi i capelli dietro la nuca:
<< non sai che sudata, fa già un gran caldo! Devo proprio andarmi a fare una doccia, tu hai bisogno di qualcosa ? >> io le feci cenno di no, allora la professoressa iniziò a svuotare le buste e a riporre il latte nel frigo.
<< adesso rimetto in piedi quel tavolino in salotto, così ti lascio li, almeno guardi un po’ di tv! >> Agli occhi della prof ero solo un piccolo ragazzo che aveva fatto una bravata e che adesso aspettava tranquillo di tornare delle sue normali dimensioni ,alla sua solita vita. Dentro di me , invece,desideravo fortemente dire alla professoressa che volevo diventare il suo schiavo per quei giorni di attesa che per me sarebbero stati lunghi come anni. Sapevo che sarebbe stato difficile dirlo, mi vergognavo e temevo la reazione di quella gigantessa, d’altronde però, ero convinto che se non le avessi rivelato le mie fantasie me lo sarei rimproverato per tutta la vita!
Quando la professoressa venne a prendermi per portarmi in salotto, dove intanto aveva risistemato il tavolino, io le feci cenno di fermarsi; << cosa c’è ? >> mi disse distrattamente mentre continuava ad avvicinarmi dall’alto la sua gigantesca mano aperta per afferrarmi, io mi indicai l’orecchio , cercando di farle capire che volevo parlarle, lei mi afferrò tra indice e pollice e poi mi sollevò fino al viso facendomi provare un nauseante senso di vertigine. Posizionandomi davanti ai suoi grandi occhi marroni disse di nuovo:
<< allora? Ma cosa stai cercando di dirmi? >> io le riuscii a comunicare che volevo mi avvicinasse all’orecchio per parlarle e lei annuì, camminò fino in salotto tenendomi nella mano e poi si sedette sul divano. Accavallate le gambe e spenta la tv (che già aveva acceso per me), mi portò vicino al suo orecchio e mi ci tenne vicino , tenendomi per le gambe. Era difficile cominciare a parlare e tra l’altro farle una confessione così compromettente stando penzolante a testa in giù mi faceva sentire proprio un cretino. La professoressa G. però mi spronò scuotendomi un po’ con la mano e dicendo:
<< Insomma! Che c’è!? Ti ho detto che voglio andarmi a fare una bella doccia! Se non ti sbrighi te la faccio fare anche a te! >> quella sua battutina ironica mi fece iniziare a creare centinaia di fantasie , così le dissi con tono un po’ tremante :
<< Professoressa… è un po’ imbarazzante per me, ma sento che devo dirle che lei mi piace moltissimo e che popola le mie fantasie erotiche da quando l’ho conosciuta.. >> La professoressa allora esclamò: << questo l’avevo capito, piccolo spione! Mi stai facendo perdere tempo per queste stupidaggini o c’è dell’altro? >>
Io allora dissi con il cuore che mi batteva velocemente nel petto:
<< si…se non le dispiace sarei molto contento se lei mi usasse …ehm…diciamo , per darsi piacere… >> notai che la professoressa continuava a tenermi vicino all’orecchio e la cosa mi incoraggiò in quanto pensai che fosse interessata alle mie parole:
<< …non lo verrebbe a sapere nessuno però per me sarebbe stupendo poterla adorare come merita!>> La professoressa disse con sarcasmo:
<<Se vuoi che ti usi per darmi piacere , allora sdraiati sul pavimento e lasciati calpestare! >>
mi sentii offeso ma le risposi timidamente: << Sono disposto a farlo, mi piacerebbe moltissimo morire schiacciato da lei prof, se lei lo desidera. Sono disposto a fare qualsiasi cosa, per questi giorni vorrei tanto che lei mi reputasse suo schiavo! >>
La professoressa mi allontanò dall’orecchio e mi tenne sospeso davanti al suo viso, fissandomi con i suoi occhi penetranti. Mi sentii uno schifo e sperai che la donna non mi rispondesse e che ignorasse semplicemente il mio sfogo, lei invece sembrò volermelo far pesare e mi disse con tono distaccato:
<< Allora sei proprio un pervertito! >> chiusi gli occhi, non volevo credere di essermi cacciato in quella situazione. La donna continuò:
<< A questo punto non oso pensare di che genere siano le tue “fantasie erotiche”! >> mi vide in difficoltà e disse :
<< Che hai ? sei in imbarazzo? Lo credo bene! Non solo non hai dato peso alla figura di maniaco che hai fatto sta mattina quando ti ho trovato nelle mutande, ma ti sei anche rivelato un gran porco! >>
non provai a rispondere, cercai solo di accettare il mio destino, ma la professoressa continuò a parlare, allontanadomi un po’ dal viso, come se volesse gettarmi via:
<< Sentiamo, se fossi mio schiavo cosa avresti acconsentito di fare? >>
io esclamai : << tutto! >> e lei lo capì leggendo il labiale:
<< …tutto…se ti avessi chiesto di leccare la suola dei miei sandali l’avresti fatto? Avresti leccato tutta quella sporcizia ? e se avessi deciso di gettarti nel wc e poi di fare di te quello che desideravo l’avresti accettato senza battere ciglio? O ancora, ti saresti fatto veramente schiacciare come uno scarafaggio sotto i miei piedi? >>
io risposi di si a tutto, esasperato, anche si in realtà non avrei amato leccare la suola dei suoi sandali, bensì i suoi piedi, e l’essere gettato nel wc non mi piaceva affatto! Mi sarei fatto schiacciare, si , ma era una mia fantasia da sempre, e ora , che poteva realizzarsi, forse non mi sarebbe piaciuto affatto, forse sarei stato terrorizzato! Pensai solo che volevo baciarla , leccarle ogni parte del corpo e ricevere lo stesso trattamento.
I miei si esasperati, però fecero sulla professoressa un effetto inaspettato; mi guardò con occhi più dolci e mi disse depositandomi nel palmo dell’altra mano:
<< Poverino… l’adolescenza fa veramente impazzire! Tu non hai un briciolo d’amor proprio, sei talmente spaventato dall’universo femminile che cerchi di rapportarti con esso in tutti i modi che ti vengono in mente! E sei talmente attratto dalle donne che le hai deificate a tal punto da accettare anche di essere ucciso! >>
restai colpito dalle sue parole, poi lei continuò:
<< sotto alcuni punti di vista sonno affascinata dalla prorompenza dei tuoi sentimenti! Li trovo esasperati, ma in fondo è giusto che siano così, alla tua età, che tutto sia così spaventosamente avventuroso, così divinamente attraente! >> Mi sorrise e io feci un respiro di sollievo , mi sentii sollevato, leggero come una piuma.
La professoressa G. mi avvicinò al viso, ed io restai sdraiato nel vasto palmo della sua mano, poi mi disse :
<< quindi, ai tuoi occhi io sono una Dea? >> e lo disse con un tono che sembrava emozionato, seppure cercasse di apparire severo e distaccato. Le risposi di si , e lei non riuscì a trattenere un sorriso ed un’espressione compiaciuta.
Capii che la situazione stesse volgendo a mio favore; le mie strane fantasie l’avevano colpita, la mia abnegazione l’aveva adulata…insomma, non potevo sperare in un risultato migliore. Pensai che che con molta probabilità mi avrebbe concesso di vivere con lei esperienze sensuali ma ad un tratto la professoressa disse:
<< Va bene schiavetto.. >> quell’appellativo mi fece restare incredulo: << …ho deciso cosa fare di te! >> e così dicendo si alzò dal divano e mi depose ai suoi piedi. L’odore che emanavano le sue enormi estremità era acre e pungente, io guardai in alto per capire cosa volesse fare la professoressa, la sua voce mi raggiunse dalla sua immensa altezza, come se fosse la voce i una vera Dea:
<< non voglio che la forza delle tue sensazioni e dei tuoi sentimenti diminuisca con l’età e che un domani tu sia divenuto come tutti gli altri! Sono rimasta talmente tanto colpita che ho deciso di realizzare il tuo desiderio… >> io non riuscivo bene a capire dove volesse arrivare, ma tremai quando vidi che si sfilava il sandalo destro; poggiò il suo bel piedone nudo davanti a me, sulla punta, tenendo le belle dita carnose divaricate, compresse sul pavimento a pochi centimetri da me. L’odore era terribile e i suoi polpastrelli, come la pianta, erano ingrigiti dalla sporcizia.
<< Sdraiati.. >> disse e io tremai di terrore, poi la professoressa continuò a dire, sollevando il piede sopra di me e occupando tutta la mia visuale con la sua enorme pianta:
<< …ho deciso che mi prenderò la tua vita, ti calpesterò sotto il mio piede nudo, così morirai stando a contatto con la mia pelle e sentendone l’odore, non potresti sperare in una morte migliore! Tu sarai contento ed io avrò impedito che la vita distruggesse un ragazzo così sensibile! >>
Io non mi ero sdraiato e , anzi, ero terrorizzato, pensai seriamente di scappare il più lontano possibile, ma la professoressa già abbassava il piede, vedevo il suo viso scrutarmi tra le sue dita divaricate, era seria e spietata. Disse :
<< addio… >> un attimo prima che il suo piede fosse così vicino da nascondermi completamente alla sua vista. Io chiusi gli occhi e non mi mossi, ero terrorizzato e allo stesso tempo attratto da quella fine che avevo tanto sognato.
Tutto divenne buio e l’odore del piede della professoressa era insopportabile, sentii il suo avanpiede posarsi alle mie spalle, pensai fosse questione di attimi e che la prof avesse posato il resto del piede schiacciandomi invece non accadde, aprii gli occhi con il cuore in gola e mi ritrovai sormontato dal suo immenso arco plantare e dal suo tallone, immobili. Un attimo dopo la prof allontanò il piede e disse sorridendomi dall’alto:
<< Però! Che coraggio! Non sei scappato! Dicevi la verità allora! >>
Capii che era tutta una farsa e mi sentii mancare, svenni.
Continua...
Chimica al liceo.
Parte IV inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 14:39:18
Quando rinvenni avevo un forte mal di testa e mi ci volle parecchio per riuscire ad alzarmi e mettermi a sedere. Mi stropicciai gli occhi , poi mi guardai intorno , ero sul ventre piatto e liscio della mia professoressa che se ne stava nuda, sdraiata sul letto della sua stanza. Pensai fosse un sogno mentre guardandomi intorno vidi la peluria pubica della donna a poca distanza e , voltandomi vidi i suoi seni ergersi in lontananza come due dolci colli rotondi. Accanto a me era posata la mano della prof che però non sembrava dare segni di vita; “è addormentata?!!” pensai e decisi di andarlo a scoprire di persona. Camminai sulla pancia della Professoressa G ed arrivai al suo seno, vi passai in mezzo, eccitato in maniera indescrivibile, affondando un po’ ad ogni passo nella morbidezza delle sue carni. Mi fermai a poca distanza dal suo viso, le vedevo solo il mento, la donna aveva un respiro regolare e calmo, era addormentata.
Provai una piacevole sensazione di serenità; il fatto che la professoressa, preoccupata per me dopo lo spavento che mi aveva fatto prendere, mi avesse adagiato sul suo colossale corpo nudo mi rincuorava, e pensai che a lei non dispiacesse affatto avermi , letteralmente, tra le sue gambe.
Evitai , comunque , di infilarmi in strani posti o di assumere atteggiamenti che avrebbero potuto infastidire la prof non appena si fosse svegliata, volevo fosse lei a dirmi di farle qualcosa, di baciarla…e qualsiasi altra cosa.
Me ne tornai , così, sul ventre della mia prof e li mi sdraiai , cullato dal suo stesso respiro. Non avevo idea di che ora fosse, sicuramente, però la professoressa si era già fatta la doccia.
La donna si svegliò all’improvviso, si stirò e poi si mise a sedere sul letto, io fui fatto scivolare verso la sua enorme vagina e mi aggrappai ai folti peli neri per poi guardare incombere sulla mia testa il bel seno nudo della prof ed il suo sguardo assonnato posarsi su di me:
<< Oh! Ti sei ripreso! >> mi disse :
<< Ti devo proprio aver terrorizzato prima eh? Sei rimasto svenuto per più di un ora, adesso come ti senti ? >>
le risposi urlando : << bene!>> e intanto continuavo a tenermi stretto ai suoi peli, lei sembrava indifferente a quella mia posizione “particolare” e non accennò minimamente a togliermi di li.
<< è ora di cena, sarà meglio andare a preparare qualcosa da mangiare… >> disse d’un tratto la professoressa e con naturalezza si alzò dal letto.
Io mi tenni forte ,guardai giù e vidi le gambe della prof scomparire in basso , verso il pavimento, i suoi piedi erano lontani e piccoli da dove ero io!
<< tieniti stretto ! >> mi disse sorridendo e si avvicinò ad un mobile, aprì un cassetto e ne tirò fuori un perizoma, iniziò ad infilarselo e prima di tirarselo tutto su guardò li aggrappato ai peli della sua figa e disse :
<< …Naturalmente, ti terrò qui dentro fino a quando non sarà pronta la cena, spero starai comodo, e non ti agitare troppo,non vorrei mi scivolassi fuori dal perizoma! >> e così dicendo indossò fin su il perizoma comprimendomi con forza tra i suoi peli.
Ero incredulo, la prof di chimica mi teneva nelle sue mutandine!
La donna, come se io non ci fossi , indossò una canottiera sul seno nudo e poi scese in cucina, camminando a piedi nudi. Con tutta calma iniziò a preparare la cena, poi dopo parecchi minuti si infilò una mano nelle mutandine e mi afferrò, mi portò davanti al suo viso e mi disse:
<< Adesso ti metto sul tavolino del salotto, cerca di non sparire! Io devo andarmi a vestire, aspetto un’amica per cena! Non ho intenzione di farti vedere da lei quindi ti terrò ancora nelle mie mutandine e se vuoi potrai anche divertirti un po’ a leccarmela, intesi! >> e così dicendo mi lasciò sul tavolino e mi accese la tv.
Mi sentivo strano, tra l’eccitato ed il confuso… non mi sembrava vero che la prof mi parlasse in quel modo… sembrava un sogno!
Mi sedetti sul freddo tavolino e guardai un po’ di tv mentre pensavo a quando avrei mangiato io , dato che la prof voleva tenermi nascosto, avevo un certo appetito e , soprattutto una gran sete.
Guardandomi in torno, sperando che la Prof mi avesse lasciato il solito tappo con l’acqua dentro, notai che c’era quello dell’ora di pranzo sul pavimento vicino al divano, con poche , preziosissime gocce d’acqua che comq sarebbero bastate per dissetarmi. Aspettai per chiedere alla prof di raccogliermelo ma per più di mezz’ora la donna non accennò a scendere, fu allora che decisi di tentare di scendere, una volta a terra avrei aspettato la prof e lei mi si sarebbe infilato dove voleva.
Camminai verso il bordo del tavolino di vetro , cercando di trovare un modo per scendere a terra, mi voltai verso sinistra e vidi che una bella pianta d’appartamento protendeva i suoi rami fogliosi fino a pochi centimetri dal tavolino, così mi ci avvicinai , feci un salto e mi aggrappai ai sottili rametti della pianta che si piegarono lentamente verso il basso. Arrampicandomi un poco raggiunsi il divano , vi salii e poi scesi giù lentamente , tenendomi aggrappato alle cuciture sul bordo.
Raggiunsi il pavimento che avevo ancora più sete di prima, così mi gettai sul tappo e iniziai a bere con foga. Una volta dissetatomi rovesciai il tappo vuoto e mi ci sedetti sopra in attesa che la prof scendesse e mi vedesse, non ero per niente preoccupato, e sbagliavo!
Sentii i rumorosi passi della professoressa scendere velocemente le scale e poi lei apparve in fondo al salotto , in tutta la sua bellezza; aveva pettinato i suoi lunghi capelli mori , che ora le scendevano lisci e lucenti fin sotto le spalle, indossava sul perizoma e la maglietta un abito leggero di un bel colore rosso che le arrivava fino a sopra le ginocchia, ai piedi, smaltati in rosso come il vestito,si era infilata dei sabot neri , aperti, con il tacco basso. Vederla camminare veloce verso la cucina , così bella e gigantesca fu uno spettacolo magnifico e lo era ancora di più se pensavo all’atteggiamento che ora la prof aveva nei miei confronti… ero eccitatissimo, e lo ero perché mi sentivo totalmente in suo potere, nelle mani di quell’essere stupendo.
La professoressa G. restò indaffarata in cucina per qualche minuto, probabilmente intenta a controllare l’arrosto ,di cui sentivo il buon odore spandersi per tutta la casa ,e ad apparecchiare la tavola della cucina. Poi venne in salotto e camminò diritta verso il tavolino di vetro dicendo:
<< vieni Riccardo…tra poco arriva… >> a quel punto si interruppe perplessa, non vedendomi dove mi aveva lasciato; io , da parte mia, mi trovavo sormontato dalla gigantesca professoressa, ero a poca distanza dai suoi splendidi piedoni ed ero un po’ agitato perché mi si era avvicinata troppo velocemente e con troppa distrazione… sarebbe bastato un passo in più e io avrei potuto far una triste fine!
Iniziai ad urlarle : << Professoressa, sono qui! Stia tranquilla! >> ed agitai il braccio verso l’alto per farmi notare , sperando che lei abbassasse lo sguardo; grazie a Dio lo fece subito e guardandomi con un espressione un po’ innervosita esclamò :
<< ma che cavolo ci fai li per terra! Se non ti vedevo questa volta ti pestavo veramente! >> si chinò a gambe divaricate praticamente sopra di me , dandomi uno stupendo spettacolo delle sue cosce e del suo sottile perizoma dal quale spuntavano alcuni peli che facevano presagire la bellezza di ciò che circondavano, e mi prese tra indice e pollice, tenendomi per il busto , lasciando solo le mie gambe e il mio addome libere dalla soffice morsa dei suoi polpastrelli.
<< E poi come hai fatto a scendere ?! >> disse alterata senza darmi la possibilità di rispondere, mi posò semplicemente su di una credenza in cucina ed aprì un cassetto. Io mi alzai in piedi e cercai di dirle che avevo sete, lei però non volle prestarmi la minima attenzione :
<< Non voglio che tu ti prenda queste libertà mettendo a rischio la tua vita e anche la mia indirettamente! Tra l’altro non voglio che la mia amica ti veda e inizi a fare domande…ci conosciamo da tanto ma lei è pur sempre una mia ex-allieva! >>
Tirò fuori dal cassetto un sottile spago , abbastanza lungo e lo tese davanti ai miei occhi per poi dire: << …Quindi, devo tenerti assolutamente sotto controllo, allunga la gamba! >>
Io esitai e allora la prof esclamò:
<< Lo faccio per te! non mi costringere ad usare le maniere forti! >> io tesi la gamba e lei vi passò intorno lo spago , poi fece un bel nodo e lo strinse;
<< come va così? Troppo stresso? Troppo poco? >> io le dissi che andava bene e la donna per fare una prova strattonò un po’ il filo , io caddi a terra pesantemente e lei si ritrovò con tutto lo spago in mano:
<< era troppo largo! >> disse sorridendo: << …Facciamo i furbi eh? Schiavetto?! >> Io sorrisi di rimando, ma quando la Prof mi prese in mano ed iniziò a passarmi lo spago intorno al busto, pensai che farmi stringere di più il nodo alla caviglia sarebbe stato meglio!
La Professoressa G strinse abbastanza il laccio intorno al mio addome, riuscivo a respirare bene e non ne ero troppo infastidito…l’unico problema era che graffiava un po’; la prof però sembrò essere disinteressata al problema e tenendomi penzolate al filo camminò verso il tavolo della cucina, si chinò sotto di esso ed assicurò l’altro capo del filo alla gamba del tavolo, proprio sotto la sedia sulla quale sarebbe stata seduta lei :
<< ecco.. >> disse mentre si rialzava : << …legato qui sotto sarai al sicuro, lei non ti vedrà e io potrò farti cadere qualcosina da mangiare, naturalmente tu stai a tento a non farti schiacciare! >> sorrise e fece per andare al forno, mi vide, però, molto indignato intento a tirare il filo , volevo liberarmi e allora tornò verso di me e posando il suo piede destro a pochi centimetri da me , scatenando un terremoto , disse :
<< Ti avrei voluto metterne nelle mutandine, ma data l’esperienza di sta mattina ho pensato che questo sia il posto più sicuro