JOYCE E LE SUE AMICHE
Parte I inviata da Mick e caricata in data 08/Febbraio/2003 17:12:47
INTRODUZIONE:
Ho tratto ispirazione per questa storiadal film "Edward mani di forbice", film che ha senzadubbio poca attinenza con il mondo delle gigantesse, ma checontiene una scena che ha a dir poco eccitato le mie fantasie alriguardo.
Si tratta del momento in cui Edwardtaglia i capelli a Joyce, una donna sulla trentina, dai capellirossi, non particolarmente bella che, come si evince da altrescene del film, ama portare delle calzature che lascianoampiamente scoperti i piedi.
Nella suddetta scena, il regista stacca l'inquadraturadal volto della donna e, per circa 4 secondi (avrò rivisto alrallentatore un centinaio di volte quelle immagini) si soffermasulle sue estremità: in preda alla più intensa eccitazione,Joyce divarica e contrae le dita dei piedi, mettendone in mostratutta la loro forza e bellezza.
Da quel momento Joyce è diventata unapresenza costante nella mia immaginazione: l'ho ingrandita alcunedecine di volte e da quel momento il mondo è passato sotto ildominio dell'incredibile gigantessa rossa.
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Il 14 luglio 1994 alle ore 14.27 un'intensaesplosione avvenne sulla costa occidentale degli Stati Uniti, apoche decine di chilometri da una grandissima metropoli. Isatelliti militari registrarono un'immane emissione di raggigamma ed altre radiazioni, di origine totalmente ignota,localizzata pochi chilometri al di sopra di un minuscoloquartiere residenziale.
Fu effettuato un sopralluogo da partedell'esercito americano, che sorvolò con degli elicotteri peralcuni minuti l'epicentro del fenomeno senza notare alcunaanomalia nel territorio o nel comportamento degli abitanti. Inseguito fu facile accertare che vennero esposte alle radiazionisolamente 16 persone: 3 maschi e 13 femmine. A prima vista dunquel'esplosione non aveva provocato danni; almeno per il momento!
Alcune notizie filtrarono fino agliorgani di informazione e gli abitanti del quartiere, quellastessa sera seppero di una non ben precisata fuga di radioattività.La cosa tuttavia non diede luogo ad alcun tipo di preoccupazione.
Gli effetti dell'esplosione si fecerosentire solamente alle ore 02.32 del giorno successivo. Leradiazioni che si erano diffuse uniformemente su un raggio di 200metri attorno al centro del quartiere erano state assorbite datutto ciò (vivente o non vivente) che si trovava lì al momentodell'esplosione e solo ora liberavano la loro spaventosa energia.
Le cose e le persone coinvolteaumentarono le loro dimensioni di 72 volte! A pochi chilometridalla grande metropoli sorse un'altra città anch'essa formata daedifici alti centinaia di metri, ma i cui abitanti eranoprobabilmente alquanto diversi.
Ben presto dall'esterno ci si accorsedella "diciamo così" anomalia: i primi furono imilitari che sorvegliavano attentamente la zona dal pomeriggiocon i satelliti.
Videro i tetti delle case ingrandirsi adismisura; si pensò inizialmente ad un malfunzionamento deisistemi di ripresa delle immagini, tuttavia ben presto ci sidovette arrendere all'evidenza del fatto che veramente stavasuccedendo qualcosa di strano. Delle rapide indagini effettuateancora nella nottata con le strumentazioni più sofisticateindicavano come possibile la presenza di esseri viventi all'internodelle smisurate abitazioni: che cosa questo potesse significarenessuno ancora osava pensarlo.
Si diede l'ordine di tenere top secret l'informazione,ma era evidente che la cosa che si tentava di nascondere era unpo' troppo grossa. All'indomani migliaia di persone si sarebberosvegliate con un bel grattacapo.
Il metronotte Kevin Price non riusciva acapire in quale situazione si stesse trovando: pochi minuti primaaveva sentito il terremoto: era stato violentissimo, tanto che lamacchina su cui viaggiava si era rovesciata e lui aveva persoconoscenza per alcuni minuti. Al risveglio riuscì a malapena aduscire dall'auto capovolta; credeva di trovarsi circondato dallemacerie delle case distrutte dal terremoto, invece si trovava suun vastissimo ciottolato di colore scuro ampio centinaia di metridelimitato su due lati da una muraglia alta e compatta. Davveronon riusciva a capire in che luogo si trovasse. Poi alzò losguardo e vide le case e gli alberi illuminati da qualchelontanissimo lampione.
La prospettiva era agghiacciante: tuttele cose apparivano enormi e lontanissime e non tardò a capireche le muraglie che vedeva erano i bordi dei marciapiedi ed ilciottolato non era altro che la strada asfaltata. Kevin perdettela testa, pensò di essere diventato un microbo. In preda allafollia si mise a correre senza meta per la strada; dopo alcuniistanti precipitò in un tombino e di lui non si seppe più nulla.Al risveglio, migliaia di persone della zona ebbero una notevolesorpresa nel vedere il mini quartiere torreggiare enorme in mezzoalla pianura che fino alla sera prima era quasi deserta.
Una sorpresa ancor maggiore capitò a chiabitava in quel quartiere ma non si trovava nella propriaabitazione al momento dell'esplosione che tanto avrebbe cambiatola loro vita.
Ed Monroe quella notte non aveva dormitoper niente bene: le lenzuola gli sembravano troppo pesanti eruvide ed era continuamente tormentato da un senso di oppressione.Al risveglio si era trovato in una situazione a dir poco strana:il suo letto sembrava diventato enorme, non riusciva ad uscirne;eppure sentiva accanto a sé il respiro regolare della moglieJoyce che evidentemente dormiva ancora. Continuando a vagare perla superficie di quello stranissimo letto, si ritrovò accanto adun immenso sedere, quello della sua compagna evidentemente.
L'uomo sbalordito e terrorizzato restòalcuni istanti a contemplare il fondoschiena più grande di unacasa prima di risolversi a cercare di uscire dal letto risalendolungo lo smisurato corpo femminile, conscio del fatto che se ladonna si fosse rigirata sulla schiena, per lui sarebbe stata lafine.
Finalmente sbucò all'aria aperta,accanto alla chioma rossa della compagna che continuava a dormireignara del suo dramma: scoprì con orrore che tutta la camera siera ingrandita, forse tutta la casa, forse tutto il mondo eprobabilmente lui era vittima di un terribile incantesimo che loaveva rimpicciolito fino alle dimensioni di uno scarafaggio; congrande attenzione riuscì a calarsi dalle lenzuola sul parquet dicasa sua senza sfracellarsi al suolo. Sul pavimento trovò i suoivestiti anch'essi microscopici rispetto a tutto il resto; liindossò e trovò dentro il giubbotto il telefonino: funzionava,riceveva il segnale: chiamò immediatamente un suo collega cheabitava ad alcuni chilometri da lui. Nei pochi minuti diconversazione, Ed riuscì a farsi una vaga idea della situazionein cui si trovava: apprese che tutto il quartiere si eraingigantito, ma che altrove la situazione era normale; avrebbedovuto raggiungere immediatamente i suoi simili (per quantoriguarda le dimensioni) e poi avrebbe valutato il da farsi.
Si diresse risolutamente verso ilcorridoio per tentare di fuggire da quel dannato quartiere primache gli succedesse qualcosa di strano (pensò con orrore che lamoglie avrebbe potuto risucchiarlo con l'aspirapolvere ocalpestarlo inavvertitamente, o altro!). Giunto a metà delcorridoio sentì un rumore: Joyce si era svegliata con unfragoroso sbadiglio; udì poi un tonfo sordo, un altro; il poveruomo, intuendo la situazione, riuscì a malapena ad appiattirsicontro il battiscopa prima di veder irrompere sulla scena lamostruosa figura della moglie che, ancora più enorme di quantoavesse potuto stimare dentro il letto, con aria assonnata, siaggirava per la casa ignara della sorte del suo uomo. SLAMMM: ilpiedone nudo di Joyce atterrò a pochi centimetri dall'omiciattolo,facendolo sbalzare in aria, e proseguì fino al piano di sotto:per fortuna la donna non si era accorta dell'esserino indifeso,altrimenti sarebbero stati sicuramente guai.
Un rapido confronto con gli oggetti dellacasa gli permise di capire che era alto solamente 2,5 centimetri,o meglio: la moglie era alta più di 120 metri e pesante qualcosacome 21.000 tonnellate. In quel momento la sua dolce metà nongli ispirava più una grandissima tenerezza. Dal piano di sottosentì la voce tonante della moglie chiamarlo: inutile rispondere,non l'avrebbe sentito. Subito gli si presentò un'altra impresa:scendere al piano di sotto: ovviamente non poteva fare il saltodegli scalini, ma fortunatamente c'era una guida in legno, ripidama liscia, che lo condusse senza eccessive difficoltà sullepiastrelle del piano terreno. Quella mattina Joyce sentiva nell'ariaqualcosa di strano; era pervasa da un senso di totale benessere esentiva un'inconsueta carica di energia nel suo corpo. Sichiedeva dove fosse Ed, non era certo sua abitudine scomparirecosì all'improvviso. Non se ne preoccupò, ad ogni modo. Avrebbedovuto fare colazione, ma in quel momento non aveva fame. Risalìquindi al piano di sopra per lavarsi e vestirsi. Gettò unarapida occhiata di fuori: la giornata era limpida e calda.
Ma un fenomeno attirò la sua attenzione:il panorama visto dalla finestra della sua camera aveva qualcosadi strano, i grattacieli della città, che era solita vedere inlontananza, sembravano essersi avvicinati di colpo. Si accorsepoi che oltre la staccionata del suo giardino il paesaggio subivauna vistosa discontinuità: si passava dalle piante di dimensioninormali ad una alquanto anomala distesa assolutamente piatta,punteggiata di piccoli edifici che evidentemente appartenevanoalla periferia. Che diavolo stava succedendo? Accese la radio:dalle voci concitate del cronista capiva che stava succedendo diqualcosa di alquanto insolito. Rimase ad ascoltare per alcuniminuti e riuscì a delineare un quadro via via più preciso dellasituazione. Si accorse che quello che stava sentendo non ledispiaceva per niente. Ed si sentiva alquanto rassicurato dalfatto che la sua formidabile moglie fosse tornata al piano disopra. Doveva riuscire raggiungere il garage dall'interno dellacasa; per un inaudito miracolo, la porta che dava sul box erasocchiusa; superato un piccolo scalino si trovò nella penombradel garage.
E lì, al centro della grigia superficiedi cemento, si trovava la sua fedele auto rimasta alla sua stessascala; ci salì, si sentì al sicuro, funzionava. Poteva dunqueuscire dalla Terra delle Amazzoni per raggiungere la civiltà:bastava solamente aprire il portone! Subito l'entusiasmo sispense, era di nuovo da capo. Ad un tratto l'auto iniziò asobbalzare: era Joyce che si stava muovendo nelle vicinanze; isobbalzi diventavano sempre più forti, due ciabatte infradito,con i rispettivi piedi dentro, entrarono nel garage. L'uomo suonòil clacson attirando l'attenzione del colosso, che andò a posarei suoi piedi uno davanti ed uno dietro l'automobile. "Ma eranecessario metterli così vicini? Ehi, Joyce, sono qui dentro, mivedi, sono qui! Ma che diavolo sta facendo?". La gigantessarossa guardava dalla sua altezza con aria di divertita superioritàil marito. "Ora che diavolo combina?" Si sfilò ilciabattone dal piede sinistro, lo sollevò giusto davanti allamacchina per permettergli di contemplare l'immensa pianta "Hocapito che sei grande cazzo, ma vediamo di risolvere il problema".Dopo alcuni istanti Joyce decise che era ora di passare all'azione:il piedone calò sulla macchina: i ditoni sul cofano la feceroschizzare e saltare come se stessero giocando al gioco dellepulci "Ehi!!! Aiuto!!!".
Ed era disperato, possibile che la mogliesi divertisse in quel modo a torturarlo? Finalmente i sussulticessarono; ora Joyce stava tenendo l'automobilina in bilicotenendo il possente alluce sopra il cofano. "Fermati, tiprego!!!". Tutto quello che ottenne furono le parolepronunciate con voce tonante: "ADDIO ED": dalparabrezza frantumato Ed contemplò impotente la pianta del piededella moglie innalzarsi per poi ridiscendere lentamente verso l'automobilina;questa volta non si fermò: CRUSHHHH, la macchina con dentro unomiciattolo terrorizzato scomparve sotto il piede di Joyce, senzaopporre alcuna resistenza, spiaccicata dall'enorme peso in unapatacca informe di metallo mista a poltiglia sanguinolenta. Ladonna rimase a contemplarla: non sapeva ancora di preciso perchélo aveva fatto, non odiava affatto il marito; tutto le era venutoistintivo e di certo le aveva procurato un intenso piacere.
Senza ulteriori riflessioni ritornò disopra a scegliere l'abbigliamento per quella che doveva essereuna giornata molto intensa per lei. Scelse una magliettina neraaderente che le lasciava scoperto l'ombelico, dei pantaloni rosaforforescenti anch'essi piuttosto aderenti e dei sandali neridalla suola bassa che lasciavano scoperta la quasi totalità delpiede. Così preparata scese in strada, dove già si eranoritrovate le sue amiche.
Continua...
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