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Chimica al liceo.

Parte IV inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 14:39:18


Quando rinvenni avevo un forte mal di testa e mi ci volle parecchio per riuscire ad alzarmi e mettermi a sedere. Mi stropicciai gli occhi , poi mi guardai intorno , ero sul ventre piatto e liscio della mia professoressa che se ne stava nuda, sdraiata sul letto della sua stanza. Pensai fosse un sogno mentre guardandomi intorno vidi la peluria pubica della donna a poca distanza e , voltandomi vidi i suoi seni ergersi in lontananza come due dolci colli rotondi. Accanto a me era posata la mano della prof che però non sembrava dare segni di vita; “è addormentata?!!” pensai e decisi di andarlo a scoprire di persona. Camminai sulla pancia della Professoressa G ed arrivai al suo seno, vi passai in mezzo, eccitato in maniera indescrivibile, affondando un po’ ad ogni passo nella morbidezza delle sue carni. Mi fermai a poca distanza dal suo viso, le vedevo solo il mento, la donna aveva un respiro regolare e calmo, era addormentata.

Provai una piacevole sensazione di serenità; il fatto che la professoressa, preoccupata per me dopo lo spavento che mi aveva fatto prendere, mi avesse adagiato sul suo colossale corpo nudo mi rincuorava, e pensai che a lei non dispiacesse affatto avermi , letteralmente, tra le sue gambe.

Evitai , comunque , di infilarmi in strani posti o di assumere atteggiamenti che avrebbero potuto infastidire la prof non appena si fosse svegliata, volevo fosse lei a dirmi di farle qualcosa, di baciarla…e qualsiasi altra cosa.

Me ne tornai , così, sul ventre della mia prof e li mi sdraiai , cullato dal suo stesso respiro. Non avevo idea di che ora fosse, sicuramente, però la professoressa si era già fatta la doccia.
La donna si svegliò all’improvviso, si stirò e poi si mise a sedere sul letto, io fui fatto scivolare verso la sua enorme vagina e mi aggrappai ai folti peli neri per poi guardare incombere sulla mia testa il bel seno nudo della prof ed il suo sguardo assonnato posarsi su di me:

<< Oh! Ti sei ripreso! >> mi disse :

<< Ti devo proprio aver terrorizzato prima eh? Sei rimasto svenuto per più di un ora, adesso come ti senti ? >>

le risposi urlando : << bene!>> e intanto continuavo a tenermi stretto ai suoi peli, lei sembrava indifferente a quella mia posizione “particolare” e non accennò minimamente a togliermi di li.
<< è ora di cena, sarà meglio andare a preparare qualcosa da mangiare… >> disse d’un tratto la professoressa e con naturalezza si alzò dal letto.

Io mi tenni forte ,guardai giù e vidi le gambe della prof scomparire in basso , verso il pavimento, i suoi piedi erano lontani e piccoli da dove ero io!

<< tieniti stretto ! >> mi disse sorridendo e si avvicinò ad un mobile, aprì un cassetto e ne tirò fuori un perizoma, iniziò ad infilarselo e prima di tirarselo tutto su guardò li aggrappato ai peli della sua figa e disse :

<< …Naturalmente, ti terrò qui dentro fino a quando non sarà pronta la cena, spero starai comodo, e non ti agitare troppo,non vorrei mi scivolassi fuori dal perizoma! >> e così dicendo indossò fin su il perizoma comprimendomi con forza tra i suoi peli.

Ero incredulo, la prof di chimica mi teneva nelle sue mutandine!
La donna, come se io non ci fossi , indossò una canottiera sul seno nudo e poi scese in cucina, camminando a piedi nudi. Con tutta calma iniziò a preparare la cena, poi dopo parecchi minuti si infilò una mano nelle mutandine e mi afferrò, mi portò davanti al suo viso e mi disse:

<< Adesso ti metto sul tavolino del salotto, cerca di non sparire! Io devo andarmi a vestire, aspetto un’amica per cena! Non ho intenzione di farti vedere da lei quindi ti terrò ancora nelle mie mutandine e se vuoi potrai anche divertirti un po’ a leccarmela, intesi! >> e così dicendo mi lasciò sul tavolino e mi accese la tv.

Mi sentivo strano, tra l’eccitato ed il confuso… non mi sembrava vero che la prof mi parlasse in quel modo… sembrava un sogno!
Mi sedetti sul freddo tavolino e guardai un po’ di tv mentre pensavo a quando avrei mangiato io , dato che la prof voleva tenermi nascosto, avevo un certo appetito e , soprattutto una gran sete.

Guardandomi in torno, sperando che la Prof mi avesse lasciato il solito tappo con l’acqua dentro, notai che c’era quello dell’ora di pranzo sul pavimento vicino al divano, con poche , preziosissime gocce d’acqua che comq sarebbero bastate per dissetarmi. Aspettai per chiedere alla prof di raccogliermelo ma per più di mezz’ora la donna non accennò a scendere, fu allora che decisi di tentare di scendere, una volta a terra avrei aspettato la prof e lei mi si sarebbe infilato dove voleva.

Camminai verso il bordo del tavolino di vetro , cercando di trovare un modo per scendere a terra, mi voltai verso sinistra e vidi che una bella pianta d’appartamento protendeva i suoi rami fogliosi fino a pochi centimetri dal tavolino, così mi ci avvicinai , feci un salto e mi aggrappai ai sottili rametti della pianta che si piegarono lentamente verso il basso. Arrampicandomi un poco raggiunsi il divano , vi salii e poi scesi giù lentamente , tenendomi aggrappato alle cuciture sul bordo.

Raggiunsi il pavimento che avevo ancora più sete di prima, così mi gettai sul tappo e iniziai a bere con foga. Una volta dissetatomi rovesciai il tappo vuoto e mi ci sedetti sopra in attesa che la prof scendesse e mi vedesse, non ero per niente preoccupato, e sbagliavo!
Sentii i rumorosi passi della professoressa scendere velocemente le scale e poi lei apparve in fondo al salotto , in tutta la sua bellezza; aveva pettinato i suoi lunghi capelli mori , che ora le scendevano lisci e lucenti fin sotto le spalle, indossava sul perizoma e la maglietta un abito leggero di un bel colore rosso che le arrivava fino a sopra le ginocchia, ai piedi, smaltati in rosso come il vestito,si era infilata dei sabot neri , aperti, con il tacco basso. Vederla camminare veloce verso la cucina , così bella e gigantesca fu uno spettacolo magnifico e lo era ancora di più se pensavo all’atteggiamento che ora la prof aveva nei miei confronti… ero eccitatissimo, e lo ero perché mi sentivo totalmente in suo potere, nelle mani di quell’essere stupendo.

La professoressa G. restò indaffarata in cucina per qualche minuto, probabilmente intenta a controllare l’arrosto ,di cui sentivo il buon odore spandersi per tutta la casa ,e ad apparecchiare la tavola della cucina. Poi venne in salotto e camminò diritta verso il tavolino di vetro dicendo:

<< vieni Riccardo…tra poco arriva… >> a quel punto si interruppe perplessa, non vedendomi dove mi aveva lasciato; io , da parte mia, mi trovavo sormontato dalla gigantesca professoressa, ero a poca distanza dai suoi splendidi piedoni ed ero un po’ agitato perché mi si era avvicinata troppo velocemente e con troppa distrazione… sarebbe bastato un passo in più e io avrei potuto far una triste fine!
Iniziai ad urlarle : << Professoressa, sono qui! Stia tranquilla! >> ed agitai il braccio verso l’alto per farmi notare , sperando che lei abbassasse lo sguardo; grazie a Dio lo fece subito e guardandomi con un espressione un po’ innervosita esclamò :

<< ma che cavolo ci fai li per terra! Se non ti vedevo questa volta ti pestavo veramente! >> si chinò a gambe divaricate praticamente sopra di me , dandomi uno stupendo spettacolo delle sue cosce e del suo sottile perizoma dal quale spuntavano alcuni peli che facevano presagire la bellezza di ciò che circondavano, e mi prese tra indice e pollice, tenendomi per il busto , lasciando solo le mie gambe e il mio addome libere dalla soffice morsa dei suoi polpastrelli.

<< E poi come hai fatto a scendere ?! >> disse alterata senza darmi la possibilità di rispondere, mi posò semplicemente su di una credenza in cucina ed aprì un cassetto. Io mi alzai in piedi e cercai di dirle che avevo sete, lei però non volle prestarmi la minima attenzione :

<< Non voglio che tu ti prenda queste libertà mettendo a rischio la tua vita e anche la mia indirettamente! Tra l’altro non voglio che la mia amica ti veda e inizi a fare domande…ci conosciamo da tanto ma lei è pur sempre una mia ex-allieva! >>

Tirò fuori dal cassetto un sottile spago , abbastanza lungo e lo tese davanti ai miei occhi per poi dire: << …Quindi, devo tenerti assolutamente sotto controllo, allunga la gamba! >>
Io esitai e allora la prof esclamò:

<< Lo faccio per te! non mi costringere ad usare le maniere forti! >> io tesi la gamba e lei vi passò intorno lo spago , poi fece un bel nodo e lo strinse;

<< come va così? Troppo stresso? Troppo poco? >> io le dissi che andava bene e la donna per fare una prova strattonò un po’ il filo , io caddi a terra pesantemente e lei si ritrovò con tutto lo spago in mano:

<< era troppo largo! >> disse sorridendo: << …Facciamo i furbi eh? Schiavetto?! >> Io sorrisi di rimando, ma quando la Prof mi prese in mano ed iniziò a passarmi lo spago intorno al busto, pensai che farmi stringere di più il nodo alla caviglia sarebbe stato meglio!
La Professoressa G strinse abbastanza il laccio intorno al mio addome, riuscivo a respirare bene e non ne ero troppo infastidito…l’unico problema era che graffiava un po’; la prof però sembrò essere disinteressata al problema e tenendomi penzolate al filo camminò verso il tavolo della cucina, si chinò sotto di esso ed assicurò l’altro capo del filo alla gamba del tavolo, proprio sotto la sedia sulla quale sarebbe stata seduta lei :

<< ecco.. >> disse mentre si rialzava : << …legato qui sotto sarai al sicuro, lei non ti vedrà e io potrò farti cadere qualcosina da mangiare, naturalmente tu stai a tento a non farti schiacciare! >> sorrise e fece per andare al forno, mi vide, però, molto indignato intento a tirare il filo , volevo liberarmi e allora tornò verso di me e posando il suo piede destro a pochi centimetri da me , scatenando un terremoto , disse :

<< Ti avrei voluto metterne nelle mutandine, ma data l’esperienza di sta mattina ho pensato che questo sia il posto più sicuro per te! cerca di fare il bravo e sta notte, quando andiamo a letto, vedrai che potrei anche essere molto propensa ad usarti come mio piccolo schiavetto in zone molto intime! >> a quelle parole, quasi automaticamente , il mio pisello si indurì con estrema velocità.

Mi sedetti con la schiena poggiata al gambo del tavolo mentre la professoressa girava per la cucina intenta ad ultimare i preparativi per la cena. Pensai che lo starmene li sotto non sarebbe stato poi tanto male, avrei potuto osservare con calma i piedi della prof e della sua amica ex-allieva, avrei mangiato e forse passato anche una serata piacevole (soprattutto nel dopocena!).

Ero cmq offeso dal fatto di essere legato,come un vero schiavo, ad un mobile e studiai un po’ il nodo che mi cingeva l’addome e quello che cingeva il gambo del tavolo, entrambi erano nodi semplici, stretti , però da una forza per me sovraumana e che quindi non sarei mai riuscito a sciogliere. Camminai un po’ in tondo per vedere quanta libertà mi lasciasse lo spago che era lungo più o meno dodici centimetri (reali) e fui contento di constatare che sarei potuto tranquillamente andarmene in mezzo ai piedi della professoressa.
I miei noiosi studi cessarono quando suonò il citofono e la professoressa G corse ad aprire facendo un gran frastuono con le suole dei suoi sabot.

L’amica della mia professoressa era una ragazza di vent’anni, una tipa un po’ alternativa, molto “figlia dei fiori” con idee interessanti, un modo di vestirsi particolare e lunghi capelli biondi. Aveva grandi occhi verdi e dei bei lineamenti del viso. Anche fisicamente sembrava, sotto il suo vestito lungo marrone e nero, magra e ben fatta.
La vidi entrare dietro la professoressa G con uno zainetto usatissimo sulle spalle, il vestito lungo fino a sotto le ginocchia e delle infradito semplici ai piedi, che subito notai per la loro bella forma; erano anche smaltati.

<< prof..non doveva disturbarsi così! Pensavo saremmo andate in qualche pub! >> disse con il suo tono di voce calmo e con la esse un po’ troppo accentuata.

<< Ma che dici Giulia, ho fatto solo un po’ di pasta e qualcosa per secondo! E poi preferisco starmene qui con te a bere un po’ di vino piuttosto che sbronzarmi con quelle birre che mi fai bere quando andiamo al pub! E poi qui, almeno non puoi nemmeno azzardarti a fumare!>> rispose la professoressa G ironica.

Legato li sotto riuscivo a vedere bene le due gigantesse perché erano abbastanza lontane, vicino al forno e alla credenza, quando però si avvicinarono di più al tavolo non riuscii a vedere più su delle loro gambe. Le due parlavano distrattamente e Giulia si avvicinò pericolosamente a me, posando i suoi piedi, vi assicuro molto odorosi, a poca distanza da dove mi trovavo io; la professoressa G intuì il pericolo e disse :

<< Prego Giulia, accomodati ! >> la ragazza allora si allontanò e si andò a sedere alla sua sedia, poco più in là. Poco dopo la professoressa si sedette a sua volta portando a tavola due bei piatti di spaghetti, si misero a mangiare e io restai , per il momento a bocca asciutta. Mi concentrai ,però, nell’osservare i piedi di Giulia, veramente notevoli, la ragazza aveva accavallato le gambe e si faceva dondolare l’infradito all’alluce del piede in modo molto sensuale, ignara dello spettacolo che mi stava regalando. La professoressa, da parte sua, si era completamente sfilata i sabot e teneva i piedi poggiati con le punte sul pavimento e le dita rivolte all’indietro, ben consapevole che vedere le sue piante morbide mi avrebbe fatto di sicuro un certo effetto.

Inutile precisare che ero eccitato e stavo per avvicinarmi al piede della professoressa per divertirmi un po’ ma fui sorpreso dal fatto che fu per prima la donna a cercarmi con le sue lunghe ditone, tastando un po’ nei pressi della gamba del tavolo; e quando mi trovò, praticamente facendomi cadere a terra e sentendomi sotto l’avanpiede, decise di tenermi un po’ li sotto , implicitamente, invitandomi a baciarla e a leccarla, cosa che io feci molto volentieri.
Ascoltai a tratti i discorsi delle due commensali, interessato , in realtà, a tutto un altro tipo di cose. Addirittura mi sembrò di impazzire quando vidi che anche Giulia si era sfilata i sandali e che ora li teneva sotto i suoi piedi …sembravano quasi esseri viventi. Cercai di avvicinarmi ai piedi della giovane ex-allieva ma il filo non mi permetteva di arrivare ad una distanza decente, cmq , me ne stavo li, con il filo teso alle mie spalle, nel punto più vicino ai bei piedi di Giulia quando la sua forchetta cadde e rimbalzò sul pavimento fino a poca distanza da me. Sussultai , preso da un improvvisa insicurezza e sentii la professoressa G esclamare un po’ preoccupata :

<< Oh! Non ti preoccupare, lascia… >> Giulia però si stava chinando sotto il tavolo per raccogliere la posata, dicendo:

<< ma dai..la raccolgo! >> indietreggiai un po’, ero convinto che mi avrebbe visto ma , voltandomi , vidi la professoressa affacciata sotto il tavolo intenta ad avvicinarmi il suo enorme piedone minaccioso, capii subito quale sarebbe stata la mia sorte. Infatti la donna mi posò sopra il suo fettone, anche con poca delicatezza , e mi tenne compresso sotto la sua pianta, fortunatamente , soffice. Giulia, chinatasi, non vide altro che il piede della professoressa G praticamente sotto la sua sedia, così, raccolse la forchetta e disse rialzandosi:

<< … vedo che anche a te piace sentire il fresco del pavimento sotto i piedi eh?! E poi con questo caldo! >> la professoressa rispose sorridente mentre allo stesso tempo sollevava da me il piede nudo al quale restai appiccicato:

<< ah si, mi da un sollievo favoloso! Ma non sai che sudata oggi per andare a fare la spesa! >>

<< eh lo immagino! >> rispose Giulia, che intanto sfregava tra loro i suoi piedini.

Nel frattempo io mi staccai dal piede della prof e caddi a terra, mi rialzai e mi andai a mettere al “sicuro” vicino alla gamba del tavolo… l’essere rimasto appiccicato mi agitava.

<< Questo caldo non è naturale a giugno… lo stiamo proprio distruggendo questo pianeta! >> continuò Giulia:

<< solo l’economia, alla salute non ci pensa nessuno! >> disse ancora e la prof esclamò:

<< OH! Ecco la nostra dottoressa! Hai ragione! Ma… dimmi come vanno gli esami a Biotecnologie? >>

<< Bene, ho da poco fatto un esame…diciamo che però vado un po’ a rilento! >>

La professoressa G disse con il tono di chi vuole rassicurare :
<< su, è una facoltà difficile! Devi ingranare ! >>

<< mah… non sono nemmeno tanto sicura che sia la facoltà giusta per me! ho un professore che sostiene spudoratamente gli strumenti industriali più all’avanguardia, come … non so.. i rimpicciolitori! >>
La prof restò in silenzio e io restai ad ascoltare curioso. Giulia continuò:

<< Di quegli aggeggi fanno un uso eccessivo, rimpiccioliscono cibi , merci, senza pensare agli effetti nocivi… li usano anche sugli animali poverini e sugli uomini…senza pensare che li espongono a fasci di raggi terribilmente nocivi! >>

La professoressa riuscì solo ad annuire un po’, desiderosa di cambiare argomento, ma niente, come spesso succedeva, Giulia si era infervorata e si era lanciata in una brillante orazione contro i rimpicciolitori:

<< E pensare che c’è anche gente che se li compra per scopi personali! Ma come si fa! Bisognerebbe informare meglio sui pro e i contro di tutti questi nuovi prodotti ! Lei se ne renderà conto meglio di me, vero prof? >>

La professoressa a quel punto si alzò da tavola dicendo:
<< hai pienamente ragione! Adesso aspetta che prendo l’arrosto! >> riuscendo a cambiare argomento.

Mi divenne subito chiaro il motivo per cui la prof non voleva farmi vedere da Giulia, in ogni caso , la buona professoressa G non si scordò di me e quando arrivò a tavola con l’arrosto notai che aveva parecchi pezzettini di carne tra le dita dei piedi. Restai a bocca aperta, sia perché non mi ero accorto minimamente della sua manovra, sia perché mi serviva la cena in uno stupendo piatto di portata!
“Manca solo l’acqua” pensai mentre , sedendomi sull’alluce della prof iniziai a mangiare un po’ di arrosto che avevo preso tra la fessura tra il primo ed il secondo dito, ma anche quella arrivò subito, nel solito tappo, quando la prof si chinò un po’ e posò velocemente il contenitore tra i suoi piedi, poi riprese a parlare con Giulia e restò immobile con i piedi per tutto il resto della cena, per farmi stare un po’ in pace.

Finito di mangiare, la prof e la sua cara ex-allieva, si alzarono da tavola e andarono in salotto a bere un po’ di vino e a parlare del più e del meno. Io restai legato sotto il tavolo e , preso dalla noia, mi accovacciai e in breve mi addormentai.

Giulia decise solo verso l’una che fosse ora di andare, così la professoressa G la salutò e chiusa la porta del suo appartamento , si sfilò i sabot lasciandoli in salotto. I boati dei suoi passi mi svegliarono e la vidi entrare in cucina e poi chinarsi sotto il tavolo, si mise carponi e mi guardò sorridendo:

<< Hai sonno? >> io le risposi stirandomi un po’, sentivo un po’ di fastidio al collo per la posizione scomoda in cui avevo dormito.
<< Su, andiamo, dato che sei stato bravo, sta sera dormi a letto con me! starai sicuramente più comodo! >> mi slegò e mi prese nel pugno chiuso della mano , per poi avviarsi in camera da letto.

Mi lasciò sul letto ed iniziò a spogliarsi davanti a me, con estrema naturalezza. Quando restò solo con i perizoma io ero eccitatissimo ma poi la vidi prendere una vestaglia dall’armadio:

<< ti piacerebbe eh? Dormire con me che indosso solo questi! >> mi disse allargandosi l’elastico del perizoma e camminando verso il letto, io la guardai innalzarsi sopra di me, con i bei seni tondi con i capezzoli piccoli e turgidi, e le feci un sorriso tra il malizioso e l’imbarazzato. La prof allora posò la vestaglia sul cuscino e si sfilò il perizoma lasciandolo scivolare fino alle caviglie e poi calpestandolo sotto i piedi nudi; restò in piedi davanti a me , imponente e bellissima, mostrandomi la sua gigantesca vagina da una prospettiva entusiasmante. Ero paralizzato , avevo il cuore in gola e, vi assicuro, mi tremavano le gambe; fu una sensazione stupenda. La professoressa si accarezzò la peluria con la punta delle dita, fissandomi, poi disse con un tono di voce talmente sexy che non lo avrei mai più dimenticato:

<<…ho proprio voglia di godere un po’ questa sera, vederti qui tutto eccitato,piccolo e in mio potere mi fa uno strano effetto, quindi credo accetterò la tua porposta: ti userò come più mi piace… >> così dicendo si sedette sul letto, mi scavalcò con la gamba destra e divaricò le gambe, avvicinandomi la sua figa già bagnata, vidi sulle sue guance, in lontananza, un lieve rossore, mentre continuava a fissarmi e mi avvicinava la sua manona. Io camminai verso le sue enormi labbra, e , raggiunte, iniziai a leccarle , erano caldissime ed estremamente morbide, mi ci strinsi , affondandoci con tutto il corpo, mi sentivo in paradiso, la professoressa iniziò a contorcersi per il piacere, ma intanto mi avvicinava la mano alle spalle, ad un certo punto sentii i suoi polpastrelli sulla schiena e mi premette sulla sua figa bagnatissima. Leccavo e cercavo di godermi al massimo quel momento, ma la professoressa sembrò dare un importanza secondaria alle mie leccate, lei voleva me. Così mi resi conto che continuava a spingermi sulle sue piccole labbra, sollevandomi dal materasso e facendomi scivolare sempre di più verso quella stupenda voragine, mi voleva dentro di lei.

L’odore era inebriante, i gemiti della professoressa stimolanti, io avevo perso la mia parte razionale, seguivo solo i miei istinti e respiravo affannosamente, agitandomi, cercando di cogliere in pieno l’essenza di quei momenti che tanto avevo sognato. La professoressa mi stava spingendo dentro la sua vagina, mi ci introdusse fino alle gambe, a quel punto me le afferrò ed iniziò ad infilarmi e a sfilarmi leggermente, contraendosi ogni volta e stringendo il mio corpicino , come se volesse sentirmi meglio.

Mi stava usando, e al mio iniziale entusiasmo subentrò timore quando mi resi conto che all’interno della professoressa non riuscissi a respirare, tra l’altro la prof non mi sfilava mai oltre le spalle e quindi il mio viso era sempre dentro di lei, bagnato , invischiato nei suoi umori. Pensai di soffocare ma la prof mi tirò fuori e questa volta mi premette sul suo clitoride; la ventata d’aria fresca mi fece subito tranquillizzare ed iniziai a leccare ed infine a mordere il clitoride della prof che iniziò a muovere il bacino su e giù, facendo lunghi respiri di piacere.

L’eccitazione rese la prof violenta; mi maneggiava come un arnese, quasi non le importasse che fossi un piccolo ragazzo in carne ed ossa, mi comprimeva su di lei, mi stringeva tra indice e pollice , mi afferrava per una gamba o per un braccio ed iniziava a spostarmi da una parte all’altra, velocemente, continuamente, finchè non fu soddisfatta, a quel punto mi lasciò cadere sul materasso e chiuse gli occhi facendo un gemito : << mmmh..avrei dovuto usarti prima… >> disse.
Restai disteso tra le gambe della professoressa, osservando le sue cosce toniche innalzarsi ai miei lati, mi sentii triste. L’essere stato usato era stato piacevole, ma non ero venuto. La professoressa ora languiva sul letto, silenziosa, forse assopita e non si curava di me, non le importava di darmi piacere, l’aveva avuto lei e ora mi ignorava. Mi sentii un vero schiavo e capii cosa significasse l’umiliazione. Al contrario di quanto avevo sempre pensato non c’era nulla di eccitante nel sentirsi lo schiavo della professoressa. Desiderai fortemente che lei mi prendesse di nuovo in mano e che almeno mi facesse un sorriso per poi addormentarsi , deponendomi sul suo seno, desiderai un gesto gentile e mi resi conto della dolcezza nascosta in ogni gesto, quando si sta con una ragazza. I baci reciproci , le carezze, lo stesso sesso; tutto è il risultato di un volersi dare piacere, di un tacito accordo che si perde nella notte dei tempi e di cui , sdraiato li, piccolo ed indifeso, sentii una grande mancanza.

La professoressa G, però, non si era dimenticata di me; ad un tratto vidi la sua mano scendere sopra di me, mi afferrò e mi portò davanti al suo bel viso. La donna mi sorrise e tenendomi le braccia tra indice e pollice mi avvicinò alle sue labbra dicendo poco prima che vi appoggiasse il mio corpo, mostrandomi i bei denti bianchi:

<< adesso tocca a te… >> e con estrema delicatezza mi afferrò tra le sue soffici labbra rosa , strinse un po’ e mi strappò letteralmente di dosso i vestiti, se li tenne un po’ in bocca e poi li sputò sul pavimento:

<< non ti preoccupare, poi te li riprendo io…e ora stai buono e lasciami divertire…schiavo. >> così dicendo mi guardò il pene e accennando ad un sorriso mi avvicinò di nuovo alla bocca e iniziò a leccarmi lentamente proprio tra le gambe. Continuò a lungo , finchè non venni e lei si leccò le labbra, ingoiando il mio seme. A quel punto , sempre tenendomi per le braccia , mi posò sul comodino, mi lasciò li e disse :

<< cerca di dormire! Ti aspettano ancora due giorni con me e non ho intenzione di darti pace! Tra l’altro domani mattina devo andare a scuola e non posso lasciarti qui! La donna delle pulizie ti farebbe fare una brutta fine! Ciò significa che verrai con me e ti voglio abbastanza lucido e riposato in modo che non ti venga in mente di fare scherzi, nessuno deve minimamente sospettare della tua situazione! >>

La prof allora si voltò, mostrandomi la sua schiena sensuale ed i suoi bei glutei, si addormentò in poco tempo, con la luce ancora accesa, io mi rannicchiai sul duro legno del comodino e cercai di prendere sonno; ero scomodo, ma provavo una grande emozione ed ero restato estasiato da ciò che la professoressa mi aveva appena fatto. Non riuscii a dormire, continuai ad osservarla tutta la notte.

Continua…


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