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JOYCE E LE SUE AMICHE

Parte IV inviata da Mick e caricata in data 08/Febbraio/2003 17:17:33


Torniamo a casa di Janet per vedere glisviluppi del suo incontro con i suoi due minuscoli amici. L'enormepallavolista depositò i due ospiti sul tavolino del salotto eancora completamente nuda, si sedette sul divano di fronte a loro.Con grande sorpresa e piacere di Pete e Tim, la ragazza appoggiòi piedi sul tavolino accavallando le gambe proprio di fonte aloro. Avevano avuto modo di contemplare le estremità di molteragazze, ma di lunghe 18 metri non ne avevano mai viste prima.

In maniera terribilmente sensuale, laragazza muoveva lentamente ogni singolo muscolo del piede,mandando in delirio i suoi compagni. "VI PIACCIONO, EH?AVEVO NOTATO CHE QUANDO PORTAVO I SANDALI NON MI GUARDAVATE MAINEGLI OCCHI, HA HA HA HA HA. . CERTO CHE ADESSO A PALLAVOLO SARÒPIÙ FORTE, POTRÒ SCHIACCIARE! TUTTA LA SQUADRA AVVERSARIADIRETTAMENTE! HA HA HA HA PERÒ NON MI PIACE METTERE QUELLEDANNATE SCARPE DA GINNASTICA, TENGONO COSÌ CALDO; MEGLIO TENERLILIBERI, ALL'ARIA APERTA O NO? HA HA HA HA HA " I dueconcordarono pienamente.

Janet protese ai due amici podofili lecolossali dita, permettendo loro così di leccarle avidamente.Sentire i due minuscoli esseri affannarsi febbrilmente ai suoipiedi le diede un'eccitazione di un'intensità mai provata invita sua. Le stava venendo in mente un gioco che sicuramenteavrebbe divertito lei e i suoi due giovani amici.

Amy, si stava pentendo amaramente di nonaver seguito Joyce nella sua gita in città. Con il binocolo,aveva osservato attentamente l'amica addentrarsi nella selva dicemento per dominarla completamente. Ora la sua amica stavagodendosi tutto il meglio: entro poche ore la città sarebbestata evacuata e sarebbero rimasti da distruggere solo gli avanzidi Joyce.

Aveva schiacciato con stizza un paio dicuriosi che si erano avventurati addirittura dentro la sua casaper vedere l'attrazione del momento. In quel momento era l'unicache non si stava divertendo: perfino sua figlia si stavatrastullando distruggendo tutto ciò che proveniva dal mondoreale. Forse non era ancora troppo tardi: rimanevano ancoramoltissime cose da scoprire nella periferia della metropoli.Senza indugio dunque si incamminò fuori da quel minuscoloquartiere in cui era stata quasi reclusa fino a prima per provaredelle emozioni del tutto nuove. Spendiamo dunque due parole sullanuova gigantessa. Anche Amy, come Joyce, era una casalingatrentenne, forse ancora più frustrata di lei. Il suo aspettofisico non era granché attraente: aveva i capelli neri e corti,era alta poco più di un metro e settanta e pesava 85 chili.Certo, adesso che era gigantessa, il suo corpo faceva tutta un'altraimpressione: 120 metri per quasi 32.000 tonnellate di carnefemminile: era in sostanza il più grande essere vivente delpianeta. Dopo pochi istanti i suoi smisurati sandali di gommainiziarono a calcare la scena del mondo reale.

Decise che il suo primo svago sarebbestata un'enorme acciaieria che sorgeva a quattro chilometri dicammino da dove si trovava ora. Praticamente una bazzecola, perle sue dimensioni. Il portinaio della fabbrica, che era rimastain attività nonostante i fatti della mattinata, stava guardandoattonito l'enorme figura di donna che si stava avvicinando.Ancora pochi passi e sarebbe stata lì: ebbe appena il tempo disuonare l'allarme prima che la sua casupola e lui stessoentrassero a far parte di un'impronta sul cui fondo si potevaleggere distintamente BIRKENSTOK 39.

Poi fu la volta del parcheggio: prima lemacchine degli operai e poi una decina di camion si squagliaronoletteralmente sotto i suoi piedoni larghi e robusti. Finalmentepoteva dedicarsi al grosso dell'impianto. Gli operai fuggivanodalla enorme fabbrica come formichine impazzite eccitando sepossibile ancora di più Amy. Con un sinistro stridore, le primetravi d'acciaio iniziarono a cedere come verdi ramoscelli sotto l'insostenibilepeso della gigantessa. In pochi istanti dunque, due capannoni chefungevano da magazzino furono semplicemente livellati al suolo.Quindi fu sferrato l'attacco decisivo al cuore dell'acciaieria:con un calcio l'altoforno rovinò a terra scatenando un infernodi fiamme e di metallo fuso: Amy continuava imperterrita apigiare le strutture quasi come fossero uva in un tino senzaavvertire il minimo dolore al contatto con i materiali roventi ocon i cavi dell'alta tensione. In meno di cinque minuti, tuttoquello che si levava ad un'altezza superiore ai tre metri daterra fu spiaccicato senza pietà dalla titanica gigantessa.

Questo sì che era puro divertimento.Lasciò dunque la massa di metallo fumante per cercare ancoraqualche oggetto notevole su cui imporre il proprio dominio. Gettòuno sguardo in lontananza, verso i margini della periferia e fuattratta da un gruppetto di oggetti sparsi che si muovevanolentamente verso la città. Si avvicinò incuriosita: erano carriarmati: meraviglioso! Probabilmente stavano andando a fare unavisitina a Joyce! No, questa volta sarebbe arrivata prima dell'amicae si sarebbe presa tutto il divertimento. In pochi istanti si parògiusto davanti all'esercito che stava procedendo verso il cuoredella città. Seduta in mezzo alla città mezza devastata, Joyceguardava con divertita meraviglia le persone radunate al suocospetto. Saranno state una cinquantina. La gigantessa rossa passòall'azione: protese il piede destro verso un gruppetto,sventagliando sopra i loro tutta la possenza delle sue dita. Nonsi muovevano.

Evidentemente erano eccitati da quellasituazione. Con grande perizia riuscì a ghermire tra l'alluce edil secondo dito uno di quei disgraziati e a sollevarlo in altoper osservarlo. Evidentemente la sua pressione gli stava facendomale, a giudicare da come si dibatteva nella morsa inesorabile.Decise di porre fine alle sue sofferenze: strinse con forza ledita fino a che il corpo dell'uomo non esplose lasciando comericordo di sé una piccola chiazza rossa tra le due dita. Ancoragli altri spettatori non si risolvevano a fuggire, ipnotizzati daquello spettacolo unico nella vita.

"SE VOLETE CONTINUARE A VIVERE,IGNOBILI MICROBI, DOVRETE ADORARMI COME UNA DEA! LECCATEMI IPIEDI, PICCOLI VERMICIATTOLI". Forse non chiedevano altro iminuscoli ammiratori di Joyce, che subito si accalcarono alleestremità della donna per svolgere alacremente il loro compito.Non solo, dalle vie laterali arrivava ancora qualche sparutocittadino che non era riuscito a resistere alla tentazione di unsimile incontro e si aggiungeva al gruppo dei mini-schiavi dellagigantessa. In quella situazione, avendo decine di persone che lemassaggiavano i piedi, Joyce si abbandonò alle più fervidefantasie sul suo futuro: nessuno era in grado di resisterle,aveva senza dubbio assunto il ruolo di imperatrice del mondo,chiunque avesse rifiutato il suo dominio, sarebbe statosemplicemente annientato.

Pensò che presto gli uomini l'avrebberocontattata per trattare la pace: forse lei avrebbe accettato,forse avrebbe distrutto un'altra città, forse si sarebbespostata su un altro continente. Tanto, per lei, il mondo eradiventato estremamente piccolo.

Intanto Janet si era predisposta per ilsuo nuovo gioco con i suoi piccoli amici. Si era sdraiata suldivano e aveva posto Pete sull'unghia dell'alluce destro e Tim suquella sinistra. "AL MIO VIA DOVRETE CORRERE FIN QUASSÙ SUIMIEI CAPEZZOLI: IL PRIMO CHE ARRIVA SARÀ IL MIO PICCOLO AMANTEPREFERITO. VIA!!!!". I due partirono per la prima corsa dei100 metri sul corpo di una donna della storia. Per tutta latraversata del suo corpo, Janet rideva beata alla vista deipiccoli ragazzi (a cui aveva ordinato di spogliarsi) checercavano di affrettarsi verso la meta cercando di non scivolaregiù dai suoi stinchi o dalle sue cosce e a stento riusciva adominare i movimenti impulsivi del suo corpo di gigantessa,soprattutto quando i due si accinsero alla scalata dell'ultimaasperità del tracciato. Finalmente, dopo circa una quarantina disecondi, i due raggiunsero quasi contemporaneamente la meta.Guardarono il volto di Janet per capire quale fosse stato l'esitodella gara e lo trovarono completamente pervaso dall'eccitazionesessuale: capirono di trovarsi proprio al di sopra di un vulcanoche stava per esplodere: i capezzoli erano diventati di granito,Janet andò a cercare la propria vagina con la mano destra einiziò a masturbarsi con travolgente intensità emanando deigemiti sempre più forti.

Pete e Tim faticavano sempre di più arimanere sul corpo della loro compagna: si aggrapparono piùforte che poterono ai capezzoli per cercare di non veniredisarcionati e magari schiacciati dall'incontenibile desiderio diJanet. Il suo corpo enorme aveva acquistato una sensibilità deltutto nuova, sentiva perfettamente la lotta affannosa che i dueragazzi stavano compiendo per resisterle e questo non poteva cheaumentare la sua euforia: in quel momento avrebbe potuto dominarequalunque amante. Presto arrivò l'orgasmo più incredibile chela ragazza avesse mai potuto immaginare, centinaia di volte piùintenso di quelli che aveva sperimentato in dimensioni normali,gettò un grido che per poco non spazzò via i suoi amici: volevacomunicare al mondo intero il suo godimento. Gradualmente ifremiti del suo corpo cessarono. Tornò a guardare soddisfattaPete e Tim, che invece avevano un'aria totalmente sconvolta."CHE NE DITE, FACCIAMO UN ALTRO GIRO?".

Bene, bene, bene, pensò Amy, davantialle ormai non più temibili macchine da guerra: erano circaquaranta, distanti poche centinaia di metri dal suo smisuratocorpo. Peccato che non fossero di più, pensò la gigantessa. Ilterreno su cui si trovavano era una pianura arida e piuttostocompatta. Il convoglio si fermò a circa duecento metri da lei:esitavano. Amy attendeva che fossero loro a rompere il ghiaccio,ben consapevole che si sarebbe arrivati allo scontro e chesarebbero stati i suoi piccoli nemici ad avere la peggio. Dopo unpaio di minuti di studio reciproco, i carri armati aprirono infuoco. I colpi andavano a cadere sugli stinchi nudi dellagigantessa senza procurare loro il minimo graffio. Con un sorrisobeffardo stampato sul volto, Amy si portò in pochi passi aridosso del nemico, con tutta calma sfilò i sandali e si preparòalla battaglia. Il primo carro armato fu investito dal suopiedone sinistro, leggermente sudato: la donna voleva solamenterendersi conto della consistenza dei mezzi avversari: il veicolocorazzato fu sondato in lungo e in largo dalle possenti ditadella gigantessa.

Questo primo contatto fu sufficiente perannientare tutti i suoi sistemi offensivi: il cannone fu diveltoin un istante. Soddisfatto della verifica, il mostruoso piedonenon si dimostrò più tanto tenero nei confronti del carro armato.Tenendolo al centro della pianta, Amy iniziò ad aumentaregradualmente la pressione: dapprima la parte superiore ed inseguito tutta la struttura cominciarono a deformarsiscricchiolando; alla fine l'esistenza dell'ordigno terminò conuna sorda esplosione soffocata sotto il piede della gigantessa. Sì,i carri armati erano effettivamente degli oggetti divertenti dadistruggere. Il successivo servì ad Amy per eseguire un altrotest sulla sua potenza. Sempre mantenendo il piede sinistro suicaldi rottami del mezzo appena distrutto, ne raggiunse un altrocon il destro. Posò il piede obliquamente a fianco del carro,tenendo sulla torretta di questo solamente il poderoso alluce.Quindi scaricò su di esso tutta la forza del suo muscolo: connotevole soddisfazione vide che la pressione del suo ditone erapiù che sufficiente per piegare la struttura del mezzo corazzato;giocherellò per qualche istante ancora solo usando le dita e poilo finì stritolandolo sotto il tallone.

Il fuoco su di lei cominciava a diminuire:constatata l'invulnerabilità del nemico, alcuni mezzi si stavanoallontanando dalla formazione per cercare un'improbabile salvezza.Amy pensò di intensificare il ritmo: con la cadenza di uno ognidue secondi, i carri armati furono fracassati sotto i piedi dellaex-casalinga cicciona. Soddisfatta, la gigantessa si guardòintorno: la pianura era costellata da macchie nerastre e fumantidi rottami: il nemico era stato annientato... cioè no, rimanevaancora un carro armato che non aveva ancora calpestato e chestava tentando di svignarsela: si chinò, lo raccolse in mano e,affondando le unghie nella tenera corazza, lo squarciòcompletamente rimuovendone la parte superiore e mettendo alloscoperto di quattro miseri soldati al suo interno, completamenteinermi di fronte alla sua potenza. Con il massimo disprezzo, Amyaccartocciò con la mano il carro armato "spider" escagliò il rottame lontano contro i primi edifici dellaperiferia.

Si tolse accuratamente i rottami che lesi erano incastrati tra le dita dei piedi e proseguì il suo giroin cerca di qualcos'altro da distruggere. Si stava facendo sera.

All'interno del villaggio dei giganti, lagiovane coppia costituita da Jeremy e Kelly stava inanellando dacirca due ore orgasmi su orgasmi, uno più devastante dell'altro."CHISSÀ QUANTO DURERANNO GLI EFFETTI DI QUESTE RADIAZIONI...SPEROIL PIÙ A LUNGO POSSIBILE, HANNO NOTEVOLI EFFETTI SULLA NOSTRAVITA DI COPPIA", affermò il gigante al termine dell'ennesimaprestazione.

"CONTINUIAMO?" chiese all'enormecompagna. "SÌ, MA STAVO PENSANDO... SAREBBE BELLO FARLO INMEZZO AD UNA CITTÀ, CHE NE DICI?", rispose Kellyguardandolo fisso negli occhi. Dopo un istante Jeremy si alzò"ANDIAMO, FACCIAMO VEDERE A QUEI MICROBI COME SI FA".

Tenendosi per mano, i due si avviaronoverso un centro abitato che era rimasto ancora intatto.

Presto anche lì la terra avrebbecominciato a tremare.

FINE.



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