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[ replica ] Goldberg ha inviato un messaggio dal titolo: Capitolo 6 ed ha ricevuto 0 repliche.
messaggio inviato in data: 30/Agosto/2012 13:26:32

Nonostante i numerosi commenti ( :D ), posto il seguito del mio racconto. So di non essere il più simpatico degli utenti, ho avuto le mie rogne un pò con tutti, ma uno scrittore ha comunque bisogno di raccontare la sua storia, i commenti possono fare piacere, ma sono secondari, a me interessa regalare qualche momento piacevole a chiunque legga la mia storia.
Buona lettura.

Capitolo Sei

Tenendomi per mano, mi condusse attraverso il corridoio centrale, fino all’ultima porta. Una volta aperta, ci ritrovammo in una stanza da letto davvero incantevole, in cui il bianco era il colore dominante.
Il letto a baldacchino, i tappeti, gli eleganti tavolini, un divano, due poltrone, uno scrittoio, le tende che danzavano all’invisibile movimento del vento.
“Hai davvero una splendida casa.” Dissi assolutamente sincero. Era vero, era in assoluto la casa più bella in cui fossi mai stato.
“Ti ringrazio. Sai, quando hai molto tempo libero, come me, cerchi qualcosa per impegnarlo, e l’arredamento è una di queste. Più tardi te ne mostrerò altre.” Aggiunse guardandomi di sottecchi, mentre prendeva dello champagne da un secchiello di cristallo colmo di ghiaccio. La aprì, e ne versò due abbondanti flute, porgendomene una.
“A cosa brindiamo?” le chiesi alzando in alto il mio calice.
Lei alzò gli occhi al soffitto, come se stesse cercando ispirazione, poi disse:
“Brindiamo alla vita, perché, dopo tanto tempo, riesce ancora a stupire.”
“Alla vita allora. ” ripresi il suo brindisi, nonostante mi apparisse quantomeno singolare.
Lei bevve, e poi si spostò sul grande terrazzo col pavimento in cotto, girandosi a guardarmi, per essere certa che la seguissi.
In quel momento pensai ai miei amici, persi chissà dove su quell’isola, a cercare di farsi amica qualche turista alticcia, magari in qualche locale di terz’ordine. Mi sentii quasi in colpa pensando a loro, mentre io stavo in questo posto da sogno. In effetti, avrei potuto sentirmi in colpa rispetto alla stragrande maggioranza degli esseri umani. Un lusso del genere era davvero da pochissimi.
“Stai tranquillo, i tuoi amici se la stanno spassando lo stesso. ” mi disse a un tratto, lasciandomi di stucco.
“Come fai a sapere che stavo pensando a loro? L’ho detto ad alta voce per caso?”.
“Una donna non rivela mai i propri segreti.” Disse con un sorriso accattivante.
Cercai di fare la prima mossa, mi avvicinai a lei, ma lentamente, lasciandole il tempo di ritrarsi se l’avesse voluto. Non si mosse. Eravamo vicinissimi, il mio viso era vicino al suo, a una spanna o poco più.
Mi mossi verso di lei, le mie labbra a un centimetro dalle sue. La mia mano le sfiorò la guancia, e poi scese a cingerle il viso, sulla delicata linea della mascella. La attirai a me, e finalmente sentii il gusto delle sue labbra.
Socchiusi gli occhi, e a un tratto mi sentii mancare letteralmente il terreno da sotto i piedi. La mia mente fu investita da un fiume d’immagini, come frammenti di altre storie. Era come una clip d’immagini troppo veloci. Vidi lei, Amirah, un po’ più giovane, con i capelli sciolti e in una veste bianca, sorridente. Vidi un fiume che, stranamente, seppi con assoluta certezza essere il Nilo. Vidi case di fango del colore dell’argilla, bianche lenzuola che sventolavano al sole, uomini con corti gonnellini intenti a raccogliere il grano, bambini sorridenti rincorrersi in un cortile polveroso, un’anziana donna corpulenta dai lunghi capelli bianchi, una moltitudine di uomini trascinare grossi blocchi di pietra, una piccola via in mezzo a quelle case di fango illuminate da lampade a olio appese fuori dalle porte, alte palme da datteri, enormi distese di sabbia a perdita d’occhio.
Mi staccai. Quell’esperienza era troppo per il mio cervello. Sgranai gli occhi, e non c’era più il suo splendido volto di fronte a me. Sentivo la sua risata, ma non era la sua, non quella che avevo conosciuto io almeno. Suonava troppo forte, quasi impersonale, ed era come se permeasse tutto lo spazio intorno a me. Poi alzai gli occhi al cielo, e finalmente capii.
Lei era ancora lì, ma svettava su di me, enorme. Mi osservava divertita da un’altezza che non saprei quantificare. Guardandomi attorno, a qualche decina di metri da me, su entrambi i lati, c’erano i suoi poderosi piedi nudi. Ero poco più alto del collo del suo piede.
Avevo desiderato questo momento da sempre, eppure non fui in grado di fare nemmeno un movimento. Non un respiro o una parola. Restai letteralmente impietrito.
“Non temere, se avessi voluto farti del male, lo avrei già fatto.” Annunciò Amirah chinandosi in avanti, e mettendo il suo palmo vicino a me, in modo che io potessi salire.
“Sali, tranquillo. Mi viene il torcicollo a parlare guardando in basso.”. Sorrise trasmettendomi serenità, che era proprio la cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Sospettai che fosse in grado di influenzare la volontà altrui, anzi, fu quasi una certezza. In ogni caso decisi di salire, e tenendomi al pollice eretto, balzai sul palmo della sua mano, e in breve fui trasportato verso l’alto, quasi all’altezza del suo viso.
“Come ho già detto, non hai nulla da temere. C’è un motivo per cui ho scelto te. – e mentre lo diceva, carezzava la sommità della mia testa con il suo dito indice- Sei il primo essere umano che conosco, che ha questa fantasia per le gigantesse.”
Fui sicuro che potesse leggere anche nel pensiero. Non ne avevo fatto nemmeno un accenno.
“Si hai ragione, -mi sorprese- riesco a leggere nel pensiero, a influenzare la volontà altrui, a rimpicciolire la gente, e innumerevoli altre cose.”
Intanto c’eravamo spostati in camera, e lei sedeva comodamente su una delle due poltrone bianche, e mi depose sul suo grembo. Non tentai di fuggire, non avrei avuto scampo. Stavo vivendo il mio più grande sogno e tuttavia, ancora faticavo a realizzare che fosse la realtà.
“Ma com’è possibile? Come fai ad avere questo potere?” dissi dando voce alla curiosità impellente che montava dentro di me.
“Non è ancora il momento. Fra poco ti racconterò la mia intera storia. Te ne ho già dato un breve assaggio mentre ci baciavamo. A proposito, baci proprio bene. Gli italiani non si smentiscono mai.”.
Era sincera, non avrebbe avuto motivo di mentirmi, non c’era nulla che non potesse ottenere da sola, quindi fui lusingato da quel complimento.
“Ti ringrazio. Vorrei poter fare molto di più, ma in queste dimensioni diventa difficile.”.
“E perché mai? Ho per la prima volta in tutta la mia lunga esistenza, l’opportunità di avere un partner minuscolo che desiderava davvero esserlo. Tu hai in te una novità che cercavo da molto tempo. Sai, quando vivi a lungo come me, la noia diventa la peggiore compagna di viaggio che possa esistere. Ho cercato di ovviare a questo problema, più tardi ti mostrerò meglio come. Penso ne rimarrai sorpreso. Tu, invece, sei una piacevole sorpresa. ”
“Non sono il solo ad avere questa fantasia. Se solo accedi a internet, potresti accorgertene da sola.”.
“Non sono mai riuscita ad appassionarmi a internet. E’ una cosa che non mi appartiene del tutto, e non esercita chissà quale fascino su di me. ”
Restammo ad ammirarci a vicenda per un lungo istante, poi finalmente qualcosa scattò nei suoi occhi.
“Realizziamo uno dei tuoi sogni. Almeno da piccolo, riesco a vedere che hai anche fantasie da coppia di giganti, e anche questa cosa mi eccita non poco. Ora, però, vediamo cosa sai fare.”
Si alzò, mi depose sul letto, davvero enorme per me, e cominciò a spogliarsi lentamente. Si slacciò i sandali leggeri, poi insinuò le sue dita affusolate sotto le spalline dell’abito bianco. Le bastò alzarle leggermente, e poi allargarle verso l’esterno, per poi lasciarlo scivolare su di se.
L’abito scese dolcemente sulla sua pelle liscia color caramello, liberando quel magnifico corpo nudo. Non indossava nulla sotto l’abito. Il suo seno prosperoso si ergeva in tutta la sua magnificenza, alzandosi e abbassandosi dolcemente al ritmo del suo respiro calmo. Il suo addome piatto scendeva naturalmente verso quello splendido giardino segreto, dove una rada e curata peluria nera nascondeva le porte del suo paradiso nascosto.
Decise che era rimasta a farsi ammirare abbastanza, e venne verso di me. Salì sul letto puntellandosi sulle ginocchia, e carponi si diresse da me, che nudo, restavo seduto al centro del letto. Si fermò su di me, tenendosi sulle braccia, il suo florido seno dondolava sopra la mia testa, e lei divertita mi fissava sorridendomi con un’espressione che era a metà fra l’indulgente e il calcolatore.
Improvvisamente, scese su di me. I suoi morbidi seni mi sovrastarono, e mi trovai a respirare un profumo di fiori di henné, prima che quelle soffici mammelle mi coprissero del tutto. Presi a muovermi spasmodicamente, baciando, stringendo, leccando, accarezzando. Ero come un bambino in un negozio di caramelle, l’ingordigia era padrona di me. Non riuscivo a controllarmi.
Avvertii il tocco della sua mano che si era insinuata sotto di me. Mi sorresse mentre lei si voltava in posizione supina, in effetti, cominciavo a respirare difficilmente. Mi lasciò, e disse:
“Sei libero, conduci tu il gioco. Tutto ti è concesso.”
Mi si riempirono gli occhi di lacrime di gioia. Stavo per realizzare il sogno della mia vita.
Salii più velocemente che potei verso il suo viso, e in piedi sul suo collo mi chinai a baciare le sue morbide labbra ora umide. Lei ricambiò i miei baci, solo che il suo copriva metà del mio corpo. Avvertii nuovamente la familiare pressione sulla mia schiena, come a dirmi di indugiare un po’ di più sulle sue labbra. Non era per niente un peso per me.
Mi stesi come meglio potei per raggiungere con le mie mani protese verso l’esterno, gli angoli della sua bocca. Lei dischiuse le labbra, rivelando una serie di denti bianchissimi, mentre il suo caldo respiro mi avvolse. Persi nuovamente il controllo. La sua rosea lingua accarezzava il mio corpo, avviluppandomi in un abbraccio umido e caldo. Mi ritrovai cavalcioni sul suo viso, con il bacino all’altezza delle sue labbra.
E’ inutile dire che ebbi l’erezione più poderosa della mia vita. I suoi occhi sornioni erano fissi su di me, e le sue labbra si atteggiarono in un breve sorriso, prima di chiudersi dolcemente all’altezza del mio sesso fremente.
Il calore della sua bocca, la dolcezza della sua lingua, il sapiente movimento delle sue labbra furono troppo per me a quelle dimensioni, e quasi sicuramente lo sarebbe stato anche in dimensioni normali. Raggiunsi la vetta del piacere. Il godimento più intenso della mia vita fino a quel momento.
Non riuscii a controllarmi, e sentii il mio seme esplodere in un fiotto violento e liberatorio. Lei sorrise, avvertendo sicuramente quel che era sorriso, e delicatamente mi prese e mi pose sul suo addome piatto.
“Bene, hai avuto il tuo piacere, ora tocca a me.” Disse indicando con la punta del suo indice verso il basso.
M’illuminai, entusiasta e consapevole. Ancora umido della sua saliva, ma lasciai scivolare sul suo basso ventre, e poi sul suo monte di venere, atterrando in piedi fra le sue cosce dischiuse, e mi voltai.
La sua vagina si trovava di fronte a me, avvolta in quella rada e curata peluria. Giurai quasi di intravedere delle micro gocce imperlare quei radi peli pubici, ma la cosa che avvertii più di tutto fu il calore che s’irradiava dal suo interno.
Ero nel bel mezzo del mio sogno più sfrenato. Per un momento ebbi paura di dovermi svegliare da un momento all’altro, ritrovandomi fra lenzuola macchiate.
Dovevo vivere quel momento al meglio che potevo.
Mi avvicinai lasciando che le mie mani scorressero dolcemente sul suo interno coscia, avvertendo tutto attorno a me, il fremito che le causavo. Il calore dal suo interno stava crescendo.
Cercai di non farmi prendere dalla frenesia, di nuovo, e tentai di mantenere un minimo di sangue freddo. In fondo, ero stato con diverse donne. Sapevo dove e come toccare, anche se ognuna ha le sue peculiari preferenze. Feci un respiro profondo, senza contrastare tuttavia l’eccitazione che montava in me. Mi ritrovai con un’altra erezione dolorosamente grande, ed era davvero singolare averne un’altra dopo così poco tempo ma visto il momento, forse non era nemmeno così strano.
Mi avvicinai ancora di più, e cominciai a baciare la sottile striscia di pelle del suo inguine, godendo della sensazione quasi elettrica che le suscitavo. Le mie mani si muovevano in gesti fluidi, naturali, sulla sua pelle nuda. I movimenti erano continui, dolci, e dall’esterno si avvicinavano verso l’interno.
A un tratto mi fermai, e baciai le sue grandi labbra con la dolcezza di un innamorato verso la propria donna. Il calore dal suo interno crebbe vertiginosamente. Con le mie mani seguii il profilo delle sue grandi labbra, risalendo verso l’alto, dove ancora celato, languiva il suo clitoride. Le mie mani vi si strinsero attorno a coppa, istintivamente. La sua eccitazione si palesò immediatamente. Strinse le cosce d’impulso, come succede sempre in questi casi, tuttavia viste le mie dimensioni fu un esperienza non del tutto piacevole. L’aria mi sfuggì dolorosamente dai polmoni, e lei, avvertendolo, allentò subito la morsa, e portò le sue mani sulle cosce, come a trattenerle.
“Perdonami, devo stare attenta. Ma continua ti prego.”
Non vedevo il suo viso, udivo solo la sua voce. Andai avanti. Cominciai a baciare il suo clitoride, che ormai si mostrava fiero in tutta la sua grandezza, libero dalla sua prigione di pelle.
Lo massaggiai, con gesti circolari, puntellandomi contemporaneamente con i piedi sul suo inguine. Lo leccai, lo strinsi, con il mio corpo adiacente alla sua vagina, che avvertivo sempre più umida sotto di me.
Compresi anche i suoi sforzi immani nel trattenere le sue cosce dallo stritolarmi, tanto era il piacere che le donavo.
Mi lasciai andare dai miei appigli, e scivolai dolcemente sul suo dolce pendio, fino a restare in piedi davanti ad esso.
Poggiai le mie mani sulle sue grandi labbra, come avrei potuto fare su di un muro, e le scostai delicatamente. Una piacevole brezza di fiori selvatici mi avvolse, e un umido calore mi attrasse come la fiamma per una falena.
I suoi umori copiosi erano della consistenza della melassa calda dentro di lei, e compresi che era il momento giusto. Dovevo entrare in di lei, e donarle il piacere che tanto bramava, così come ardentemente desideravo anch’io.
Sostenendomi sulle braccia, scivolai leggermente con la testa verso quella carne pulsante, e senza alcuna resistenza, mi trovai dentro con la parte superiore del mio corpo.
Lasciai comunque le mie braccia protese in avanti, dovevo avere la possibilità di muovermi.
Una pioggia dei suoi caldi succhi di piacere mi accolse, e il suo interno fremente si strinse attorno a me. Non riuscivo più a muovermi, la morsa era troppo intensa perché mi permettesse di farlo. Ricordai allora il suo potere, e silenziosamente le dissi:
“Muovimi. Io non riesco più. Voglio regalarti il più intenso piacere della tua vita.”.
Funzionò. Sentii la presa gentile delle sue dita sulle mie caviglie, e mi ritrovai in posizione orizzontale dentro di lei, le mani protese in avanti.
Dolcemente mi spinse attraverso quel corridoio di madida carne pulsante, pregna di quel profumo di fiori che non riesco a dimenticare ancora oggi.
Delicatamente mi fece scorrere dentro e fuori da lei, senza tuttavia farmi uscire del tutto, né farmi arrivare fino in fondo. Lei sapeva cosa e come lo voleva.
La velocità aumentò in proporzione alla profondità, e finalmente riuscii a sfiorare la sua cervice turgida, che continuava a inondare di umori quella splendida prigione vivente. La strinsi, con tutto me stesso, mi afferrai a essa, sorprendendo perfino lei, che mi lasciò fare. Tenendola saldamente nella mia morsa, o meglio, cercando di farlo, visto quanto era pregna dei suoi succhi, mi trascinai dentro di lei, fino a sfiorare la sua fremente cervice con il mio viso.
Presi a baciarlo, avidamente, con le mie mani che si muovevano vorticosamente attorno ad esso, percorrendone il profilo innumerevoli volte, e lo sentivo chiaramente crescere, inturgidirsi, e inondarmi ancora del sui viscoso liquido del piacere.
La presa attorno alle mie caviglie si fece più salda, così come la morsa delle sue pareti vaginali attorno a me. Lei cominciò a sbattermi quasi con violenza contro la sua cervice, e potevo sentire chiaramente i suoi gemiti, anche dal suo interno.
Una, due,tre, dieci volte sbattei con il mio viso sulla sua cervice, tenendomi ancorato con le braccia attorno ad esso, nella più completa oscurità. Poi la sorpresi.
Mi ritrassi dalla sua presa, entrai per intero in essa, con i miei piedi che per ultimi scomparirono fra le sue grandi labbra. Puntai i piedi come meglio riuscii su quella superficie scivolosa, e trovando un appoggio stabile lanciai l’affondo decisivo.
Scivolai con il mio intero busto sulla sua cervice, avanti e indietro, più volte. Poi con movimenti circolari rapidi, concentrici, e infine, facendo forza sulle ginocchia, che avevano trovato un altro precario appiglio, agii come un amante focoso e animalesco, e diedi poderosi colpi con il mio intero busto sulla sua cervice, mentre il mio pene cozzava un po’ più in basso.
Il calore divenne insostenibile, e lei ebbe un copioso orgasmo. Dalla sua cervice fuoriuscì un’ondata di succhi, che mi sommerse come un’onda, e per un lungo attimo, le sue pareti vaginali si strinsero attorno a me, intrappolandomi in un umido e quasi doloroso abbraccio. Per un breve istante ebbi paura di non sopravvivere a quell’intimo momento di piacere, poi, invece, lei rilassò i suoi muscoli, ed io scivolai fuori trascinato dai suoi effluvi di piacere.
Mi ritrovai prono, fra le sue cosce, ricoperto dai suoi viscosi fluidi, e senza preavviso, un’istantanea sensazione di vertigine mi assalì. Ero di nuovo delle mie dimensioni normali.
Amirah era sotto di me, nuda e splendida, e mi guardava con un’espressione adorante, mentre io, ancora cavalcioni su di lei, ero attonito per l’improvviso cambiamento.
Le sue braccia si strinsero attorno a me, e mi attirò su di essa, con passione. Le sue labbra che mi ricoprivano di baci, sulla bocca, sul viso, sul collo, sulle spalle. Avidi e focosi baci esternavano il suo stato d’animo.
“E’ stato meraviglioso. Stupendo.. ” disse fra un bacio e l’altro, e mi parve quasi di scorgere delle lacrime fare capolino sui suoi splendidi occhi nocciola.
Ricambiai i suoi baci, gli abbracci, con lo stesso impeto di una normale coppia d’innamorati dopo aver fatto l’amore.
Il tempo, lo spazio, il mio passato, i miei amici chissà dove su quell’isola, chiunque fossi stato fino a quel momento, non contavano più, ero proprio lì, dove volevo essere.


La sporcai dei suoi stessi copiosi effluvi, quindi ci spostammo nell’elegante e grande bagno in camera, e ancora in quello stato di grazia, facemmo una doccia insieme. In quella doccia enorme, impreziosita da pregevoli mosaici, facemmo nuovamente l’amore, stavolta in dimensioni normali.
La passione che ci aveva unito era qualcosa di unico, d’inimmaginabile. La sincronia ch ci legava era così forte da far scomparire tutto il resto, tutto tranne noi due.
Raggiungemmo ancora una volta l’orgasmo insieme. Anche se erano le prime volte che facevamo l’amore, avevamo trovato un perfetto equilibrio, come se fosse la cosa più naturale del mondo, o come se fossimo amanti da sempre.
Non saprei dire se fu quello, il momento in cui m’innamorai perdutamente di lei.
Restammo stretti l’uno nelle braccia dell’altra, a baciarci teneramente, sotto la tiepida pioggia artificiale della doccia, per non so quanto tempo.

Fasciato in un pregiato accappatoio bianco, sedevo in una poltrona in vimini su quello splendido terrazzo che mostrava quasi l’intera isola, cullato nella dolce brezza della sera.
Lei, Amirah, arrivò subito dopo, portando due coppe di champagne. Si avvicinò a me, e chinandosi mi baciò sulle labbra, teneramente, e le sue braccia che ancora brandivano i bicchieri, si strinsero attorno al mio collo.
Poi, dopo avermi porto un calice, e dato un altro lungo bacio, prese posto nella poltrona accanto alla mia, baciata dal chiarore della luna piena in cielo.
“Mi hai donato il piacere più intenso della mia vita.” Disse facendo una pausa per guardare il cielo stellato su di noi, prima di riprendere a parlare.
“Non sei il primo che mi ama in questo modo, in queste dimensioni intendo. Fino ad ora però, nessuno di loro era veramente e di propria volontà partecipe. Dovevo influenzarne le azioni con i miei poteri, e tuttavia, erano sempre le mie intenzioni, le mie volontà. Loro erano solo dei burattini senz’anima. Tu invece no. Sei il primo che mi ha donato questa sensazione.”.
“Potrei dire tranquillamente la stessa cosa.” dissi poggiando la mia mano sulla sua, che si chiuse intorno alla mia.
“Tu stanotte hai realizzato il mio sogno più utopico, quello che mai avrei creduto fosse possibile esaudire, se non appunto in sogno. Mi hai fatto il regalo più grande che potessi ricevere. Ed io mi sono perdutamente innamorato di te.”.
“Lo so-disse sorridendo-, riesco a leggere nei tuoi pensieri e anche nel tuo cuore. Devi credermi, sono davvero felice, ma anche triste, perché presto dovrò lasciarti.”.
“Io non voglio lasciarti -protestai vibrantemente-. Non ora che ti ho trovato.”
“Tu non sai chi sono veramente, le atrocità che ho commesso prima di conoscerti.”
“Non m’importa, davvero. Non voglio perderti.”
Lei si voltò a guardarmi, i suoi occhi profondi mi scrutavano l’anima, e non feci nulla per sottrarmi al suo sguardo. Poi, dopo aver soppesato le mie intenzioni, o i miei pensieri, parlò.
“Allora facciamo così. Io ti racconterò la mia vera storia. E’ bene che tu sappia che sei il primo cui la racconto, e che potrebbe portarti a ripudiarmi, a odiarmi.”.
“Non succederà mai.”
“Non essere precipitoso, non sai ancora nulla.”
“Io non voglio perderti. Non ho mai amato nessuno come amo te. Anzi, non ho mai amato davvero nessuno prima di te.”. Dissi sentendo il calore delle lacrime dietro gli occhi, e senza tuttavia tentare di celarle.
“Mio giovane amore, mi hai colpito come nessun altro aveva mai fatto. Ci sono però delle differenze inconciliabili fra noi.”
“Si lo so. Io non sono ricco come te.” Dissi sconsolato, ma lei sorrise divertita.
“No, non sono i soldi il problema. Non ho problemi economici, come puoi vedere, e non ho bisogno di altri soldi.”.
“E allora cosa può essere? Non c’è niente che potrebbe tenermi lontano da te.”.
Lei mi fissò un ultimo attimo, e vidi l’afflizione apparire sul suo viso.
“Io sono immortale. Ho più di seimila anni.”.
Restai di sasso. Non potevo credere a quanto aveva appena detto. Non credevo fosse possibile, la reputavo una favola da romanzi, ma in cuor mio sapevo che stava dicendo la verità, l’idea che mentisse non mi sfiorò nemmeno lontanamente.
Amirah, dopo avermi dato sufficiente tempo per assorbire il colpo, riprese a parlare, con quel tono di voce dolce.
“Nonostante io abbia molti poteri, non posso dare la vita eterna ad altre persone. Sarei costretta a vederti invecchiare, ammalarti, appassire e infine morire. E non riuscirei a sopportarlo.”
Restai in silenzio, con un frastuono d’idee contrastanti nella mia mente. Le sue parole suonavano come dei muri immensi che si frapponevano al nostro futuro insieme. Poi, quasi senza accorgermene, parlai, dando voce al mio cuore disperato all’idea di perderla, e alla mia anima che non sopportava un’idea di una vita senza di lei.
“Allora lascia che io sia il tuo compagno di viaggio, per un certo tempo. Perché vuoi perdere l’opportunità di essere felice, anche se per poco, rispetto alla tua esistenza eterna?”
Lei fu colpita dalle mie parole, e scoppiò in lacrime, portandosi le mani al viso. Istintivamente mi alzai, e la strinsi fra le mie braccia, e lei ricambiò l’abbraccio.
“Ti prometto che, quando capirò di cominciare a essere diventato troppo vecchio, me ne andrò. Sono il più fortunato fra tutti quelli che condividono la mia passione. Come potrei mai rinunciare al sogno della mia vita?”.
Lei scivolò via dalle mie braccia, mi guardò e, come avrei appreso dopo, sondandomi nel profondo, disse: “Non sei il solo ad avere questa passione?”.
Sorrisi, pensando a quanti forum, social network e siti esistessero sull’argomento, e dissi:
“No, assolutamente, siamo una moltitudine in tutto il mondo.”
Amirah parve riflettere su quelle parole, come se una nuova, infinita serie di opportunità si manifestassero all’improvviso.
“Allora ti propongo un patto: io ti racconterò la mia storia. Tu, in seguito, la racconterai a loro. Tu, dopo aver ascoltato la mia storia, saprai veramente chi sono, cosa ho fatto e quello che sono in grado di fare. Una volta che saprai chi sono, sarai libero di scegliere cosa fare del tuo futuro.”.
“Io lo so già adesso.” Risposi prontamente, il sangue che mi ribolliva nelle vene.
“Non essere frettoloso. Magari scapperai via terrorizzato.”
“Non potrei mai farlo, qualunque cosa tu abbia fatto.”
“E non sei geloso di sapere, che tutti quelli come te sapranno che esisto, che ci sono, e vorranno che tu condivida me con loro?”
Io sorrisi di gusto, sapevo come funziona in questo mondo.
“E’ impossibile che prendano questa come qualcosa di più di una semplice storia. La leggeranno, qualcuno di loro si darà all’autoerotismo, e poi passeranno alla storia successiva.”.
“Voglio fidarmi di te, e tuttavia voglio che racconti loro la mia storia, la storia del nostro incontro. Poi, come ti ho già detto, deciderai cosa fare.”.
“T’insegnerò a usare internet, in modo che tu possa capire meglio il nostro mondo: Non posso vivere per sempre, e non posso averti per l’eternità. Loro, gli amanti di questo mondo fantasioso, invece, non finiranno mai. Così tu avrai sempre modo di incontrare qualcuno di noi, di esaudire il loro sogno, come hai esaudito il mio. Sarebbe egoistico da parte mia non condividerti con gli altri, tenerti tutta per me. Sei un po’ come il sole, nessuno può dire di possedere il sole, è un bene di tutti.”.
Lei si commosse, anche se millenaria è pur sempre una donna, e come tale mi abbracciò, baciandomi teneramente per un lungo istante, prima di staccarsi e sedersi di nuovo comodamente.
“Mettiti comodo allora, quella che sto per raccontarti è una lunga storia.”
“Non vedo l’ora di conoscerla, la storia di Amirah, l’eterna.”
“Mi piace come suona.” Disse convinta ed entusiasta.
“Sì, è il titolo della storia che scriverò.”
Mi guardò di nuovo, e a dispetto dei millenni che aveva, mi apparse come una ragazzina in trepida attesa. Era davvero splendida.
“Cominciamo allora.” Le dissi mal celando la mia impazienza.
“Come desideri mio giovane amore. Ti racconterò la mia storia, la storia di Amirah, l’eterna.” Disse pronunciando con enfasi il titolo che avevo dato alla storia, certamente compiaciuta del suono che aveva.
Mettetevi comodi, miei cari amici, perché è davvero una storia straordinaria.




Goldberg ha scritto: Nuova storia: Amirah, L'Eterna ed ha ricevuto 6 repliche.
inviato in data: 26/Agosto/2012 11:55:50
   Goldberg ha replicato con: Capitolo 6 [***]
   isi de ha replicato con: splendido!!!
   dolceluna ha replicato con: Spettacolo!!
   dolceluna ha replicato con: Peró...
     Goldberg ha replicato con: preziosissimo consiglio..
       Goldberg ha replicato con: Capitolo 7: La storia di Amirah (prima parte)
         dolceluna ha replicato con: Che meraviglia!!
           Goldberg ha replicato con: Grazie mille..
             Goldberg ha replicato con: Piccola precisazione
   abc ha replicato con: bella storia
     Goldberg ha replicato con: Grazie ABC
       abc ha replicato con: complimenti
   dolceluna ha replicato con: ALLORA?!!!
     Goldberg ha replicato con: Scriverò questo week end..
       dolceluna ha replicato con: Dunque?
         Goldberg ha replicato con: Troppi impegni al momento..



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