Chimica al liceo.
Parte II inviata da Jryan^ e caricata in data 27/Marzo/2004 13:29:30
Al suono della campana l’intera classe si alzò e ed iniziò ad andarsene senza che la professoressa avesse finito di spiegare. La donna cercò invano di trattenere i suoi alunni ai loro posti ma poi si rassegnò e chiuse anche lei il libro per poi riporlo nella borsa ed alzarsi.
<< professoressa, mi scusi, per la verifica di giovedì finiamo il capitolo? >> chiese una mia compagna di classe molto studiosa e un po’ più rispettosa degli altri, la professoressa G le rispose seccatamene di si e con passo svelto si avviò nel corridoio e poi giù per le scale fino al parcheggio. Una volta salita in macchina infilò le dita del taschino della sua camicia e mi afferrò per le gambe, mi sollevò fino davanti ai suoi occhi , facendomi penzolare a testa in giù e mi disse :
<< come va ? sei stato attento alla lezione? >> io annuii sorridente e subito pensai di chiederle perché mai avesse un rimpicciolitore. Naturalmente però non era il momento e a quanto la prof mi aveva detto avrei avuto ben tre giorni di tempo (come minimo) per soddisfare le mie curiosità. La donna mi depositò sul sedile passeggeri , mise in moto e poi partì. Mentre guidava per le strade trafficate mi iniziò a dire dopo avermi lanciato più volte delle curiose occhiate :
<< Hai notato prima la maleducazione dei tuoi compagni? Non mi hanno fatto nemmeno finire di parlare che erano già scattati in piedi al suono della campana! Questi atteggiamenti mi fanno veramente imbestialire! Siete proprio dei gran maleducati! >> io non dissi nulla , nelle mie condizioni , sicuramente apparivo come il più maleducato alla professoressa.
<< sai cosa mi piacerebbe fare ? >> continuò la donna: << mi piacerebbe rimpicciolirvi tutti, mettevi sulla cattedra ed iniziare a spiegare e a fare il mio dovere, vedere voi completamente in mio potere, costretti ad essere rispettosi e ad aspettare che io finisca la lezione prima di andarsene via , certo, almeno che non ci si voglia di buttarsi giù dalla cattedra! >> a quel punto la prof rise , poi riprese :
<< e poi, se qualcuno proprio non vuole seguire ed inizia a disturbare,beh, altro che “vattene fuori” lo prenderei , lo poserei sul pavimento sotto di me , mi sfilerei la scarpa e lo terrei sotto il mio piede fino alla fine dell’ora, così vediamo se prova a disturbare un’altra volta! >>
io sorrisi, pensando che se quella fosse stata la punizione io sarei stato perennemente intento a disturbare. In ogni caso mi era piaciuto il discorso della professoressa, era davvero da perfetta gigantessa.
Poco dopo arrivammo a casa della prof che mi strinse nel suo pugno e salì le scale; la sentii armeggiare con le chiavi per aprire la porta del suo appartamento e poi mi ritrovai depositato su di un tavolino di vetro , nel salotto.
La donna mi disse :
<< io preparo il pranzo , poi , nel pomeriggio porto il rimpicciolitore a riparare. Tu prendi pure confidenza con il tavolino , perché sarà la tua residenza da oggi fino a quando non potrai tornare normale! Tanto è abbastanza alto dal disilluderti di provare a scendere e cmq ti consiglio di non provarci perché se dovessi riuscire a scappare penso proprio che non avrei voglia di cercarti e tu non saresti nient’altro che un incauto esserino in giro per la mia casa che rischia seriamente di essere schiacciato come uno scarafaggio. Se poi dovessi trovarti ti metterei in una bella gabbietta, anche se non sono sicura che le sbarre siano abbastanza ravvicinate! >> così dicendo si sedette sul divano che era proprio davanti al tavolino e si sfilò i sandali,poi si alzò e si recò in cucina, camminando con i piedi nudi sulla soffice moquette.
Mentre la professoressa era intenta a preparare il pranzo io camminai avanti e indietro per il tavolino , guardandomi intorno; il salotto era arredato in maniera sobria ed era un po’ in disordine; sul televisore ad esempio erano appoggiate delle mutandine mentre sul divano erano ammucchiati vestiti da lavare. Vicino alle scale che portavano al piano superiore con la camera da letto e il bagno erano raggruppate decine di paia di scarpe di ogni tipo : ciabatte, scarpe da ginnastica, sandali scarpe eleganti con tacchi alti ecc.
Ammetto che restai un po’ perplesso da quel disordine , sembrava stonare completamente con l’idea autoritaria e seriosa della prof di chimica che mi ero fatto. La libreria vicino al grande tavolo però era in perfetto ordine , come pure lo scaffale dove la prof teneva le cassette ed i cd musicali.
Nel complesso si vedeva che quella era una casa in cui la donna viveva da sola e quindi completamente a suo agio. Sentendo la professoressa G muoversi in cucina (sentivo fondamentalmente i suoi passi e i rumori di piatti e posate) mi sedetti sulla liscia e fredda superficie di vetro del tavolo e aspettai ancora per un bel po’ , restando assorto nei miei pensieri , mantenendo uno stato d’animo eccitato per la situazione.
D’un tratto vidi la professoressa tornare in salotto con un piatto di insalata ed una bottiglia d’acqua, si sedette sul divano facendomi un sorriso e posò la bottiglia d’acqua a pochi cm da me, poi , in tutta scioltezza stese le gambe ed appoggiò i suoi piedoni sul tavolino, proprio davanti a me , dominandomi completamente. Io restai un attimo immobile ad osservarle le piante un po’ ingrigite dopo che la prof aveva camminato scalza per la cucina, poi mi spostai per poterla vedere in viso e la vidi intenta a consumare il suo piatto di insalata. Senza volerlo mostrai un po’ di disappunto ; avevo fame anch’io. La donna mi notò fissarla li dal tavolino, poco lontana dai piedi che lei aveva appena incrociato e di cui muoveva lentamente le dita lunghe e smaltate, così mi disse :
<< Non ti preoccupare , non mi sono scordata di te, appena finisco la mia insalata ti porto un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare! Tu intanto stattene buono sul tuo tavolino e se ti annoi magari potresti cercare di farmi un massaggio ai piedi! >>
io le sorrisi e iniziai a cercare di massaggiarle il tallone ma era talmente grande e la pelle talmente dura che dopo pochi secondi mi iniziarono a far male le braccia e la prof mi disilluse dall’impresa dicendomi:
<< lascia perdere, stento a sentirti! >> mi fermai ed in tutta tranquillità mi appoggiai all’enorme tallone della mia prof, vi appoggiai il viso e fiutai a fondo il suo odore acre ed un po’ dolce, poi , in tutta naturalezza vi appoggiai le labbra come per baciare quella immensa mole di carne; ero eccitatissimo così mi strinsi al piedone della mia professoressa ed iniziai a muovere lentamente il bacino , strusciando il mio membro attraverso i pantaloni su di esso. La donna sembrò non farci caso e continuò a mangiare la sua insalata, in fondo che cosa poteva significare per lei quel solletichino , non mi vedeva, ero nascosto dal suo piede che svettava alto come un palazzo sopra la mia testa e probabilmente pensò che mi ci fossi semplicemente appoggiato. La prof accese la tv per farsi un po’ di compagnia dato che con me non poteva neanche scambiare due parole e il fatto che io potessi fare quello che volevo con il suo piede , senza che lei pensasse strane cose, mi portò ad esagerare; con il cuore in gola aprii la zip dei miei pantaloni e tirai fuori il mio pene per poi iniziarlo a strofinare energicamente su quel tallone un po’ ruvido ma lo stesso caldo e morbido.
<< Non c’è niente di decente da vedere in tv , vero? >> disse all’improvviso la professoressa G. ed io sussultai per rimettermi il pene nei pantaloni appena in tempo dato che la donna scostò i piedi per potermi vedere ed avere il mio assenso; naturalmente io annuii e poi mi voltai verso la televisione. La donna a quel punto si alzò, aveva finito l’insalata e tenendo la scodella vuota in mano si avvio di nuovo verso la cucina dicendo: << ti vado a prendere qualcosa da mettere sotto i denti! >> tornò dopo un attimo e posò sul tavolino di vetro un tappo di acqua minerale pieno di acqua (probabilmente del rubinetto) e delle briciole di pane. Io mi avvicinai al tappo e iniziai a bere l’acqua fresca come un cane, poi presi una mollica e stavo per morderla quando la prof esclamò:
<< aspetta.. >> e mi avvicinò la mano mostrandomi sul suo palmo dei profumati pezzettini di prosciutto: << ...ti ho portato anche questi, prendine un pò! >>
le feci un sorriso ed un inchino per ringraziarla, poi presi dalla sua grande mano un pò di pezzi di prosciutto e mi misi a mangiare. Nel frattempo la professoressa andò a prendere il suo rimpicciolitore, me lo mostrò facendomi l'occhiolino e lo mise nella sua borsa, poi disse :
<< appena i negozi aprono vado a portare questo apparecchio a riparare! >> a quel punto si stiracchiò ; si risedette sul divano, prese in mano il telecomando e si mise a fare un pò di zapping, poi lasciò il telegiornale, mi guardò per qualche istante mentre mangiavo e alla fine si rimise comoda affondando nel divano e riappoggiando i piedi sul tavolino , vicino a me. Io guardai le sue piante un pò sporche e continuai a mangiare con il pisello duro come il marmo; "chissà se lei immaggina minimamente quello che che mi fa provare!" pensai, poi mi dissi :" probabilmente se lo sapesse mi reputrebbe un porco... bah, ma in fondo già lo sa!"
Mangiai a sazietà e bevvi molta acqua, poi mi sdraiai sul tavolino in modo che i piedi della mia professoressa mi dominassero completamente ed iniziai a riposare osservando le sue belle dita carnose muoversi rilassatamente e le sue piante piegarsi e stendersi soffici; senza nemmeno accorgermene mi addormentai.
Mi svegliai solo una mezz’ora dopo a causa di un fastidioso senso d’oppressione; appena aprii gli occhi capii che non avevo digerito male, ma che , piuttosto, la professoressa, addormentatasi a sua volta, aveva abbassato il suo piede destro su di me, e che io stavo dormendo con i polpastrelli delle dita della donna sospesi a meno di dieci centimetri (per me) dal mio corpo e dal mio viso. L’odore era fortissimo e li sotto faceva anche caldo, così , diedi un bel bacio al polpastrello del secondo dito della prof e strisciai un po’ più indietro per continuare a riposarmi all’aria aperta; fu una fortuna. Un attimo dopo che io mi ero sfilato da li sotto , la professoressa G posò tutto il suo piede sul tavolino e intorno ad esso apparve un alone di calore sulla fredda superficie del vetro. Io scossi la testa mezzo addormentato e feci per rimettermi a dormire nonostante il leggero russare della prof, non appena , però , mi fui sdraiato un movimento brusco della professoressa fece inclinare il tavolo , ed il ripiano di vetro del tavolino , che era appoggiato su di una sola base centrale, si inclinò e cadde a terra; non si ruppe, ma io caddi violentemente sulla moquette, tra i piedi della donna che si svegliò di soprassalto.
<< oh mio Dio! >> esclamò : << Riccardo… dove.. dove sei? Stai bene? >> continuò a farfugliare alzandosi in piedi e guardando in basso sperando di vedermi ancora tutto intero. Io feci per rialzarmi ma la professoressa , agitata finì col pestarmi le gambe sotto il piede io urlai di dolore ma grazie a Dio un attimo dopo la donna mi vide e preoccupata mi raccolse e mi avvicinò al viso:
<< tutto bene? Scusami , mi ero addormentata! >> io con il viso sofferente, sdraiato nel palmo della sua mano le indicai le gambe e la prof si agitò ancora di più. Io non mi ero fatto malissimo , sentivo solo un pò di dolore latente , come quando si cade e si fa un bel botto, nient’altro, eppure mi piacque far pensare alla professoressa di essermi fatto davvero male. La donna mi portò di corsa in cucina e mi depositò su di un bel tavolo di legno, si chinò su di me e mi disse :
<< dimmi all’orecchio cos’hai! >>… era agitatissima , non era da lei, le dissi allora con tono tranquillo:<< niente professoressa, si calmi mi ha solo calpestato per un attimo le gambe e mi fanno un po’ male ma non è niente di grave! Tra un attimo sono apposto! >> la professoressa , ancora agitatissima rispose : << oh! Meno male! Sei sicuro che non hai niente!? >> e mi riavvicinò l’orecchio, io allora pensai di sfruttare l’occasione per farle la mia domanda:
<< professoressa G. , le ho detto che sto bene e la ringrazio per la premura. Ho una domanda da farle però… perché lei ha un rimpicciolitore ? >> La donna sembrò calmarsi, si sedette davanti a me , su di una sedia di legno imbottita e si appoggiò al tavolo appoggiando le belle mani davanti a me , ed anche i suoi bei seni tondi e sodi.
<< beh, fino a questa mattina avrei potuto farti la stessa domanda, ma adesso ho capito quali erano i tuoi intenti da allupato! >>
disse, poi , assumendo un tono di voce più serio (simile a quello con cui faceva lezione), continuò:
<< un rimpicciolitore rappresenta per una professoressa di chimica uno strumento interessante; funziona diminuendo lo spazio e comprimendo i legami delle molecole ed agisce tramite un impulso eltettromagnetico… su molte riviste avevo letto degli studi che hanno portato alla realizzazione di questo fantastico apparecchio… >> si interruppe un attimo , poi riprese guardandomi dritto negli occhi:
<< però il mio interesse non è il motivo per cui l’ho comprato, e ti prego di tenere quello che sto per dirti solo per te e di non dirlo a nessuno… d’altronde ti sono dovute delle spiegazioni dato che non ti ho permesso di tornare a casa e ti tengo io come “prigioniero”! Dunque; all’inizio di quest’anno è arrivato a scuola un nuovo studente, ti assicuro, un vero e proprio stronzetto! Marco L., lo conosci? >>
io feci cenno di no e la donna riprese :
<< beh, questo Marco è capitato in una delle mie classi e mi mancava puntualmente di rispetto; è arrivato perfino a rigarmi la macchina , facendomi una bella M sullo sportello! Io in principio l’ho mandato in presidenza, dove si è preso una bella sospensione , ma , tornato a scuola, ha iniziato a comportarsi anche peggio, chiamandomi addirittura puttana! Ti rendi conto? A me queste cose fanno imbestialire, così pensai che l’unico modo per ottenere il suo rispetto era spaventarlo e fargli capire che doveva temermi! Così, dato che a lui le punizioni scolastiche non facevano ne caldo ne freddo, ho deciso di comprare un rimpicciolitore..: >>
io aguzzai le orecchie interessatissimo alla storia :
<< …un giorno me lo sono portato a scuola e poi ho fatto rimanere Marco dopo la scuola , dicendogli che dovevo parlargli; lo aspettai nella classe vuota, lui arrivò tutto spavaldo , io gli dissi di chiudere la porta e non appena lui lo fece io presi il rimpicciolitore dalla borsetta e glielo puntai contro; l’ho fatto diventare un microbo di un centimetro; quasi non riuscivo a vederlo da lontano su quel pavimento della classe! >>
il mio interesse era al massimo, penso che in tre anni non ero mai stato così attento alle parole della mia professoressa di chimica. Restai a bocca aperta quando lei continuò dicendo:
<< … guardando bene dove mettevo i piedi mi avvicinai al punto in cui lui era scomparso e me lo ritrovai sotto che si agitava ed urlava terrorizzato. La sensazione di potere che provai fu stupenda e senza pensare alle conseguenze mi abbassai la zip del mio stivale destro e lo sfilai, poi afferrai quello stronzetto tra indice e pollice e ce lo lasciai cadere dentro. Ero talmente eccitata dalla situazione che mi riinfilai lo stivale e sentii Marco agitarsi sotto le mie dita, aggrappandosi alla mia calza di nylon, gli dissi: “bene bene insettino, penso proprio che ti terrò li per un bel po’, così impari a comportarti da stronzo, e se ti farò tornare normale ti consiglio di non dire quello che è sta accadendo a nessuno, altrimenti la prossima volta di rimpicciolisco e poi ti schiaccio sotto la suola dei miei stivali!” In tutta tranquillità mi sedetti alla cattedra ed accavallai le gambe, compiacendomi al pensiero che quell’arrogante stesse intrappolato nel mio stivale, costretto a respirare l’odore dei miei piedi e a difendersi dalle mie dita con le quali continuavo a torturarlo. Alla fine lo tirai fuori e lo feci tornare normale, lui era sudato e aveva gli occhi pieni di lacrime, se ne andò di corsa e non mi disse niente, vedendolo in quello stato pensai di aver ottenuto quello che volevo. Pensai di averlo spaventato abbastanza e che da quel momento in poi non mi avrebbe più dato fastidio , che mi avrebbe temuto e rispettato, in fondo era in mio potere fare di lui ciò che volevo… mi sentivo quasi una Dea. Purtroppo però non ero troppo lucida e realista, avevo agito spinta dalla rabbia, così, quando il giorno dopo il preside mi convocò nel suo studio, venni a sapere che i genitori di Marco avevano fatto cambiare scuola al figlio e che io ero stata denunciata per maltrattamenti. >>
Io ero incredulo, ed estasiato al pensiero che quella donna gigantesca davanti a me , oltre ad essere una gran figa , aveva anche deciso di punire un suo studente infilandoselo nello stivale! << Alla fine, il preside trovò un accordo con i genitori di Marco e garantì che avrebbe preso provvedimenti… evitai il tribunale ma il preside minacciò di licenziarmi! Fortunatamente mi diede un’altra possibilità e io mantenei il mio posto ed il mio stipendio che questo inverno mi sembrava necessario per poter convivere con il mio fidanzato( con cui ora ho rotto). Finita questa brutta avventura decisi di buttare il rimpicciolitore e lo gettai per terra, rompendolo, poi però non riuscii a gettarlo, era uno strumento meraviglioso sia per il potere che mi dava, sia perché a volte mi ci divertivo con il mio ragazzo! >> e dicendo ciò mi lanciò un’occhiata maliziosa per poi esclamare : << eh, lo so… ti sarebbe piaciuto anche a te divertiti, ma adesso non metterti a sognare troppo! >> e rise senza approfondire intenzionalmente l’argomento, lasciandomi libero di farmi tutte le mie fantasie.
<< Comunque ho preferito nasconderlo in camera mia e con il tempo mi è passato di mente e ancora non l’ho aggiustato, forse non l’avrei mai fatto, ma ora le cose sono diverse! E non voglio assolutamente che tu torni a casa alto tre centimetri, se i tuoi dovessero prendersela e andare a protestare dal preside, io risulterei l’unica possibile colpevole , e mi licenzierebbe in tronco… quindi ti prego, anche quando sarai normale non accennare nemmeno alla storia del rimpicciolimento e a tanto meno a me! >>
Io annuii, la situazione mi era ben chiara. Volevo continuare a parlare con la professoressa, ero estasiato dalla sua mentalità ed incredibilmente curioso, ma la donna si alzò di scatto da tavola dicendo:
<< bene! Sono le quattro! Faccio una volata al negozio in fondo alla strada per portare a riparare il rimpicciolitore, poi faccio un po’ di spesa e torno, tu restatene qui sul tavolo e non metterti nei guai! Ecco qui, così non muori di sete! >> disse in fine posando sul grande tavolo della cucina un altro tappo pieno d’acqua. Senza dire nient’altro andò in salotto, si mise i sandali, prese la borsa , le chiavi della macchina ed infine uscì di casa, sbattendosi la porta alle spalle.
Continua...
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