Chimica al liceo.
Parte III inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:48:14
Mi ritrovai a passare gran parte del pomeriggio in completa solitudine; alle sei la professoressa ancora non era rientrata ed io non riuscivo a smettere di fantasticare su di lei , di ripensare al suo racconto e a ciò che aveva fatto. Se la bellezza della professoressa e i suoi modi autoritari mi avevano portato a farmela piacere, ora , la sua mentalità , il suo modo di comportarsi (come ad esempio l’avermi chiesto un massaggio ai piedi), la rendevano una gigantessa perfetta; una donna di immensa bellezza che senza farlo apposta e che, anzi, spontaneamente mi dominava con distratta continuità.
Iniziai a pensare che sarebbe stato bello potermi aprire con la mia professoressa, confessarle le mie fantasie, chiederle di usarmi come lei desiderava, di rendermi il suo giocattolino per tutto il tempo necessario per la riparazione del rimpicciolitore…desideravo fortemente ritrovarmi di nuovo a tu per tu con la sua bella vagina e per tutto il pomeriggio non feci altro che pensare al modo più cortese e convincente per aprire il mio cuore alla mia prof di chimca.
Me ne restai seduto per lungo tempo sul bordo del tavolo a guardarmi intorno, fui tentato di provare a scendere e andarmene a zonzo per la casa della professoressa G. e nascondermi e spiarla una volta rincasata. Non mi dispiaceva affatto l’idea. Avevo anche notato che le sedie avevano dei soffici cuscini sui quali sarei potuto saltare senza farmi nulla, il problema sarebbe stato poi scendere fino a terra. In ogni caso , alla fine, me ne restai sul tavolo, le mie fantasie erano forti, ma la prudenza e la parte ragionevole della mia mente mi fecero trattenere.
Verso le sei e mezza sentii la porta aprirsi e poi dei sordi boati, un attimo dopo entrò in cucina la professoressa , con grosse buste di spesa ed il viso rosso. La donna poggiò le buste vicino al tavolo e mi fece un sorriso vedendomi ancora sul tavolo: << bene , vedo che hai fatto il bravo! >> disse , e poi continuò legandosi i capelli dietro la nuca:
<< non sai che sudata, fa già un gran caldo! Devo proprio andarmi a fare una doccia, tu hai bisogno di qualcosa ? >> io le feci cenno di no, allora la professoressa iniziò a svuotare le buste e a riporre il latte nel frigo.
<< adesso rimetto in piedi quel tavolino in salotto, così ti lascio li, almeno guardi un po’ di tv! >> Agli occhi della prof ero solo un piccolo ragazzo che aveva fatto una bravata e che adesso aspettava tranquillo di tornare delle sue normali dimensioni ,alla sua solita vita. Dentro di me , invece,desideravo fortemente dire alla professoressa che volevo diventare il suo schiavo per quei giorni di attesa che per me sarebbero stati lunghi come anni. Sapevo che sarebbe stato difficile dirlo, mi vergognavo e temevo la reazione di quella gigantessa, d’altronde però, ero convinto che se non le avessi rivelato le mie fantasie me lo sarei rimproverato per tutta la vita!
Quando la professoressa venne a prendermi per portarmi in salotto, dove intanto aveva risistemato il tavolino, io le feci cenno di fermarsi; << cosa c’è ? >> mi disse distrattamente mentre continuava ad avvicinarmi dall’alto la sua gigantesca mano aperta per afferrarmi, io mi indicai l’orecchio , cercando di farle capire che volevo parlarle, lei mi afferrò tra indice e pollice e poi mi sollevò fino al viso facendomi provare un nauseante senso di vertigine. Posizionandomi davanti ai suoi grandi occhi marroni disse di nuovo:
<< allora? Ma cosa stai cercando di dirmi? >> io le riuscii a comunicare che volevo mi avvicinasse all’orecchio per parlarle e lei annuì, camminò fino in salotto tenendomi nella mano e poi si sedette sul divano. Accavallate le gambe e spenta la tv (che già aveva acceso per me), mi portò vicino al suo orecchio e mi ci tenne vicino , tenendomi per le gambe. Era difficile cominciare a parlare e tra l’altro farle una confessione così compromettente stando penzolante a testa in giù mi faceva sentire proprio un cretino. La professoressa G. però mi spronò scuotendomi un po’ con la mano e dicendo:
<< Insomma! Che c’è!? Ti ho detto che voglio andarmi a fare una bella doccia! Se non ti sbrighi te la faccio fare anche a te! >> quella sua battutina ironica mi fece iniziare a creare centinaia di fantasie , così le dissi con tono un po’ tremante :
<< Professoressa… è un po’ imbarazzante per me, ma sento che devo dirle che lei mi piace moltissimo e che popola le mie fantasie erotiche da quando l’ho conosciuta.. >> La professoressa allora esclamò: << questo l’avevo capito, piccolo spione! Mi stai facendo perdere tempo per queste stupidaggini o c’è dell’altro? >>
Io allora dissi con il cuore che mi batteva velocemente nel petto:
<< si…se non le dispiace sarei molto contento se lei mi usasse …ehm…diciamo , per darsi piacere… >> notai che la professoressa continuava a tenermi vicino all’orecchio e la cosa mi incoraggiò in quanto pensai che fosse interessata alle mie parole:
<< …non lo verrebbe a sapere nessuno però per me sarebbe stupendo poterla adorare come merita!>> La professoressa disse con sarcasmo:
<<Se vuoi che ti usi per darmi piacere , allora sdraiati sul pavimento e lasciati calpestare! >>
mi sentii offeso ma le risposi timidamente: << Sono disposto a farlo, mi piacerebbe moltissimo morire schiacciato da lei prof, se lei lo desidera. Sono disposto a fare qualsiasi cosa, per questi giorni vorrei tanto che lei mi reputasse suo schiavo! >>
La professoressa mi allontanò dall’orecchio e mi tenne sospeso davanti al suo viso, fissandomi con i suoi occhi penetranti. Mi sentii uno schifo e sperai che la donna non mi rispondesse e che ignorasse semplicemente il mio sfogo, lei invece sembrò volermelo far pesare e mi disse con tono distaccato:
<< Allora sei proprio un pervertito! >> chiusi gli occhi, non volevo credere di essermi cacciato in quella situazione. La donna continuò:
<< A questo punto non oso pensare di che genere siano le tue “fantasie erotiche”! >> mi vide in difficoltà e disse :
<< Che hai ? sei in imbarazzo? Lo credo bene! Non solo non hai dato peso alla figura di maniaco che hai fatto sta mattina quando ti ho trovato nelle mutande, ma ti sei anche rivelato un gran porco! >>
non provai a rispondere, cercai solo di accettare il mio destino, ma la professoressa continuò a parlare, allontanadomi un po’ dal viso, come se volesse gettarmi via:
<< Sentiamo, se fossi mio schiavo cosa avresti acconsentito di fare? >>
io esclamai : << tutto! >> e lei lo capì leggendo il labiale:
<< …tutto…se ti avessi chiesto di leccare la suola dei miei sandali l’avresti fatto? Avresti leccato tutta quella sporcizia ? e se avessi deciso di gettarti nel wc e poi di fare di te quello che desideravo l’avresti accettato senza battere ciglio? O ancora, ti saresti fatto veramente schiacciare come uno scarafaggio sotto i miei piedi? >>
io risposi di si a tutto, esasperato, anche si in realtà non avrei amato leccare la suola dei suoi sandali, bensì i suoi piedi, e l’essere gettato nel wc non mi piaceva affatto! Mi sarei fatto schiacciare, si , ma era una mia fantasia da sempre, e ora , che poteva realizzarsi, forse non mi sarebbe piaciuto affatto, forse sarei stato terrorizzato! Pensai solo che volevo baciarla , leccarle ogni parte del corpo e ricevere lo stesso trattamento.
I miei si esasperati, però fecero sulla professoressa un effetto inaspettato; mi guardò con occhi più dolci e mi disse depositandomi nel palmo dell’altra mano:
<< Poverino… l’adolescenza fa veramente impazzire! Tu non hai un briciolo d’amor proprio, sei talmente spaventato dall’universo femminile che cerchi di rapportarti con esso in tutti i modi che ti vengono in mente! E sei talmente attratto dalle donne che le hai deificate a tal punto da accettare anche di essere ucciso! >>
restai colpito dalle sue parole, poi lei continuò:
<< sotto alcuni punti di vista sonno affascinata dalla prorompenza dei tuoi sentimenti! Li trovo esasperati, ma in fondo è giusto che siano così, alla tua età, che tutto sia così spaventosamente avventuroso, così divinamente attraente! >> Mi sorrise e io feci un respiro di sollievo , mi sentii sollevato, leggero come una piuma.
La professoressa G. mi avvicinò al viso, ed io restai sdraiato nel vasto palmo della sua mano, poi mi disse :
<< quindi, ai tuoi occhi io sono una Dea? >> e lo disse con un tono che sembrava emozionato, seppure cercasse di apparire severo e distaccato. Le risposi di si , e lei non riuscì a trattenere un sorriso ed un’espressione compiaciuta.
Capii che la situazione stesse volgendo a mio favore; le mie strane fantasie l’avevano colpita, la mia abnegazione l’aveva adulata…insomma, non potevo sperare in un risultato migliore. Pensai che che con molta probabilità mi avrebbe concesso di vivere con lei esperienze sensuali ma ad un tratto la professoressa disse:
<< Va bene schiavetto.. >> quell’appellativo mi fece restare incredulo: << …ho deciso cosa fare di te! >> e così dicendo si alzò dal divano e mi depose ai suoi piedi. L’odore che emanavano le sue enormi estremità era acre e pungente, io guardai in alto per capire cosa volesse fare la professoressa, la sua voce mi raggiunse dalla sua immensa altezza, come se fosse la voce i una vera Dea:
<< non voglio che la forza delle tue sensazioni e dei tuoi sentimenti diminuisca con l’età e che un domani tu sia divenuto come tutti gli altri! Sono rimasta talmente tanto colpita che ho deciso di realizzare il tuo desiderio… >> io non riuscivo bene a capire dove volesse arrivare, ma tremai quando vidi che si sfilava il sandalo destro; poggiò il suo bel piedone nudo davanti a me, sulla punta, tenendo le belle dita carnose divaricate, compresse sul pavimento a pochi centimetri da me. L’odore era terribile e i suoi polpastrelli, come la pianta, erano ingrigiti dalla sporcizia.
<< Sdraiati.. >> disse e io tremai di terrore, poi la professoressa continuò a dire, sollevando il piede sopra di me e occupando tutta la mia visuale con la sua enorme pianta:
<< …ho deciso che mi prenderò la tua vita, ti calpesterò sotto il mio piede nudo, così morirai stando a contatto con la mia pelle e sentendone l’odore, non potresti sperare in una morte migliore! Tu sarai contento ed io avrò impedito che la vita distruggesse un ragazzo così sensibile! >>
Io non mi ero sdraiato e , anzi, ero terrorizzato, pensai seriamente di scappare il più lontano possibile, ma la professoressa già abbassava il piede, vedevo il suo viso scrutarmi tra le sue dita divaricate, era seria e spietata. Disse :
<< addio… >> un attimo prima che il suo piede fosse così vicino da nascondermi completamente alla sua vista. Io chiusi gli occhi e non mi mossi, ero terrorizzato e allo stesso tempo attratto da quella fine che avevo tanto sognato.
Tutto divenne buio e l’odore del piede della professoressa era insopportabile, sentii il suo avanpiede posarsi alle mie spalle, pensai fosse questione di attimi e che la prof avesse posato il resto del piede schiacciandomi invece non accadde, aprii gli occhi con il cuore in gola e mi ritrovai sormontato dal suo immenso arco plantare e dal suo tallone, immobili. Un attimo dopo la prof allontanò il piede e disse sorridendomi dall’alto:
<< Però! Che coraggio! Non sei scappato! Dicevi la verità allora! >>
Capii che era tutta una farsa e mi sentii mancare, svenni.
Continua...
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