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Chimica al liceo.

Parte I inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:14:11


Era primavera, precisamente metà maggio; il sole era caldo il cielo limpido e la natura stupenda.

Era anche l’anno del mio terzo anno di liceo , e nel bel panorama primaverile ricordo con piacere le mie giornate , i miei amici e anche le mie paure.

Stavo passando un periodo sa single e mi dedicavo molto ai miei interessi e alle mie amicizie; tra l’altro la solitudine mi portava a fantasticare parecchio sulle mie compagne di classe e su alcune professoresse. In particolare era protagonista delle mie fantasie la professoressa di Chimica; una donna alta intorno al metro e settantacinque, mora con un bel viso e gli occhi scuri ed espressivi. Si chiamava Alessandra G. e aveva trentotto anni; aveva un bel corpo magro e slanciato con un bel seno proporzionato e un bellissimo fondo schiena rotondo e sodo. Quando indossava la gonna poteva essere fiera di mostrare ai suoi allievi delle gambe lunghe e lisce ,toniche e anche leggermente muscolose (amava fare jogging); in primavera ed in estate , tra l’altro, amava indossare scarpe aperte e sandali che mi permettevano di ammirarle anche i bei piedi con le unghie leggermente lunghe sempre smaltate di un rosso acceso (come le mani).

Essendo una donna abbastanza alta ed essendo una professoressa che godeva quindi di una condizione di potere nei miei confronti, rispecchiava molto più di altre ragazze mie coetanee la mia idea di Gigantessa e ciò la fece diventare un’ossessione.

Quando la professoressa G. faceva lezione camminando per l’aula io non potevo smettere di ammirarla , e quando poi si sedeva alla cattedra e si sfilava un po’ i sandali io non potevo astenermi dal fissarle i piedi; addirittura cercavo di apprendere che numero avesse leggendo i piccoli e lontani numeri incisi sulle suole delle sue calzature.
Naturalmente questo mio interesse incontrollato risultava quasi “esplicito” alla professoressa G. che comunque si limitava ad ignorarmi e forse, sentendosi un po’ adulata dal mio atteggiamento, cercava di darmi voti buoni e si dimostrava molto gentile(cosa risultava evidente ed alquanto strana data la famosa severtià della professoressa G.)

La mia ossessione si limitava cmq ad un amore platonico e a qualche storia di tipo GTS su di lei; un episodio singolare , però , mi portò a desiderarla profondamente e avvenne per l’esattezza in un normalissimo giovedì di maggio. Era da poco finita la ricreazione e io mi ero seduto al mio banco come tutti i miei compagni in attesa che arrivasse la professoressa G e la tanto noiosa ora di chimica; aspettammo per parecchi minuti e non arrivò nessuno , così pensammo che ci sarebbe stata un’ora di buco e ci alzammo , mettendoci a girare per l’aula , a parlare e alcuni si misero a giocare a carte. Io iniziai a tirarmi i gessi con dei miei amici creando un vero casino, così quando inaspettatamente la prof G. entrò in classe la sentii esclamare nervosa: << Riccardo!ma sei matto? >> tutti si misero a sedere e la professoressa disse sedendosi alla cattedra :

<< Non è possibile! Non si può fare un ritardo che mi ritrovo gli alunni che si inseguono per tirarsi si gessi della lavagna! Ma quanti anni avete?! >> e così dicendo la professoressa mi lanciò un’occhiata gelida. Io le feci cenno “scusi” sollevando la mano e lei disse : << Riccardo prendi il banco e portalo qui vicino alla cattedra, mentre spiego tu ti fai una verifichina! Così impari! >> e mi sorrise sarcastica.
<< ma professoressa la prego! Oggi non ho studiato niente…su! >> borbottai io ma non ci fu nulla da fare.

Mi ritrovai a fare una verifica di chimica senza aver studiato niente seduto al banco sotto la cattedra come un deficiente, ero furioso ma presto la professoressa G. mi diede modo di distrarmi. Dunque, la cattedra era su di un soppalco ed era quindi molto più in alto del mio banco , così , quando vidi la professoressa sedersi sulla cattedra con il libro in mano capii che avrei avuto i suoi piedi praticamente davanti alla faccia, e così fu. Mentre la professoressa sembrava assorta a spiegare faceva penzolare i suoi bei piedi smaltati calzati da due sandali davanti ai miei occhi ed io ne ero incantato , senza contare che ne sentivo il buon odore un po’ acre. Mi resi conto inoltre che da quella distanza ( -di 20 cm dal mio viso) avrei potuto leggere benissimo il suo numero, e infatti, quando la professoressa accavallò le gambe e fece penzolare il piede destro leggermente più in alto sopra la mia testa, io lessi chiaramente sotto la suola , tra la punta ed il tacco: “41”.

L’ora finì e la professoressa se ne andò dopo avermi messo un bel 4 ma a me non importava niente; l’episodio appena capitatomi mi aveva eccitato troppo e sapere che portava 41, (confermando la mia tesi che avesse dei bei piedoni)e il suo atteggiamento provocante mi fece cadere in un turbine senza fine di fantasie che mi portò, alla fine , ad acquistare da una fabbrica nel nord Italia un articolo molto costoso, un : “ Rimpicciolitore”.

Me lo feci spedire e mi arrivò a casa solo dopo tre settimane; a quel punto scartai il pacco e iniziai a provarlo: funzionava alla perfezione! Nella mia camera passai dal metro e ottanta ai tre centimetri per decine di volte e la cosa comoda era che il rimpicciolitore rimaneva sempre proporzionato a chi lo azionava facendo si che io potessi rimpicciolirmi e tornare normale con estrema facilità e quando volevo : bastava regolare una manopola fino ad avere sul display le dimensioni desiderate , poi si spingeva il tasto “ok” ed una leggera scarica elettrica riduceva gli spazi tra molecole del corpo; in teoria si poteva arrivare ai 3 millimetri di dimensioni ma io non osai mai tanto e mi tenni al massimo sui tre centimetri o poco più, erano le dimensioni minime per potersi muovere e per orientarsi al meglio.

Così, pieno di emozione andai a scuola un Lunedì come tanti, ormai era giungo e se volevo rimpicciolirmi davanti alla professoressa G. avevo meno di una settimana per farlo; con le vacanze estive sarebbe svanita anche la mia possibilità di vederla, e volevo assolutamente togliermi lo sfizio di osservarla dal basso, piccolo come un insetto a suo confronto. Non avevo intenzione di farmi notare da lei , volevo solo spiarla e l’unico luogo sicuro che mi venne in mente per raggiungere il mio obbiettivo fu il bagno delle professoresse in fondo al corridoio.

Arrivai a scuola un po’ in ritardo quando già tutti erano in classe a fare lezione; senza che nessuno mi avesse visto entrai silenzioso nel bagno delle professoresse che era pulito e profumato (non uno schifo come tutti i bagni per gli studenti). Chiusi la porta alle mie spalle e mi guardai allo specchio, sorrisi e poi mi rimpicciolii.

Avevo il cuore in gola e mi andai a sistemare sotto il lavandino, sedendomi sul freddo pavimento, da li avrei visto in tutta sicurezza la professoressa entrare, abbassarsi i pantaloni e sedersi sul water…non vedevo l’ora!

Passarono parecchi minuti e io , dai miei tre centimetri di altezza guardavo verso la porta gigantesca, speranzoso che si aprisse. Pian piano iniziai a perdere la speranza… e se la professoressa G. non fosse dovuta andare al bagno quella mattina? Non potevo starmene li in attesa per altri sei giorni senza andare a scuola e non potevo rischiare di non far avverare il mio desiderio!

All’improvviso , mentre pensavo tra me e me , agitandomi, sentì dei passi e poi la porta si aprì: alzai lo sguardo speranzoso per vedere chi fosse ma entrò la professoressa di matematica. La donna si abbassò gonna e mutandine e si sedette sul water , io ero completamente disinteressato a lei : non mi piaceva minimamente e la ignorai mentre lei faceva tranquillamente i suoi bisogni. Quando se ne andò mi veniva quasi da vomitare e fui tentato di uscire dal bagno.

La mia ossessione e il mio stato di adorazione per la professoressa G. mi diedero la forza di continuare ad aspettare ed aspettai per due ore; il tempo non sembrava passare mai. Mi misi a gironzolare annoiato per il pavimento del bagno stando sempre pronto a correre sotto il lavandino se avessi sentito dei passi in lontananza, finchè ad un tratto sentii dei boati farsi sempre più vicini e poi la inconfondibile voce della professoressa dire : << buongiorno! >> a qualcuno che le rispose distrattamente. Il cuore iniziò ad aumentare i suoi battiti e mi tremarono le gambe (non so se per l’emozione e o per le vibrazioni del pavimento dovute ai passi sempre più vincini), corsi verso il lavandino ma sentii scattare la maniglia della porta così mi fermai ed alzai lo sguardo: non potevo perdermi l’epifania della mia gigantesca professoressa!

Restai immobile davanti alla porta, allo scoperto, tenendo stretto in mano il rimpicciolitore; la porta si aprì lentamente mostrandomi prima il piede sinistro della professoressa, calzato di un sandalo infradito , poi la sua gamba scoperta e bellissima, poi i suoi fianchi avvolti da una leggera gonna di seta che arrivava al ginocchio ed infine il suo viso distratto e pensieroso.

Era colossale! Mi sentii schiacciato solo nel vederla e restai a bocca aperta. La professoressa si chiuse la porta alle spalle e restò un attimo ferma per guardarsi allo specchio e pettinarsi i lunghi capelli mori con la mano, la sua sosta mi diede modo di osservare i suoi enormi piedoni posati davanti a me in tutta la loro bellezza e maestosità; con le dita lunghe e ben fatte, le unghie smaltate e il dorso liscio e leggermente abbronzato, stretto dalle cinghie fini di cuoio del sandalo che sembravano essere insufficienti per racchiudere quella bellezza prorompente.

Alzando lo sguardo vidi le sue gambe toniche svettare sopra la mia testa e le sue mutandine nere.
Ero eccitatissimo e non pensai a spostarmi; mi venne in mente solo quando la professoressa si iniziò a slacciare la gonna e si volto per poi fare un passo indietro e sedersi sul water. Mi ritrovai con i suoi talloni carnosi ai miei lati e vidi scendere lentamente la gonna ed il perizoma nero mentre lei si accingeva a sedersi. Iniziai a correre verso i water e lo raggiunsi in breve appoggiandomici, poi mi voltai e vidi la gonna ed il perizoma della professoressa scivolare fino alle sue caviglie e posarsi sul pavimento davanti a me. a quel punto un tremendo scroscio che sembrava provenire da una cascata mi fece sussultare e fece tremare il water alla base del quale ero appoggiato, subito dopo sentii la professoressa sospirare per il piacere. Era incredibile, la professoressa stava facendo pipì metri sopra di me ed io riuscivo ad udire quello scroscio impressionante; pensai alle dimensioni umilianti della sua figa e pensai di correre verso il lavandino dal quale averi potuto vederla rialzarsi e vederle tutto. Così mi misi a correre febbrilmente per avere una panoramica ottimale , ma quando stavo correndo parallelamente al suo piede destro lei lo mosse e mi urtò con il quinto dito facendomi cadere a terra. Fu come se mi avesse investito un’automobile e ruzzolai a terra rovinosamente.

Quando mi rialzai mi resi conto di non avere più il rimpicciolitore in mano e sentii un brivido di paura e non di eccitazione percorrermi la schiena. Iniziai a guardarmi intorno per vedere dove fosse andato a finire e alla fine lo vidi adagiato ancora tutto intero sul dorso del piede della mia ignara professoressa che continuava ad orinanare rumorosamente. Corsi verso il suo piede sperando di riuscire a fare in tempo a recuperare il rimpicciolitore prima che lei si alzasse e mi complicasse le cose. Non appena mi appoggiai al suo alluce e mi ci arrampicai sopra , fiutando a pieno l’odore celestiale, il getto di urina della mia professoressa cessò ed io allora in tutta fretta corsi verso il rimpicciolitore; la donna però ebbe un piccolo brivido e divaricò le dita facendomi cadere e facendo scivolare il rimpicciolitore sulla suola del sandalo, sul quale un attimo dopo riappoggiò le dita in tutta la loro terribile mole.Rialzandomi sperai fortemente che non lo avesse sbriciolato e feci per scendere dal suo piedone per posizionarmi davanti ad esso e cercare (non sapevo in che modo) di recuperare il rimpicciolitore che era nascosto sotto le sue dita. La professoressa però si alzò, io guardai in alto e la vidi pulirsi la stupenda e gigantesca vagina con un pezzetto di cartaigenica che poi lasciò cadere nel water, a quel punto scaricò e si chinò per ritirarsi su perizoma e gonna, fu in quel momento, quando lei fece pressione sulle dita del piede per chinarsi , che sentii un sinistro “crak” di cui la mia professoressa nemmeno si accorse.

<< oh cazzo! Il rimpicciolitore! >> esclamai e mi tenni stretto al suo alluce pensando che ormai solo lei avrebbe potuto aiutarmi. La donna intanto afferrò il perizoma e io , vedendo la sua mano così vicina pensai di sfruttare l’occasione e corsi sul dorso del suo piede per poi afferrare il suo indice proprio mentre lei iniziava a riindossare il perizoma.

Riuscii a tenermi stretto al suo dito mentre lei mi sollevava lentamente facendomi scivolare sulle sue lunghe gambe lisce, sperai che mi riuscisse a vedere ma la donna si guardava distrattamente allo specchio. Indossò il perizoma e casualmente si sistemò l’elastico anteriore con la mano a cui ero appeso io; a quel punto lasciai la presa (non mi andava di farmi un altro viaggio fino alle sue caviglie!) e scivolai tra la folta peluria della figa della professoressa; mi ci aggrappai e feci un respiro si sollievo mentre la prof si rimetteva anche la gonna.

La professoressa G. uscì dal bagno e camminò svelta per il corridoio silenzioso della scuola nel quale echeggiavano i suoi stessi passi; aveva lezione e non voleva perdere troppo tempo. Era completamente inconsapevole di avere un allievo tra i peli della fica e d’altronde , piccolo com’ero per lei , era praticamente impossibile che riuscisse a percepirmi tra tutta quella folta peluria nera. Io mi tenevo bene aggrappato e avevo il corpo stretto contro la professoressa dal tessuto elastico del perizoma; ero praticamente immobilizzato e la cosa non mi dispiaceva affatto dato che un eventuale scivolamento fuori dal perizoma mi sarebbe costato il precipitare inesorabilmente fino a schiantarmi ai piedi della prof! Tra l’altro,sebbene preoccupato della mia situazione e della sorte del rimpicciolitore, ero anche abbastanza soddisfatto di dove fossi finito e della situazione carica di erotismo.

La professoressa G rientrò in classe e si sedette alla cattedra, con un cenno ottenne il silenzio e poi, accavallando le gambe cominciò a spiegare in tutta tranquillità. Io ascoltavo le sue parole e la sua voce la faceva vibrare tutta al punto che iniziai ad avere un forte mal di testa. Pensai che avrei potuto cercare di uscire da li e magari arrampicarmi sulla sua camicia fino alla superficie della cattedra dove avrei potuto farmi vedere senza troppe difficoltà , ma mi resi conto che tra il pensarlo e il farlo passava un’enorme differenza. Non appena iniziai a muovermi per salire verso l’elastico iniziai a rimanere impigliato tra i peli odorosi della prof e la cosa mi fece pensare di starmene buono li dove stavo. Accadde però qualcosa che non avevo previsto ad un tratto dall’elastico del perizoma fecero capolino le dita della mano della professoressa che le infilò fino in fondo , investendomi. Mi ritrovai tra il suo indice ed il suo medio mentre lei si massaggiava delicatamente il pube, forse perché infastidita dai miei movimenti; intanto la donna continuava a spiegare tranquillamente , guardando in viso con occhi severi i miei compagni di classe e le mie compagne che erano del tutto ignari che la loro autoritaria professoressa in quel preciso momento avesse la mano nelle mutandine.

Quando la professoressa sfilò via la mano, pensando di aver risolto il piccolo fastidio, mi aveva lasciato in una situazione davvero imbarazzante: mi aveva spinto fin sotto le sue piccole labbra e avevo il suo soffice clitoride premuto su viso e petto. Inutile dire che,nonostante l’odore celestiale e la invidiabile posizione, avevi seri problemi di respirazione , così cercai o di scivolare più in basso e facendolo iniziai a muovere le gambe , strusciandole sulle sue morbide piccole labbra. Sentii la professoressa contrarsi improvvisamente e subito notai che il suo clitoride si stesse indurendo un pochino, così mi fermai di nuovo, eccitato e preoccupato allo stesso tempo. Le dita della professoressa non tardarono a venire a farmi compagnia e questa volta mi iniziarono a premere con forza contro le piccole labbra un po’ umide facendomi rischiare di finire inghiottito nell’immensa voragine da esse protetta. La professoressa continuò a premermi l’indice sulla schiena, tastandomi curiosamente: probabilmente aveva capito che ero qualcosa di estraneo al suo corpo e non riusciva a capire cosa fossi. Sicuramente non pensò che quella piccole cosetta che le era finita nelle mutande fosse un essere umano e così la sentii dire ad alta voce:

<< scusatemi ragazzi ! devo riandare al bagno! Intanto rileggetevi quello che ho spiegato. Quando torno voglio avere il completo silenzio! >>

Così la professoressa G si alzò e camminò in tutta fretta verso il bagno. Io avevo il cuore in gola e temevo che la donna mi avrebbe gettato nel vater; iniziai ad agitarmi per aggrapparmi saldamente ai suoi peli e con mia grande sorpresa la prof si fermò in mezzo al corridoio, infilò la mano sotto la gonna e scostò il perizoma dalla sua figa facendomi cadere nel vuoto.

<< AAAAAH! >> urlai mentre cadevo inesorabilmente verso il duro pavimento, tra l’altro stavo cadendo di spalle e non sapevo quanto mi mancasse alla fine, vedevo solo sopra di me allontanarsi la enorme vagina della professoressa e poi il suo sguardo perplesso e curioso avvolgermi:

<< ma cosa …?! >> sentii dire dalla prof ma ormai ero sicuramente spacciato, così chiusi gli occhi; un attimo dopo atterrai su qualcosa di morbido: il palmo della mano della donna che mi aveva prontamente afferrato all’altezza delle sue ginocchia. Feci appena in tempo a realizzare che fossi salvo che la donna chiuse il pugno intorno a me , intrappolandomi tra le sue dita.

Nonostante il sollievo per essere stato salvato mi resi conto che non potevo assolutamente cantare vittoria; molto probabilmente la donna ora si stava recando al bagno per lasciarmi cadere nel cesso e scaricare. Quando la professoressa riaprì la mano , però , ruzzolai su di una liscia superficie verde chiara : un banco in un’aula vuota. Feci un gran bel respiro e dissi ad alta voce: << oh! Grazie a Dio! >> e a quel punto alzai lo sguardo per vedere in piedi davanti al banco la professoressa G che mi guardava fisso. Le feci un cenno di saluto e di ringraziamento , insomma poteva significare qualsiasi cosa che avesse lo scopo di rendere omaggio a quella stupenda gigantessa che mi aveva pure salvato, e lei ricambiò il mio gesto dicendo :

<< bene Riccardo!vedo con piacere che rischi la vita per infilarti nelle mutande delle professoresse! >>

io arrossii ed esclamai : << è stato un incidente! Lo giuro professoressa! >> la donna non mi sentì, ero troppo piccolo, così disse : << e ci hai speso pure un sacco di soldi per comprare il rimpicciolitore! Tu hai seri problemi Riccardo! >> io mi limitai a stare in silenzio.

<< beh , dimmi , dove lo hai nascosto il rimpicciolitore? Così ti faccio tornare normale e ti mando dal preside! Ti assicuro che non ho mai sospeso nessuno ma per te faccio volentieri un eccezione, e ringrazia che non ho voglia di punirti io adesso perché sicuramente finiresti calpestato come un verme! >> replicai di nuovo : << scusi…. >> e poi le urlai : << il rimpicciolitore dovrebbe averlo sotto il piede, sulla suola del sandalo! >> la donna mi guardò con un espressione interrogativa ed esclamò di nuovo: << non ti sento! Sento solo dei versetti insensati! Dimmelo all’orecchio! >> e così dicendo si chinò e mi avvicinò l’enorme padiglione auricolare , scostandone i capelli. Io le ripetei che fine avesse fatto l’unico strumento che avrebbe potuto farmi tornare normale e la donna allora si sedette al banco per sfilarsi i sandali:

<< ma pensa tu! non voglio nemmeno sapere come ci è finito li sotto! >> esclamò, un attimo dopo mi posò i suoi enormi sandali davanti, sul banco, e mi disse : << bhe ? dov’è? >> l’odore sprigionato dalle sue calzature era forte e per controllare se ci fosse il rimpicciolitore salii sulla vasta suola del sandalo destro e poi su quella del sinistro, godendomi a pieno l’aroma e la bella impronta scura del piede della prof; alla fine le feci cenno che non ce ne era traccia.

La donna allora si controllò sotto le piante dei piedi e ad un tratto esclamò : << ah …eccolo.. >> e così dicendo poggiò l’enorme piede sul banco, mostrandomi la sua pianta carnosa e rosea; io guardai con attenzione la pianta del suo piede ma non vidi niente, poi la professoressa abbassò un po’ il piede su di me , divaricandomi davanti le dita e dicendo : << è li vedi? Sotto il mio avanpiede, Tra il terzo e il quarto dito! >> fu allora che vidi il mio rimpicciolitore completamente distrutto rimasto appiccicato sotto il piede della mia professoressa:

<< e meno mano che oggi fa caldo e mi sudano un po’ i piedi altrimenti mi sarei dovuta mettere a cercare questo aggeggio per tutta la scuola! >> disse lei.

La donna si rimise i sandali e si alzò, non mi disse niente eppure continuava a guardarmi tra il nervosismo e la compassione; ad un tratto mi rivolse di nuovo parola:

<< Riccardo, non c’è che dire , sei stato ingegnoso ma ti è andata male , direi un vero disastro! Sei stato scoperto dalla diretta interessata e hai perso l’unico strumento che ti avrebbe potuto far tornare alle dimensioni normali! >>

io annuii pensieroso, poi la donna continuò: << questo significa che adesso sei completamente in mio potere! >> e mi guardò sorridendo: << e tra l’altro a te la cosa non dovrebbe dispiacere giusto? >> io ero sempre più intimidito ma saltai in piedi felice come una pasqua quando sentii la professoressa G. dire :

<< per tua fortuna posseggo anch’io un rimpicciolitore; l’ho acquistato da poco e si è già rotto anche a me , grazie a Dio però si può riparare ed è ancora in garanzia, quindi senza dover aspettare tempi troppo lunghi, oggi lo porto a riparare e al massimo tra tre giorni ti faccio tornare normale! >> vedendo però la mia esuberanza la donna appoggiò la bella e grande mano davanti a me e mi disse :

<< io non sarei così felice di dover rimanere delle dimensioni di un insetto per tre giorni! E cmq se non l’hai ancora capito non ti faccio tornare a casa! Ti tengo a casa mia in una bella gabbietta dove non ti può succedere niente , così quando sei di nuovo di dimensioni normali te ne torni a casa e non si racconta questa storia a nessuno, intesi? Non voglio avere denuncie o altre noie da parte dei tuoi genitori, quindi lasciamoli preoccupare per qualche giorno, poi tu torni a casa e ti prendi tutte le tue responsabilià! >> annuii prontamente.

Qualche minuto dopo la professoressa G. tornò a fare lezione con me infilato nella tasca della camicia. Mentre aspettavo che finissero le lezioni , sdraiato tra la soffice stoffa e cullato un po’ dai movimenti del seno della donna mi interrogai sul motivo per il quale la professoressa avesse un rimpicciolitore, e soprattutto come aveva fatto a romperlo.

Continua...


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